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Recensione: Casa di foglie, di Mark Z. Danielewski

Recensione: Casa di foglie, di Mark Z. Danielewski

Libri Recensione di Loriana Lucciarini. Casa di foglie di Mark Z. Danielewski (66th and 2nd). Un romanzo controverso, inquietante, unico e misterioso, una storia densa d'ansia e di orrore, una casa stregata che continua a cambiare.

Casa di foglie di Mark Danielewski è un thriller psicologico che vi trascinerà in una storia pazzesca, ossessiva, paranoica. E adesso che una nuova edizione gli regala una seconda vita per un nuovo incontro con i lettori, vi farò scoprire curiosità e aneddoti legati al romanzo, in un dietro le quinte da lettrice curiosa.
Casa di foglie è un romanzo che parla di tante storie e che ne tesse insieme altre. Non una sola storia nella storia, tante sono quelle legate alla trama o al libro.

La prima storia si intitola Antefatto, ovvero: come io ho scoperto questo libro. Un retroscena curioso e già intriso di mistero.

Anni fa, guidavo nel traffico cittadino con la radio accesa e cambiai stazione, incappando in una trasmissione letteraria già iniziata, dove si stava disquisendo di un romanzo onirico, folle, avvincente, dall’intreccio horror devastante. Il titolo conteneva la parola “foglie/fogli” e i conduttori radiofonici stavano spiegando la genesi del romanzo, illustrandone alcune parti della trama e facendo riferimento soprattutto a una casa che dall’esterno era più piccola rispetto all’interno e dove i muri cambiavano improvvisamente, facendo accadere cose strane.
Il romanzo – dicevano – aveva pagine stampate al contrario, da dover leggere con l’ausilio di uno specchio, oppure occupate una sola parola, con impaginazione capovolta e tante altre stranezze, utili allo scopo di calare il lettore in un orrore fatto di follia. Interessante, vero? Rimasi colpita e decisi di leggerlo, ma proprio mentre annunciavano titolo e autore il segnale radio svanì e, quando la radio si ricollegò la trasmissione era terminata! Secondo voi mi sono scoraggiata? No: ho iniziato a girare di libreria in libreria, finché non ho rintracciato il romanzo in questione: Casa di Foglie – ecco il titolo preciso. Autore: Mark Z. Danielewski. Edizioni Mondadori.

La seconda storia si intitola Come nasce il successo di questo libro, ovvero, come Casa di Foglie diventa un bestseller.

Pubblicato a puntate sul web, circolato tra fogli stampati al PC e fascicolati in gran segreto, il romanzo arrivò alla pubblicazione grazie al passaparola di appassionati lettori che su internet lo avevano supportato con migliaia di condivisioni, tanto da farlo diventare, in America, un caso letterario.
Arrivato nel 2005 in Italia grazie alla Mondadori, pubblicato nella collana Strade Blu, giungendo perfino a una seconda ristampa, cosa inusuale per quella collana, il libro divenne un bestseller, ma ben presto Casa di foglie si è trasformato in oggetto cult.
Come?

Questa è la terza storia: L’oblio e la ricerca, storia che parla di insuccesso e fallimento.

Cosa accade? I prezzi esosi della stampa del volume portano la Mondadori a decidere di toglierlo dal catalogo. Il romanzo dunque non venne più venduto né ristampato. Ma se la scelta editoriale era basata sull’equazione costi/ricavi, per il pubblico esisteva ben altra valutazione: Casa di foglie di Mark Z. Danielewski divenne un titolo introvabile. Appassionati lettori partirono alla ricerca delle rarissime copie in italiano rimaste. Su forum e community dedicate al romanzo, ancora oggi si possono leggere le storie rocambolesche per accaparrarsene una copia. I volumi in italiano vennero valutati dai collezionisti a cifre pazzesche, addirittura attorno agli 80/100 euro (oggi la ricerca ne dava una a 240 euro) ed io… scoprii di avere un piccolo tesoro in casa!

Raro. Introvabile, quindi straordinario? 

Non è mica detto. Sicuramente Casa di foglie di Mark Danielewski è un romanzo controverso: c’è chi lo definisce avanguardistico e sperimentale, in alcuni casi classificato come esempio di letteratura ergodica.
Per molti però il suo successo è stata una mera montatura commerciale, e in tanti lo hanno bocciato come un volume illeggibile e assurdo, senza capo né coda, pubblicizzato ad arte. Ma allora come si spiegano le quotazioni a prezzi folli delle poche, introvabili copie? Tutto questo ha certamente alimentato la leggenda. Ma ora il romanzo ci offre un colpo di scena: una nuova edizione!

La quarta storia è proprio di Riscoperta. Infatti, in Italia la casa editrice 66thand2nd lo ha pubblicato in catalogo con una nuova versione integrale e completa, dopo anni di assoluto oblio. 

E l’attenzione dei fan e dei lettori è di nuovo schizzata alle stelle: Casa di Foglie è stato presentato nelle fiere letterarie dello scorso anno, rimbalzando di nuovo all’attenzione mediatica.
Ma cosa ha di tanto strano questo romanzo? Tento di spiegarvelo nella mia recensione.
Casa di foglie di Mark Danielewski è un romanzo sconvolgente che segna un confine netto: o si ama o si odia. Io ne sono rimasta affascinata, anche se molti lo hanno definito “folle”. Certo è che la lettura di quest’opera è complessa e subisce interpretazioni assolutamente personali.

