Gli scrittori della porta accanto

The week: focus sugli eventi tra il 26 settembre e il 9 ottobre

The week: focus sugli eventi tra il 26 settembre e il 9 ottobre

The week Di Argyros Singh. Cosa è successo nel mondo tra il 26 settembre e il 9 ottobre? La crisi energetica, le elezioni in Italia e in Brasile, le proteste in Iran e Cristoforetti comandante dell'ISS.

In questo The Week, affronto gli ultimi sviluppi sul campo nella guerra in Ucraina e la situazione sul piano della crisi energetica. Passo poi alle elezioni che si sono svolte in Italia e in Brasile, con un rapido sguardo al Regno Unito. Nella terza parte, faccio il punto sulle proteste in Iran. Concludo con alcune notizie positive dallo spazio.



Referendum fasulli, il ricatto nucleare, l’avanzata ucraina

  1. Con una palese violazione del diritto internazionale, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato le carte che stabiliscono l’annessione illegale di quattro regioni ucraine – Donec’k, Luhans’k, Zaporož’e, Kherson – con l’approvazione della camera alta del parlamento.

    Sono seguite delle celebrazioni alla Piazza Rossa di Mosca, in cui Putin ha vaneggiato sull’autodeterminazione dei popoli e sulla convinzione che gli statunitensi vorrebbero rendere schiavi i russi.
    I referendum si sono tenuti senza che vi fossero osservatori internazionali imparziali, tanto meno delle Nazioni Unite, e le sedi delle votazioni erano presidiate massicciamente da militari armati. Ora, le milizie delle regioni del Donbass verranno incorporate nell’esercito russo e i residenti dovranno prestare giuramento di fedeltà per divenire cittadini della Federazione. Chi tenta di fuggire dai territori occupati corre un grave pericolo, perché – proprio mentre Putin parlava alla folla nel giorno delle annessioni – i russi lanciavano un attacco missilistico su Zaporož’e, facendo strage di un convoglio di civili che tentava di allontanarsi dall’area.

    Nel frattempo, la controffensiva ucraina sta penetrando non solo a Est del Paese, con la liberazione della città ferroviaria di Lyman, ma anche nel meridione, liberando dozzine di insediamenti e avanzando con successo nella regione di Kherson.

    Uno snodo centrale è ora dato dalla città di Nova Kachovka, a circa trenta miglia dalle truppe ucraine più avanzate, che presenta un ponte stradale strategico, una centrale elettrica con diga e un canale che porta acqua dolce in Crimea.
    Gli ufficiali russi hanno riscontrato difficoltà soprattutto nella gestione della catena di comando e nel riuscire a portare armi e rifornimenti alla prima linea, a causa dell’intenso fuoco ucraino sulle retrovie. In queste settimane, Putin ha paventato l’impiego dell’arsenale nucleare tattico, in accordo con le richieste pressanti del leader ceceno Kadyrov, ma il portavoce del Cremlino, Peskov, ha insolitamente abbassato i toni su questo punto.

    Al momento, il presidente ucraino Zelens’kyj ha firmato due documenti: il primo per respingere l’annessione delle quattro regioni; il secondo per rifiutare qualsiasi negoziato di pace con l’attuale presidente russo.

    Dopo i referendum fasulli sulle quattro regioni, in risposta Zelens’kyj ha formalizzato la domanda di adesione alla NATO.
    Gli Stati Uniti hanno stanziato altri sette miliardi di dollari per sostenere l’Ucraina. Secondo le dichiarazioni di Brad Sherman, democratico della California alla Commissione Affari Esteri della Camera, l’Ucraina ha bisogno di un porto sul Mar d’Azov, di uno sul Mar Nero (a est della Crimea), e di Kherson. Potrebbe essere questo traguardo il punto di partenza per avviare un cessate il fuoco. Per ora, i russi hanno dichiarato l’annessione di un territorio grande circa come il Portogallo, nella più grande occupazione europea dai tempi della SGM: territorio che però controllano di fatto solo in una piccola parte. La condanna dell’annessione farsa non è venuta solo da Europa e Stati Uniti, ma anche da Turchia, India e Cina. In particolare, Pechino ha ribadito ancora una volta quanto sostenga il rispetto per l’integrità sovrana di tutti i Paesi. Sulla guerra in Ucraina – washingtonpost.com, theguardian.com, ft.com e ispionline.it

  2. Vengo ora al fronte energetico, vero punto su cui si gioca la credibilità dell’Europa e la sua effettiva autonomia dalla Russia.

