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Recensione: Alla fonte delle parole, di Andrea Marcolongo

Recensione: Alla fonte delle parole, di Andrea Marcolongo

Libri Recensione di Davide Dotto. Alla fonte delle parole: 99 etimologie che ci parlano di noi, di Andrea Marcolongo (Mondadori). L'invito alla consapevolezza, alla ricerca etimologica infaticabile e tenace, perché «Le cose non sono come le vedi, sono come le chiami».

Ebbene, da un punto di vista assolutamente analogo, Valla contestava agli scolastici non tanto di parlare un cattivo latino, ma di parlar confuse: come possono discettare, ad esempio, dell'ens facendone un sostantivo? Ignorano forse che ens è solo participio e non può perciò venire impiegato come fosse res? Lapis est res, non ens.
Massimo Cacciari, La mente inquieta. Saggio sull’Umanesimo
Essi compresero che la ragione vede solo ciò che essa stessa produce secondo il proprio disegno [...]
Immanuel Kant, Critica della ragion pura

Assume un'importanza considerevole la scelta degli opportuni vocaboli quando si tratta di esprimere un'idea chiara, esaustiva e coerente. 

È complicato stabilire in quale misura possano articolarsi (o persino essere concepiti) i pensieri, quando scarseggiano le parole. Vi è un termine (ipocognizione) a indicare cosa comporti l'esserne sprovvisti (sia di pensieri, sia di parole).
La frenesia della vita moderna ci impedisce di ricorrere a un lessico ricco e preciso, spingendoci verso una comunicazione essenziale e sempre più stenografica, accompagnata spesso alla non adeguata conoscenza del significato delle parole anche di uso comune.
L’etimologia rende manifeste le differenze tra parole che si somigliano e hanno invece radici diverse:

vedere – guardare
destino – fato

Altre, cugine o autentiche compagne d'armi, richiamano legami insospettabili:

leggere, lessico
luna, luce, lume 
occasione, occidente 
passione, pazienza

Comprensibile il rischio di equivoci, fraintendimenti causati da strati e strati di senso che si sovrappongono a vario titolo, specie nelle conversazioni (verbali o in chat).

Non esistono parole «neutrali». Neppure un ciao detto di corsa per le scale la mattina. Tutte sono esattamente specchio e immagine di noi.
Alcune «hanno un bel caratterino». Una volta pronunciate, anzi anche solo pensate, non consentono più di tornare indietro. C’inchiodano a scelte definitive – ci mettono a nudo per quello che siamo, inutile cercare di coprirci poi con le pagine di un intero dizionario come fossero foglie di fico.
Andrea Marcolongo, Alla fonte delle parole
Alla fonte delle parole di Andrea Marcolongo è l'invito alla consapevolezza, alla ricerca etimologica infaticabile e tenace; racconta l'esito della scrupolosa indagine diretta a rifondare il rapporto con quanto ci circonda, e a cui abbiamo dato il nome.


«Le cose non sono come le vedi, sono come le chiami», con talvolta inavvertite sfumature le quali, se perse di vista, conducono all'impoverimento del linguaggio e della comunicazione.

Ci si affaccia, quindi, alla stretta relazione tra filologia, l’intricata storia umana (Medioevo, Rinascimento, Età Moderna) e le verità filosofiche più profonde.
Solo di questo si occupa la linguistica, scienza umanistica per eccellenza: lo studio degli esseri umani attraverso la loro maniera di nominare, e del suo mutamento – involuzione o evoluzione poco importa, il giudizio non è ammesso – nel corso del tempo.
Andrea Marcolongo, Alla fonte delle parole
Vale la pena ricordare – chiarisce Massimo Cacciari (La mente inquieta, Einaudi) – come gli umanisti già riconoscessero il merito della filologia nel rivelare quanto le speculazioni astratte nascondevano alla ragione, prediligendo l'azione concreta che produce inquietudine e instancabile ricerca, vero ritratto dell'essere umano «incurabile, infermo, in continuo mutamento». Tanto più che il metodo di Cartesio, nel Seicento, è una rivoluzione che è quasi un passo indietro. A tal proposito si parla persino di rottura e non continuità tra Umanesimo e il Razionalismo e l'Idealismo che sarebbero seguiti.
Lingua e civiltà si rispecchiano, e ciò è evidente in un lavoro precedente di Andrea Marcolongo, La lingua geniale, 9 ragioni per amare il greco.  Entrambe evolvono, o regrediscono, si ammalano o rifioriscono. Significativo è il modo avventuroso con il quale il patrimonio culturale millenario viene tramandato (tràdito). Molto è pervenuto, ma – ahimè – altrettanto è andato perduto.


Alla fonte delle parole
99 etimologie che ci parlano di noi

di Andrea Marcolongo
Mondadori
Saggio
ISBN 978-8804717423
Cartaceo 15,30€
Ebook 9,99€

Sinossi 

99 parole per riappropriarci del mondo. 99 parole per ritrovare una voce che altrimenti rischia di farsi troppo flebile e perdersi tra la fretta e la sciatteria di questo nostro nuovo secolo. 99 parole per ribellarci alla confusione e al buio che ci travolgono quando rimaniamo muti di fronte al presente. 99 parole per ritrovare noi stessi. Andrea Marcolongo ha scelto le sue personali 99 parole. E di ognuna di esse, con eleganza e leggerezza e al tempo stesso infinita "cura", ricostruisce il viaggio. Le parole sono il nostro modo di pensare il mondo, il mezzo che abbiamo per definire ciò che ci sta intorno e quindi, inevitabilmente, per definire noi stessi. Ogni volta che scegliamo una parola diamo ordine al caos, diamo contorni e corpo al reale, ogni volta che pronunciamo una parola essa è riflesso di noi. Ci rivela. Senza il linguaggio non faremmo che brancolare scomposti nella confusione, incapaci di dire la realtà e ciò che sentiamo. Proprio per questo delle parole dobbiamo avere estrema cura. Sono un giardino da coltivare con pazienza ogni giorno, da mantenere fertile e vivo, fino alle sue radici. Ma come ci si prende cura delle parole? Innanzitutto riappropriandoci della storia, appunto, delle loro radici, dei loro significati originari, seguendo il viaggio che un termine ha percorso per arrivare fino a noi, seguendo le sfumature di senso, gli slittamenti che nel corso dei secoli e attraverso i luoghi esso ha subito, ricostruendo così la storia di noi e del nostro leggere e rappresentare il mondo. Tutt'altro che sterile e fine a se stessa è dunque l'arte di ricostruire le etimologie. È lente per mettere a fuoco chi siamo stati, chi siamo. E chi vogliamo essere. Quanto ha viaggiato una parola prima di arrivare fino a noi? Da dove è partita? Quanti luoghi ha toccato influenzando altre lingue e quanto è stata a sua volta modificata? Forse non c'è lezione migliore di quella che ci offrono le parole, per loro natura «viaggianti», che di movimento e mescolanza da sempre fanno una ragione di sopravvivenza.

Davide-Dotto

Davide Dotto
Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie.
Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni.


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