Si parte con la scoperta di un cadavere. 

Il morto è un uomo burbero e senza amici né parenti che viene ritrovato cadavere in un appartamento. Nell’appartamento dell’uomo, le forze dell’ordine fanno una scoperta sconvolgente: vi sono milioni di piccoli fogli di carta ricoperti da frasi, che sembrano non avere un filo conduttore ma così non è. Il giovane spiantato e spostato Johnny Truant, incuriosito dalla cosa deciderà di ricomporre tutti quegli appunti in un unico testo e per diverse pagine la storia sembra essere questa, per poi scoprire che è solo complementare. Per i capitoli successivi il lettore si deve sorbire la rielaborazione del manoscritto che Johnny comporrà man mano, con fitte annotazioni e citazioni che sfiancano il lettore e lo infastidiscono, senza portare poi a nessun risultato.

I primi capitoli sono il punto critico del romanzo: le sottotrame non convergono e spiazzano, disturbano, innervosiscono, così ci si inizia a perdere, col rischio di mollare. 

Se leggete alcune delle recensioni online, è questo il punto critico dell’intera struttura narrativa. Ma ciò che non sembra essere funzionale al romanzo, invece lo è: l’escamotage utilizzato consente all’autore di trascinare nella follia il giovane che tenta di venirne a capo. Così, anche se il lettore può risentirne per il colpo basso – cioè il giochetto di portarlo in direzioni che nulla hanno a che fare con la storia vera – questa sottotrama è propedeutica per invischiare chi legge nelle fauci della follia. Difatti, io sono rimasta folgorata fin da subito e, una pagina dietro l’altra mi sono ritrovata impantanata nelle elucubrazioni mentali di Truant, condividendone le paranoie, le ossessioni e, infine, la pazzia che ne distrugge la ragione. E, quando appare chiaro quale sia la vera storia, il ritmo diventa incessante e si deve arrivare fino alla fine.

Dunque, di chi si parla? Del fotografo Will Navidson. Will che acquista casa e si trasferisce lì con la famiglia. Tuttavia nell’edificio accadono cose strane, dapprima insignificanti, poi sempre più inquietanti. 

Quando l’uomo scopre che un paio di porte non sono nella posizione in cui ricordava fossero e decide di misurare la costruzione, fa un’agghiacciante scoperta: la dimensione esterna è più piccola di quella interna. Come è possibile?
Il tempo passa e scopre che le misure interne delle stanze addirittura cambiano, si modificano, si riducono o si allargano mentre rumori sinistri echeggiano di notte e accadono fatti inquietanti. Al contempo, la psiche dell’uomo sembra essere soggiogata dallo strano potere che risiede in quelle quattro mura, un potere subdolo, capace di sovvertire l’equilibrio mentale dei suoi abitanti.
Ho terminato il libro in soli tre giorni, immersa nelle pagine, avvinghiata per ore dentro una storia densa d’ansia e d’orrore, pervasa dall’incontrollabile desiderio di arrivare alla fine e terrorizzata da ciò che sarebbe potuto accadere. Mai un libro ha avuto così tanta suggestione in me: le ombre erano diventate sinistre e l’inquietudine sembrava scandire il tempo in cui ero presa nella lettura.
Mark Danielewsky riesce a far sprofondare il lettore nelle paludi della follia, in una paranoia psicologica che avvinghia l’animo.
Considero Casa di foglie un libro sconvolgente, a tratti allucinante, a volte noiosamente inutile ma comunque straordinario! Io non ho potuto fare a meno di andare fino in fondo, anche se ogni pagina mi portava dentro a un orrore impastato di presenze demoniache, paure ancestrali, horror puro.

Casa di foglie di Mark Z. Danielewski

Casa di foglie

di Mark Z. Danielewski
66th and 2nd
Noir
ISBN 978-8832970944
Cartaceo 27,55€

Sinossi 

Quando la prima edizione di "Casa di foglie" iniziò a circolare negli Stati Uniti, affiorando a poco a poco su Internet, nessuno avrebbe potuto immaginare il seguito di appassionati che avrebbe raccolto. All'inizio tra i più giovani - musicisti, tatuatori, programmatori, ecologisti, drogati di adrenalina -, poi presso un pubblico sempre più ampio. Finché Stephen King, in una conversazione pubblicata sul «New York Times Magazine», non indicò "Casa di foglie" come il Moby Dick del genere horror. Un horror letterario che si tramuta in un attacco al concetto stesso di «narrazione». Qualcun altro l'ha definita una storia d'amore scritta da un semiologo, un mosaico narrativo in bilico tra la suspense e un onirico viaggio nel subconscio. O ancora: una bizzarra invenzione à la Pynchon, pervasa dall'ossessione linguistica di Nabokov e mutevole come un borgesiano labirinto dell'irrealtà. Impossibile inquadrare in una formula l'inquietante debutto di Mark Z. Danielewski, o anche solo provare a ricostruirne la trama, punteggiata di citazioni, digressioni erudite, immagini e appendici. La storia ruota intorno a un misterioso manoscritto rinvenuto in un baule dopo la morte del suo estensore, l'anziano Zampanò, e consiste nell'esplorazione di un film di culto girato nella casa stregata di Ash Tree Lane in cui viveva la famiglia del regista, Will Navidson, premio Pulitzer per la fotografia, che finirà per svelare un abisso senza fine, spalancato su una tenebra senziente e ferina, capace di inghiottire chiunque osi disturbarla.


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