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Recensione: Cuori in piena, di Alessio Torino

Recensione: Cuori in piena, di Alessio Torino

Libri Recensione di Davide Dotto. Cuori in piena di Alessio Torino (Mondadori). A ciascuno il proprio tempo, la propria dimensione, la propria era.

Come nel romanzo precedente, Cuori in piena, Alessio Torino  lascia fuori le premesse del mondo moderno, in modo da poter tessere “un romanzo di avventura” e di crescita personale.

Nel 1987, tempo del racconto, i telefoni non vibrano ma squillano, non ci sono cellulari, né app da scaricare.

Ci sono tutt’al più un flipper, il bar, le giostre, tanta aria aperta, i primi approcci amorosi, competizioni accese, tuffi al fiume.
Vi si aggiunge una impegnativa eredità generazionale passata sotto silenzio, fatta di conti non saldati, memorie reticenti che chiedono di emergere. Chi può dire qualcosa tace.
«Diglielo a tuo padre.»
[…] Chiedilo a tuo padre
[…] «Ma tuo padre che ti racconta?» Alessio Torino, Cuori in piena
Le risposte si cercano da sé, a scoprire come si diventa grandi; cosa trasmettono i padri ai figli, cosa succede quando, dopo l’età dei “perché”, giunge quella delle contestazioni; cosa avviene quando si comincia a ragionare sulle parole e soprattutto sui silenzi dei padri. Quel che si tace diventa congettura di chi scava, osserva, medita, assorbe, e soprattutto racconta.
In un simile frangente, figli (Corsi, Achille, Giorgio) o nipoti (Federica, Céline) cercano di vivere con intensità le cose giuste e il loro tempo, avendo cura di oziare quanto basta per pensare, o gettarsi a capofitto in una dimensione ancora “incontaminata” ancorché feroce, in una realtà insomma che disvela le trame oscure dell’esistenza, e non si teme di chiamarle con il loro nome.
È un tempo che "cambia unità di misura”, quasi una contemporaneità ribaltata. Come spesso accade c’è un segreto («Cosa è successo ai loro padri, quand’erano ragazzini?»), qualcuno (il padre di Andrea Gori, il ragazzo morto annegato) sragiona, proiettato in un altrove irraggiungibile.

A ciascuno il proprio tempo, la propria dimensione, la propria era.

È la loro storia. E in questa storia si legge quello che dobbiamo fare tutti. Vivere le nostre ere. Questo è quanto. Vivere ognuno la nostra era con una qualche disciplina. E poi estinguerci. Alessio Torino, Cuori in piena
Dopo ci sono i nostri anni, la storia di chi oggi viaggia verso i 45-50 anni e di chi ha figli già grandi.
Insomma: il figlio di Sebastiano Corsi, Giorgio, Achille, Federica e Céline costituiscono già una generazione a sé che, rispetto alla precedente, non ha fatto chissà quali salti, ma ha avuto modo di far tesoro – «con una qualche disciplina» - delle proprie esperienze e della propria storia, tanto per non arrivare totalmente sguarniti all’età più matura.

I figli hanno avuto, così, la possibilità di scoprire una dimensione altra, una dimensione oltre.

Una sorta di illuminazione non alla portata di chiunque, che giunge fulminea e immediata solo se la si raccoglie e si presti l’adeguata attenzione. Il figlio di Sebastiano Corsi il suo momento l’ha avuto, quando ha dato da mangiare alle aquile, in compagnia di Arcangelo Gori, padre di Andrea. Il quale, colto  quasi in uno stato di grazia, ripiomba poi nella propria indomita follia.
In quel momento impossibile da comprendere o da condividere, si sfiora il segreto che permette alle cose di essere quel che sono destinate a essere: qui convergono i ricordi più insidiosi e le lezioni più preziose che si possono trarre.
Anche la follia ha le sue ragioni, quella di un’età che si lascia indietro.


Cuori in piena

di Alessio Torino
Mondadori
Narrativa
ISBN 978-8804761471
Cartaceo 19,00€
Ebook 10,99€

Quarta

Corsi è venuto a passare l'estate dalla nonna a Pieve Lanterna, un borgo dell'Appennino umbro-marchigiano. Prima di tornare a Roma, il padre, che lo ha accompagnato, gli chiede di giurare che non si tufferà alle Caldare, dove l'anno prima è morto Andrea, il figlio di Arcangelo Gori. Peccato che lungo il corso del Burano si muova tutta l'estate degli adolescenti di Pieve Lanterna. E peccato che Corsi e i suoi amici siano messi di fronte a una nuova tragedia: il cane Asha è stato avvelenato con la metaldeide. Si dice che il colpevole sia Arcangelo Gori, diventato solitario e imprevedibile dopo la morte del figlio. La metaldeide non è il solo veleno di Pieve Lanterna. Ci sono residui che riemergono, attriti, umiliazioni che dai padri passano ai figli e intossicano le relazioni. E tuttavia l'estate è pur sempre estate: si va in bicicletta, si va per torrenti, si va sull'autoscontro e sul calcinculo, ci si tuffa nelle acque gelide delle cascate di Teria. E tutto si fa con un occhio alle ragazze, e specialmente a Federica e Céline, nipoti di minatori in Belgio tornate in visita ai parenti. Corsi si innamora di Céline – in competizione con Brat, il giostraio – e gli amici gli fanno da spalla. La notte di Ferragosto, mentre si accendono i fuochi d'artificio, si sente Arcangelo urlare il suo scomposto dolore. Come in un fossile, il passato si legge crudele e ostinato, e da quell'urlo in poi la violenza accelera, i misteri si infittiscono, prende velocità anche la furia dell'eros adolescente. Con uno stile impeccabile, Alessio Torino ci sospinge dentro la carica selvaggia della natura e della memoria, consegna al suo giovane protagonista il dilemma se sia così che si diventa grandi.

Ringrazio Mondadori per avermi gentilmente inviato una copia del romanzo.


Davide Dotto


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