Gli scrittori della porta accanto

The week: focus sugli eventi tra il 19 giugno e il 2 luglio

The week: focus sugli eventi tra il 19 giugno e il 2 luglio

The week Di Argyros Singh. Cosa è successo nel mondo tra il 19 giugno e il 2 luglio? Il Consiglio europeo e il tema dell’immigrazione, le proteste in Francia, la rivolta del gruppo Wagner e un aggiornamento sulla guerra in Sudan.

In questo The Week, scrivo del recente Consiglio europeo, incentrato soprattutto sul tema dell’immigrazione; passo poi alle proteste in Francia, alla rivolta del gruppo mercenario Wagner e al nuovo corso delle relazioni tra India e Stati Uniti, per concludere con un aggiornamento sulla guerra in Sudan.



Il Consiglio europeo

A fine giugno, si è tenuto un incontro di due giorni del Consiglio europeo, che ha mantenuto l’unità sul tema del sostegno all’Ucraina e della non intromissione negli affari interni russi, ma è entrato in crisi sul cosiddetto “Patto sui migranti”, accordo raggiunto lo scorso 8 giugno. Polonia e Ungheria si sono opposte, non accettando il principio che prevede il ricollocamento nei Paesi Ue o, in alternativa, il pagamento di una tassa per il fondo comune europeo.
In realtà, l’accordo è stato approvato a maggioranza qualificata, ma la non unanimità apre al malcontento. Nelle conclusioni del Consiglio, l’Ue si impegna a spezzare il business delle reti di trafficanti e a cooperare con i Paesi limitrofi – come la Tunisia – per sostenerne la stabilità. Il “Patto sui migranti”, fortemente voluto dal governo italiano, ha trovato avversari proprio in quei Paesi che considera suoi alleati politici.

Un altro tema dell’agenda è stata la discussione della rivolta del gruppo mercenario Wagner in Russia.

C’è preoccupazione per la presenza di queste truppe in Bielorussia, a tal punto che la Polonia ha rafforzato la sicurezza ai suoi confini.
Toccato anche il dossier sui rapporti con la Cina: i toni sono rimasti pacati, ma si prosegue nella direzione di una diversificazione delle catene di approvvigionamento, che riduca la dipendenza da Pechino.
Il prossimo Consiglio si terrà il 26 e il 27 ottobre, a Granada, e si discuterà anche di un allargamento dell’Unione. Al termine del vertice di giugno, alcuni Paesi, tra cui Italia, Francia e Germania, hanno già discusso la possibilità di avviare i colloqui di adesione dell’Ucraina entro la fine dell’anno.
Sull’incontro europeo – ispionline.it e euronews.com

Nuove proteste in Francia

Martedì scorso, a Nanterre, nella periferia di Parigi, un diciassettenne di origini franco-algerine, Nahel M., è stato ucciso da un poliziotto durante un controllo stradale. Sono rinate le polemiche mai sopite sulla brutalità delle forze dell’ordine francesi, che, nel 2022, hanno fatto registrare tredici morti avvenute nel corso di controlli stradali. Al centro del dibattito, anche la legge sulla pubblica sicurezza varata il 28 febbraio 2017, che incentiverebbe – secondo i detrattori – il ricorso alle armi da fuoco.
L’indignazione per la morte del giovane ha scatenato proteste nelle principali città del Paese, da Parigi a Marsiglia, da Bordeaux a Lione e Amiens. Coinvolte soprattutto le banlieuses, le periferie marginalizzate. Sono state erette barricate e, presto, le manifestazioni si sono trasformate in guerriglia urbana, con automobili e cassonetti date alle fiamme e attività commerciali razziate.

Centinaia le persone arrestate, tra cui l’agente accusato di omicidio volontario per la morte di Nahel.

Inutili gli appelli alla calma del presidente Emmanuel Macron, che aveva chiesto ai cittadini di dare corso alla giustizia e che, invece, è stato costretto a dispiegare altri quarantacinquemila agenti per le strade.
Il ministero degli Interni, guidato da Gérald Darmanin, ha fatto sapere di non aver dichiarato lo stato d’emergenza. Al momento, si conta una vittima, un manifestante di circa vent’anni caduto dal tetto di un supermercato nella periferia di Rouen.
Sulle proteste francesi – france24.com e ilpost.it
Ucraina. Storia, geopolitica, attualità

Ucraina
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di Argyros Singh
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ISBN 979-1254581933
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Il “caso Wagner” e gli ultimi aggiornamenti sul fronte

  1. Dal 23 al 24 giugno, i paramilitari della Wagner, guidati da Yevgeny Prigozhin, erano entrati nella città di Rostov sul Don, a sud della Russia, prendendo il controllo dei principali centri di comando.

