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Recensione: L'arte di rimettersi in piedi, l'autobiogafia di Amy Purdy

Recensione: L'arte di rimettersi in piedi, l'autobiogafia di Amy Purdy

Libri Recensione di Elena Genero Santoro. L'arte di rimettersi in piedi (Mondadori), l'autobiogafia di Amy Purdy: i momenti cruciali della sua esistenza, l'intensa e commovente storia del suo risveglio spirituale.

«Se la tua vita fosse un libro e tu ne fossi l'autore, come vorresti fosse il finale?»
Con questa domanda si apre la conferenza di otto minuti al TED di Amy Purdy, che risale ormai al 2011.
"Conosco" Amy Purdy attraverso Instagram, la sua storia mi era nota, ma sentirla raccontare attraverso le pagine del suo libro autobiografico L'arte di rimettersi in piedi, è tutta un'altra emozione.

Amy Purdy nasce a Las Vegas il 7 novembre 1979, in un'epoca in cui non c'erano ecografie per determinare il sesso del nascituro, ma dalla vivacità del suo battito cardiaco viene scambiata per un maschietto. 

Invece è una bella bambina con l'argento vivo addosso, di poco più giovane della sorella Crystal. Trascorre un'infanzia normale in una tipica e tranquilla famiglia americana e dopo le superiori, anziché optare per il college, decide di prendere un diploma da massaggiatrice. Nel frattempo coltiva una grande passione per lo snowboard. La sua vita scorre su binari impostati quando, all'età di diciannove anni, si ammala. Quella che sembrava una banale influenza, di quelle che si risolvono con il riposo in pochi giorni, diventa un calvario che dura un anno. Amy capisce che qualcosa non va quando si specchia: ha gli arti arrossati, il viso gonfio. È sola in casa, i genitori sono via, si fa portare in ospedale da una cugina. Quando i medici la visitano vedono che ha i polmoni collassati, sospettano un arresto cardiaco, telefonano a sua madre dicendole di fare in fretta, che la ragazza ha due ore di vita (vi immaginate una madre che riceve una telefonata del genere?)

Ma Amy Purdy non ha un arresto cardiaco: ha un blocco renale a causa di una setticemia. Ha contratto una meningite batterica.

Una malattia per la quale esisteva già allora un vaccino, e, come spiega lei stessa, durante una setticemia il sangue si è concentrato negli organi interni, per salvarli, mandando in cancrena gli arti inferiori.
Ad Amy viene indotto il coma e proprio qui, mentre la sua vita è appesa a un filo, vive un'esperienza pre morte. Nel momento più buio, le viene offerta una scelta. Può restare sulla terra, ma deve prepararsi perché nulla sarà più come prima. Però, le viene anticipato dalle tre creature che le compaiono nella dimensione ultraterrena, ci saranno anche cose belle e tutto avrà un senso. Amy sceglie la vita terrena e rientra nel corpo, riappropriandosi di tutto ciò che la fisicità comporta: grande dolore e intense emozioni. Ma da questo momento avrà fede: una fede non legata a una religione, ma un risveglio spirituale personale. Amy Purdy crederà a ciò che le è stato detto: tutto avrà un senso.
E con questa nuova consapevolezza affronterà il seguito: l'asportazione della milza, una milza che aveva decuplicato le proprie dimensioni, e, dopo un mese di inutili tentativi di recupero, l'amputazione di entrambi gli arti inferiori sotto le ginocchia. Infine, un anno dopo, riceverà anche un rene donato dal padre.

Dopo l'amputazione Amy Purdy cede allo sconforto. È ufficialmente una disabile. 

Le prime protesi non le piacciono: sono brutte, pesanti, dolorose, difficili da indossare.
La sua storia potrebbe terminare così, con una ragazza che rinuncia a tutti i suoi sogni e trascorre il resto dei suoi giorni vivendo a metà.
Invece è proprio qui che Amy Purdy trova la forza. È a questo punto che inizia a fare la differenza. La sorella Crystal stava per sposarsi e Amy decide di accompagnarla all'altare come damigella camminando sulle proprie gambe. Per due settimane si allena duramente e ci riesce. È il suo primo successo. Ha ritrovato la motivazione.
Anche a questo punto Amy Purdy avrebbe potuto fermarsi: accettare la sua nuova condizione e adattarsi a ciò che la tecnologia del 1999 le metteva a disposizione. Invece da quel momento in poi si porrà sempre nuovi obiettivi da raggiungere. E li raggiungerà, senza mai accontentarsi.

Il secondo passo riguarda lo snowboard. Amy Purdy cerca di scoprire se esistono altri snowboarder disabili come lei. 

