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Recensione: L'isola delle madri di Maria Rosa Cutrufelli

Recensione: L'isola delle madri di Maria Rosa Cutrufelli

Libri Recensione di Davide Dotto. L'isola delle madri di Maria Rosa Cutrufelli (Mondadori). Il resoconto di una civiltà allo zenit di qualsiasi progresso, vinta dallo spettro di una inflessibile infertilità.

Questo è solo l'inizio. La terra ha la memoria lunga: noi inquiniamo oggi e lei si vendica domani. Noi la nutriamo col veleno e lei lo infiltra nei geni, lo regala a chi non è ancora nato.
Maria Rosa Cutrufrelli, L'isola delle madri
L’isola delle madri di Maria Rosa Cutrufelli impone qualche riflessione sul genere cui appartiene.
L’universo distopico, dal punto di vista del lettore, spesso indica un mondo alla rovescia, nato però dagli sviluppi, dalle cause e concause di quello a noi vicino.

Il futuro più indesiderato è stato immaginato da importanti scrittori. 

Per gli anni '20 abbiamo Evgenij Ivanovič Zamjatin (Noi); nel decennio successivo incontriamo l'universo visionario e asettico di Aldous Huxley (Il mondo nuovo). È degli anni ’40   il romanzo che ha reso famoso George Orwell (1984).
Le predizioni non sono mai le stesse, eppure molto le accomuna, anche quando si attenua quel minimo scarto temporale che il genere esige: è il caso – volendo – di  Sottomissione, di Michel Houllebecq, pubblicato nel 2015 e ambientato, suppergiù, nel 2022.

L'isola delle madri di Maria Rosa Cutrufelli richiama  I figli degli uomini, un film di Alfonso Cuaròn del 2006.

Quindi città senza figli e senza madri, immerse in un silenzio irreale, scosse dal boato improvviso di attentati terroristici, e dallo spauracchio di un avvenire dissipato, modesto nelle prospettive.
La civiltà, allo zenit di qualunque progresso, è vinta dallo spettro di un’inflessibile infertilità.
L'angoscia si proietta sull'avvenire, il presente si fa epilogo di un passato inascoltato che non ha mancato di avvisare,  invitare a cambiare rotta e, forse, natura. Ma è proprio dal passato che si fanno strada sogni e utopie a oltranza che hanno prodotto e producono i loro danni.
Già Huxley (Il mondo nuovo) ci suggerisce quanto poco piacevole sia un mondo che risolva in maniera egregia qualunque emergenza planetaria, a scapito di ciò che rende umano un essere umano.

Siamo in un'Europa da noi non troppo distante. Il caos climatico, che la devasta, causa povertà, migrazioni, esuli e tendopoli.

Si procede per un doppio binario. Come non si fosse giocato d'azzardo abbastanza, vi  sono rotaie in cui corre un'umanità lungi dallo smentirsi quanto a spirito, motivazioni, atteggiamenti.
In altre direzioni conducono, invece,  le voci femminili, a rappresentare il punto di vista privilegiato del romanzo, da cui storie che si alternano a domande che puntano il dito contro la dimensione patriarcale e riminiscenze della Grecia antica in apparenza insuperabili.
Arduo mettere da parte  le intromissioni a vario titolo sulla maternità, le regole che da sempre  statuiscono – per le dirette interessate – l'impossibilità di far valere la peculiarità del vissuto personale.
[...] dopo la nascita si rischiano continue interferenze che rendono difficile il ruolo genitoriale. Tutte fanno a gara a chi è più mamma e le liti sono all'ordine del giorno. A scapito del bambino. "Che non è un trofeo di caccia!"
 Maria Rosa Cutrufelli, L'isola delle madri
Tuttavia insistono, fra mille espedienti, nel preservare, «ricucire gli strappi» e riguadagnare un presente non privo di radici, retaggi in grado di sostenerlo e tramandarlo: «per esistere, per avere la giusta consapevolezza di  te, devi possedere una storia che ti precede (e che ti continui)»
Grazie a loro, nemmeno in questo frangente l’umanità si arrende. Alla paura del vuoto rispondono strappando attimi di normalità disperata.

L'isola delle madri

di Maria Rosa Cutrufelli
Mondadori
Distopico
ISBN 978-8804722328
Cartaceo 15,30€
Ebook 9,99€

Sinossi 

In un mondo sconvolto dal mutamento climatico e definitivamente avvelenato dagli uomini, in un futuro non troppo lontano, un morbo si è diffuso fino a diventare una vera pandemia: la chiamano "malattia del vuoto" ed è l'incapacità di riprodursi, la sterilità. Per avere un domani, l'umanità è costretta a ricorrere in forme sempre più pesanti alle biotecnologie. La società si divide in due fazioni contrapposte che si combattono furiosamente: da una parte ci sono gli "uomini della scienza", dall'altra gli "uomini della vita". Ma le donne da che parte stanno? In mezzo al Mediterraneo c'è un'isola conosciuta fin dall'antichità come l'Isola delle madri, e su questo lembo di terra sorge la Casa della maternità, un posto speciale che non è solo una clinica come tante altre, ma anche un centro di ricerca dove si tenta di sconfiggere la malattia del vuoto e in cui prende forma un nuovo modo di spartirsi i tradizionali ruoli familiari. Livia, Mariama e Kateryna hanno storie profondamente diverse e sono cresciute in paesi lontani, ma ognuna di loro - chi per lavoro, chi per mettersi al riparo da una guerra, chi spinta dall'onda lunga dell'emigrazione - è destinata ad approdare sull'isola. Una volta sbarcate, le loro vite si intrecciano inevitabilmente, anche grazie all'intervento di Sara, la direttrice della Casa della maternità. Perché tutte e quattro devono fare i conti con lo stesso problema: la possibilità o l'impossibilità di essere madri. E i tanti modi di esserlo e di diventarlo. Romanzo visionario e terribilmente realistico al tempo stesso, L'isola delle madri è una riflessione necessaria sui cambiamenti che il surriscaldamento globale e le biotecnologie riproduttive provocheranno negli uomini e nelle società, ma è anche un luminoso inno alla vita, che ripone ogni speranza nella capacità delle donne di parlarsi, unirsi, lottare e costruire insieme.
Davide-Dotto

Davide Dotto
Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie.
Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni.


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