Gli scrittori della porta accanto

L.K. Brass presenta: I mercanti dell'Apocalisse

Presentazione Libri Intervista a cura di Ornella Nalon. L.K. Brass presenta I mercanti dell'Apocalisse (Giunti): spionaggio, speculazioni finanziarie e colpi di scena in un mystery ad altissima tensione.



I mercanti dell'Apocalisse

di L.K. Brass
Giunti
Thriller finanziario
ISBN 978-8809814141
cartaceo 3,20€

Sinossi

«Avevo un disegno chiaro per il mio futuro e i mezzi finanziari per preparare la mia nuova vita. Chi aveva tirato i fili del destino e giocato con me e con la mia famiglia non doveva neppure immaginarlo, ma io l’avrei cercato.»
Un complotto che sta dissanguando la BCE, un uomo dimenticato da anni che lotta per ottenere risposte. Spionaggio, speculazioni finanziarie e colpi di scena in un mystery ad altissima tensione.
I Mercanti dell'Apocalisse, il primo romanzo thriller di L.K. Brass ambientato nel mondo spietato dell'alta finanza dove nessuna legge vale per contrastare le azioni di operatori finanziari pronti a tutto per raggiungere i loro scopi.
Daniel, geniale matematico, ha raggiunto il successo e tutto ciò che un uomo può desiderare, ma una breve telefonata cambierà la sua vita per sempre. Una terribile sciagura aerea e un attentato da cui si salva quasi per miracolo gli fanno capire di essere rimasto invischiato in qualcosa di oscuro e mortale. L’unico modo per proteggere se stesso e la figlia Isabel, la sola della sua famiglia a essere sopravvissuta, sarà scomparire. Anni dopo, vivendo sotto falso nome alla ricerca di chi gli ha distrutto la vita, si imbatterà in una nuova scia di morte e in un complotto che sta dissanguando la BCE e le economie europee. Con l’aiuto insperato di una giovane e brillante operatrice finanziaria, Daniel lotta per ottenere risposte. Fra spionaggio informatico, prodigiose fughe con la macchina e abili travestimenti, riuscirà a ricomporre tutte le tessere di quell’inquietante mosaico?
Denaro, amore, intrighi e speculazioni si intrecciano in un thriller finanziario che ci terrà incollati fino all'ultima pagina.


L'autore racconta



Diamo il benvenuto a L.K. Brass. È un vero piacere averti nostro ospite. La tua biografia ci informa che sei nato a Lugano e poi ti sei trasferito per ultimare i tuoi studi, che si sono conclusi con una laurea in ingegneria e la successiva specializzazione in tecnologia nucleare e informatica applicata. Dopo avere vissuto in varie città, tra cui Parigi, Vaduz e Chicago, ti sei stabilito nuovamente a Zurigo. In linea di massima, si ritiene che lo scrittore dovrebbe avere una formazione umanistica piuttosto che tecnica, come nel tuo caso. Tu hai sempre amato scrivere? Cosa ti ha spinto a cimentarti in un romanzo?

Ho sempre immaginato anch’io gli scrittori con una formazione umanistica e forse proprio questo mi ha trattenuto dall’iniziare prima a scrivere un romanzo. La mia formazione ha certamente influenzato le letture e di conseguenza anche quello che scrivo. A difesa dei tecnici posso forse trovare un piccolo vantaggio nella costruzione delle trame.
La scrittura non è una passione recente, ma c'è sempre stata. Ho scritto il mio primo racconto in prima elementare. Il gattino era stato pubblicato in tutta la scuola. Al liceo avevo preso l'abitudine di svolgere i temi scrivendo un racconto di fantascienza – la mia passione del momento – che si riallacciasse all'argomento. Capriccio non sempre apprezzato, ma alla fine è stato accettato, spero per il risultato e non per la mia testardaggine. In seguito la passione si è sfogata solo con la lettura e nell’immaginare trame e personaggi. Gli impegni lavorativi erano tanti e mi hanno costretto a una lunga pausa. Forse anche la convinzione che scrivere un romanzo fosse un'impresa difficile mi ha tenuto lontano da sperimentazioni. Quando il bisogno è diventato impellente, ho dedicato quattro mesi alla scrittura e sono rimasto sorpreso. Le parole fluivano senza fatica e con immenso piacere. Non è sorprendente per un tecnico? A parte gli scherzi, scrivo anche per lavoro, anche se di solito in tedesco, francese e inglese. Il prodotto della mia consulenza è sempre stato solo in forma scritta.

L.K. Brass è chiaramente uno pseudonimo, è corretto? Come mai hai deciso di non usare il tuo vero nome? Che cosa sta per “L.” e cosa per “K.”? C’è un motivo per questa scelta?

