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Recensione: Sono una mente nomade, di Edoardo Massimo Del Mastro

Recensione: Sono una mente nomade, di Edoardo Massimo Del Mastro

Libri Recensione di Andrea Pistoia. Sono una mente nomade di Edoardo Massimo Del Mastro (Salani). La storia di un sacrificio e di una rinascita, di una partenza che non è stata una fuga, ma un percorso alla scoperta di se stesso e delle meraviglie del mondo.

Il protagonista, stanco di dover dipendere sempre da qualche amico per compiere un viaggio, decide d’intraprendere la sua prima avventura in solitaria.
Così decide di prendere la sua automobile per raggiungere il famoso castello di Neuschwanstein, in Germania, scoprendo come questo modo di viaggiare lo arricchisca interiormente e gli faccia capire quanto sia prezioso e appagante affrontare le avversità e gli imprevisti solo con le proprie forze.
Questa esperienza lo esalta al punto da indurlo a considerare quanto viaggiare sia ormai una necessità e un bisogno a cui non può rinunciare. Ecco perché, appena tornato dalla Germania, decide subito di pianificare un viaggio in Inghilterra. Nel mentre, però, cresce in lui anche il desiderio di condividere con gli altri le proprie esperienze. Indi per cui crea il sito MenteNomade (con profili social annessi).
In tutti i viaggi successivi però non esclude a priori di affrontarli in compagnia. Anzi, la presenza di un amico (di lunga data o conosciuto sul posto) è un valore aggiunto non indifferente e il girovagare in solitudine diventa solo una possibilità tra le tante.

È così che Edoardo Massimo Del Mastro incomincia a girare il mondo (Himalaya, Cina e Cambogia sono solo alcuni dei suoi viaggi più memorabili) fino a organizzare il suo primo viaggio di gruppo in Nepal.

Proseguendo nella lettura si scorge nell’autore non solo una rinascita ma soprattutto una crescita interiore che lo ha condotto dalla depressione pre-Germania alla felicità.
Oltre a ciò, cosa distingue Sono una mente nomade da tanti altri romanzi di viaggio?
In primis l’elemento spiazzante e inatteso è che, rispetto ad altri scrittori-viaggiatori (i quali non hanno particolari legami affettivi e quindi più liberi di mollare tutto e girare il mondo), Edoardo Massimo Del Mastro ha un figlio. Quindi deve fare i conti con il forte rapporto affettivo che ha con lui.
Sono una mente nomade si fonda (anche) su una storia d’amore. O meglio, su una conclusa nel peggiore dei modi e che ha condotto l’autore alla depressione. Ciò spinge il lettore a immedesimarsi inevitabilmente con l’autore (chi non ha mai avuto una storia d’amore finita da tempo ma lascia strascichi di amarezza nel cuore?). Naturale quindi rispecchiarsi nei tumulti interiori e nel profondo dolore del protagonista ma anche nel suo desiderio di rivalsa e di riprendere in mano il proprio destino.

Al tempo stesso non si può non fare il tifo per lui ogni volta che tenta una sfida contro se stesso.

Partire in solitaria, mollare le sicurezze della propria zona di confort e affrontare la propria paura dell’ignoto, dimostrando di avere la forza di superare ogni difficoltà e imprevisto, di essere un uomo che nella disperazione ha trovato il coraggio di combattere contro i propri fantasmi e di essere disposto a cambiare rotta quando anche il lavoro più entusiasmante gli è venuto a noia.
Senza contare che Edoardo Massimo Del Mastro espone concetti che vanno al di là del mero mollare tutto e partire ma vertono anche sul costruire la vita che si è sempre desiderata, sul non avere nessuna intenzione di scendere a compromessi con la società e sullo spingersi oltre i propri limiti, fregandosene soprattutto dei pareri degli altri e dei (presunti) rischi di ogni impresa.

Ci sono però altre chicche che mi hanno fatto apprezzare Sono una mente nomade.

Fin dalle prime pagine, ciò che salta all’occhio è la profondità dell’autore, il quale in poche frasi d’impatto e incisive ci fa mettere in discussione le nostre certezze e abitudini sociali.
Poi, salta all'occhio com'è impaginato, ovvero con continui cambi di carattere e di stile atti a enfatizzare i concetti.
Ciliegina sulla torta, ho apprezzato gli appunti “scritti a mano” dall’autore nei posti più disparati del libro, i quali catturano l’attenzione del lettore su alcune riflessioni o simpatiche battute.
Tutto ciò dà quel tocco di originalità e d’impatto visivo accattivante che distingue questo romanzo dai suoi simili.
Mi sono piaciute molto anche le continue citazioni di altri autori e libri (spicca fra tutte quella da Nelle terre estreme, da cui è stato tratto il film Into the wild, ovvero il libro che ha ispirato Edoardo Massimo Del Mastro a realizzare uno dei suoi sogni: andare in Alaska e raggiungere il Magic Bus).
Che dire infine?

Ovviamente questo libro mi è piaciuto.

Rispetto ad altri che ho letto di questo genere, Sono una mente nomade è più breve perché non si sofferma sulla descrizione dei paesaggi o sulle conversazioni con le altre persone. Ciò che l’autore fa è focalizzarsi sulle proprie emozioni, stati d’animo e riflessioni personali invece di soffermarsi sugli aspetti più materiali delle sue esperienze. Il suo è più un dialogo intimo che instaura con il lettore, mettendosi a nudo senza remore né vergogna per mostrare la propria fragilità e forza.
Come lui stesso afferma, Edoardo Massimo Del Mastro non è uno scrittore. Ciò non toglie, però, che non bisogna necessariamente essere Umberto Eco per riuscire a trasmettere ciò che si prova. Basta solo scrivere con il cuore. E lui ci è riuscito.

Sono una mente nomade

di Edoardo Massimo Del Mastro
Salani
Narrativa
ISBN 978-8831000765
Cartaceo 11,12 €
Ebook 7,99€

Sinossi 

«Qui non troverete la storia di qualcuno che si è stufato del posto fisso e ha deciso di girare il mondo per scappare dai suoi fallimenti. Questa è la storia di come sono uscito dalla nuvola nera in cui mi ero perso. È la storia di un sacrificio e di una rinascita, di una partenza che non è stata una fuga, ma un percorso alla scoperta di me stesso e delle meraviglie che si aprono davanti a noi quando troviamo il coraggio di andare. È il racconto di un viaggio in solitaria, dei tanti che sono venuti dopo e di quelli che verranno: dalle montagne della Baviera in bicicletta, passando per l’Alaska di Into the Wild, fino in Nepal. Quando credevo di aver perso tutto e il senso delle cose sbiadiva sotto i miei occhi, sono partito. Viaggiando ho trovato la felicità e la libertà in questa vita imperfetta, in questo tempo presente che è tutto ciò che abbiamo. Spero che la mia storia possa dare speranza a chi adesso si sente in gabbia, magari risvegliando la voglia di preparare lo zaino e partire»

Andrea Pistoia


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