Gli scrittori della porta accanto

Maria Dell'Anno presenta: Troppo giusto quindi sbagliato

Maria Dell'Anno presenta: Troppo giusto quindi sbagliato

Presentazione Libri Intervista a cura di Silvia Pattarini. Maria Dell'Anno presenta Troppo giusto quindi sbagliato (Le Mezzelane): «Un romanzo processuale che fa emergere quanto sia difficile per una donna denunciare una violenza. Perché la giustizia non sempre è davvero giusta».

Maria Dell’Anno è giurista, criminologa e soprattutto scrittrice. Solo quando scrive sente che sta facendo ciò per cui è nata. Ha vissuto a Milano, Roma, Ferrara e ancora non ha finito di traslocare. Tuttavia adora Torino, città dove ambienta i suoi romanzi. Ha dedicato il suo master in criminologia allo studio della violenza di genere, formandosi in due centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna. Crede fermamente che solo un profondo cambiamento culturale potrà mettere fine a questa perfida forma di violenza. Ha pubblicato il saggio Se questo è amore. La violenza maschile contro le donne nel contesto di una relazione intima (Ed. LuoghInteriori, 2019) e il romanzo Troppo giusto quindi sbagliato (Ed. Le Mezzelane, 2019). Ha vinto vari premi letterari, tra cui Premio di scrittura femminile “Il Paese delle donne” 2020 e Premio di poesia e narrativa “I Murazzi” 2016 per il libro Troppo giusto quindi sbagliato e suoi racconti sono pubblicati in antologie. Scrive articoli su NoiDonne.org.


Troppo giusto quindi sbagliato

di Maria Dell'Anno
Le Mezzelane
Narrativa | Romanzo processuale
ISBN 978-8833283876
cartaceo 12,27€
ebook 5,49€


Sinossi

Vittoria è nata con la toga sulle spalle. Figlia di un noto avvocato torinese, aveva il destino già scritto nel nome, eppure, dopo dieci anni di professione, ancora non si sente a suo agio in questo ruolo. Linda è la moglie di un rispettato imprenditore che ha l’abitudine di picchiarla e umiliarla. Vittoria e Linda si erano conosciute all’università. Dopo quindici anni Vittoria interviene sulla scena di un crimine nel quale è stata coinvolta la sua vecchia amica: suo marito è morto, pugnalato in casa. Linda è accusata dell’omicidio, ma sostiene di aver agito per legittima difesa, per salvarsi dalla violenza di lui. Vittoria non esita a difenderla, ma affrontare un processo in cui la rispettabilità pubblica di un uomo viene messa in discussione dai terribili racconti di violenze quotidiane subite dalla moglie significa affrontare i pregiudizi più radicati della nostra società. Perché la giustizia non sempre è davvero giusta.


L'autrice racconta



Diamo il benvenuto a Maria Dell'Anno sul blog Gli scrittori della porta accanto. Buongiorno Maria, e benvenuta nel nostro web magazine culturale.  Com’ è nato il progetto di questo libro, è nata prima la trama o prima il titolo?

Prima la trama, nasce sempre prima la trama nella mia mente. La tengo lì in gestazione per alcuni mesi – come se fosse una gravidanza -, e quando sento che è abbastanza ben formata la trasformo in testo scritto e le do vita. È stato così anche in questo caso. L’idea della storia è nata dalla combinazione di due fattori: gli studi criminologici che ho dedicato alla violenza maschile contro le donne e il mio ormai congenito interesse per i processi. Unendo le due cose ho sentito la necessità di raccontare – sotto forma di romanzo processuale - una storia che facesse emergere quanto è difficile per una donna denunciare una violenza e quanto il nostro sistema non sia costruito per accoglierla. Ci sono enormi pregiudizi nei confronti delle donne e della violenza maschile, e un problema culturale non si può risolvere con una nuova legge, ma solo nella cultura stessa. In questo senso anche la letteratura può avere un ruolo importante.

Con Troppo giusto quindi sbagliato affronti tematiche di attualità. Hai preso spunto da qualche fatto di cronaca, magari un intreccio di storie, oppure è opera della tua fantasia, ce ne vuoi parlare?