    Da lì, il leader ha lanciato una “marcia per la giustizia” alla volta di Mosca. Venticinquemila mercenari che, arrivati alle porte della capitale, si erano ridotti a duemila, per poi scegliere di rinunciare alla carneficina.
    L’obiettivo di Prigozhin non era un colpo di Stato, impossibile con così poche forze e senza un chiaro appoggio da parte dell’esercito. Intendeva invece suscitare una rivolta contro i vertici militari, rappresentati dal capo di Stato maggiore Gerasimov e dal ministro della Difesa Shoigu, nemici giurati del gruppo Wagner.

    In un intervento televisivo, il presidente Vladimir Putin aveva accusato i wagneriti di alto tradimento.

    Ma è anche vero che l’esercito regolare, pur non appoggiando apertamente la marcia, non ha quasi opposto resistenza. In sostanza, popolazione ed esercito erano certi che quello che stava accadendo altro non era che la storica lotta tra “signori della guerra”, interessati a mantenere la propria sfera di potere. In tal senso, Prigozhin, con la guerra in Ucraina, aveva ottenuto un grande successo tra i media militari, sebbene ciò non si sia poi tradotto in un sostegno concreto.
    Al contrario, il generale Sergei Surovikin, noto come “generale Armageddon” per la distruzione di Aleppo, in Siria, ha preso le distanze dal vecchio alleato. Così hanno fatto il leader ceceno Ramzan Kadyrov e lo stuolo di blogger militari russi che fino a poche settimane prima lo avevano elogiato.

    Restano da chiarire i termini della resa. Secondo alcune dichiarazioni, il presidente bielorusso Aljaksandr Luakshenka avrebbe svolto un importante ruolo di mediazione, motivo per cui molti wagneriti si troverebbero ora in Bielorussia.

    Ciò che è certo è che per Putin l’ammutinamento abbia costituito la più grande crisi politica che abbia dovuto affrontare da quando è al potere. Sorprende comunque come una milizia privata sia stata in grado di acquisire così tanto potere da poter sfidare lo Stato maggiore della Difesa russa.
    D’altra parte, nel dicembre 2022, Gerasimov aveva firmato un documento che sanciva come la Difesa non potesse collaborare con una forza che non fosse subordinata al ministero stesso. Da cui le lamentele di Prigozhin sul fatto che la Wagner non ricevesse munizioni e supporto sufficienti per la presa di Bakhmut.

    Fallita la “marcia per la giustizia”, il ministro degli Esteri Lavrov ha definito Prigozhin un “esiliato” e ha invitato le truppe della Wagner, che non hanno partecipato alla rivolta, a stipulare un contratto con l’esercito regolare russo.

    Ha inoltre assicurato che Wagner continuerà a operare in teatri come il Mali e la Repubblica centrafricana.
    L’evento crea però uno spartiacque nella storia della guerra in Ucraina. Nel video di accusa di Prigozhin, diffuso nella notte del 23 su Telegram, il leader della Wagner ha accusato i vertici della Difesa di aver mentito al popolo russo sulle ragioni dell’invasione, sostenendo che sarebbe stato possibile un negoziato con il presidente Zelens’kyj per evitare il conflitto. Prigozhin ha negato che Kyiv stesse organizzando un’offensiva nel Donbass a febbraio 2022 e ha dichiarato che l’Ucraina, dal 2014, abbia bombardato soltanto posizioni militari nei territori occupati dai russi.
    La leadership militare e politica esce indebolita da questa situazione, le cui conseguenze saranno valutabili a pieno soltanto nel lungo periodo. È già significativo che un’insurrezione che ha condotto alla morte di tredici piloti e alla distruzione di sei elicotteri e di un aereo per radio ricognizione, non abbia portato all’immediata carcerazione e condanna del suo artefice.

