Gli scrittori della porta accanto

Scrittori, intervista a Carlo Marchi: «Più che uno scrittore sono un racconta storie»

Scrittori, intervista a Carlo Marchi: «Più che uno scrittore  sono un racconta storie»

Caffè letterario Intervista a cura di Silvia Pattarini. Nel suo romanzo d'esordio, Maria Beatriz do Mar (0111Edizioni), vincitore del premio Cesare Pavese, Carlo Marchi racconta delitti e misteri, con un finale sorprendente: una favola per adulti.


Benvenuto Carlo Marchi e grazie per avermi concesso questa intervista. Per rompere il ghiaccio, visto che ci troviamo in un caffè letterario virtuale, permettimi di offrirti virtualmente un caffè, un tè, una tisana, una bibita fresca o… cosa preferisci?

Grazie, gradirei un buon succo d'arancia ghiacciato senza zucchero, per favore.

Bene ora che abbiamo rotto il ghiaccio raccontami qualcosa di te. Chi è Carlo Marchi nella vita di tutti i giorni?

Oggi sono un vecchietto, nullafacente che si riposa dopo una vita un po' affannata. Mentre facevo lo studente a tempo pieno (si fa per dire), mi occupavo di mille altre cose. Suonavo la chitarra perché mi piaceva il Jazz, imitavo, disastrosamente, Bill Haley & His Comets cantando “Rock around the clock”, facevo gare di sci e mi facevo male, giravo per l'Italia in tenda - senza soldi - con un motorino 125 e, naturalmente, insidiavo la virtù delle ragazze, con risultati più o meno soddisfacenti. Poi venne la Professione e mi dedicai a quella senza più tante distrazioni. Il mio lavoro mi ha portato a conoscere la gente, a capirla, a cercare di alleviarne le sofferenze. Ho avuto buone opportunità e così ho passato anni nella mia città, in California per cinque anni, in Africa con la Cooperazione Italiana, in Brasile collaborando con due grandi Università.
Ho anche fatto il giornalista e sono stato vice direttore de Il Pediatra. Non contento, assieme a un caro amico, abbiamo fondato una rivista dedicata ai pediatri, iscritto all'Ordine dei Giornalisti di Bologna, ho diretto MassMedia Edizione Pediatrica per dieci anni. Ho un figlio di cui sono orgoglioso, perché si è fatto da solo una bella carriera come pilota di aereo, ho una moglie, senza la quale sarei già morto da un pezzo. Perciò ringraziate lei se ho scritto un libro e vi è piaciuto.

Certo, la  ringrazio molto volentieri!
Ma al di là del suggerimento di tua moglie, come è nata la tua passione per la scrittura? Ci sono autori classici o molto noti che credi abbiamo influenzato, in qualche modo, il tuo stile?

In realtà non so se ho davvero la passione per la scrittura. Mi piace raccontare, ma me la piglio molto comoda. Non ho dentro il fuoco che brucia. Se mi viene in mente qualcosa la scrivo. Però, il più delle volte, finisce che la racconto a voce o me la dimentico. Il libro che ho scritto ha dormito a lungo nel mio computer, molto a lungo e, se non fosse stato per interventi esterni, sarebbe ancora lì. Sono pigro e poco incline a “mostrarmi”. Ho scritto un libro, è vero. Ben lungi da me dal pensarmi uno scrittore. Diciamo che, forse, sono un affabulatore. Ho cominciato un'altra storia, sono a pagina venti da un mese, deve venirmi la voglia di continuare. Tra l'altro non so come si svolgerà, né come finirà (se finirà) perché m'invento mentre scrivo.
Il mio stile? Lo devo a una meravigliosa prof. d'Italiano e Latino del Liceo. Una donna fantastica, di quella cultura profonda ma leggera, tanto leggera che la respiravi da adolescente senza accorgetene.
Le mie letture? Di tutto. Posso solo dire che ho studiato attentamente la punteggiatura de I Promessi Sposi. Perfetta.
Poi mi piace mettere “punto” spesso.