    In queste settimane si è discusso sulle perdite che hanno coinvolto il Nord Stream 1, chiuso a tempo indeterminato. Le falle sembrano essere di natura dolosa, benché non sia stato accertato il mandante: l’ipotesi più accreditata coinvolge la Federazione, che – grazie al pretesto di un attentato – può aggrapparsi a vincoli legali per rifiutarsi di applicare i contratti in essere.
    NS1 passa nel Mar Baltico e raggiunge la Germania nord-orientale: aperto nel 2011, ha la capacità di veicolare fino a 170 milioni di metri cubi di gas al giorno, ridottisi a 40 milioni a giugno, fino a una chiusura a luglio per dieci giorni, quando erano stati addotti problemi di manutenzione. Alla riapertura, si era scesi a 20 milioni di metri cubi di fornitura al giorno, per poi giungere alla definitiva chiusura a fine agosto. La gestione del gasdotto dipende da Nord Stream AG, il cui azionista di maggioranza è la russa Gazprom, che afferma di non sapere quando si potrà riaprire.
    A causa della diminuzione dei flussi di gas e per l’aumento dei prezzi, gli Stati membri dell’UE hanno stabilito di ridurne il consumo del 15%: l’Italia ha già aderito alla proposta e, per questo inverno, dovremmo avere sufficienti riserve e alternative per fronteggiare il calo delle forniture russe.

    In questi giorni, i leader di quarantaquattro Paesi europei si sono riuniti in un vertice a Praga, proprio per confrontarsi sulla questione.

    Erano presenti i ventisette membri dell’UE, più gli altri Stati europei, con l’esclusione di Russia e Bielorussia. Si è tenuto così un Consiglio europeo informale, voluto dal presidente francese Emmanuel Macron, da cui è uscito un ottavo pacchetto di sanzioni, che include un tetto al prezzo del petrolio russo. Per calmierare il costo delle bollette, la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, si è detta aperta alla discussione su un tetto temporaneo al prezzo del gas impiegato per generare elettricità. Quindici sono però i Paesi, tra cui Francia e Italia, che vorrebbero estendere il tetto a tutte le importazioni di gas.
    Il confronto prosegue ad alta intensità, benché il tempo stringa, dato che qualsiasi iniziativa sul tema richiederà mesi per portare a risultati tangibili, come una riduzione dei costi in bolletta. Quello che è certo, è che il vertice di Praga ha segnato una faglia geopolitica netta, che nel prossimo decennio porrà in contrapposizione il blocco europeo alla Russia. Sulla questione energetica – ispionline.it, bbc.com e ispionline.it
Ucraina. Storia, geopolitica, attualità

Ucraina
Storia, geopolitica, attualità.

di Argyros Singh
PubMe – Collana Collana Gli Scrittori della Porta Accanto
Saggio
ISBN 979-1254581933
Saggio
ebook 4,99€
Cartaceo 15,00€

Nuove morti e la tenace protesta in Iran

Gli Stati Uniti si sono mobilitati per sanzionare ulteriormente i fautori della repressione delle proteste iraniane. Il presidente Joe Biden ha fissato la posizione statunitense in un discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ha aggiunto in seguito che gli USA stiano lavorando per rendere più facile l’accesso a internet per i manifestanti.
La morte di Mahsa Amini, che ha dato origine alle proteste, è stata purtroppo solo la prima di una serie di uccisioni avvenute in questi giorni, il cui numero preciso è ancora difficile da stabilire. La polizia morale ha arrestato oltre milleduecento persone e le vittime avrebbero superato la settantina. Il leader supremo iraniano, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha accusato l’Occidente di istigare i manifestanti, ma una nota dell’ambasciata britannica ha invitato il potere iraniano ad assumersi le proprie responsabilità senza voler trovare un nemico esterno. Le città in protesta sono almeno ottanta, tra cui Qom, centro spirituale sciita, da dove provengono video che mostrano donne che si tolgono il velo e folle che cantano contro l’Ayatollah.
La portata di queste manifestazioni, al grido di «Women, Life, Liberty», supera quelle che c’erano già state in passato e diventa trasversale: le donne iraniane, a differenza della tragica situazione afghana, sono tra le più istruite del Medio Oriente e le loro proteste costituiscono quindi un elemento propulsore verso il cambiamento, in nome della libertà di scelta e della volontà di non essere più relegate ai margini della società. Sulle proteste iraniane – ispionline.it, cnn.com, washingtonpost.com e time.com

Elezioni politiche: dall’Italia al Brasile

  1. Queste due settimane sono state anche tempo di elezioni, per esempio nel nostro Paese, in Brasile e in Svezia, Stato quest’ultimo in cui ha vinto la destra dopo lungo tempo.