  2. Sul piano del fronte diplomatico, si segnala il viaggio a Mosca del cardinale Matteo Zuppi, dal 28 al 30 giugno.

    L’inviato ha incontrato varie personalità come il consigliere di Putin Yuri Ushakov, nel tentativo di avviare una mediazione. La Russia ha espresso favore per la posizione “equilibrata e imparziale” del Vaticano, ma nei fatti non sono state accolte le richieste del pontefice, come quella di poter aprire un canale umanitario per i bambini ucraini deportati in Russia. Il fatto è che il governo della Federazione nega persino il rapimento.
    Zuppi ha incontrato anche il patriarca Kirill, con il quale sono state chiarite alcune incomprensioni tra lui e papa Francesco, nate negli ultimi mesi.

    Nel frattempo, sul campo ucraino si attestano movimenti nella zona di Kherson, Zaporizhya e nel Donbass.

    Per la prima volta dal 2014, gli ucraini avanzano di seicento metri verso Pisky, nel Donec’k. Nella zona di Kherson, l’esercito ha oltrepassato il fiume Dnepr, di fronte al ponte Antonovsky, riuscendo a stabilizzarsi sull’altra sponda. Difficile capire come proseguirà l’azione, in una zona con terreno fangoso e un’unica strada asfaltata presidiata dai russi in trincea.
    Nella zona di Zaporizhya, le parti si contendono il centro abitato di Pyatykhatky, di cui sono rimaste soltanto rovine. Proseguono i combattimenti a sud di Orichiv, mentre più a est gli ucraini hanno ripreso l’iniziativa intorno a Makarivka, riuscendo a tagliare una parte del saliente conquistando Rivnopil.
    Ulteriori progressi ucraini si riscontrano a est di Bakhmut, con i russi respinti oltre il canale a ovest di Klishchiivka. Nelle direzioni di Kupjansk e Kreminna, invece, gli eserciti sono in fase di riorganizzazione. Da entrambe le parti, si registrano tentativi di danneggiare la logistica nelle retrovie, con l’impiego dell’artiglieria.
Sulle recenti azioni della Wagner – cnn.com, avvenire.it e parabellumhistory.net

La visita del presidente indiano negli Stati Uniti

Il presidente statunitense Joe Biden ha accolto a Washington il primo ministro indiano Narendra Modi, in un incontro che mira ad avviare un nuovo corso delle relazioni tra i due Paesi.
Modi guida la più grande democrazia del mondo, ma è stato anche criticato per la violazione dei diritti umani nel suo Paese. Fatto curioso, nel 2005 gli era stato negato il visto negli Usa, per la violenta repressione delle proteste dei mussulmani nel Gujarat.
L’avvicinamento all’India, più che rientrare nello schema della lotta tra democrazie e autocrazie, è un caso di realpolitik. Il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, si è spinto a dire che la relazione tra i due Paesi sarà tra le più determinanti del secolo.

India e Usa condividono interessi riguardanti il contrasto all’espansione commerciale cinese.

I presidenti hanno annunciato nuove partnership su tecnologie legate alla difesa, tra cui la produzione di un motore per caccia GE in India. In parallelo, Modi sta cercando di accrescere il peso politico indiano sulla scena mondiale, chiedendo un seggio permanente per l’India nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Sull’incontro – washintonpost.com e cnn.com

Un aggiornamento dal Sudan

Nel primo giorno della festa mussulmana dell’Eid al-Adha, il generale al-Burhan ha annunciato un cessate il fuoco unilaterale, che faceva seguito al medesimo annuncio della controparte, rappresentata dalle forze della Rsf del generale Hemedti. La festività segna il culmine dell’annuale viaggio di pellegrinaggio a La Mecca. Dopo due mesi e mezzo di ostilità, anche i colloqui condotti da Usa e Arabia Saudita a Gedda non avevano portato a una tregua. Secondo la giornalista sudanese Dallia Abdelmonniem, uno dei problemi è che Stati come l’Arabia Saudita non nutrono un reale interesse nella formazione di un governo democratico guidato da civili.

Finora, la guerra civile ha provocato quasi due milioni di sfollati interni e seicentomila nei Paesi vicini.

Sono almeno duemila i morti. Il cessate il fuoco sembra non aver retto in diverse zone, tra cui Karthoum. Gli scontri sono ormai estesi dalla capitale a Omdurman, fino alla parte occidentale della regione del Darfur. Qui l’Rsf e le milizie arabe alleate hanno ucciso civili a causa della loro etnia, rievocando la storia recente del territorio.
Sul Sudan – aljazeera.com e ispionline.it


Argyros Singh


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