Gli scrittori della porta accanto

Il musicista che racconta la musica: intervista a Valerio Perla

Un caloroso benvenuto a Valerio Perla, che si è prestato, molto gentilmente, a questa intervista.
Io già ti conosco, viviamo nello stesso piccolo paese in provincia di Pisa, ma i nostri lettori forse no. Il tuo accento però è un mistero. Raccontaci: di dove sei e come sei finito qua a Ponsacco?
Sono nato a Firenze e dopo aver girato tra Livorno, Cagliari, Reggio Calabria, Salerno e Roma (no, mio padre non è un narcotrafficante) sono “finito” a Ponsacco. Cose di Obiezione di Coscienza mi hanno fatto conoscere la provincia di Pisa.

Una volta, parlando, quando ti ho chiesto che cosa facessi per vivere, mi hai risposto: «Io racconto la musica». Capii che eri un musicista, di quelli strani però... 
Spesso, nell'immaginario collettivo, il musicista vive di stenti, rincorrendo un sogno. Vorrei che tu ci spiegassi cosa fai tu per vivere e quando è nata la passione per la musica?
Per sopravvivere faccio da sempre il musicante. L’ho fatto da quando, a diciotto anni, sono andato via da casa. Anche se non è proprio vero, in verità in quegli anni per potermi permettere gli studi di percussioni ho fatto di tutto: lavapiatti, cameriere, aiuto-cuoco, volantinaggio, agente pubblicitario, animatore, venditore porta a porta di enciclopedie. Tutto questo mi ha insegnato davvero tanto. Poco prima avevo cominciato a suonare. Era il 1984 e feci allora il mio primo concerto pagato con un duo chitarristico. Si suonava musica colta di autori spagnoli e latino americani. Avrei dovuto capirlo subito: non puoi suonare in tre con un gruppo chiamato “duo” che eseguiva musiche praticamente sconosciute e pretendere di avere davanti una carriera normale.

Valerio, raccontaci della tua musica, dei tuoi spettacoli, della tua arte (attenzione - il mio amico Valerio è uno che parla parecchio)...
Cuba è stata la mia folgorazione di gioventù. Le tumbadoras, i bongò, le timbales la mia droga. Ma siccome la linearità, come ti accennavo prima, non è che sia il mio forte, mi sono ritrovato con gruppi che eseguivano repertori di quella che allora era chiamata “musica popolare” oggi “world music”. Ho quindi (molto) frequentato gli ambiti umani e musicali delle tradizioni popolari del sud Italia, del Brasile, del flamenco tradizionale (moltissimo) e di quello nazional popolare (Gipsy King per capirci), arrivando a suonare nei tempi d’oro fino a 180 date l’anno con uno della famiglia Gipsy. Ma allo stesso modo ho frequentato la musica klezmer, il jazz, il pop, la musica cantautoriale e ovviamente la musica caraibica. Più di trenta collaborazioni discografiche (alcune con premi e riconoscimenti internazionali) rimangono a musicale testimonianza. Poi tra gli incontri più importanti: Gilberto Giuntini e Nin Scolari. Gilberto è stato un antropologo-artista straordinario ed un organizzatore di eventi irripetibile. Sua la direzione di “On the road festival” di Pelago, rassegna dedicata alla musica di strada. Quest’ultima fu galeotta. Mi iscrissi al festival con un gruppo di allievi nel 1991 e mi ritrovai tra i vincitori. Erano notti magiche: provate ad immaginare, a fine luglio, 2/300 persone sedute per terra in piazza che, alle 2 di mattina, ascoltano e cantano rumba cubana! Indimenticabile. Da quel momento ogni anno ad Aprile, ricevevo la telefonata di Gilberto che mi proponeva, sorridendo sornione, di collaborare con la Portofranco Multicolor Orchestra (gruppo formato dal meglio dei musicisti nazionali di vari ambiti) in progetti assurdi. La musica arabo-andalusa, il jazz manouche, la musica rumena gipsy, la musica gnawa del Marocco. L’altro bastione è Nin Scolari. Un regista, drammaturgo, attore, studioso ed intellettuale di prima grandezza. Attraverso il suo TeatroContinuo di Padova ho potuto mettere in scena le mie percussioni con la tragedia greca (Troiane, Prometeo e Antigone) direttamente sulla nuda terra delle più importanti aree archeologiche del centro-sud Italia (Velia, Rosarno, Paestum, solo per citarne alcune). Credo sia oggettivamente impossibile descriverti quante e quali emozioni ho vissuto in quegli anni e soprattutto che insegnamenti. Giusto per capire: nello spettacolo sulle Troiane di Euripide raccoglievo ogni genere di “scarto” degli scavi archeologici (tubi innocenti, pezzi di bandone, alberi tagliati, pietre e ferri, bidoni...) e realizzavo ad ogni recita una scultura interamente sonora che usavo nello spettacolo e distruggevo alla caduta di Troia, dopo il lamento di Ecuba. Aver avuto quella libertà, aver potuto frequentare questi personaggi, luoghi mi ha profondamente influenzato. Oggi è cambiato tutto. Non c’é più la possibilità e varietà di respiro che c’era in quegli anni. La crisi ha falcidiato l’offerta culturale e ridotto al lumicino la varietà della stessa. Una decina d’anni fa mi sono accorto di avere, come effetto collaterale allo studio delle percussioni, una profonda consapevolezza del mondo musicale e antropologico di Cuba e dei Caraibi. Ho cominciato così a raccontarlo, inventandomi, per primo sul territorio nazionale, un ciclo di conferenze chiamato NonSoloRitmica dedicato ai ballerini di danze caraibiche. E’ stato un successo. Sono stato poi chiamato a collaborare ad un progetto legato alla trasmissione “Ballando con le stelle”, scrivendo i testi e registrando dei video per una enciclopedia a fascicoli edita dalla DeAgostini. Oggi, complici i quarantotto anni di vita (e, ho calcolato, i circa due milioni e mezzo di chilometri percorsi) ho un buon credito come conferenziere e mi concedo il lusso di scrivere spettacoli teatrali-musicali-nonsoneancheiocosa che presento. Quelli per il 2016 sono dedicati a Bernini e Caravaggio. Racconto in scena alcune delle loro opere e con il pretesto parlo nel primo del Tempo (Il Tempo ed il suo Ritmo) e con il secondo della Bellezza (L’inestetica Bellezza).