    Al contrario, il Regno Unito è alle prese con un difficile avvio dei lavori da parte della premier Liz Truss.
    In Italia, le urne hanno dato vincitrice la destra, guidata da Giorgia Meloni, che in questi giorni è al lavoro sulla squadra di governo, dove sembra ci sarà una commistione di ministri politici e tecnici, benché quest’ultimi “di area”.
    La destra conservatrice europea ha celebrato la vittoria di Meloni, dal primo ministro ungherese Viktor Orbán all’ex candidata presidenziale francese Marine Le Pen. Il leader del partito di estrema destra spagnola Vox, Santiago Abascal, ha affermato che la leader di Fratelli d’Italia abbia indicato la strada per un’Europa di nazioni sovrane. Meno entusiastiche e più formali le congratulazioni di altri Paesi, che hanno ammonito l’Italia affinché non faccia mancare la sua cooperazione sulle soluzioni europee. Ci sono inoltre stati malumori in seno al Parlamento europeo, con il leader del gruppo centrista Renew Europe, Stéphane Séjourné, che ha accusato Forza Italia e il Partito Popolare Europeo di essere i trampolini di lancio per gli estremismi di destra. In effetti, numeri alla mano, nel prossimo Parlamento europeo si dovrebbe costituire ancora una maggioranza dei Socialisti e Democratici (S&D), seguita però dai Conservatori e riformisti (Ecr), che hanno scalzato al secondo posto proprio il PPE.
    Durante la campagna elettorale, Meloni ha adottato una strategia di rassicurazione dei mercati e degli elettori moderati, che a quanto pare l’ha favorita. Ha evitato di attaccare in modo diretto l’UE; si è attestata su posizioni atlantiste; ha appoggiato il sostegno all’Ucraina, anche con l’invio di armi; ha abbandonato le posizioni più euroscettiche. Ora, bisognerà vedere il prossimo governo alla prova dei fatti, e non solo sullo scenario europeo e internazionale, ma anche su temi interni, come lo scottante dossier energetico, la competitività delle imprese italiane sul mercato globale e la tenuta democratica e inclusiva nello stato di diritto. Sulle elezioni italiane – ispionline.it e euronews.com

  2. Nel Regno Unito, invece, i conservatori sono in difficoltà. La neo-nominata Liz Truss ha dovuto fare un passo indietro sul pacchetto di tagli fiscali che era stato annunciato.

    Il provvedimento includeva il taglio di cinque punti dell’aliquota fiscale sui redditi più alti, riducendo di un solo punto quella relativa ai redditi più bassi: una scelta suicida, che avrebbe favorito i ricchi e che era destinata a non passare comunque alla Camera dei Comuni.
    L’annuncio del pacchetto aveva fatto crollare il valore della sterlina, obbligando la Banca d’Inghilterra a intervenire, comprando titoli di stato. Parere contrario era stato dato anche dal FMI, per il pericolo di un ulteriore aumento dell’inflazione.
    Il ministro delle Finanze, Kwasi Kwarteng, aveva presentato il pacchetto all’interno di un piano complessivo da 45 miliardi di sterline, affiancato da un altro piano da sessanta miliardi per limitare il costo dell’energia elettrica. In sostanza, l’obiettivo era rilanciare l’economia con nuovo debito, su un modello ultraliberista alla Margaret Thatcher, che tuttavia i mercati e l’opinione pubblica britannica hanno respinto.
    Mentre il governo ricalibra il piano di rilancio del Paese, all’opposizione i laburisti stanno recuperando una credibilità che non si vedeva dagli anni Novanta e il loro leader, Sir Keir Starmer, punta a riportare il partito al governo – dopo dodici anni di opposizione – alle elezioni del 2024. Sulla situazione britannica – bbc.com e ispionline.it

