Gli scrittori della porta accanto

L'incipit | #19 Tartarughe marine


CAP 1

Dura serata, questa. Difficile da affrontare indenne. Nessuna notizia interessante al telegiornale, nessun disastro naturale, fatto di cronaca sconvolgente che catturi l’attenzione dei presenti. Rischio davvero troppo, rischio che la loro necessità di conoscere di più sul mondo che li circonda si catalizzi su di me. Proprio io che vorrei essere invisibile, proprio io che vorrei diventare trasparente come un vetro, una di quelle vetrine dei negozi del centro così ben pulite che se non fai attenzione ci sbatti contro. Fortuna che pensano di conoscermi come le loro tasche, pensano che non meriti altre domande se non “Hai studiato per domani?” oppure “Com’è andato il compito di matematica?”
A dire il vero non è che mi dispiacciano questo tipo di domande, anzi. A scuola me la cavo, diciamo pure che sono brava. Mai deluso le loro aspettative in ambito scolastico. Quasi mai un insuccesso, mai un’incomprensione con i prof, tantomeno biechi tentativi di inganno per saltare le lezioni. Mi piace studiare e non me ne devo vergognare, avrebbe detto il buon vecchio Vasco. Ultimamente, però, la mia nuova attività prende troppo spazio nella mia testolina: benché non sia una schiappa con i conti, tenere sempre a mente le calorie consumate è un impiego full time. Meccanismo semplicissimo: meno calorie ingurgito, più grasso se ne va, ovvero meno grassi inquinano il mio corpo, più sarà facile sopravvivere tra gli adolescenti-squalo e tra tutte le altre specie.

Sì, perché gli adolescenti si dividono in varie tipologie: ci sono i pesci rossi che vivono la loro condizione di transito verso la vita da adulti come intrappolati in una vaschetta sferica da cui scrutano i comportamenti del prossimo, tenendosene ben alla larga; talvolta più pesci rossi condividono una stessa vaschetta e diventano così un gruppo di asociali, ma nella convivenza con i loro simili si incattiviscono, perché vedono il male e la perdizione in tutto ciò che della loro sfera non fa parte. Dalla parte opposta del grado evolutivo dei teenager ci sono gli squali, cioè coloro che il mondo se lo fagocitano a morsi, con denti affilati e crudeli e sono sempre così affamati che, per soddisfare il loro bisogno di cibo sanguinolento, prestano poca attenzione ai danni che provocano. Hanno così fame di vivere, primeggiare e spaccare il sederino a tutto e tutti che ignorano i sentimenti degli altri, così come se ne fregano di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. La specie che chiude il cerchio tra le altre due, mi rappresenta a pieno titolo: prima che elaborassi la teoria subacquea dell’adolescenza, l’avrei definita forse generazione “albatros”, influenzata dalle ali bellissime e allo stesso tempo ridicole del celeberrimo uccello cantato da Baudelaire. Oggi, dopo aver visto il meno letterariamente celebre Nemo, ho capito che la definizione più appropriata è adolescenti tartarughe: le tartarughe marine migrano veloci verso i mari più caldi e limpidi, così come alcuni di noi a volte si muovono agili e indisturbati verso la vita che si offre loro, ma è sufficiente un ostacolo, un pericolo anche inesistente, che siamo pronti a nasconderci dentro la corazza per non uscirne se non dopo secoli.
Sapete qual è il peggiore dei pericoli per le tartarughe? Esatto, gli adolescenti squalo. Sì, perché finché uno di loro non interviene a turbare il sereno percorso delle tartarughe, la loro sopravvivenza appare quasi felice….
Ma non appena uno squalo si presenta all’orizzonte, nella tartaruga sopraggiunge un senso di malessere e inadeguatezza che può attenuarsi solo con il rifugio nel suo carapace. Fino a qualche anno fa, i tempi delle medie per intendersi, non mi sentivo né tartaruga, né tantomeno squalo, ero io e tanto mi bastava per vivere tranquillamente.
Crescendo, però, le opinioni degli altri hanno cominciato a toccarmi, a colpirmi e poi a cambiarmi. Quello che gli altri vedevano in me non erano più affari loro, stavano diventando anche affari miei. C’è stato un momento in cui ho capito cos’è che agli altri non piaceva di me: il mio biglietto da visita. Se un biglietto da visita è anonimo, finisce nel mobiletto del corridoio insieme agli altri, ma se addirittura è poco gradevole finisce dritto dritto nella pattumiera. E così mi è sempre accaduto: dalla stretta di mano, alla pattumiera in un attimo. Con i miei amici d’infanzia no, con loro era diverso: vedevano la Caterina nascosta sotto i chili di troppo e poco interessava loro se c’era da attraversare un po’ di ciccia per scoprirla. I nuovi arrivati a far parte della mia vita, invece, vedevano solo i chili di troppo e non avevano alcun interesse a scoprire cosa ci fosse dietro. Non so come mai non me ne sia accorta prima, non so perché fino a un certo punto, a un momento esatto non abbia avuto chiaro questo concetto. Forse ciò che caratterizza l’ingresso nell’adolescenza è la presa di coscienza: la presa di coscienza che esiste la morte, la presa di coscienza che non tutto è eterno e immutabile e soprattutto la presa di coscienza di noi e del nostro corpo.
Fino ad una certa età il nostro corpo è insignificante, né maschile, né femminile, bello per tutti, perché ogni bambino è bello a suo modo. Poi improvvisamente capiamo che il corpo è nostro e che lo possiamo sfruttare in mille modi, piacevoli o meno, distruttivi o costruttivi. Certo è che quando siamo consapevoli che possiamo fare del nostro biglietto da visita ciò che vogliamo, non sempre siamo in grado di scegliere per il meglio.
E stasera mi ritrovo a fare lo stesso giochetto di prestigio: far scomparire quelle calorie assassine che mia mamma deposita nel piatto. E non è un gioco da ragazzi come sembra, richiede abilità pratiche e teoriche. Soprattutto quando il telegiornale fornisce notizie banali e noiose anche per chi di solito lo aspetta, con la stessa trepidazione con cui io aspetto una nuova puntata di Beverly Hills 90210. Due sguardi da ingannare, ma posso comunque farcela. Ad aiutarmi, come accade spesso arriva la mia assistente: signori e signore ecco a voi la splendida gatta Castagna! Aiutante perfetta, sebbene il suo sovrappeso potrebbe in parte tradire il suo compito: ripulire ciò che dal mio piatto finisce magicamente sotto il tavolo. E’ ottima con carne salumi, pesce ed alcuni formaggi, un vero disastro con i carboidrati. Probabilmente segue anche lei una poco efficace dieta iperproteica, per cui deve tenersi alla larga da pane, pasta, schiacciate eccetera, eccetera. Anche stasera missione compiuta, anche stasera ho risparmiato qualche caloria. Un passo in più verso gli squali, un secondo in meno celata dentro il mio guscio.


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