Gli scrittori della porta accanto

Anteprima: Federica Gianola racconta "Rallentatore di un incontro"



RALLENTATORE DI UN INCONTRO 
di Federica Gianola
Lettere Animate
Romanzo
ASIN B01710SPX0
ebook 1,99€ Acquista 


Blu è un trentenne di oggi, uscito da belle arti per capire quali fossero quelle brutte. Artista zaino in spalla, lascia l'Italia della crisi di carta e finisce a bucare gallerie in Provenza. Sabine è sua madre, ma è anche la donna che era prima di diventarlo. Ama un musicista incontrato sul mare, Pablo, che abbandona il sogno di diventare famoso dopo un grave incidente di moto. Pablo a sua volta ha avuto un padre, Ettore, assenteista per l'ombra incombente del suo. E una madre, e un nonno, e Louis, l'amico immaginario che lo accompagnerà nelle tappe più importanti. 
"Rallentatore di un incontro" è la loro storia. La storia di una famiglia come tante, dove ognuno, prima di ricoprire un ruolo sociale, è un individuo a sé e come tale si racconta in piccoli aneddoti quotidiani. Come una pigna prima di diventare albero, e carta, e libro. L'incontro di questo libro, è con la vita.



Raccontaci qualcosa di te: laureata in pubblicità, specializzata in sceneggiatura cinematografica. Chi è Federica Gianola nella vita di tutti i giorni?
Domanda da un milione di pagine. La risposta in realtà piuttosto semplice: sono semplicemente un'amante della scrittura. Non delle storie, che per dovere sintattico guardano troppo al passato, ma dello stile. Non sono attratta da trame particolari, mi innamoro delle parole, di come vengono usate, delle immense possibilità di accostamenti e suoni che dà la lingua italiana, del loro ritmo - spesso (purtroppo!!!) inascoltato. Le parole ballano, sai? Il mio rapporto con la scrittura non è di quelli che senti in giro, è uno straziante corpo a corpo. Per questo lo doso, o lui dosa me. Non sono costante quando scrivo e posso impiegare ore a cercare la frase che "muove, smuove", ma quando arriva sono del tutto ripagata. Nella vita di tutti i giorni - per risponderti - mi alzo, lavoro, a volte mi crogiolo in qualche sana abitudine, altre cambio bar per la colazione semplicemente per variare un po', sento qualcuno che ho voglia di sentire, guardo una quantità incredibile di film, penso, scrivo, dormo, vivo. 

Questo non è il primo romanzo che pubblichi, vero? Puoi fare un cenno alle tue precedenti pubblicazioni?
Ho pubblicato il mio primo libro ormai cinque anni fa. English Breakfast è uno di quei romanzi che "devi buttare fuori", credo che ogni scrittore ne abbia uno. A volte non è il primo, ma per me è stato così. Ho vissuto a Londra diverso tempo e quando sono tornata avevo voglia - più che altro bisogno - di scriverne. Non della città, ma della vita lì, del viaggio, della scoperta e del rito del tè. Poi è arrivato 2.pensier0, un progetto del tutto particolare, frutto dell'uso e abuso dei social network. Ho iniziato a vederli come un dialogo apparente, proprio come avviene in una chat, in cui quando fai una domanda sei più interessato alla risposta che daresti tu. E così è nato un botta e risposta che - in maniera cinica e, sì, dissacrante - ha ironizzato sui rapporti 2.0. Spesso è meglio uscire e bersi una tazza di tè ;)

Veniamo al libro, “Rallentatore di un incontro”, edito da Lettere Animate. Com’è nata l’idea?
La famiglia è un tema che, crescendo, credo assuma un significato diverso, molto più sentito. Non parlo della famiglia del mulino - di qualsiasi colore sia - parlo di un concetto più ampio, che va oltre il ruolo sociale di madre o padre. E' origine e prospettiva, e credo si capisca quando diventa essenziale la parola "casa". Volevo scrivere di questo e, come diverse volte mi è successo, sono partita dal titolo. Per essere "rallentatore" (le consapevolezze arrivano man mano, ma all'improvviso) ho dovuto destrutturarlo, quindi far sì che ogni capitolo non solo fosse un aneddoto a sé, ma anche che a parlare fosse un determinato personaggio, componente di questa famiglia allargata. Si capirà soltanto leggendo cosa è successo e chi lo racconta.

