Gli scrittori della porta accanto

Anteprima: Lidia Del Gaudio racconta Il segreto di Punta Capovento

IL SEGRETO DI PUNTA CAPOVENTO 
di Lidia Del Gaudio
Edizioni Esordienti Ebook
Romanzo
ISBN 9788866902591
ebook 2,40€ | Acquista 


Giulia e Ted si sono separati bruscamente tre anni prima e le loro vite sono ormai un disastro. Lei è finita nella spirale della depressione, lui condivide sesso e avventure con Walter, amico suo da sempre. Al risveglio in ospedale, dov’è arrivata per una overdose da farmaci, Giulia ripensa al racconto che Capitan Nadìr, padre di Ted, le ha fatto su Sensini, piccolo borgo di mare, incastonato sul promontorio di Punta Capovento. Si tratta di una leggenda che potrebbe aiutarla a ritrovare se stessa e l’amore perduto, come ha aiutato i genitori di Ted quarant’anni prima. La storia scorre tra ricordi forti e indelebili, passioni mai spente e amicizie tradite, fino alla conclusione dai risvolti fantastici in cui il rapporto con la natura diventa metafora di pace interiore e di immortalità, velato omaggio all’Orizzonte perduto di Hilton.



Raccontaci qualcosa di te: chi è Lidia Del Gaudio nella vita di tutti i giorni? 
Nella vita di tutti i giorni sono una persona molto semplice e un po’ solitaria, di poche parole, una a cui piace fantasticare chiusa nel suo mondo, e forse devo a questo l’esigenza di scrivere delle storie. Dopo essermi laureata in lettere e filosofia mi sono occupata di relazioni industriali per una grande azienda. Oltre a scrivere adoro dipingere e strimpellare qualche strumento. Altro grande amore è il cinema.

Questo è il primo romanzo che pubblichi?
No, però è il primo che ho cominciato a scrivere. Nel senso che ci ho lavorato per molti anni e lo considero il primo amore. Nel frattempo ho pubblicato altre cose tra cui il thriller I colori del male e la raccolta Pillole (di follia quotidiana) , oltre a molti racconti sparsi in varie antologie. Tra questi, Dischi di cartone, ha vinto il premio per il miglior racconto 2015 al Concorso Garfagnana in giallo, cosa di cui sono molto orgogliosa.

Veniamo al libro. Com’è nata l’idea?
L’idea nasce dalla visione di un film tratto a sua volta da un’ opera letteraria. Mi riferisco a Orizzonte perduto di James Hilton. Il film è quello del 1973 con Peter Finch e Olivia Hussey , rifacimento del precedente di Frank Capra del 1937 (strana inversione di numeri, vero?) e, come dicevo, mi colpì molto. La storia narra di un convento-villaggio posto in una remota valle dell’Himalaya, quel posto chiamato Shangi-La, dove si vedono meravigliosi paesaggi, dove il tempo si è quasi fermato, in un ambiente di pace e tranquillità, e dal quale è difficile andar via perché... e qui mi fermo per non svelare troppo. Il libro è importante per i riferimenti politici e di organizzazione sociale che contiene, ma io mi sono ispirata solo all’aspetto fiabesco della storia. Pensai che sarebbe stato straordinario scoprire un posto come quello, magari non così lontano da noi, dove poter ritrovare la felicità perduta. E intorno a questo concetto ho elaborato tutto il resto.

Una coppia separata, due vite alla deriva. Ci racconti di che cosa parla? A quale genere appartiene?
Il libro, come dici, parla di un amore, finito a causa di una violenza, che ha lasciato due persone alla deriva, incapaci di ritrovarsi nei luoghi tristi e infelici della loro normalità. Ma si parla anche di tradimento, considerato che i due protagonisti amici sono innamorati della stessa donna, e di un segreto legato a una vecchia leggenda che verrà svelato solo all’ultima pagina. Se credervi o meno sarà poi il lettore a stabilirlo. Penso che il romanzo attraversi più di un genere, ma lo definirei romantico moderno - mistery.

Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?
Secondo me il romanzo può piacere a tutti. Se però dovessi definire un target, allora direi che mi rivolgo alle persone a cui piacciono le storie romantiche non troppo sdolcinate, dove l’amore non è separato dal sesso, e poi a quelli che amano il mistero e l’avventura e, perché no, il thriller, visto che tutto viene raccontato come se si trattasse di scoprire l’autore di un delitto. Insomma, aspiro a conquistare qualsiasi lettore con una storia un po’ fuori dagli schemi.

Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?
Il coinvolgimento è indubbio, soprattutto per il lavoro che vi ho dedicato e per il fatto che non riuscivo a staccarmi dai miei personaggi. Ted, Walter, Giulia, tre protagonisti che ho molto amato, forse sembrano all’inizio poco empatici, eppure man mano che la storia prende corpo la freddezza svanisce trasformandosi in pura passione. Questo mi è servito a sottolineare il cambiamento che avviene in loro proprio rispetto ai luoghi della leggenda. Nel romanzo non c’è niente di autobiografico in senso stretto, tuttavia credo che un autore lasci sempre qualcosa di sé stesso in quello che scrive, anche senza volerlo.

Romance e mistery insieme. Per scrivere questo libro hai dovuto svolgere delle ricerche?
Qualche ricerca è indispensabile se si ha l’aspirazione di scrivere storie credibili. In questo caso però, trattandosi di una storia contemporanea, a parte alcuni passi che riguardano il 1968 su cui mi sono documentata, per il resto mi sono affidata a conoscenze dirette. Anche per descrivere il paese di Sensini mi sono riferita a un posto che esiste nella realtà, limitandomi a utilizzare la fantasia solo per il nome.

C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo?
Il messaggio potrebbe consistere nell’esortazione a guardare dentro di noi per ritrovare ciò che ci sembrerebbe perduto per sempre e per capire quanto la felicità sia un placebo che si assume accontentandosi della vita semplice e lontana dal clamore. Tuttavia il romanzo non si pone finalità morali, bensì di omaggio, come dicevo in premessa, all’idea favolistica della Shangri-La di Hilton. La principale aspirazione è quella di intrattenere il lettore piacevolmente, trasportandolo in una favola per adulti.

Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?
Per le cose che ho detto fin qui, il finale era obbligato, diciamo anzi che è stato il punto di partenza per ricostruire il passato e la storia dei protagonisti. Tuttavia non posso negare che anche loro sono stati parte attiva di certe scelte.

Grazie per essere stata con noi, Lidia. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Grazie a voi per avermi ospitata.




Elena Genero Santoro


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