Gli scrittori della porta accanto

Recensione: Coltello, di Salman Rushdie

Recensione: Coltello, di Salman Rushdie

Libri Recensione di Davide Dotto. Coltello. Meditazioni dopo un tentato assassinio, di Salman Rushdie (Mondadori). Meditazioni dopo un tentato assassinio. Il Potere della Parola: la risposta di Rushdie all'aggressione attraverso la Scrittura.

Il 12 agosto 2022, poco prima dell’inizio di una conferenza pubblica nell’anfiteatro di Chautauqua – nello Stato di New York – sulla “Importanza di proteggere gli scrittori dai soprusi”, Salman Rushdie è stato bersaglio della «volontà cieca e determinata» di un attentatore.

Le premonizioni inquietanti sono state numerose e concordanti.

Incubi, presagi letterari (foreshadowing), e non solo un "senno del poi" fin troppo saggio. Questo "senno del poi" è stato alimentato da riferimenti letterari, incubi ricorrenti, dalle stesse pagine dei romanzi di Rushdie, dalla navicella che colpisce l'occhio destro della luna (riferimento a Le voyage dans la Lune, film muto del 1902 di Georges Méliès) fino alle vicende di Pampa Kampana nell'ultimo romanzo. Alla fine, tutto questo esplode. Il rumore di sottofondo che ha prodotto è diventato così insistente da non essere ascoltato, un monito percepito solo a cose fatte, quando forse si attendeva che accadessero per liberarsene.

Alla radice di tutto la fatwā emessa contro lo scrittore e i suoi editori dall’Ayatollah Khomeini nel febbraio del 1989, a seguito della pubblicazione del romanzo I versi satanici.

Nonostante i limiti alla libertà di movimento, necessitando una costante e scrupolosa protezione, la produzione letteraria non si è arrestata. I suoi ultimi romanzi sono Quichotte (2020) e La città della vittoria (2023).

Leggi anche Davide Dotto | Recensione: Quichotte, di Salman Rushdie

Coltello. Meditazioni dopo un tentato assassinio, la più autobiografica tra le sue opere, non è un memoir in senso stretto.

Non contiene semplicemente rievocazioni e riflessioni sulla propria vita: esse diventano un tutt’uno con l'opera letteraria, al di là dell’esperienza vissuta e interiorizzata.
Il rasoio di Occam è un coltello concettuale, un coltello della teoria, che toglie di mezzo un bel po’ di fuffa e ci ricorda di preferire sempre, tra le spiegazioni della realtà disponibili, quelle più semplici a quelle più complicate. In altre parole, un coltello è uno strumento, e assume il suo significato sulla base dell’uso che ne facciamo. Un coltello è moralmente neutro. A essere immorale è l’uso sbagliato che se ne fa. Salman Rushdie, Coltello


C’è un punto di svolta, un evento non del tutto inaspettato che però crea attesa e sospensione.

Accentua fuori misura il senso della profonda precarietà dell’esistenza, quella che rende impossibile qualsiasi progetto a lungo termine. È un sogno angoscioso che si realizza e suggerisce il moto di rassegnazione di chi non si aspetta un dopo. Ma Coltello è, a tutti gli effetti, il racconto di questo dopo. Si tratta, a ben vedere, di un tema ricorrente nell’opera di Rushdie, che spesso esplora le sfide e le trasformazioni che seguono momenti di grande cambiamento o crisi.
Mi limiterò a dire questo: non saremmo le persone che siamo oggi senza le calamità dei nostri ieri. Salman Rushdie, Coltello

Sono almeno due le storie, una intrappolata dentro l'altra, quella dello scrittore che a poco a poco supera i postumi della violenta aggressione, e dell'attentatore che assume – anch'egli a poco a poco – le fattezze di un personaggio di Salman Rushdie.

Un po' tutti, alla fine, si è un po' come libri già scritti, e non tanto per il futuro ma per il passato al quale si ritorna con occhi nuovi, e da cui ci si sente trascinati
Opera nell'autore, nella rievocazione come durante i drammatici momenti dell'aggressione, una forma particolare di dissociazione perché vediamo in Salman Rushdie lo scrittore che detta legge su eventi, personaggi e interpretazioni («Comunque, dovrò rassegnarmi a essere tanto "Salman" quanto "Rushdie"»).

Lo vediamo come un personaggio che non smette però di tessere la sua storia.

Qualcuno che cerca di riappropriarsi di significati ed eventi guardandoli dall'esterno, cosa che stavolta non gli capita di fare; indossa secondo l'occasione la maschera, le vesti di un ruolo e lo fa come si deve, anche se per un momento gli è stato sottratto. Finché non giunge il messaggio, o la comprensione più profonda nonostante il lungo e intenso cercare, l’identica storia non fa altro che ripetersi nell’eco di infinite varianti, come se capitasse non ad altri, ma a sé stessi.


Questo, in fondo, intende fare Coltello di Salman Rushdie: scavare dentro e riflettere su eventi come se non li avesse vissuti in prima persona.

Tanto da raccoglierne l'eco da diverse fonti e diversi punti di vista, dato che il suo al momento è obnubilato, come si conviene a un personaggio. Inoltre, come nei romanzi, tenta di aprire un varco tra una dimensione e l'altra facendole colloquiare e non solo costruendo ponti, ma autentiche vie di fuga per godere la vita o semplicemente sopportarla nel riuscire a vederla così com'è. E strappare al caso e alla precarietà, quando si può, qualche brandello di normalità.



Coltello
Meditazioni dopo un tentato assassinio

di Salman Rushdie
Mondadori
ISBN: 978-8804780366
Cartaceo 19,95€
Ebook 9,99€

Quarta

Da Salman Rushdie ci arriva un resoconto personale e potente su com'è riuscito a resistere - e a sopravvivere - a un attentato alla sua vita trent'anni dopo la fatwa che era stata scagliata contro di lui. Nell'ormai lontanissimo febbraio del 1989 l'ayatollah Khomeini emise una fatwa, una sentenza di morte, contro Rushdie per aver scritto I versi satanici, romanzo nel quale, a detta del leader iraniano, venivano offesi la religione islamica e il suo profeta. A quasi trent'anni da quell'evento, la mattina del 12 agosto 2022, mentre si trovava sul palco del Chautauqua Institution – nello stato di New York – per tenere una conferenza, un uomo in abiti e maschera neri si precipitò lungo il corridoio verso di lui brandendo un coltello. Il primo pensiero di Rushdie fu: "Sei tu, dunque. Eccoti qui". Quello che seguì fu un atto di violenza che scosse il mondo letterario e non solo. In queste pagine potentissime, Rushdie ci fa rivivere per la prima volta, e con dettagli indimenticabili, gli eventi traumatici di quel giorno, nonché quello che venne dopo: il suo complicato percorso verso il recupero fisico e la guarigione resi possibili dall'amore e dal sostegno di sua moglie, Eliza, della sua famiglia, del suo esercito di medici e fisioterapisti e della sua comunità di lettori in tutto il mondo. Coltello è l'opera di un Maestro delle Lettere all'apice delle sue capacità, che scrive con passione, con dignità, con onestà incondizionata. È anche un ricordo profondamente commovente del potere della letteratura di dare un senso all'impensabile, una meditazione intima e rassicurante sulla vita, sulla perdita, sull'amore, sull'arte e sul trovare la forza di rialzarsi.


Davide Dotto



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