Gli scrittori della porta accanto

[People] Cover, sound engineering e un progetto da solista, Giulia Mastrantoni intervista Lorenzo Avanzi

Ventidue anni e musicista da una vita. Lorenzo Avanzi nasce a Monza nel 1993, inizia a suonare la batteria da autodidatta e finisce con il diventare sound engineer, una professione che, come tante, è difficile e poco conosciuta. Parallelamente, Lorenzo porta avanti il suo progetto da solista, con l’obiettivo di diventare cantautore e di poter vivere della sua musica.

Ciao, Lorenzo! Raccontaci in cosa consiste il lavoro di un sound engineer. Perché hai deciso di studiare proprio questa disciplina?
Ciao, Giulia. Il sound engineer - tecnico del suono o fonico da studio - è colui che sta dietro la registrazione e la produzione di album. Ho intrapreso questo tipo di carriera perché dovevo registrare le mie canzoni. Ho cominciato a guardare tutorial e spiegazioni su internet per capire come migliorare la qualità del prodotto finale, ho imparato e mi sono appassionato a tal punto da pensare di farne una professione.

Hai iniziato studiando batteria, poi hai cominciato a suonare un po’ di tutto, facendoti seguire da una moltitudine di insegnanti specializzati in ciascuno strumento. Infine, ti sei dedicato a discipline più “tecniche”, come l’informatica musicale. Come cambia il modo di approcciarsi alla musica, man mano che si “procede” con il percorso scelto?
La musica è stata, per me, una di quelle cose inaspettate che ti cambiano la vita. È nata come un gioco quando avevo 11 anni e poi si è trasformata in una continua scoperta, passando da strumento a strumento. Aver studiato il processo di registrazione e di creazione di un suono ti apre il mondo su una quantità di possibilità, in quanto riesci non solo a vedere la musica dal punto di vista del musicista/compositore/arrangiatore, ma comprendi anche ciò che può risultare più funzionale ed efficace per il mercato. Più si impara, più si riesce ad avere una visione più ampia del quadro generale.

Stai coltivando con grande passione il tuo progetto da solista. Ti va di raccontarci qualcosa in proposito?
Il mio progetto solista, ovvero Avanzi, è nato il giorno in cui mi sono stancato di scendere a compromessi per fare ciò che amo fare - musica. Ero stanco di dover sempre aspettare un parere da parte di altre persone su quello che scrivevo. Avevo le idee ben chiare su ciò che volevo fare. Le conoscenze e i mezzi li avevo, mi sono messo sulla mia strada ed ho iniziato fare solo ed esclusivamente ciò che piaceva a me. Ora, dopo parecchio tempo e lavoro, sono finalmente pronto a mostrare il vero me al resto del mondo: a breve, infatti, uscirà il videoclip del mio primo singolo “L’Eclissi” che sarà seguito da altri singoli su cui sto ancora lavorando per poter ottenere il miglior risultato possibile.
Ho, inoltre, iniziato a suonare live i miei pezzi completamente da solo, avvalendomi di varie apparecchiature elettroniche - qualcuna anche costruita da me - che, generando loop, mi consentono di creare un contesto musicale, realizzato esclusivamente al momento della performance, su cui suonare piano o chitarra e cantare, dando vita ad un’esibizione completa anche dal punto di vista armonico e ritmico.

A cosa si ispira la tua musica? Come componi le tue canzoni?
Quello che scrivo è frutto del mio background musicale. Sono certo che ogni album, ogni canzone che ho ascoltato da 10 anni a questa parte è parte di me e, di conseguenza, della mia musica. Anche se i generi e gli stili si discostano molto tra loro e da quello che scrivo io, il nostro cervello è talmente ben costruito da riuscire a conciliare tutto senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Nella mia vita ho ascoltato veramente di tutto, anche cose che i più non considererebbe nemmeno musica e sono sicuro che anche questo mi ha permesso di avere quella consapevolezza in più.
Non sforno canzoni quotidianamente, soprattutto nell’ultimo periodo in cui sto diventando sempre più critico con me stesso, ma se c’è una cosa che accomuna tutti i miei pezzi è che non sono mai stati scritti a tavolino. Di solito le idee spuntano dal nulla, magari anche nei momenti più inaspettati e poi non si tratta di altro che una sorta di flusso che mi travolge e nel giro di un’oretta il pezzo è finito - almeno nella sua forma più grezza. Questa è sempre stata la cosa più bella dello scrivere canzoni, il fatto di essere qualcosa di totalmente naturale, incontrollabile e sorprendente.

