Gli scrittori della porta accanto

Monologo da Sabato, Domenica e Lunedì, di Eduardo De Filippo

Monologo da Sabato, Domenica e Lunedì, di Eduardo De Filippo

Palcoscenico Di Tamara Marcelli. Il monologo di Peppino, dalla commedia in tre atti del 1959 Sabato, Domenica e Lunedì, di Eduardo De Filippo. Il dramma dell'incomunicabilità, della gelosia e dei silenzi che covano rabbia e amplificano gli incubi personali.


Sabato, Domenica e Lunedì è una commedia scritta, diretta e interpretata dal grande drammaturgo italiano Eduardo De Filippo. Fu rappresentata la prima volta a Roma il 6 novembre 1959 al Teatro Quirino con protagonista lo stesso Eduardo al fianco di Pupella Maggio che riscosse un notevole successo nel personaggio di Rosa. Nella stagione successiva il ruolo di Rosa fu interpretato dall'attrice Regina Bianchi.
In scena il dramma dell'incomunicabilità, della gelosia e di quei silenzi che covano rabbia e amplificano gli incubi personali. Una famiglia, tre generazioni a confronto – su Eduardo De Filippo e il tema dell'incomunicabilità, vi consiglio Eduardo De Filippo o della comunicazione difficile.

Ogni tentativo di dare alla vita un qualunque significato è Teatro.
Eduardo De Filippo

Molte le rappresentazioni teatrali e cinematografiche: Toni Servillo, Paolo Sorrentino, Lina Wertmuller, Franco Zeffirelli e Massimo Ranieri.

Tra le altre versioni, ricordiamo quella realizzata nel 2002 da Toni Servillo per il Teatro, rappresentata nel 2006 anche a Parigi; successivamente la riproduzione cinematografica realizzata dal regista Paolo Sorrentino con Toni Servillo e Anna Bonaiuto.
Il grande regista italiano Franco Zeffirelli nel 1973 mette in scena a Londra la commedia con Laurence Olivier e Joan Plowright nel ruolo di Peppino e Rosa.
Celebre la versione della regista Lina Wertmuller con Sofia Loren e Luca De Filippo nel 1990.
Nel 2012 la versione teatrale e televisiva con e per la regia di Massimo Ranieri, con Monica Guerritore e musiche di Ennio Morricone.
Nel 2021 l'interpretazione di Sergio Castellitto e Fabrizia Sacchi, Nunzia Schiano e Maria Rosaria Omaggio, per la regia di Edoardo De Angelis.

Monologo di Peppino Priore da Sabato, Domenica e Lunedì.

Una gelosia, Rosina mia, che non mi faceva dormire la notte. Una gelosia ossessionante, feroce, che certe volte mi faceva salire il sangue alla testa, fino a togliermi la ragione, la vista, l'udito. Quando si dice: «la benda»: io veramente mi sono sentito una benda sugli occhi. Arrivavo ad essere scortese con la clientela, perché in certi momenti tutti quelli che entravano nel negozio diventavano tanti ragionieri. Per la strada parlavo da solo, dicevo: «Ma perché questo ridicolo si permette di fare tante gentilezze a Rosina? Non perde un'occasione per mettermi in uno stato d'inferiorità. Mia moglie è priva di parlare, di esprimere un desiderio che lui immediatamente si precipita per accontentarla. Si ricorda tutte le date, tutte le ricorrenze liete della mia famiglia, l'onomastico tuo, il compleanno, la data del nostro matrimonio...» E questo sarebbe niente, Rosi': quello tiene segnata la data del nostro fidanzamento. E si ricorda i dolci che piacciono a te, i fiori, i colori delle stoffe che tu preferisci.

[Imita la moglie]

«Le rose di maggio mi piacciono assai», questo per esempio, durante una conversazione insignificante che avevamo fatto nel mese di febbraio... Eh, quello tre mesi dopo, come si può fare, tre mesi dopo, si presenta qua con un mazzo di rose di maggio per te. Il pesce di aprile, l'uovo di Pasqua con la sorpresa, le prime albicocche, i primi fichi d'india. Tu dicesti che ti piaceva il torrone? Embè, quello fu capace di intossicarmi il 2 di novembre. Torno a casa e tu mi facesti vedere il pacco di torrone che aveva mandato lui: «Quanto è gentile il ragioniere! Si è ricordato che il torrone mi piace assai». Io presi il pacco di torrone che avevo comprato per te e non te lo feci vedere, lo tengo ancora nel tiretto dello stipo a muro. Poi pensavo: «Tutti questi desideri mia moglie li esprime quando c'è lui... allora significa che vuole provocare le premure di questo signore». Se dobbiamo parlare chiaro, con quella intimità che ti accennavo prima, lo dobbiamo fare con tutta sincerità e senza riserva. Rosi', io sono arrivato al punto che in certi momenti... Te lo ricordi lo stanzino nel retrobottega del negozio? Dove ci sta l'aspirapolvere, gli stracci e lo scatolo della cera? Rosi', mi chiudevo là dentro e mi mettevo a piangere come un bambino e per la rabbia mi pigliavo a schiaffi. Poi mi buttavo l'acqua in faccia e mi sciacquavo gli occhi per non fare capire niente agli impiegati. Una gelosia furibonda che non auguro nemmeno al mio più grande nemico.
[Eduardo De Filippo] se ne stava laggiù in fondo alla scena a seguire in silenzio, con il solo sguardo, gli altri attori che si agitavano nella casa. Bastava quella sua presenza nell'ombra a catalizzare l'attenzione del pubblico. E quando veniva avanti in proscenio, parlando sommesso e accompagnandosi con due o tre gesti appena accennati, sentivi fermarsi il respiro di tutta la platea. Non c'era mai niente di descrittivo nel suo gestire e nella sua voce, niente di naturalistico, tutto era inventato in una straordinaria sintesi ed economia… e t'inchiodava alla sedia.
Dario Fo, Il manuale minimo dell'attore


Tamara Marcelli


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