  3. Le elezioni brasiliane si sono invece rivelate una sorpresa.

    Lula da Silva, leader del partito dei Lavoratori, ha vinto il primo turno delle elezioni con il 48,3% delle preferenze, non abbastanza per permettergli di chiudere la partita. Il 30 ottobre si svolgerà il ballottaggio con l’attuale presidente Jair Bolsonaro, leader del Partito Liberale, sotto di circa sei milioni di voti. I sondaggi lo davano sfavorito e perdente al primo turno, ma Bolsonaro avrà l’occasione di recuperare i voti in un altro mese di estenuante campagna elettorale, in un Paese molto diviso al suo interno.
    Negli Stati del nord-est prevale la sinistra; in quelli del centro-sud la destra. A rallentare il ritorno al potere di da Silva – già presidente dal 2003 al 2010 – è stato il sospetto di corruzione, nonostante le condanne che lo avevano colpito siano state annullate. Un sospetto alimentato dall’avversario politico, che lo ha definito «ladro» ed «ex detenuto». La sfida tra i due coinvolge anche il benessere dell’intero pianeta, poiché la foresta amazzonica ha subìto una massiccia deforestazione a opera di Bolsonaro, una tendenza che da Silva vorrebbe invertire.
    Preoccupa anche un altro aspetto: in passato, il presidente brasiliano aveva messo in dubbio il sistema di voto elettronico, sostenendo che in elezioni pulite avrebbe vinto con oltre il 60% dei voti. Dichiarazioni che fanno temere un eventuale colpo di mano, a fronte di una sconfitta che sembra più che probabile. Sulle elezioni brasiliane – reuters.com e ispionline.it

Cristoforetti comandante dell’ISS e altre notizie dallo spazio

Nelle ultime settimane sono giunte molte notizie incoraggianti dallo spazio. Parto da una che ci riguarda.

L’astronauta Samantha Cristoforetti ha ottenuto il comando della Stazione Spaziale Internazionale.

Il passaggio di testimone è avvenuto con il compagno di equipaggio Oleg Artemyev: Cristoforetti è il quinto astronauta europeo a ricoprire questa carica; il secondo italiano (dopo il comando di Luca Parmitano) e la prima donna in Europa. Cristoforetti assume la responsabilità di supervisionare le prestazioni e il benessere dell’equipaggio, comunicando con il centro di controllo a Terra. In caso di emergenza, spetta a lei il coordinamento del gruppo.
I cinque partner dell’ISS sono Stati Uniti, Russia, Europa, Giappone e Canada, con le loro rispettive agenzie spaziali: l’attuale missione è denominata Minerva, ed è iniziata lo scorso aprile. Quando il russo Artemyev ha consegnato il comando delle mani dell’astronauta italiana, ha precisato che, almeno nello spazio, la cooperazione tra i popoli non è cessata.

La navicella DART della NASA è stata scagliata contro l’asteroide Dimorphos.

Non è l’unica storia di questi giorni tra le stelle. In queste settimane, la navicella DART (Double Asteroid Redirection Test) della NASA è stata scagliata contro l’asteroide Dimorphos. Si è trattato del primo test di difesa planetaria, realizzato a circa undici milioni di chilometri dalla Terra, ed è andato a buon fine, con l’impatto della sonda che ha permesso non la distruzione del corpo celeste, ma un cambiamento della sua orbita.
Secondo gli esperti, nei prossimi cento anni non dovrebbero esserci minacce tali da provocare l’estinzione del genere umano; ci potrebbero però essere asteroidi abbastanza grandi da radere al suolo intere città.

La NASA avrà anche un nuovo compito nei prossimi anni: dopo decenni di viaggi spaziali, il governo degli Stati Uniti ha deciso di ridurre la quantità di rifiuti spaziali.

La Federal Communications Commission ha stabilito delle linee legali da seguire, che per ora però coinvolgeranno soltanto i materiali statunitensi: per esempio, i nuovi satelliti avranno una vita di cinque anni, al termine della quale dovranno deorbitare per disintegrarsi nell’atmosfera.
Il problema dei rifiuti spaziali sta infatti aumentando di peso, con la ISS che in passato ha subìto danneggiamenti a causa dei detriti e che ha già dovuto deviare la sua orbita per evitare i resti di un satellite sovietico. Secondo gli esperti, al momento ci sarebbero circa trentamila pezzi potenzialmente pericolosi, e si stima che il numero salirà oltre i diecimila entro la fine del secolo. Risulta quindi fondamentale affrontare la questione fin da ora, per poter garantire l’operabilità delle future missioni spaziali. Sulle notizie dallo spazio – wired.it, indianexpress.com, nbcnews.com e nationalgeographic.it

Argyros Singh


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