Che approccio hai verso le cover?
Nell’ultimo anno e mezzo le cover sono state una sorta di rivelazione per me. Come tutti i musicisti del mondo, le cover sono le prime cose che si imparano, che si suonano davanti a qualcuno, che ti rendono appunto un musicista, ma con il passare del tempo ero giunto al punto di considerarle qualcosa di superfluo, di semplice e banale. Beh, ho decisamente cambiato idea nel momento in cui ho capito che una cover poteva essere quasi un pezzo tuo nel momento in cui lo rendi tale. Quando stravolgi l’arrangiamento, il tempo e le melodie, è quasi come se scrivessi un pezzo in collaborazione con qualcun altro che ci mette le idee di base. Ora non voglio dire che ritengo le cover che suono al pari dei miei pezzi, ma di certo possono essere degli esperimenti per provare nuove strade e nuove sonorità e sicuramente sono un mezzo che ti permette di farti sentire in mezzo all’universo sconfinato chiamato web. L’importante per me è sempre rimanere se stessi, lasciare la propria impronta anche nei pezzi non propri.


È importante avere una passione, dare prova di talento ma anche impegnarsi. Per te, quest’ultima ha assunto varie sfumature: hai registrato delle cover, aperto un canale YouTube e ti stai dando da fare per diventare produttore esecutivo delle opere di altri artisti. Su quali progetti stai lavorando maggiormente al momento?
Oltre al mio progetto solista, ho lavorato con diversi artisti e band emergenti dell’hinterland milanese, come sound engineer, video maker e arrangiatore. Ultimamente mi sono trovato benissimo con tutti, in quanto persone estremamente professionali e capaci. In questo momento sto lavorando sulla produzione dell’Ep d’esordio di Arianna Costantin: le canzoni e le idee sono veramente belle, ora stiamo cercando di sfruttare al massimo il loro potenziale costruendoci attorno un contesto originale, interessante ed un sound che sia il più attuale possibile.

Quale messaggio speri di passare ai giovani?
È la stessa cosa che ripeto ogni giorno a me stesso: il panorama musicale negli ultimi 8-10 anni ha avuto una crescita esponenziale e grazie alle nuove tecnologie chiunque può mostrare al mondo intero che cosa sa fare. Questo è un bene, ma anche un male, dato che c’è sempre più concorrenza - e che concorrenza! - in questo settore. L’unica cosa da fare è mettersi sotto e dare il massimo in ciò in cui si crede pienamente. Capiterà spesso di cadere e, con il passare del tempo, la volontà di rialzarsi si affievolirà, ma non inseguire i propri sogni ad ogni costo è il peggior rimpianto che ognuno di noi possa avere. L’importante è non mollare mai, soprattutto quando è difficile, perché le delusioni sono molte e fanno male, ma una volta arrivati in fondo tutto il resto non conta più niente.

Grazie per essere stato con noi! Un grande in bocca al lupo.




Giulia Mastrantoni
Da quattro anni collaboro all’inserto Scuola del Messaggero Veneto, scrivo per il mash up online SugarPulp e per la rivista dell’Università di Trieste Sconfinare.
Dopo aver trascorso un periodo in Inghilterra, ho iniziato un periodo di studi in Canada, ma, dovunque sia, scrivo.
Misteri di una notte d’estate, ed. Montag.
One Little Girl – From Italy to Canada, eBook selfpublished.
Veronica è mia, Pensi Edizioni.



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