Quali sono i generi letterari che preferisci leggere e quali, invece, preferisci scrivere?

Come ho detto, leggo di tutto. Non sempre riesco a finire e abbandono per esaurimento della sopportazione. Perché non ce la faccio con gli horror che pensano di farmi venire gli incubi e invece mi stufano, non ho pazienza quando le descrizioni sono lunghe e melense: lo sappiamo tutti che le rose profumano di un “profumo intenso” e che le acque possono essere “incredibilmente cristalline”. Mi rifiuto quando si vuol fare dell'erotismo per vendere e inviterei gli autori di quel genere a leggersi attentamente “L'amante di Lady Chatterley” di D. H. Lawrence. Mi piaceva Topolino quando Gambadilegno aveva davvero una gamba di legno ed era cattivissimo. Oggi è buono pure lui e ha tutte e due la gambe. Non mi piace più. Infine abbandono quei libri scritti da donne che raccontano di amori perduti, maledetti, tristi, con uomini traditori e amorali: mi sembrano scrittrici stese sul lettino del loro psicanalista.
Per finire e apparire ancor più antipatico: vorrei che alcuni scrittori e scrittrici si ripassassero la grammatica, la sintassi e le regole di base della punteggiatura. Adesso è concesso anche odiarmi.

Per un esordiente il percorso da seguire prima di giungere all’ambito traguardo della pubblicazione non è affatto semplice, talvolta può rivelarsi tortuoso e complicato: come sei approdata alla tua pubblicazione? Raccontaci la tua esperienza.

Sarò sintetico. Mia moglie, mia sorella, alcuni amici avevano letto il mio libro stampato su fogli A4.
Tutti a insistere: “è bello, lo devi pubblicare”. Pensai che, per cominciare, sarebbe stato prudente farlo vedere a un Editor di professione. Il linguaggio di un libro è ben diverso da quello di un articolo o anche di un buon Tema del Liceo Classico. Detto fatto, migliorate alcune cose, quel signore -bravissimo - si offrì di presentarlo ad alcune piccole case editrici. La 0111 Edizioni lo ha pubblicato. Adesso mi sento obbligato a fare quello che non ho mai fatto: promuovermi, promuovere il Libro ed è una bella fatica.

A pochi mesi dalla pubblicazione d’esordio, il tuo libro Maria Beatriz do Mar, si aggiudica già il prestigioso e ambito premio letterario Cesare Pavese. Come ti è venuta l’idea di iscrivere il tuo romanzo al concorso? A chi dedichi la vittoria?

Riepilogando: Al concorso Cesare Pavese, per la verità, non ci avevo mai pensato. Laura, mia moglie, ha scoperto che al Cesare Pavese c'era una sezione dedicata ai medici scrittori e, come sanno fare tutte le bravi mogli, ha cominciato a tormentarmi perché partecipassi. Ho opposto molta resistenza. Primo perché sono un tipo un po' schivo e non tengo tanto a mettermi in mostra. Secondo perché, onestamente, non ero del tutto convinto di aver scritto una storia degna di un concorso così prestigioso. Terzo perché occorreva inviare sei copie del libro e, sebbene sia tutt'altro che avaro, pensavo che le avrebbero cestinate senza neppure leggerle. Poi... ha vinto Laura, il ché è nell'ordine naturale delle cose.
A chi dedico questa avventura? Cominciamo dall'adolescenza. La mia prof. di lettere al Liceo era tutt'altro che una bella donna. Aveva un porro sulla mano destra che tremolava quando scriveva alla lavagna. Si chiamava Ippolita, detta Litta, perciò non aveva neppure un gran bel nome (su questo particolare al Cesare Pavese ho discusso con Roberto Vecchioni perché non era d'accordo). Nonostante tutto io l'adoravo, era una prof. capace di farti leggere con piacere perfino I Promessi Sposi, che, all'età di diciassette anni è tutto dire. L'Ippolita mi ha insegnato a leggere e così anche a scrivere. Non ho figlie, solo maschi, se avessi avuto una figlia le avrei messo quel nome: non è successo e lassù, nel Limbo, credo che una bambina mai nata ne sia contenta. Prima dedica, in ordine di tempo, a Ippolita.
Seconda dedica al prof. Diogènes da Cunha Lima che mi onora della sua amicizia. È il più grande Poeta vivente del Nord Est del Brasile, uomo di cultura e grande avvocato. Mi ha convinto a scrivere un libro. Per la verità mi stimolava a scrivere della mia (un po' turbolenta) vita, ma, come ti dicevo, sono un po' schivo e così mi sono inventata un'altra storia.
Terza, non è una classifica, a mia moglie. Per quello che ho detto prima.