Fra le mie credenze sugli scrittori di fiction c’era anche questa: pensavo lo facessero tutti. In verità mi sono fermato ad analizzare solo l’esempio di Lee Child, autore che apprezzo molto. Con la smodata ambizione di arrivare a essere pubblicato anche in altre lingue, volevo pure trovare un cognome facilmente pronunciabile da tutti i futuri lettori, ma la scelta finale è stata frutto del caso. Mi sono ispirato a uno scherzo fra colleghi di lavoro: con le iniziali L.K. e il cognome c’è una leggera assonanza con un personaggio del primo film Il Padrino. Mi piace l’acqua e tutti gli sport acquatici, ma spero che L.K. Brass non debba mai dormire nelle stesse condizioni.

Il tuo primo libro è stato il thriller finanziario, Il deal dell’Apocalisse. Considerata la tua professione, è comprensibile che l’argomento sia attinente alla finanza, ma perché un thriller? Questo genere costituisce anche la tua preferenza nelle letture? 

Certo, costituisce la mia preferenza. Sono passato attraverso diversi generi, ma da anni mi sono focalizzato sui thriller, in ogni forma. Vuoi che faccia emergere la mia formazione tecnica per dirti qualcosa di più preciso sulle mie letture? Leggo voracemente, è la mia grande passione: circa una dozzina di libri al mese, di cui 84% di fiction, 9% di storia e 7% di grandi autori (incluse le riletture), per inciso non quelli come L.K. Brass. Queste ultime sono comunque una decina l’anno. Ti basta per non classificarmi come un tecnico ”nekulturny”?

Complimenti! Se tutti i tecnici fossero lettori come te, non si registrerebbe l'attuale crisi editoriale. Ma torniamo a L. . Brass come scrittore. Il tuo esordio, avvenuto nel 2014, sembra un po’ da favola; ti è accaduto ciò che ogni autore si augurerebbe. Hai auto pubblicato il romanzo e, in poco tempo, hai raggiunto le vette delle classifiche di vendita, tanto che la Giunti Editore si è interessata a te, proponendoti un contratto di edizione. Innanzitutto, sarei curiosa di sapere perché hai scelto l’auto pubblicazione e, in secondo luogo, se ti attendevi di ottenere così tanti consensi di pubblico. 

Ti riscrivo l’esordio “da favola” inserendo un po’ di pathos. Vedrai che più che fiabesca è una faccenda di fatiche di Sisifo. Ho scritto Il deal dell’Apocalisse nei primi mesi del 2013. Contava circa 650 pagine. In genere sono molto autocritico su tutto quello che faccio e ho richiesto diverse schede di lettura a dei professionisti. Sulla base dei pareri ricevuti, nel corso dell’estate 2013 l’ho completamente riscritto, portandone anche le dimensioni a circa 450 pagine. Nell’ottobre del 2013 l’ho spedito in un primo giro a tanti editori, Giunti compresa. Zero risposte. Proprio in quel momento ho iniziato a pensare di auto pubblicarmi. Come lettore – sono sempre in primo luogo quello – ero già conscio di avere una responsabilità nei confronti dei futuri lettori: la qualità, che passava obbligatoriamente dal lavoro editing. Ho avuto la fortuna di trovare un’editor di grande sensibilità ed esperienza e il risultato me l’ha confermato. Deve aver sudato non poco per farmi passare dalle 450 pagine alle 390 finali, senza perdere un solo episodio della trama. Come se non bastasse, ho anche imparato molto dal suo lavoro. Non è un caso se fra i ringraziamenti dei grandi autori ci sia molto spesso la/il loro editor. Sacrosanto. Concluso l’editing, nell’aprile del 2014 ho fatto un secondo giro di invii agli editori, anche qui Giunti compresa. Dopo mesi di silenzio, più per disperazione che altro, ho deciso di auto-pubblicare il romanzo su Kindle e CreateSpace. Preferisco dimenticare gli sforzi fatti nel pubblicizzarlo e nel farlo tradurre (visto che mi ero fatto l’idea, forse non così errata, che gli editori italiani preferissero cercare thriller tradotti, piuttosto che coltivare i talenti). Quello che non sapevo era che quasi nessuna pubblicità “automatica” funziona e che ogni lingua era un mondo a parte, in cui dover ricominciare tutto da zero. Alla fine sono riuscito a farlo decollare. Nel settembre del 2014 è entrato nella top100 di Amazon. Nel gennaio 2015 ha raggiunto il rank #1 fra i thriller e il #3 nella classifica generale, rimanendo in totale per 34 giorni nella top100. Tutto questo non è servito ad attirare l’attenzione di nessuno. Sarei finito nell’oblio – senza allusioni al titolo del mio secondo romanzo Fine dell’oblio – se non avessi ricevuto un aiuto insperato dalla mia editor.

