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Gianluca Serioli presenta: Il giovane Giovanni, il primo romanzo della trilogia sulla vita del padre

Gianluca Serioli presenta: Il giovane Giovanni, il primo romanzo della trilogia sulla vita del padre

Presentazione Libri Intervista a cura di Andrea Pistoia. Da una live radiofonica su DeejayFox Radio Station, Giovanni Serioli presenta Il giovane Giovanni, scritto a quattro mani col padre Giovanni, il primo capitolo della trilogia sulla sua vita: «Il romanzo è uno spaccato di vita vera, ove a prevalere è la solidarietà, il senso di appartenenza, la buona forza di volontà, il senso di rivalsa, la resilienza».

Gianluca Serioli ha 56 anni, è sposato da 32 con Donatella. Ha due figli, Alessia e Manuel, rispettivamente di 29 e 22 anni, e da un anno esatto è orgogliosamente nonno del piccolo Gabriele. È nato e vive a Iseo, sul lago, gestisce due case vacanza di sua proprietà, è promoter locale e organizzatore di eventi, concerti di artisti di livello nazionale e internazionale, e ha un’impresa individuale con la quale ha creato nel 2010 un periodico di informazione locale, molto apprezzato sul territorio: Punto d’Incontro. Gli piace scrivere, particolarmente racconti e romanzi. Il giovane Giovanni è il primo romanzo che pubblica.


Il giovane Giovanni

di Gianluca Serioli e Giovanni Seroli
Marco Serra Tarantola editore
Narrativa non-fiction
ISBN 9788867774241
cartaceo 20,00€

Quarta

A 89 anni, fra le mura di una RSA, i pensieri scorrono fluidi, accarezzano la memoria, lasciano un retrogusto dolce amaro di nostalgia e conquista. Giovanni Serioli ha voluto trasporre i suoi ricordi per lasciare una traccia lunga una vita e per trovare un filo che colleghi tutte insieme le perle che formano la collana della sua esistenza. Parte dal principio, dall’infanzia, nella provincia bresciana e pennella le sue immagini passate. Ricorda l’incidente che a soli 4 anni gli ha cagionato una disabilità e un ricovero all’ospedale di Venezia fino all’età di 8 anni: una croce che da piccolo si carica sulle spalle e che lo accompagna per tutta la vita. L’autore ricorda dettagliatamente molti avvenimenti e li riconduce a un vivido presente. Narra del giovane Giovanni e di come abbia affrontato, anno dopo anno, il suo essere diverso dagli altri bimbi, il dolore ma anche la forza nell’incedere. Dalla lunga degenza per riabilitare l’arto offeso al rientro a casa: il giovane Giovanni favella ricordi di cuore, sofferenza e ingenuità. Il giovane procede, non si ferma, supportato dalla madre e dagli zii per dare il via a una nuova avventura: la scuola media, a Iseo, sul lago, grazie al prezioso intervento dello zio Attilio, vero angelo custode. Il destino e la stella buona anche nelle avversità portano Giovanni a cominciare il lavoro in uno studio odontotecnico: il ragazzo impara, ascolta, è bravo nella modellazione delle protesi. Giovanni fa della propria abilità un’arte, supportata da tenacia e da tanta pazienza. Giovanni Serioli dipinge uno spaccato di vita vera, ove a prevalere è la buona forza di volontà.


L'autore racconta

Intervista in collaborazione con DeejayFox Radio Station – La Radio che ti rincorre!


Innanzitutto le presentazioni: chi è Giovanni Serioli?

Giovanni Serioli è mio padre, oggi novantenne, disabile dall’età di quattro anni, che dal 2020 vive in una struttura per anziani dove un giorno, dopo aver perso la moglie, ha deciso di scrivere i ricordi della sua vita, mettendoli prima su pagine, poi su quaderni e infine, con il mio aiuto, in un libro che diventerà una trilogia.

Quali sono i vostri ruoli in questo romanzo?

Il vero protagonista è mio padre e la storia è quella della sua vita. Una vita straordinaria, nel bene e nel male. Io mi sono limitato a romanzarla, e per me è stata una bellissima avventura che mi ha dato tanto.
 

Passiamo subito alla trama: di che cosa tratta il romanzo?