Questa vittoria potrebbe essere la prima di una lunga serie, anzi, lo auspico. Hai pensato di iscrivere il romanzo ad altri concorsi?

No, non ci sto pensando. Quelli che contano tipo Strega, Campiello, Bancarella credo siano inavvicinabili da un autore senza una importante Casa Editrice come promoter. Lo stesso Pavese sarebbe stato impossibile se non ci fosse stata la Sezione Medici Scrittori. Giancarlo Giannini è edito da Longanesi, Roberto Vecchioni da Einaudi e Beccaria da Rizzoli. Naturalmente questo non toglie nulla al valore dei loro scritti che ho acquistato e che leggerò. Io ho regalato loro il mio libro, chissà cosa ne faranno. Non so neppure se esistano altri concorsi, sono un po' fuori da questo mondo dove sono entrato quasi per caso. Per adesso sono impegnato in una nuova storia così complicata che non so neppure se la finirò. Anche perché non ho la minima idea di come finirla. Ma questo era successo anche con Maria Beatriz do Mar, poi ho risolto il problema.

Ci descrivi la gioia e l’emozione dell’esordiente alla prima premiazione?

Devo dire che mi sono stupito, alla premiazione, per una stranezza che mi è capitata: non ero emozionato. Compiaciuto, contento, sì, ma tranquillo quasi che mi fosse capitata la cosa più naturale del mondo. Allora ho fatto due cose: la prima ho chiamato Laura a fianco a me così le ho fatto venire le lacrime agli occhi. Anche perché ho detto al microfono che dovevo tutto a Lei, compresa la mia vita, il che è vero, ma difficile e lungo da spiegare. La seconda cosa che ho fatto merita una spiegazione. Il Presidente della Giuria, leggendo le motivazioni, aveva detto che su quindici concorrenti (più altri scrittori francesi di cui non ricordo il nome) ben quattro erano meritevoli del premio, ma che il prof. Gatti Presidente del Cesare Pavese era stato irremovibile: “Vince uno solo”. Dopo molte discussioni la Giuria aveva stabilito che il mio libro veniva premiato per un più in più. Capisci? Come se a scuola in tre prendessero 8+ e uno 8++. Ho preso il microfono e ho detto che un concorso di narrativa non è una corsa ciclistica e ho voluto congratularmi alla pari con gli altri tre. Mi è sembrato giusto così.

Ora raccontami in breve la trama di questo libro vincente, per favore, incuriosisci anche i nostri lettori.

Maria Beatriz vive nel Nord Est del Brasile, a Genipabu. Un posto bellissimo dove l’oceano si frange su una grande spiaggia dorata che, da un lato, termina con una duna alta con due grandi gobbe color miele d’acacia a forma di cammello. A Genipabu se la sera pianti un ombrello, la mattina ha le foglie ed è fiorito. Laggiù vivono poche persone povere, abituate a vivere e morire con semplicità, come la natura vuole. Incontreremo Osório un venditore ambulante, l’assassino Coelho, che vuol dire coniglio, chiamato così per via dei suoi denti davanti, Pedro che morirà due curve e un semaforo prima di arrivare all’ospedale, Joao che quando si rigira in mano il berretto con la scritta FBI è brutto segno. Capiremo perché un poliziotto di nome Chevrolet è un personaggio importante. Decine di altri personaggi vivono nelle pagine di questo libro. Maria Beatriz è molto bella, ma è pazza – forse lo è, forse no – perché non parla mai con nessuno, però non è muta. Passa tutta la giornata sul bagnasciuga, si tuffa, nuota e parla con i suoi amici Delfini che vengono tanto vicini da rischiare di spiaggiarsi. I segreti, i delitti, i misteri di Genipabu saranno rivelati dal Principe dei Delfini a Maria Beatriz e lei finalmente parlerà e si scopriranno in questo libro. Avete presente Pollicino, Cappuccetto Rosso, Pinocchio alle prese con Lucignolo e il Gatto e la Volpe? E Biancaneve con la matrigna cattiva, il tremendo sortilegio della Bella Addormentata? In tutte le favole la storia si svolge in modo terribile, ma il finale è sempre felice e, spesso, c’è un Principe che risolve la situazione. In Maria Beatriz do Mar ci sono delitti e misteri, ma il finale sorprenderà. Ecco perché ho definito il libro “una favola per adulti”.