Ti ringrazio di averci raccontato la tua vera esperienza, rappresenta un incentivo per tutti noi autori a non arrendersi mai. Così, è arrivata Giunti Editore che ti ha fatto sapere di essere intenzionata a pubblicare il tuo libro. Considerato che non si tratta propriamente di una casa editrice della porta accanto, immagino tu non abbia dovuto riflettere molto prima di accettare l’offerta.  A marzo 2016 è uscito I mercanti dell’Apocalisse che non è la stessa versione del precedente, è corretto? Se ne discosta molto e quanto tempo hai impiegato per riscriverla? 

Per un esordiente, raggiungere un editore è una missione quasi impossibile. Come ho già spiegato, Giunti aveva ricevuto due volte il mio manoscritto. Quando ha schioccato le dita, la mia mano, quasi per riflesso pavloviano, ha afferrato la penna per firmare. Alla luce dell’importante lavoro di editing già fatto in precedenza, il romanzo pubblicato da Giunti, I mercanti dell’Apocalisse si discosta di poco dal suo predecessore, non l’ho riscritto. Ovviamente il testo è migliorato, perché tutto si può e si deve perfezionare, soprattutto un romanzo, ma non sempre si ha l’occasione di riprendere in mano un lavoro compiuto. La revisione del test fatta con Giunti ha aumentato la godibilità del romanzo e mi ha permesso di inserire alcune precisazioni. Soprattutto ho approfittato delle osservazioni ricevute dai lettori: ho colto l’occasione proprio per chiarire i punti ambigui e per enfatizzare i momenti cruciali che più erano piaciuti, inserendo pure qualche nota di colore. Anche le spiegazioni tecniche sono state migliorate e semplificate. La modifica più rilevante forse concerne la prima parte, dove il personaggio principale ricorda il suo passato. Qui, parte del racconto introspettivo è stata sostituita da dialoghi, rendendo la lettura più scorrevole. Sono molto contento del risultato finale.

La tua storia propone una visione distopica dell’alta finanza a livello globale, quanto c’è di esageratamente fantasioso e quanto di pericolosamente reale in ciò che hai scritto?

La mia esperienza nel settore della finanza e della tecnologia informativa mi permette di spiegare con parole semplici dei meccanismi molto complessi. Conoscendoli bene, non è difficile. Usarli è un altro discorso, ma i principi del loro funzionamento sono semplici. Perché non illuminare un angolo oscuro, dove i miliardi in gioco e i personaggi reali si prestano molto bene a ispirare dei thriller? Con I mercanti dell’Apocalisse ho gettato le premesse per parlare delle manipolazioni dei mercati finanziari. Colpiscono tutti, anche se indirettamente. Sono convinto che avvengano su scala ancora più ampia di quanto ho narrato. Mi sono limitato a descrivere una sola crisi, ancorando alla realtà dell’attuale situazione europea la finzione di eventi accaduti a danno della BCE. Forse proprio l’esistenza di manipolatori su scala di miliardi potrebbe essere difficile da accettare. I lettori potrebbero chiedersi: Perché dovrebbe esser plausibile che i lupi girino intorno ai programmi di sostegno economico della BCE? Come possono osare tanto? Per gli scettici, rigiro la domanda: perché i programmi della BCE non dovrebbero essere stati attaccati? Nel passato recente c'è chi ha messo in ginocchio la Banca d'Italia e ha costretto la Banca d'Inghilterra a gettare la spugna, attaccando anche a faccia scoperta. In quello recentissimo è successa la stessa cosa ai danni della Banca centrale Svizzera. Quando ci sono possibilità di guadagno per miliardi, uno scenario del genere non è solo plausibile, ma quasi ovvio. L'ingordigia e l'inventiva non hanno limiti. I mercanti sono là, con la loro logica perversa, pronti a cogliere le occasioni al volo quando sentono l'odore del sangue. Forse - lo spero anche - i mercanti non premeranno mai il bottone per sottoscrivere l’ultimo contratto che scatenerà l’Apocalisse finanziario, ma sono sinceramente convinto che gli altri aspetti delle teorie del professor McGregor siano molto vicini alla nostra realtà economica. Questo è il messaggio di fondo che desidero trasmettere ai lettori, pur con l'involucro godibile di un thriller. Per quanto riguarda l’infimo dono di cui dispone Daniel Martin, accetto il termine fantasioso. Ho voluto creare un personaggio diverso, più fragile e più umano, costretto a battersi contro nemici talmente potenti da non poter essere sconfitti in un solo romanzo. Dovevo pur mettergli a disposizione qualcosa, il cuore non poteva bastargli. Non ti sembra giusto?