È un percorso lungo 86 anni, che mio padre decide di intraprendere nel chiuso di una stanza di un ricovero, una volta rimasto solo, a seguito della morte della moglie, ultimo riferimento di una generazione che non c’è più.
Ricorda l’incidente che a soli quattro anni gli ha cagionato una disabilità definitiva e un ricovero all’ospedale di Venezia fino all’età di otto anni: una croce che da piccolo si carica sulle spalle e che lo accompagna per tutta la vita, una vita che sarà inevitabilmente sempre di rincorsa. Ricorda dettagliatamente molti avvenimenti e li riconduce a un vivido presente. Narra di come abbia affrontato, anno dopo anno, il suo essere diverso dagli altri bimbi, il dolore ma anche la forza nell’incedere. Dalla lunga degenza per riabilitare l’arto offeso al rientro a casa: il giovane Giovanni favella ricordi di cuore, sofferenza e ingenuità. Procede, non si ferma, supportato dalla madre e dagli zii per dare il via a una nuova avventura: la scuola media, a Iseo, sul lago, grazie al prezioso intervento dello zio Attilio, vero angelo custode, colui che gli farà da padre dopo la prematura e tragica scomparsa del vero papà di Giovanni, Alghisio, a causa di un incidente sul lavoro, a soli 39 anni.
Il destino e la stella buona anche nelle avversità portano Giovanni a cominciare il lavoro in uno studio odontotecnico: il ragazzo impara, ascolta, è bravo nella modellazione delle protesi. Giovanni fa della propria abilità un’arte, supportata da tenacia e da tanta pazienza. Il romanzo è uno spaccato di vita vera, ove a prevalere è la solidarietà, il senso di appartenenza, la buona forza di volontà, il senso di rivalsa, la resilienza.

Leggendo tutti gli appunti scritti da tuo padre, qual è stato quello più toccante?

Considerando che questo è il primo volume di tre, al momento è stato il primo incontro con lo zio Attilio e la zia Maddalena, detta Nina, all’ospedale di Venezia, dopo un anno di degenza. Immaginatevi un bambino di quattro anni, che per una banalissima caduta da un carretto mentre sta giocando con gli amichetti, si infortuna in modo permanente, si ritrova nel giro di un giorno in un ospedale lontano 200 chilometri da casa, con la famiglia che a causa delle sue condizioni di vera miseria non può permettersi il viaggio per andare a trovarlo. Con il padre, mezzadro, che quasi subito muore tragicamente a causa di una incornata di una mucca che gli perfora il polmone. Senza dimenticare che siamo nel 1939, e di lì a qualche mese scoppia la seconda guerra mondiale. Lo zio Attilio, che si rivelerà tra gli angeli custodi di Giovanni, ha la fortuna di fare il ferroviere di lavoro, ed in virtù di ciò può viaggiare gratuitamente su tutta la rete ferroviaria nazionale. È l’unico che può permettersi il viaggio e non ci pensa due volte. Si recherà alla clinica Alberoni di Venezia, parlerà con i medici, conoscerà il giovane Giovanni, resterà sorpreso dall’atteggiamento educato, chiacchierino, positivo, addirittura maturo del bambino.
Gli spiegherà il perché i suoi genitori non hanno mai potuto raggiungerlo, lo convincerà di non essere solo, che tutto il paese attende con impazienza il suo ritorno. Ma è anche colui che tornerà al paese portando le pessime notizie ricevute dai medici, il terribile responso della disabilità permanente e definitiva, gettando la famiglia nella disperazione.

Cosa ti resta di quei mesi di stesura del romanzo? Hai qualche bel ricordo che vuoi condividere con noi, magari in cui è coinvolto anche tuo padre?

Mi resta l’emozione e la commozione della scoperta. Mi restano le risposte a tante domande che io mi sono fatto nel tempo, risposte che ho trovato man mano scrivevo e romanzavo i ricordi scritti da mio padre. Questo primo libro è stato per me come una medicina, una cura. Mi ha aperto occhi e cuore, e mi ha fatto capire una volta di più come dietro ai silenzi di un essere umano quasi sempre si cela una vita che aspetta solo di trovare qualcuno o qualcosa che faccia si che possa emergere ed essere raccontata.

Qual è il messaggio che volevate trasmettere attraverso questo libro? È un messaggio palese o c’è  bisogno di “leggerlo tra le righe”?