Inizialmente non ne trova. Lo snowboard non è praticato dagli amputati. Non dai doppi BK come lei, quelli che hanno subito un'amputazione transtibiale a entrambe le gambe. Ma neanche questo la ferma, anzi, la motiva. Le dà una spinta per lavorare sulla tecnologia delle protesi per renderle adatte allo sport che ama. Storica rimane la sua prima, rocambolesca caduta sulla neve, in cui sparpaglia tavole e gambe in giro, traumatizzando gli altri sciatori.
Non paga di aver trovato delle soluzioni per se stessa, insieme al fidanzato Daniel (sposato nel 2015), fonda la Adaptive Action Sports, un'associazione no profit – che nel nome non contiene la parola "disabilità" – che sostiene gli atleti disabili nella pratica degli sport meno "classici". E proprio grazie a Amy Purdy lo snowboard diventa una disciplina paralimpica.

Amy Purdy è una di quelle persone che considera la disabilità come un dono e che, potendo fare cambio, non la renderebbe indietro. 

Perché i vincoli che la disabilità pone possono diventare degli enormi stimoli creativi. Possono dare la giusta spinta a inventare qualcosa che prima non c'era e che serva anche ad altri, dalle protesi più tecnologiche alle associazioni come la Adaptive Action Sports.
Come scrive Amy Purdy stessa: la nostra vita non la determinano le difficoltà, ma come noi ci poniamo di fronte alle difficoltà.

L'arte di rimettersi in piedi termina nel 2014, dopo che Amy Purdy, in pochi mesi, ha conquistato il bronzo di snowboard alle paralimpiadi di Sochi, con condizioni climatiche avverse, ed è arrivata seconda alla competizione di Dancing with the Stars

Amy Purdy è diventata un'icona, una vera ispirazione per molti.
Insomma, l'autobiografia termina in assoluta gloria, poi la vita è andata avanti e non è stata sempre rose e fiori.
Da Instagram sappiamo che Amy Purdy ha vissuto un paio di anni alle prese con altri guai di salute: una delle sue gambe ha iniziato a rifiutare la protesi, con il timore di una malattia autoimmune, che per fortuna non c'era; ma proprio quando le cose parevano migliorare, altri interventi chirurgici agli arti inferiori si sono resi necessari.
Insomma, la lotta non è finita. Un amputato non ricomincia a vivere quando impara a camminare sulle sue gambe artificiali. Non torna tutto come prima. Il corpo cambia, le abitudini cambiano, le protesi si usurano e vanno riadattate continuamente allo stile di vita. Non c'è pace, è un continuo movimento circolare (e non solo per gli amputati!)
Ma anche una continua ispirazione. Amy Purdy cavalca ancora questa onda e non ha smesso di credere nella vita e nell'amore.

L'arte di rimettersi in piedi

di Amy Purdy
Mondadori
Autobiogafia
ISBN 978-8891803849
Cartaceo 8,95€
Ebook 6,99€

Sinossi

L'America si è innamorata di Amy Purdy quando questa incredibile donna con le gambe "bioniche" è riuscita ad arrivare in finale nella 18a edizione di "Dancing with the Stars", versione Usa di "Ballando con le stelle", con il suo partner Derek Hough. Ma ciò che il pubblico ha visto è solo una parte delle vicende che l'hanno segnata. Per la prima volta Amy ripercorre i momenti cruciali della sua esistenza e rivela l'intensa e commovente storia del risveglio spirituale vissuto in seguito a un'improvvisa e gravissima malattia, a causa della quale ha dovuto subire l'amputazione di entrambe le gambe. Appena diciannovenne, Amy contrae una rara forma di meningite batterica che concede meno del due per cento di probabilità di sopravvivenza. Sospesa tra la vita e la morte, ha una visione nella quale alcune persone le dicono: "Puoi venire con noi, oppure restare. Non importa cosa accadrà: alla fine tutto avrà un senso". Amy si rende conto che deve fare una scelta. E decide di scegliere la vita. Nonostante la prognosi infausta, Amy dimostra una straordinaria vitalità e determinazione, che la porteranno a superare enormi difficoltà. E non solo tornerà a camminare, ma riuscirà a realizzarsi nella vita perseguendo i propri sogni, come quello di vincere una medaglia nello snowboard cross alle Paralimpiadi di Sochi 2014.
Elena Genero Santoro

Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione).
L’occasione di una vita, Lettere Animate.
Un errore di gioventù, PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto.
Gli Angeli del Bar di Fronte, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione).
Il tesoro dentro, PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto.
Immagina di aver sognato, PubGold.
Diventa realtà, PubGold.
Ovunque per te, PubMe – Collana Policromia.
Claire nella tempesta, Leucotea.
L'utima risata, PubMe – Collana Policromia


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