Gli scrittori della porta accanto

In the end. Una biografia non ufficiale di Chester Bennington, di Rosanna Costantino: un estratto

In the end. Una biografia non ufficiale di Chester Bennington, di Rosanna Costantino: un estratto

Pagine in anteprima Un estratto di In the end. Una biografia non ufficiale di Chester Bennington, il bestseller di Rosanna Costantino (PubMe - Collana Gli Scrittori della Porta Accanto). La vita del frontman dei Linkin Park: un viaggio emozionale tra i demoni della depressione e il potere catartico della musica.

Chester Charles Bennington è nato il 20 marzo 1976 a Phoenix, in Arizona, terra di imponenti rocce rosse dalle forme più strane, infinite distese desertiche e maestosi cactus. Quei paesaggi, per certi versi poetici ed evocativi di malinconici sentimenti, devono averlo ispirato sin dagli inizi della sua carriera, già in età adolescenziale.
La vocazione per la musica era iniziata da bambino, quando diceva a tutti che sarebbe diventato una rockstar o un grande attore di Broadway. Professioni molto lontane da quelle dei suoi genitori: la madre, Susan Elaine Johnson, faceva l’infermiera; il padre, Lee Russell, era poliziotto.
[...] Due intensi occhi scuri brillavano di vivacità e intelligenza. Potevano divorarti l’anima con quell’entusiasmo acerbo da fanciullino, incantarti con un sorriso disarmante nel rivelare il suo stato d’animo. E annientarti con una perforante schiettezza che non temeva di mostrarsi com’era.
Quando scoppiava in quello scroscio di risata ritmica, travolgente e contagiosa, percepivi un’esplosione di gioia autentica. Venivi letteralmente travolto da un flusso intenso di parole e di gesti rapidi. Non c’era possibilità di intravedere altro che un universo di fervore ed euforia positiva. Quella passione impetuosa e raggiante era la sua essenza, la sua natura più profonda.
C’era qualcosa di ben più viscerale in lui che poteva investirti come una tempesta e lasciarti senza fiato. Erano i suoi demoni che scavavano nel profondo, fino a emergere prepotenti attraverso la sua arte, poiché la vita non gli concesse un’infanzia felice.
[...] Quel bambino che, come tutti, era nato urlando, trovò che poteva continuare a farlo per il resto dei suoi giorni, incanalando frustrazione, solitudine, rabbia e disperazione in una passione un tempo lieta.
Non sapeva ancora che mostrando la sua anima ferita e arrabbiata, nel tentativo di placarla e riappacificarla con il mondo, avrebbe cambiato la vita di milioni di persone.

Fra quelle persone c’ero anch’io, che all’improvviso, dopo tre anni dalla sua scomparsa, decisi di mettere nero su bianco la mia esperienza attraverso le pagine della sua esistenza, con una serenità e una gratitudine mai provate prima.
Ci sono momenti in cui guardando indietro riesci a percepire con nettezza quei fili invisibili che collegano diversi aspetti della tua vita. Fili così intersecati tra loro da riuscire a sfiorare altre vite, altri mondi; talmente delicati da accarezzare con premura l'anima delle persone. A volte diventano funi graffianti e irti, tali da lasciare segni dolorosi e indelebili. In ogni caso, il corso dell'esistenza segue scie impercettibili, subdole, adattandosi a nuove e diverse direzioni.
Il capo di questo filo è legato al primo punto di svolta della vita di Chester.
All'età di circa sette anni, un terribile mostro si impossessò della sua fanciullezza divorandola a poco a poco con cieca voracità. Un mostro chiamato violenza sessuale. Un ragazzo poco più grande di lui fece di quel bambino acerbo e gioioso il suo passatempo preferito, l'oggetto torbido da maneggiare a proprio piacimento. Per sei lunghi anni lo costrinse a fare cose di cui provava un enorme senso di repulsione e vergogna. Si addossò inconsciamente colpe pesanti e ingiuste, come spesso accade alle vittime di molestie e violenze. «Avevo troppa paura di dire qualcosa. Non volevo che la gente pensasse che fossi gay o che stessi mentendo. È stata un'esperienza orribile» disse più tardi in un’intervista.
Il piccolo Chester, che un giorno sarebbe diventato una delle più grandi rockstar dei tempi moderni, non poteva contare sull'aiuto dei familiari perché all'età di undici anni i genitori si separarono, lasciandolo in balia di un se stesso con un’autostima distrutta.
Crescere con quella solitudine fu molto spaventoso. Con il resto della famiglia che aveva percorso strade differenti dalle sue, era stato affidato alla custodia del padre poliziotto che, ironia della sorte, si occupava di molestie sessuali sui minori.
Impegnato in turni di lavoro massacranti e infiniti, non poté seguire il figlio come avrebbe dovuto e non si accorse delle violenze. Una giovane mente nel fiore degli anni, così fragile e bisognosa di sostegno, e con un angosciante segreto nel cuore, viveva con intensità il senso di abbandono, arrivando a odiare persino i fratelli e le sorelle: «L'unica cosa che volevo fare era uccidere tutti e scappare».
Per fortuna non lo fece. Prese un quaderno e cominciò a buttare giù pensieri, frustrazioni e sue paure. Confessò a un foglio di carta quello che nessuno dei suoi familiari voleva sentire. Raccontò di quando il cielo collassava sulla sua testa, delle sue urla di paura tragicamente inascoltate. Immagini, poesie, fogli e fogli di canzoni, con tanto di strofe e ritornelli. Tutte con l'intento di dare un senso al suo dolore. In uno scritto, che da lì a qualche anno diventò poi un brano dal titolo Sometimes, scrisse:

Qualche volta
Le cose sembrano cadere a pezzi
Quando meno te lo aspetti
Qualche volta
Vuoi fare le valigie e lasciarti alle spalle
Tutti loro e tutti i loro sorrisi
Io...
Non so più cosa pensare
Forse le cose andranno meglio
Forse le cose sembreranno più luminose
Può essere
Può essere
Può essere
Qualche volta
Le persone ti sorprendono
E la gente mi sorprende
Beh, immagino che sia il prezzo che paghiamo
Per volere così tanto
Io...
Non so più cosa pensare…
In the end

In the end
Una biografia non ufficiale di Chester Bennington

di Rosanna Costantino
PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Biografia
cartaceo 17,00€
ebook 2,99€

Sinossi

«Ho fatto un bellissimo viaggio nella vita di Chester Bennington. Ho attraversato paesaggi meravigliosi e posti incantevoli, radure smisurate e boschi maestosi. Ma mi sono imbattuta anche in aride alture e spaventosi e bui anfratti. Ho pianto e riso a perdifiato. E ho avuto paura, ansia, mi sono sentita persa e ho ritrovato un’altra me stessa.»
Rosanna Costantino

Chester Bennington, frontman dei Linkin Park, è stato inserito tra i 100 migliori cantanti metal di tutti i tempi secondo Hit Parader. Ha avuto un’infanzia difficile e per tutta la vita ha lottato contro i demoni della depressione e della dipendenza. La musica è stata la sua salvezza, lo strumento attraverso cui ha raccontato i suoi tormenti interiori, aiutando così milioni di persone ad affrontare le stesse inquietudini.
Nonostante il successo e tutti gli sforzi per non arrendersi, la depressione ha avuto la meglio e il 20 luglio 2017, a soli 41 anni, è stato trovato senza vita nella sua casa di Los Angeles, lasciando sgomenti i fans e il mondo della musica.
Ancora oggi, la sua arte catartica continua a infondere un essenziale e inesauribile conforto.

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1 commenti
  1. Io ascolto i link in Park da quando avevo 11 anni circa (e ora ne ho 13 )e ogni giorno scopro nuove canzoni figliassi e che diventano le mie preferite.In casa io non ho molto il permesso di ascoltarli e nemmeno di parlarne perché in famiglia non piacciono a nessuno (a parte mia madre ma non come me ,a lei piacciono solo poche canzoni).Chester era come sarà per sempre la mia stella polare.certe volte mi capita di sentirmi depressa come si sentiva lui ma poi a me passa ma a lui no,perlomeno non con questa facilità.chestermi manchi tantissimo ma sappi che anche se ti ho conosciuto solo nel 2018(dopo la tua morte😰)se ti avessi conosciuto prima sarei stata la tua più grande fan.ti prometto che non ti dimenticherò mai grazie per tutte le bellissime canzoni che hai scritto❤️
    Con affetto Kilye

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