La rivoluzione digitale e l’ e-book: cosa ne pensi di questo sistema innovativo di lettura, credi che rappresenti il futuro o è solo fumo negli occhi?

Pratico, economico. Contribuisce alla chiusura delle Librerie tradizionali e, data la mia età, mi dispiace molto.
Il futuro sarà tutto digitale. Purtroppo anche i rapporti tra le persone stanno diventando digitali. Email, Whatsapp, Facebook, Twitter, SMS... Una bella lettera su carta azzurrina scritta fin in fondo con gli abbracci e i baci non esiste più. Peccato. Anche perché adesso la postina mi recapita solo bollette da pagare. Gli innamorati di oggi, fra tanti anni, non avranno più il piacere di rileggere le lettere d'amore dimenticate in qualche cassetto. Peccato.

La domanda che non ti ha mai rivolto nessuno: fatti la domanda e datti la risposta.

Quando pensi di piantarla con il guardare la pagliuzza negli occhi degli altri e cominciare a prendere in considerazione la trave che c'è nel tuo occhio?
Ci penserò, per adesso metto qualche goccia di collirio.

Progetti per il futuro: ci sono nuovi lavori in corso, nuove pubblicazioni o ambizioni particolari?

Niente progetti. Invecchiando sono diventato saggio e allora posso dirla in inglese: “Take it easy”, in latino: “Carpe diem”, in italiano: “Chi vuol esser lieto sia, del doman non v'è certezza”

Carlo ti ringrazio tantissimo per essere stato con noi e, a nome de Gli scrittori della porta accanto ti facci i complimenti per il tuo libro, augurandoti che sia un vero successo! In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri!


Maria Beatriz Do Mar

di Carlo Marchi
Zerounoundici Edizioni
Narrativa
ISBN 978-8863078725
ebook 2,59€
cartaceo 9,56€

Sinossi
Una favola per adulti. Maria Beatriz vive a Genipabu, una spiaggia del Nord Est del Brasile. Genipabu è tanto piccola che non si è guadagnata il nome di città, cittadina, paese e neppure frazione: è la Praia de Genipabu. Poche case bianche con le imposte blu, una piccola chiesa dedicata a San Sebastiano, una grande, luminosa spiaggia e delle dune di sabbia. Maria Beatriz non parla con nessuno, mai. La chiamano “a loca”, la pazza, e tutti le vogliono bene. Per la verità lei parla, dice: «Bom dia», buongiorno, a chi scriverà la sua storia. La si incontra su quella bellissima spiaggia che termina con una duna bionda che sembra un cammello. La cosa straordinaria è che Maria Betriz parla ai delfini che si avvicinano tanto a lei da rischiare di spiaggiarsi.Forse matta lo è davvero, forse no. Maria Beatriz nelle notti senza luna fa l’amore con gli uomini di Genipabu; le donne non ne sono gelose perché si tratta solo di una povera pazza che fa tornare a casa i mariti tranquilli e sereni. Fare l’amore con una matta non è tradimento. Ma lungo la via… troveremo anche dei morti ammazzati.



Silvia Pattarini

Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.
Il tempo di un caffè, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni.


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