La storia che racconto è del tutto inventata, sia il caso processuale, sia le vicende dell’avvocata protagonista. Mi sono lasciata ispirare dalle tante storie di donne che ho letto e che ho conosciuto direttamente in questi anni e in particolare durante il mio tirocinio in un centro antiviolenza, cercando di creare un racconto verosimile che facesse emergere – e per questo spingesse a riflettere – le ambiguità del contesto socio-culturale in cui viviamo. Istintivamente si pensa che la violenza riguardi sempre qualcun altro – pazzi, malati, stranieri -, quando invece le azioni violente prendono forma all’interno e a causa della cultura con cui tutte e tutti siamo cresciuti, che pretende ancora di delimitare nettamente i ruoli maschili e femminili. Se la colpa è sempre e solo di chi agisce la violenza, la responsabilità di renderla possibile è di tutti, nessuno escluso.

Come hai creato i tuoi protagonisti, c’è qualche riferimento autobiografico?

Come ho detto, i personaggi sono assolutamente inventati. È ovvio però che i pensieri dell’avvocata protagonista sono i miei pensieri: attraverso di lei ho dato voce alle mie riflessioni sul sistema giudiziario e sul contesto sociale. Nulla della sua vita però corrisponde alla mia. A partire dal fatto che, seppur la mia prima laurea sia in giurisprudenza, non ho mai voluto intraprendere la strada dell’avvocatura. Mi diverto a praticare quella professione solo scrivendone! E mi è piaciuto talmente tanto creare il personaggio di Vittoria Ferri che ho deciso di trarne una serie. Proprio ora sto lavorando alla seconda puntata delle sue avventure.

I luoghi del libro sono reali o fittizi?

Torino è protagonista del libro. Spero che chi legge questo romanzo senta il desiderio di andare a farci una passeggiata. È una città che adoro, anche se non ci ho mai vissuto… almeno finora. E per questo ho deciso di ambientarci i miei romanzi, e di mantenere la storia sempre a contatto con i vari luoghi della città sabauda. Dalla Mole al Bicerin.

Secondo te la storia fa il personaggio, o il personaggio fa la storia?

Credo che affinché un romanzo funzioni sia indispensabile combinare le due cose: un personaggio interessante senza una storia ben costruita alle spalle è illeggibile, così come una bella storia senza personaggi di spessore che consentano a chi legge di immaginarli e di identificarsi con essi. Scrivere non è facile: richiede una virtuosa combinazione di talento e impegno. Ma leggere qualcosa che si è scritto e dire “mi piace”, avere voglia di andare avanti, avere voglia di scoprire dove quella storia ti porterà, penso sia una delle sensazioni più belle che la scrittura possa regalare.

Un romanzo processuale, una storia che fa emergere quanto è difficile per una donna denunciare una violenza e quanto il nostro sistema non sia costruito per accoglierla. Ci sono enormi pregiudizi nei confronti delle donne e della violenza maschile, e un problema culturale non si può risolvere con una nuova legge, ma solo nella cultura stessa.
Maria Dell'Anno

Italo Calvino citava così: «Scrivere è sempre nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto». Tra le righe si cela qualche messaggio particolare che il lettore dovrà scoprire?

Questo romanzo non è un giallo, nel senso che non c’è un colpevole da scoprire: chi ha commesso l’omicidio viene dichiarato dalla prima pagina. Il punto non è chi ha ucciso, ma perché: questo è ciò di cui si discute nel processo che racconto. Ma è proprio in quella dichiarazione iniziale che sta il primo pezzo del messaggio nascosto di cui parlava Calvino, che chi legge dovrà scoprire. Ed è un messaggio che si cela anche nel titolo: cos’è giusto? Cos’è sbagliato? Siamo così sicuri di conoscere la differenza?

C’è una domanda che avresti voluto ti facessi? E quale sarebbe la risposta?

Perché scegliere "Troppo giusto quindi sbagliato" come prossima lettura?
Perché è una storia che non si dimentica facilmente.

Cosa vorresti lasciare ai lettori e alle lettrici, una volta terminata la lettura?

Vorrei che una volta letta l’ultima riga rimanessero per qualche minuto in silenzio. È la cosa più difficile da fare oggi: rimanere in silenzio con i propri pensieri. Vorrei che ripercorressero mentalmente la storia che hanno letto e che alla fine rimanesse loro un interrogativo: forse è il momento di mettere in discussione alcune delle certezze con cui ho vissuto fino ad oggi?

Ringrazio Maria Dell'Anno per essere stata con noi, in bocca al lupo con Troppo giusto quindi sbagliato e per i progetti futuri.

Silvia Pattarini

Silvia Pattarini


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