Gli scrittori della porta accanto

[Viaggi] Il cammino di Santiago (parte I), di Emanuele Zanardini

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Il cammino di Santiago: un lungo viaggio dentro se stessi e verso gli altri. Un cammino che plasma, ogni passo ridona tutte le energie sottratte il giorno precedente, moltiplicandole.

Popoli ed eserciti; piccole carovane e viaggiatori solitari; vagabondi e pellegrini, hanno intessuto il tempo e la storia con i tracciati delle loro peregrinazioni. Esodi verso terre promesse, sepolcri da conquistare e riconquistare. Amori da salvare. Vicende e passioni che “buttano fuori” da se stessi.
Al giorno d'oggi, parte dell'umanità ha sotterrato la sua indole nomade. Costretto dalla cultura, che lo fa rinchiudere nel suo privato – per opportunità o paura – é l'uomo stesso che si lascia costringere a terra, consapevole della propria scelta. 
Il viaggio non è solo un movimento di spazio e tempo: si viaggia prima di tutto dentro se stessi e verso gli altri. Forse è questo il viaggio che fa più paura.
Il rapporto tra uomo e mondo circostante ha la struttura del solido – come le cose, il denaro, che danno l'impressione di sicurezza, la sensazione di sazietà – ma quando questi legami si modificano, fino a sublimarsi nella forma del sogno, l'uomo riscopre il suo anelito di libertà.
Sempre alla ricerca di un amore che riempia la sua quotidianità. Non la quotidianità dei gesti e dei luoghi – che può essere sottoposta a periodi più o meno lunghi di immobilità – ma quella dell'essere, in perenne movimento, nella ricerca della propria vocazione. Un amore che cerca in altre quotidianità, che chiaramente non gli appartengono, ma che crede possano spezzare la catena della sua vita stanziale, chiusa.

Il tempo trascorso in preparazione alla partenza, è il tempo che capovolge, rielabora, ricostruisce il senso di un viaggio. 

Pianifica i passi da compiere, studia i movimenti e le tappe, cerca rifugi di apparente sicurezza, dove sfuggire alle incertezze e alle insidie del cammino. Il trascorrere lento dei giorni d'attesa, scompone le motivazioni combinando vecchi e nuovi desideri. Interroga le motivazioni, i patimenti, le scelte di vita che rendono necessaria una nuova partenza. Cristallizza le speranze e le aspettative di un distacco previsto, eppure temuto.
Nel movimento dell'uscire dalla realtà conosciuta, arriva un momento, un sussulto, nel quale il cuore del pellegrino “raggiunge” già la meta, crede che quel legame d'amore che va cercando si possa realizzare.
Nel passaggio nel quale il corpo è ancora sulla porta di casa, ma la sua interiorità si è già staccata dal quotidiano, il viaggiatore vede se stesso dal di fuori. La sua vita presente sotto la luce di un futuro prossimo, linea di demarcazione fisica e spirituale, che è il viaggio e intravede la possibilità di una rivoluzione. Inizia il cammino.

Ogni giorno devi andare

Camminare al mattino presto, accompagna il risveglio del corpo e dello spirito. Ogni passo è un contatto con il proprio essere, ancora un po' preda dei sogni. Stabilisce una connessione con il mondo, con il giorno che nasce, con la terra che è stata affidata all'uomo, perché la custodisca.
Pian piano il sole si sporge dal suo balcone fatto di monti, riscalda il corpo ancora rigido e lo dispone all'incontro con il mondo e con l'altro.
Risveglia, rinnova le vie deserte che più avanti saranno chiassose e confuse e mescoleranno sensazioni e illusioni: trasporteranno bisogni.
Certi giorni la meta è un'incognita fino all'ultimo passo, sembra sparita nella nebbia. Non riesci a immaginare cosa succederà sul percorso e se le gambe riusciranno a sostenere il peso che portano fino a destinazione. Fiduciosa la carovana avanza, insegue quello che, da certezza, durante la marcia è diventato un miraggio. Lungo il percorso ha raccolto pellegrini soli, bisognosi di un sostegno per riuscire ad andare avanti.
Quando le ombre della sera si allungano e un altro giorno di cammino volge al termine, la stanchezza affiora. Chissà se nel luogo scelto come destinazione, si troverà posto per posare il capo o bisognerà proseguire per il paese successivo e oltre. E quando si è costretti a continuare, occorre quasi violentare la propria volontà per non lasciarsi cadere, fidandosi della provvidenza.

¡Buen camino!

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Il primo momento del cammino poggia sulla leggerezza del corpo riposato. Sembra non abbia importanza quanto tempo ci vorrà per completare la tappa. I pensieri sono ancorati alla notte, ai sogni. Non importa nemmeno quale sarà la meta: verrà deciso durante il cammino. Meglio, sarà il cammino a scegliere per noi. Non interessa il tempo che passa, i passi scandiscono il suo trascorrere. Ogni passo è un passo in meno alla meta. In un istante, come un mantra, le gambe portano più lontano del cuore. Avanti, senza voltarsi indietro.
Il secondo momento inizia all'improvviso, dopo una sosta rinfrescante, che dovrebbe ridonare le forze.
Invece il passo si fa pesante, i minuti, le ore diventano il metro, ma passano così lentamente. La mente inizia a chiedere quanto manchi alla meta, lo sguardo spinto oltre, verso un punto d'arrivo, un rassicurante approdo. Invece ci sono solo strada e polvere.
Sali e scendi dai monti, scosso dal vento sulla china di un passo. Ti fermi a tirare il fiato, alzi gli occhi e vedi, a cavallo della pala di un mulino a vento moderno, un Don Chisciotte ghignante che ti urla: ¡Buen Camino!
Ogni giorno ti accorgi che non sei tu a “fare il cammino”, ma è il cammino che ti plasma. Ridona tutte le energie che il giorno precedente ti aveva sottratto, moltiplicandole. Non lascia che ti arrenda, chiede di andare e non puoi fare nient'altro che obbedirgli. Se ascolti la sua voce, che sussurra in ogni cosa, non puoi resistere al suo richiamo.
Il cammino ti chiede solo di andare.
I passi si fanno consuetudine, ritmo; ritornello al canto del corpo che vive, geme, si sforza, fatica.
Si fanno accompagnamento al pensiero del domani, della propria vita; inducono alla riflessione.
Si fanno preghiera.





Emanuele Zanardini
Ho scavallato l'età della scuola senza infamia e senza lode... e ancora sto “immaginando” cosa farò “da grande”.
Ho toccato il suolo dei cinque continenti, ho visto il mondo, senza avere la pretesa di averlo capito. Eppure in ogni luogo ho trovato una storia. E ho deciso di raccontarle!


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