Mi sembra più che giusto e penso che il tuo intento sia perfettamente riuscito. Dunque, Daniel, il personaggio principale, è un genio matematico che si trova invischiato in un complotto sorto in seno alla BCE, il quale potrebbe distruggere l’equilibrio finanziario mondiale. Per creare i suoi segni distintivi, fisici e caratteriali, hai pensato a qualcuno in particolare?

Mi piacciono molto personaggi come Jack Reacher, Hieronymus Bosch, su cui sono state costruite vere e proprie serie. Come lettore li ho sempre ritrovati con molto piacere in un romanzo successivo. Proprio da serie del genere è nata la voglia di creare un personaggio di cui accompagnare le avventure su più romanzi. Per Daniel Martin non mi sono ispirato né a persone reali né ad altri personaggi. Viste le situazioni terribili in cui l’ho immerso, mi sentirei colpevole di aver pensato a qualcuno. Recentemente ho riletto di nuovo Il fu Mattia Pascal. Giuro di non aver pensato a lui - almeno non consciamente - nell'inventare Daniel Martin. Ammiro troppo Pirandello e non mi permetterei mai. Ricordo bene che all’inizio volevo creare solo un personaggio, un cavaliere solitario diverso dal solito, più fragile e più umano. Daniel Martin è nato così, ma ha preso rapidamente il controllo della mia scrittura e non ha voluto combattere da solo. Posso capirlo, l’ho inserito in una storia complessa e pericolosa, che non può concludersi in un solo romanzo. Per il coraggio, la caparbietà, l’intuitività e l’intelligenza di Anna, ho avuto una fonte d’ispirazione, ma questo rimarrà un segreto di L K. Brass. Per i manipolatori – i cattivi della storia – ho pensato proprio a qualcuno di ben definito. I mercanti dell’Apocalisse non accennano nemmeno a una figura precisa e apparirà più chiaramente solo nei romanzi successivi. Mi ha stupito come molti abbiano pensato a lui fin da subito.

Cosa ci puoi raccontare del tuo thriller per invogliare tutti noi a leggerlo? 

Non vi parlerò del contenuto, ma mi permetto di citare una delle recensioni che mi hanno fatto più piacere.
«Questo è un libro che ha tutti gli elementi per tenere il lettore legato alla pagina, per stimolare la sua curiosità, tirare fuori le sue conoscenze, fargli fare collegamenti che normalmente non si trovano neppure in articoli specialistici. Ha anche il merito di mostrare scenari spaventosamente reali, "polveriere finanziarie" cui tutti preferiamo non pensare anche se sono ancora lì che incombono. Mi è piaciuto tutto: l'equilibrio tra il versante tecnico e quello umano, l'incertezza del protagonista quando si trova a dover decidere cambiamenti radicali, la natura esperta ma anche ingenua di un agente che non si sente affatto un eroe, ma ce ne fossero.... È un romanzo coraggioso, pieno di vita e pieno di forza. Da non perdere.»
La spiegazione del perché piaccia ai lettori secondo me è semplice. Sono in primo luogo un lettore appassionato e non ho altra pretesa se non dare ai miei lettori quello che mi aspetterei anch’io da un buon libro: una storia appassionante, che ti prende, ti coinvolge e soprattutto si svolge con personaggi che creano una grande empatia. Ho sempre vissuto intensamente quello che leggevo. Nemmeno i film mi coinvolgono tanto quanto la lettura. Il primo libro che ho letto, quando avevo sei anni, è stato Memorie di un pulcino di Ida Baccini. Mi ricordo ancora quanto l’abbandono del pollaio mi avesse scosso. Con la scrittura sono ancora più vicino ai miei personaggi. Ci tengo molto a inserirli in un quadro plausibile. Scrivo con grande passione e partecipo alle loro avventure, condividendone gli obiettivi. Pondero a lungo ogni loro azione, per essere sicuro che il loro comportamento sia dettato dal buon senso e dalla logica, almeno quando non ci sono in gioco i sentimenti. Non potrei mai scrivere una riga senza sentirla profondamente. Cerco sempre di “raccontarla giusta” e curo tutti i dettagli, documentandomi a fondo prima di scrivere. Proprio per questo ho scelto argomenti e ambienti che conosco molto bene. Sono convinto che i lettori abbiano percepito la passione che mi anima nello scrivere e alcune recensioni me l’hanno confermato. Devo confessare che all’inizio attendevo con trepidazione il responso dei lettori. 

Ti ringrazio tanto di questa tua intervista, anche se non ti sei voluto raccontare molto, abbiamo saputo che sei una persona modesta, perfezionista e simpatica. Anche se da solo, come abbiamo appurato, te la cavi benissimo, ti faccio ugualmente un mio grande in bocca al lupo.


Ornella Nalon


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