Qual'è la tua filosofia di vita?
Non bastarsi mai.


Io e te ci siamo conosciuti perché scrivevamo entrambi sul mensile del paese di Ponsacco. Tu eri solito scrivere storie in un italiano un po’ “arzigogolato”, come fossi uno scrittore degli anni passati, e ciò non è facile. Come ci riesci? Hai sempre avuto la passione per la scrittura?
Ho sempre amato l’umanità. Mi piace osservare il mondo nei dettagli cercando sempre un filo di collegamento tra le cose. Aggiungi che vengo da una famiglia molto particolare, con due fratelli maggiori straordinari (entrambi autori e cantautori) che mi hanno permesso di frequentare il magico mondo sin da piccolissimo. Casa mia era un ritrovo di pittori, musicisti, polemisti, poeti e qualunque personaggio psicologicamente deviato dei dintorni. Notti di sigarette e poker, giornate alla ricerca d’una parola che completasse una canzone nuova. La stanza era un microcosmo teatrale dove io adolescente per esserne degno, dovevo sorprendermi poeta (chi di noi non ha scritto in quegli anni orribili poesie?), lettore accanito e dovevo “subire” gli “indottrinamenti”. Succedeva proprio questo: mio fratello Stefano entrava nella mia stanza e con il dito puntato verso l’altro sentenziava - INDOTTRINAMENTO!! - trascinandomi, mio malgrado, ad ascoltare interi dischi di quello che lui definiva (per fortuna) come fondamentali: (Gaber, De André, De Gregori …). Si rideva tantissimo (ma questo continua anche adesso …) e si citavano continuamente film e pezzi teatrali cercando di imitarli anche nella voce Il Ponte di Sacco, diretto da Giampaolo Grassi, mi ha permesso di trasferire tutto questo su carta. Ho avuto la libertà di scrivere un pezzo al mese “alla maniera di ...” divertendomi a scrivere di fantascienza, noir, commedia, in italico medievale ed altre amenità. Amo la lettura come strumento che cerca di estinguere la mia curiosità bertuccia e la scrittura come ritmo della parola: chettelodicoaffare?

So che stavi scrivendo un libro... lo hai terminato? Vuoi dirci, in anteprima, di cosa parla?
Quasi terminato (sorrido). Ho un concetto di disciplina molto personale che pospone i “doveri” alla Vita e questo mi regala una concezione del tempo molto elastica. Sarà un piccolo romanzo dedicato a Cuba, alla rumba ed al mondo dei tamburi visto ovviamente da uno che li frequenta assiduamente da più di trenta anni. Dentro ci sono altre storie incrociate. Essenzialmente è una rappresentazione di una solidissima realtà che ha caratterizzato tutto il mio vivere. Questo però viene curiosamente percepito dalla maggior parte delle persone, come diversità. Obbligo il lettore ad immedesimarsi in qualcosa di lontanissimo da ciò che consideriamo “giusto e normale”. Racconto di cose vissute in prima persona per chiudere un cerchio e prepararmi al nuovo salto.

So della tua passione per Cuba, per la cultura di quello splendido paese. Come mai? Cosa ti ha colpito?
Una trasmissione televisiva del cretaceo chiamata Blitz e condotta da Gianni Minà portò in Italia il gruppo degli Irakere capitanati da Chucho Valdes. Rimasi pietrificato a guardare Jorge Alfonso el Niño suonare le tumbadoras e capii immediatamente cosa volevo dalla vita. Sfortunatamente la cosa non coincideva con l’idea che si era fatta mio padre sul figlio dottore in Agraria (realmente - Braccia strappate all’Agricoltura - )Tutto quello che accadde successivamente, mi portò imperiosamente in quella unica direzione. Con gli anni ho capito che per veleggiare e “sentire” il mare, devi capire ed assecondare il vento. Da quel momento non mi sono più ripreso. Molti viaggi, molti amici, molte vite incrociate. Comunque proprio nel romanzo racconto la “mia” Cuba. Quell’aggettivo racchiude tutta la mia incapacità di sintetizzare quel paese.

I prossimi appuntamenti per i tuoi spettacoli quali sono? Se qualcuno volesse partecipare, dove potrebbe trovare informazioni?
Ogni fine settimana sono sparato tra Roma, Firenze, Arezzo, Brescia, Empoli, Genova, Padova, Bologna e Milano. Quindi rimando alla consultazione del calendario del sito www.valerioperla.com oppure Facebook per una dimensione più umana.




Valentina Gerini
Dopo la maturità scientifica e uno studio approfondito della lingua inglese inizia a lavorare all’estero. Le sue più grandi passioni sono i viaggi e la scrittura. Dei viaggi ne ha fatto la sua professione, diventando accompagnatrice turistica; della scrittura il suo hobby, occupandosi degli articoli di copertina per un mensile dedicato alle storie di paese.
Volevo un marito nero, 0111Edizioni.
La notte delle stelle cadenti, Lettere Animate.



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