Gli scrittori della porta accanto

Il mio viaggio, racconto di Claudia Gerini

Il mio viaggio, racconto di Claudia Gerini

Inediti d'autore Racconto di Claudia Gerini. Vakaramoko oggi lavora, studia, cerca di vivere una vita dignitosa. Il mio viaggio è dedicato a lui e a tutti quelli che cercano di ricominciare a vivere.

Vakaramaoko è entrato nella mia vita un paio di anni fa. Appena arrivato nel mio paese, Ponsacco, in uno di quei centri dove vengono “ammassate” le persone come lui in attesa di non si sa che cosa. Vakaramoko oggi lavora, studia, cerca di vivere una vita dignitosa. Vakaramoko è un amico, un figlio, un fratello, una persona speciale che ormai fa parte della nostra famiglia. A lui e a tutti quelli che cercano di ricominciare a vivere dedico questo racconto.

Sono arrivato in Italia per caso.

Sono arrivato in Italia perché è il paese più vicino alla Libia. Sono arrivato in Italia per caso perché qualcuno su quella barca sapeva orientarsi con le stelle e con il sole.
Mi dicevano che se avessi studiato in Europa avrei avuto un sacco di opportunità. Vuoi mettere avere sul curriculum scritto università di Parigi, di Berlino o di Roma? Ero sicuro che studiare all’estero mi avrebbe aperto un sacco di porte e dato mille opportunità. E allora addio sacrifici, che mia madre aveva fatto per tutta la sua vita per farmi studiare. Addio pecore, che beate brucavano davanti casa. Addio spaccarsi la schiena per guadagnare qualche soldo. Mia madre e le mie sorelle sarebbero state orgogliose di me. E io avrei ripagato loro tutti gli sforzi e le rinunce che avevano dovuto fare fino a quel momento.
Ero riuscito a mettere da parte qualche soldo, non molto. Non mi sarei mai potuto permettere un biglietto aereo e il passaporto. Ma mi avevano detto che c’era un altro modo per raggiungere l’Europa. Era difficile e anche pericoloso, dicevano, ma costava molto meno. Avevo pensato e ripensato a questo, disteso nel letto, con mia madre che dormiva nella stanza accanto e che non immaginava lontanamente che idea avevo nella mia testa.
Una notte presi la mia decisione e sapevo che dopo non sarei mai potuto tornare indietro.

Sono nato in Costa d’Avorio. 

Il giorno che ho deciso di partire ho abbracciato mia madre consapevole che non l’avrei rivista mai più. Ho pagato il mio biglietto e ho lasciato per sempre il mio paese.
Avevo 18 anni.
Sono arrivato in Burkina Faso una sera di maggio. Avevo viaggiato prevalentemente di notte. In Burkina mi sono fermato circa due settimane. Avevo cercato lavoro ed ero stato fortunato perché avevo trovato un signore che cercava un muratore. Mi ero improvvisato muratore e avevo ottenuto il lavoro. Due settimane, giusto il tempo di racimolare qualche soldo.
Sono ripartito, destinazione Niger. Mi avvicinavo sempre di più alla costa. Ho viaggiato a piedi, attraversando foreste e deserti. Un viaggio infinito. Ogni sera ringraziavo Dio per essere arrivato fino a lì sano e salvo. Ogni sera credevo sempre di più in Dio.
Sono arrivato in Libia.
Non sapevo cosa avrei trovato.
Ho trovato la guerra.
Ho sentito le bombe sfiorare la mia testa. Ho visto uomini sparare. Ho respirato l’odore della morte e della paura. Ho pensato che sarei morto lì, a un passo dal mare, a un passo dall’Europa. Ho pensato che l’uomo a volte è crudele, che si uccide a vicenda per niente.
Ho pregato tanto.
Ho sentito la canna di una pistola contro la mia tempia.
Gli arabi ci disprezzavano solo perché eravamo africani. Eravamo schiavi, merce di scambio, merce.
Una mattina, prima del sorgere del sole, mi hanno messo su una barca insieme ad altri come me. Una barca di plastica che sembrava galleggiare per miracolo.
Ci hanno caricato lì sopra e ci hanno detto che di là dal mare c’era l’Europa.
Eravamo un puntino in mezzo al niente, il mare. Piccoli e sperduti, senza meta. Ma qualcuno sapeva cosa fare. Il sole sorge ad est. Alla sua sinistra c’è il nord. L’Europa è a nord. Qualcuno ha preso coraggio, ha preso in mano il timone…
Non sapevo come si chiamava la terra dove finalmente avevo messo piede. Non sapevo che fosse l’Italia. Non sapevo che sarebbe stato questo il paese che mi avrebbe accolto.
Non sapevo che sarebbe stato qui che avrei ricominciato a vivere.

Claudia Gerini
Nasce a Pontedera negli anni ’70. Completa il liceo linguistico e collabora saltuariamente con un’importante testata giornalistica. Poi abbandona gli studi e le passioni per un impiego fisso. Da più di 15 anni infatti lavora nel reparto gastronomia di un supermercato. Adora la sua famiglia ed è ciò a cui si è ispirata per scrivere il suo primo romanzo, uscito in prima edizione per Lettere Animate.
Il sogno di Giulia, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione).
Telma, PubMe - Collana Gli Scrittori della Porta Accanto.


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