Ci racconti di che cosa parla? A quale genere appartiene, se appartiene a un genere specifico?
Narrativa non di genere, che poi - perdona il gioco di parole - è un genere specifico :) Non è un romanzo, non è un saggio, non è poesia (anche se ne ho inserita qualcuna, dico sempre che "nell'attualità c'è troppa prosa"). E' un viaggio introspettivo, un tentativo di guardare a nonni, genitori e figli come persone, prima ancora che come nonni, genitori e figli. E prima di decidere dove vogliamo arrivare, dare una sbirciatina a "da dove siamo partiti", che non è indietro, è dentro.

Qual è il target a cui ti rivolgi? Che tipo di lettori ambisci a conquistare?
Tra gli altri, ho un tatuaggio sull'avambraccio che cita "elogio alla lentezza". Ecco, spero di essere letta da chi crede in questa frase. Siamo catapultati nel caos ogni giorno e sfrecciamo per mantenere il ritmo, sul lavoro come nei rapporti sociali. Penso che fermarsi, ogni tanto, sia utile. Per pensare o al contrario per staccare, per soffiare sulle candeline o riprendere fiato. Non è un libro per chi va di fretta, insomma, né per chi cerca una trama da sfogliare tra una fermata della metro e un caffè bevuto in piedi, alla goccia. Ma è un libro intergenerazionale che spero leggano in molti, dall'adolescente all'anziano, perché parla del percorso di crescita. Mi rivolgo, quindi, a un pubblico molto ampio - come del resto, spero, tutti i libri di narrativa.

Un trentenne dal nome improbabile, personaggi che sembrano emblemi, amici immaginari. Un romanzo per certi versi surreale. Quanto ti ha coinvolto intimamente la stesura di questo romanzo? C’è qualcosa di autobiografico?
Autobiografico nel vero senso del termine no, ma è molto intimo, molto intimamente mio. E' difficile che scriva qualcosa che non lo sia - lo dico senza retorica. Prima ti parlavo di questo "corpo a corpo" con la scrittura ed è stato così anche con Rallentatore, un'introspezione bella e difficile, una fatica e una conquista. Mettersi a nudo sulla carta è come fare coming out con se stessi, perché le parole scritte rimangono. PS Blu è un nome tanto improbabile quanto possibile, mi piacerebbe molto chiamare così qualcuno e non qualcosa.

Per scrivere questo libro hai dovuto svolgere delle ricerche?
Google search ha fatto la sua parte. Quando ho deciso che avrei raccontato pezzi di vite e pezzi di storia (vedi qualche accenno al dopoguerra) e che avrei ambientato parte della trama in Francia mi sono informata. Nessuna indagine giornalistica, ma credo che conoscere sia la base per poterne scrivere, altrimenti saremmo solo dei social addicted dotati di tastiera.

C’è qualche messaggio particolare che speri di comunicare attraverso questo romanzo, che è la storia di una famiglia, con tutti i suoi aneddoti quotidiani?
Ti rispondo con una frase di #Rallentatore:

"E poi lui,
questo immenso futuro,
che sogna in grande
di tornare a una stretta di mano."

Il finale chi l’ha deciso? Tu o i tuoi personaggi?
Non avevo una scaletta ordinata in testa, come si fa in sceneggiatura per non perdersi i punti essenziali, avevo un'idea per iniziare, che si è trasformata nei primi due personaggi (i genitori di Blu, quand'erano ragazzi), che è diventata un intreccio di vite e momenti. Alcuni capitoli sono puramente allegorici, ma servono a tessere quel filo sottile che lega lo spazio e il tempo dei protagonisti. Poi sono arrivata oltre la metà del libro, mi sono chiesta quale fosse "la giusta fine" e mi sono resa conto che altro non era che un nuovo inizio. Una trama ciclica, quindi, che si ripete e si trasforma, come - se ci pensi - ogni famiglia. Fa miglia la famiglia che non resta ferma.

Grazie per essere stata con noi, Federica. In bocca al lupo per i tuoi progetti futuri.
Grazie a te, a voi!


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di Elena Genero Santoro Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag
L’occasione di una vita, ebook Lettere Animate
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni
Gli Angeli del Bar di Fronte, 0111 Edizioni.



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