Io penso che il messaggio si percepisca chiaramente. Di recente mi è stato chiesto di definire con una sola parola questo romanzo. Ho risposto: “Esemplare”, nel senso che non si tratta di una biografia o autobiografia, ma di un viaggio di una persona che ha conosciuto tutto e il contrario di tutto: miseria e agiatezza, emarginazione e solidarietà, cuori buoni e cuori cattivi, gioia e dolore, delusioni e soddisfazioni. Un viaggio che è ormai quasi giunto al capolinea. Un libro che vorrei fosse preso ad esempio da chi ha sofferto e soffre l’emarginazione, la solitudine, il bullismo, per via di una disabilità. Mio padre, per fortuna, ha dovuto subire pochissime volte queste umiliazioni, ma è anche vero che la solidarietà, il senso di appartenenza e della famiglia che c’era ai tempi in cui era bambino o ragazzo, parliamo degli anni '40, non sono più gli stessi di oggi. Mi piacerebbe che questo libro venisse letto nelle scuole. Non è un romanzo cupo, si respira sentimento, commozione, emozione, ma c’è anche tanta ironia, e su tutto il senso di rivalsa e quella fiducia che non deve mai venir meno, qualsiasi cosa accada.

La copertina è molto evocativa. Con che criterio l’hai scelta e cosa dovrebbe comunicare al lettore? Ma soprattutto, qual è l’attinenza col romanzo?

La copertina è stata un’intuizione dell’editore. Mi ha chiesto se avevo delle preferenze, in caso contrario avrebbe redatto la copertina in base al contenuto del libro. Ho scelto questa seconda ipotesi, curioso di capire da subito il messaggio che avrebbe potuto recepire il lettore. La copertina mi è piaciuta subito, la trovo davvero molto bella ed evocativa. Trasmette un senso di malinconia, di speranza e di fiducia. Rispecchia fedelmente il contenuto del primo volume, dove il giovane Giovanni, una volta tornato a casa dopo quattro lunghi anni di degenza presso l’ospedale di Venezia, prende contatto con la vita di tutti i giorni, cerca di integrarsi con gli amici e con la realtà che lo circonda. Recupera tre anni scolastici in uno e inizia le scuole partendo dalla quarta elementare nel suo paese natio. Quando passerà alla quinta, dovrà per forza spostarsi a Passirano, il capoluogo, distante tre chilometri da Monterotondo. Quell’anno Giovanni si recherà a scuola ogni giorno a piedi, passando tra i boschi che collegano i due paesi, tre chilometri all’andata e tre chilometri al ritorno, sole, pioggia, neve che siano, con la scarpa modificata per attutire la differenza di lunghezza delle due gambe. La copertina si ispira proprio a quei momenti.

Gianluca Serioli e Giovanni Seroli

Andiamo più sul tecnico: tuo padre ha scritto ben dieci quaderni pieni di ricordi. Con che criterio hai selezionato alcuni ricordi e, suppongo, eliminati altri?

Ho mantenuto quasi tutto, perché man mano scrivevo mi rendevo conto che mio padre non si ricordava solo gli aneddoti e gli eventi più importanti della sua giovinezza, ma addirittura i dialoghi, parola per parola, di lui con la madre, con i fratelli, con gli oltre 50 personaggi che si sviluppano lungo la trilogia. A mio parere una cosa incredibile che non ho potuto non considerare. Sono conversazioni spesso molto semplici, direi rustiche, ma che rendono perfettamente l’idea del vivere di quei tempi. A costo di rischiare di annoiare il lettore, ho voluto spesso e volentieri mantenere anche i procedimenti e termini tecnici, effettivamente stucchevoli, relativi agli insegnamenti che Giovanni riceveva in merito alla professione di odontotecnico, proprio per far capire quanta passione e ostinazione ci ha messo per imparare quella che per lui è stata poi la svolta della vita. Per fare un esempio, non penso che interessi molto ai lettori come si lavora un moncone, ma la diversità di vedute tra Giovanni e il datore di lavoro, il professor Ennio Giannì, personaggio carismatico e tronfio, ha fatto sì che Giovanni venisse licenziato e poi riassunto nel giro della stessa mattinata. Mio padre, probabilmente perché ha dovuto fare di necessità virtù sin da piccolo, si è costruito un carattere molto forte, e quando era convinto di avere ragione, lasciava perdere la diplomazia e non aveva paura a buttarsi a corpo morto nei contraddittori. Se era l’illustre professore a sbagliare, lui proprio non aveva intenzione di prendersi le colpe solo per non cadere nella lesa maestà.

Com’è stato, a livello pratico, gestire tutto questo materiale? Quali sono state le difficoltà nella stesura di questo romanzo?

