Libri Recensione di Andrea Pistoia. Per prendersi una vita di Max Pezzali (Dalai Editore). I mitici anni ’80, un'avventura on the road con un colpo di scena spiazzante.
Avete presente quando vi preparate a guardare un film con zero aspettative, così, tanto per riempire una serata, per poi scoprire invece che meritava la visione?
Ecco, Per prendersi una vita di Max Pezzali rientra in questa categoria in quanto mi ha piacevolmente colpito, appassionato ma soprattutto spiazzato.
Ma perché esordisco con questa premessa? Presto detto.
Il libro in realtà narra per lo più di quella “zingarata” tardo adolescenziale che avevano affrontato i protagonisti in quei gloriosi anni ’80, concepita non tanto per visitare nazioni e città (ovvero Svizzera, Germania, Olanda e infine Inghilterra) ma per rafforzare la loro amicizia e per godersi ciò che la vita aveva da offrire a dei tipici ragazzi “sbarbatelli” inclini al divertimento.
Come vedete, questa storia appare molto lineare e scontata (anche se, per chi ha vissuto la tardo adolescenza in quegli anni, basterebbe questo piacevolissimo salto nel passato e nei ricordi per farle guadagnare punti). Ma è proprio verso gli ultimi capitoli che c’è la svolta, il colpo di scena inaspettato e spiazzante, quello che induce il lettore a divorare ciò che resta del libro per conoscere il finale.
Ecco, Per prendersi una vita di Max Pezzali rientra in questa categoria in quanto mi ha piacevolmente colpito, appassionato ma soprattutto spiazzato.
Ma perché esordisco con questa premessa? Presto detto.
La storia all’apparenza parrebbe una delle tante già lette e viste, trite e ritrite: tre adulti, nonché amici di lunga data, partono in auto perché vogliono ripercorrere il viaggio Italia-Londra in automobile che avevano affrontato anni addietro, appena conclusa la maturità.
In quel viaggio però erano in quattro, dato che con loro c'era anche Adamo, rimasto da allora a Londra. E il viaggio attuale è stato deciso e pianificato proprio per raggiungerlo.Il libro in realtà narra per lo più di quella “zingarata” tardo adolescenziale che avevano affrontato i protagonisti in quei gloriosi anni ’80, concepita non tanto per visitare nazioni e città (ovvero Svizzera, Germania, Olanda e infine Inghilterra) ma per rafforzare la loro amicizia e per godersi ciò che la vita aveva da offrire a dei tipici ragazzi “sbarbatelli” inclini al divertimento.
Come vedete, questa storia appare molto lineare e scontata (anche se, per chi ha vissuto la tardo adolescenza in quegli anni, basterebbe questo piacevolissimo salto nel passato e nei ricordi per farle guadagnare punti). Ma è proprio verso gli ultimi capitoli che c’è la svolta, il colpo di scena inaspettato e spiazzante, quello che induce il lettore a divorare ciò che resta del libro per conoscere il finale.
Che dire di Per prendersi una vita di Max Pezzali?
È certamente una piacevolissima lettura per chi ha vissuto i “mitici” anni ’80, adora i racconti “on the road”, o ha visitato le stesse città e nazioni toccate dai protagonisti, ma soprattutto per chi crede ancora nella vera amicizia. E senza dubbio il colpo di scena finale gli fa guadagnare migliaia di punti, proprio perché sconvolgente e inatteso.Senza contare che la caratterizzazione dei personaggi è ottima e ognuno ha i propri punti di forza e debolezze. Ciò permette al lettore di comprenderli o rispecchiarsi in loro ma soprattutto nella loro voglia di divertirsi e di sentirsi liberi e pronti all’avventura. Al tempo stesso queste personalità sono funzionali alla storia ma soprattutto all’inevitabile evoluzione degli eventi, dove ogni loro azione e reazione è il preambolo a ciò che accadrà alla fine.
Tutto è narrato in modo semplice e chiaro. Non siamo di fronte a una scrittura ricercata come quella di Umberto Eco o Baricco, ma alla fine… chi se ne frega. Del resto, l’atmosfera goliardica e cameratistica che pervade gran parte del romanzo, non poteva che essere scritta con un linguaggio diretto e alla portata di tutti. Questo perché, come nelle sue canzoni, Max Pezzali preferisce coinvolgere il lettore nella narrazione attraverso le esperienze e i turbamenti dei suoi protagonisti.
Altro valore aggiunto che ho decisamente apprezzato sono le considerazioni fatte ai giorni nostri da ogni personaggio attraverso una lettera intima e personale.
Ognuno riporta come giudica quei giorni del lontano passato ma soprattutto com’è cambiata la vita (a volte decisamente in peggio) da quel primo viaggio post diploma così ricco d’imprevisti e di sorprese da renderlo indimenticabile e memorabile.Un libro che mi è piaciuto leggere, un’inaspettata sorpresa letteraria, un “on the road” che, per uno che ha visitato i luoghi toccati dai protagonisti, non può che essere apprezzato, un rispolverare gli anni ’80 che, inevitabilmente, mi hanno fatto crescere una piacevole nostalgia, ma soprattutto un colpo di scena che lo fa salire di livello tra i libri di cui non solo non mi pento di aver letto ma che consiglio di accaparrare.
Per prendersi una vita
di Max PezzaliDalai Editore
Narrativa
ISBN 8860734932
Cartaceo 5,45€
Sinossi
La storia che ho voluto raccontare, lo dico subito, è una storia crudele. Per festeggiare il superamento dell'esame di maturità, quattro ragazzi, quattro compagni di scuola di un liceo di provincia, affrontano un epico viaggio in auto attraverso l'Europa. Il pretesto per partire è fornito dal concerto londinese di uno dei loro miti, Joe Strummer, l'ex leader dei Clash. Ma i tempi sono cambiati, il punk e il post-punk sono svaniti, la cultura hip-hop ha cominciato a raccontare al mondo la rabbia dei ghetti americani, Joe Strummer sta affrontando una nuova vita artistica con un progetto solista, e i quattro amici si trovano all'improvviso, in anticipo sulle previsioni, a dover compiere una scelta terribile, una scelta da cui dipende la possibilità di avere un futuro. Vent'anni dopo, tre di quei ragazzi sono diventati adulti, si sono fatti una famiglia e una posizione, ma sentono il bisogno di "ritornare" sull'evento drammatico, sul cruento rito di passaggio che ha sancito la fine della loro giovinezza. Andranno a fare visita all'unico del gruppo rimasto, in un modo estremo, lo stesso di allora.
Andrea Pistoia |
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