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The lie, un film Prime Video original: la recensione

The lie, un film Prime Video original: la recensione

Cinema | Prime Video Recensione di Elena Genero Santoro. The lie, un film disponibile su Amazon Prime Video: cosa sareste disposti a fare per coprire un figlio che ha fatto qualcosa di terribile?

Cosa sareste disposti a fare per coprire un figlio che ha fatto qualcosa di terribile? È giusto proteggerlo sempre o è bene che paghi per i suoi errori? E se lo si protegge, se non gli si fanno affrontare i suoi demoni, non si rischia di incappare in conseguenze peggiori?
The Lie – La bugia, disponibile su Prime Video – è ambientata in un paesaggio americano nordico, freddo, nevoso, che mette i brividi solo a guardarlo. La luce è azzurrina, tenue, non cambia mai per tutto il film, e per farne entrare un po' in casa è necessario avere finestre grandi quanto tutta una parete. Da queste pareti-finestre, velate a stento da tende impalpabili, si affaccia sì la luce pallida, ma anche lo sguardo indiscreto dei vicini. Dunque una casa senza privacy, che non prevede segreti né protezioni. Una casa del tutto inadatta a chi soffrisse di agorafobia.

Un padre e una madre divorziati e la figlia quindicenne.

Ci sono un padre e una madre divorziati e una figlia quindicenne, Kayla, interpretata dalla bravissima Joey King, nota al pubblico per le commedie spassose come The Kissing Booth, che qui si dimostra all'altezza di un ruolo drammatico con una versatilità notevole.
Kayla è palleggiata tra i genitori, la madre la consegna al padre che la deve portare a un ritiro di danza anche se lei non ne ha troppa voglia. Mentre percorrono in macchina una strada in mezzo al nulla, circondata da campi di neve, notano che un'amica della ragazza, Britney, attende l'autobus per andare nello stesso posto. Le danno un passaggio e in macchina Britney, che è molto carina, inizia a fare un po' la civetta col padre di Kayla, con fastidio evidente di quest'ultima. Dopo un po' chiede al padre di Kayla di accostare, deve fare pipì. Il padre accosta e Britney e Kayla si allontanano nei boschi. Ma dopo un po' un urlo straziato di Kayla richiama il padre: la figlia gli dice che durante un litigio ha perso la testa e spinto Britney giù dal ponte nel fiume gelido sottostante. Non è stato un incidente, è stato un gesto volontario, confessa la ragazzina. Il padre valuta che con un volo del genere Britney non può essere sopravvissuta. Potrebbe chiamare il 911, tanto se la ragazza è morta non racconterà di certo di essere stata spinta. Ma se invece fosse viva? Se gli inquirenti capissero che non è stato un incidente?

The lie, un film Prime Video original
The lie, un film Prime Original: la recensione

The lie

REGIA Veena Sud
SCENEGGIATURA Veena Sud
MUSICA Tamar-kali
PRODUTTORE Jason Blum, Alix Madigan, Chris Tricarico
DISTRIBUZIONE Prime Video
ANNO 2020

CAST
Mireille Enos, Peter Sarsgaard, Joey King

In preda al panico, riporta la figlia a casa e cerca di capire cosa può fare. Anche la ex moglie, messa al corrente dell'accaduto, diventa complice.

Se io commettessi un omicidio e lo volessi occultare dopo essere scappata dal luogo del delitto, farei una cosa molto semplice: terrei un profilo bassissimo. Certo non è facile mantenere il sangue freddo quando il padre della ragazza scomparsa, un pakistano dal sorriso gentile, viene a bussare alla tua porta per chiederti che fine ha fatto la figlia. Ma superato questo impasse, garantito che «noi non l'abbiamo vista e non ne sappiamo proprio nulla» la cosa finirebbe lì. Se fossi sicura che nessuno mi avesse notata su quella strada a dare un passaggio alla ragazzina, non andrei a svegliare il cane che dorme, come si dice. Ma i comportamenti razionali devono fare i conti con gli attacchi di ansia.

E infatti Kayla e i suoi genitori non sono convincenti quando tentano di dichiararsi estranei alla faccenda. Entrano di nuovo in panico, vengono smascherati subito.

E a quel punto, anziché correggere il tiro di quanto già detto o, perché no, magari confessare, decidono di giocare d'attacco e vanno alla polizia. Insinuano che il pakistano picchi sua figlia. Che sia un uomo violento. Che possa averla ammazzata o fatta scappare. E così facendo si attirano le attenzioni degli investigatori che se dapprima si mostrano propensi a credere alla loro versione (la poliziotta Kenji è una vecchia amica della madre), man mano che scavano scoprono contraddizioni sempre più evidenti e spingono i genitori di Kayla ad avvilupparsi in un vortice di bugie ancora più grosse e di azioni ogni volta più compromettenti pur di salvare la figlia.
Intanto Kayla – pur nella tragedia – si gode una ritrovata unità famigliare che le mancava da troppo tempo.
Il finale ha un colpo di scena creato apposta per spiazzare, ma che presenta alcune incoerenze con quanto mostrato nello svolgersi della storia.
Tutto sommato si tratta di un thriller psicologico con un buon ritmo, ben recitato, con una scenografia che riflette in modo netto l'angoscia dei protagonisti.


Elena Genero Santoro

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