Pur essendo molto lucidi i ricordi di mio padre, è stato abbastanza difficoltoso riordinare i suoi appunti e metterli in ordine cronologico. Spesso saltava da un periodo all’altro o si ripeteva. Il mio compito è stato quello di romanzare il tutto e quindi ho chiesto a mio padre di raccontarmi le tradizioni di quei tempi, cosa si mangiava, come si viveva, come si sbarcava il lunario. Questo per creare il contesto, un quadro dentro il quale sviluppare poi la storia. Diciamo che ci ho messo un po' anche del mio, grazie al periodico di promozione locale che ho creato quattordici anni fa e che parla di storia e identità del territorio.

Sappiamo che è il primo di una trilogia... Ci puoi stuzzicare la curiosità rivelandoci qualcosa sui prossimi? Su che cosa verteranno?

Sì, è una trilogia per necessità, in quanto gli appunti di mio padre avrebbero portato a fare un libro di oltre 800 pagine, francamente illeggibile, nonostante la scrittura sia molto scorrevole. Il primo volume, quello già uscito e di cui stiamo parlando, descrive la stagione dell’infanzia e dell’adolescenza del giovane Giovanni. Il secondo volume, che ho appena iniziato a stendere e conto di finirlo e proporlo come strenna natalizia, tratterà della stagione della maturità. Penso sarà quello più appassionante e temibile per me. Appassionante perché entra in gioco mia madre, e perché vi sono molti eventi, belli, tragici e anche imprevisti o imprevedibili. Temibile perché parlerà di me, ed io so che mio padre è molto diretto nella scrittura, non fa sconti a nessuno. Il terzo volume sarà quello degli Anni d’argento, ossia gli anni della vecchiaia, consumata nella stanza o di fronte alla vetrata all’interno dell’RSA Cacciamatta. Si racconterà dell’alzheimer che colpisce mia madre, la sua morte, mio padre che rimane solo e trova in me l’unico appiglio vivente al presente e si rivolge a me per scrivere la sua vita da lasciare ai posteri. Sarà un libro di riflessioni, di mio padre e mie. Gli appunti non li ho ancora letti, li leggo mano a mano li stendo e romanzo, ma penso che sarà un crescendo di emozione e commozione.

Qual è una domanda che non ti hanno mai fatto ma che vorresti che ti fosse fatta? E ovviamente risponditi!

Una domanda che non ho ad oggi ricevuto è: che cosa hai ereditato da tuo padre e cosa da tua madre?
Da mio padre ho ereditato la scarsa loquacità. Soprattutto il carattere polemico, che non vuol dire essere un rompiscatole a prescindere, bensì non sopportare l’ipocrisia e l’ingiustizia, il non voler stare al gioco nonostante si è un vaso di coccio in mezzo a tanti vasi di ferro. Io dico sempre che mio padre nella sua vita è stato debole con i deboli e forte con i forti. Con le persone umili, che magari erano in difficoltà nel pagare i lavori ortodontici (specie le dentiere e gli apparecchi per i figli), mostrava sempre tolleranza e solidarietà, memore anche dell’infanzia e delle umiliazioni che lui stesso con la rispettiva famiglia, la madre soprattutto, aveva dovuto sopportare. Quando poi questi onoravano il debito, gli portavano spesso anche salami, galline, uova, in segno di riconoscenza. Con le persone benestanti, che facevano pesare la loro condizione di superiorità, ma nello stesso tempo si dimenticavano di pagare il dovuto, diventava invece una bestia. Mio padre è sempre stato animato da un senso di rivalsa, trascinato dall’ambizione, ma era anche umile. L’ambizione è cosa buona, ma deve sempre essere accompagnata dall’umiltà. Se manca quest’ultima, l’ambizione diventa presunzione e arroganza, due cose che sia io che mio padre non sopportiamo proprio. Mia madre invece è sempre stata straordinariamente sensibile, ha sempre messo davanti gli altri rispetto a sé stessa. Una valore che io sento di avere ereditato, e mi rendo sempre più conto col passare del tempo che la troppa sensibilità non è più una virtù ma un limite: passi per ingenuo, non più come solidale.

Infine, dove possiamo trovare il tuo romanzo?

Il giovane Giovanni lo si trova in tutte le librerie, acquistabile direttamente oppure prenotabile col codice ISBN 9788867774241, in tutti gli store online, sul sito dell’editore www.tarantola.it e su quello dell'autore www.eventimacrame.it. Ricevo inoltre prenotazioni via mail all’indirizzo info@eventimacrame.it con spedizione a domicilio.


Andrea Pistoia



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