"Donne che emigrano all’estero" AA. VV. da un progetto di Katia Terreni, StreetLib, 2015, il libro-manuale sull’espatrio al femminile.
"Donne che emigrano all’estero" è un libro-documento davvero interessante, una raccolta di 34 esperienze diverse raccontate da donne che sono partite dall’Italia, hanno scelto di partire, sono dovute partire, sono state spinte a partire, da 34 motivi diversi. Senza paura, o nonostante la paura, hanno stravolto spesso la loro vita (e di certo in parte quella dei loro cari rimasti a chiedersi “perché?”), hanno portato avanti il loro progetto.
Il libro vuole dare un messaggio positivo di forza ed energia creativa a tutte le altre donne, e addirittura gli introiti derivati dalla vendita sono devoluti in beneficenza alla Onlus AiBi che si occupa di sostegno all’infanzia e di adozioni internazionali.
Si tratta quindi di una raccolta di storie divertenti, commoventi, appassionanti. Un modo alternativo per conoscere il mondo attraverso gli occhi di chi ha scelto di esserne cittadina, per viaggiare dovunque grazie a tutte le donne emigrate.
Con le sue storie vere di donne vere, "Donne che emigrano all'estero" è un libro corale, dove donne coraggiose si raccontano. Leggendo questo libro si sogna con loro, si scoprono nuove culture, ci si sentirà un po’ parte del loro mondo e, magari, ci si renderà conto che è venuto davvero il momento per allargare i propri orizzonti e - perché no? - mettersi in gioco.
“Un libro super adatto a chi vuole andare, fare, vedere, parlare! Ma anche a chi semplicemente ama leggere. Differenti, molteplici voci femminili hanno presentato il loro modo di emigrare. Si può farlo per studio, per necessità di lavoro o per amore. L'estero può essere uno Stato con cultura e lingua più o meno distante dalla nostra e con differenti difficoltà di integrazione. Mi hanno poi rivelato che il mondo, l'estero, il differente, può essere visto non solo come turista o come viaggiatore, ma anche come immigrato in tutte le sue diverse sfaccettature” ha scritto una lettrice.
“Ho fatto il giro del mondo seduta alla mia scrivania” ha scritto un’altra.
“Mi hanno messo una gran voglia di visitare tutti i luoghi che descrivono: leggendo, ho fatto la spesa a Berna, ho visitato la meravigliosa natura della Nuova Zelanda, sono stata al parco a Vancouver, ho preso il sole lungo le strade del Messico, ho sentito il vento gelido della Finlandia sul viso, ho visto i miei bambini crescere nella splendida Svezia, ho fatto un giro a Berlino, mi hanno messo un po' di timore con i ragni in Australia" ha scritto un’altra ancora.
Le storie che scelgono liberamente di raccontare le protagoniste partono da qualcosa di caratteristico del luogo in cui si trovano, un elemento che le ha colpite più degli altri: le bellezze naturali, i rischi legati alla criminalità (Guatemala, San Paolo in Brasile) o alle malattie, le difficoltà di integrazione, il razzismo, il dolore e la malinconia, il distacco, il concetto di “casa”, le reazioni dei bambini, dei propri figli. In tutti i racconti io ho sentito il coraggio e la tenacia, la forza delle proprie decisioni. Perché, come dice il motto creato dall’ideatrice del Blog, del sito web, del libro, Katia Terreni, “Il Bello delle Donne è che hanno paura, ma alla fine trovano il coraggio di fare tutto”, e con questo vuole dire che le donne possono essere coraggiose, intelligenti, passionali, avventurose. Ma anche no. Però non si tireranno indietro.
Le donne che si sono raccontate hanno spesso dovuto prendere decisioni difficili: non è facile lasciare le certezze della propria casa, del luogo dove si è vissuta gran parte della vita, le radici, i genitori che invecchiano.
Perché?
I motivi possono essere tanti, e non diversi da quelli che spingono gli uomini a partire. Solo che questa volta l’ideatrice ha scelto di vedere e conoscere il punto di vista delle donne.
Non si decide di partire in viaggio solo perché ci piace viaggiare o visitare posti nuovi. A volte lo si deve fare. A volte si deve migrare alla ricerca di un lavoro che meglio ci rappresenti. Parlo di “noi” invece che di “loro” perché, anche se grazie al libro le ho incontrate da poco, mi sento una di loro: sono fuori da “casa”, dalla mia città e dal mio Paese da oltre 20 anni. Sono una expat che vent’anni fa non aveva scelto di partire. Cos’è poi la “casa”? Il concetto diventa profondo, di certo non è solo il tetto sopra la testa, non è house, non è solo home. “La casa siamo noi stessi, è il luogo in cui trovano posto i nostri sentimenti e i nostri pensieri, dove costruiamo la rete di persone a cui vogliamo bene. Possiamo costruire la nostra casa ovunque, anche senza appartenere al paese in cui viviamo”, scrive Paola dalla Svezia, se non sbaglio. Il mondo è la loro casa.
Una di loro scrive: “Viaggiare è vivere due volte”. Anche Mark Twain ha scritto: “Il viaggiare è fatale ai pregiudizi, ai bigottismi e alle menti ristrette”. Ma ci sono tanti altri motivi: alcune partono sole, altre in compagnia, per seguire l’uomo che amano, o il lavoro che amano.
Alcune ricevono proposte di lavoro che non riceverebbero mai in Italia: sono le emigranti delle scienze, quelle che anni fa erano i ‘cervelli in fuga’. O solo quelle che si sono rese conto che la meritocrazia in Italia non è ancora: ma fuori esiste!
Ci sono donne che cercano un paese in cui i diritti civili permettano loro di avere la relazione o il matrimonio con la persona che amano, senza pregiudizi: basta andare in Spagna perché una donna possa andare in giro mano nella mano con la propria fidanzata, fuori da un’Italia che non le ha comprese, aiutate, sostenute ma che anzi le prendeva in giro.
E la sensazione di libertà, di dignità diventano valori forti da stringere a pugni chiusi.
Di certo si legge tra le righe spesso anche la parola solitudine, a volte si perdono amicizie importanti.
Poi ci sono i figli: ci sono quelli che stanno bene, specie se si parte quando sono piccoli. Ma se stanno male? I sensi di colpa non se ne vanno, ma non si può cambiare idea da un giorno all’altro solo se un paese non ha l’abitudine di avere il bidet o se usano cuscini o letti o ingredienti differenti da quelli con cui si è cresciuti.
Ci sono libri e libri ormai sui Third Culture Kids, vi sono psicologi che seguono i bambini o i ragazzi che hanno vissuto gran parte della propria vita fuori dall’Italia. La mia esperienza anche riguardo a questo è estremamente positiva, e i ragazzi si ritrovano bi o trilingue senza difficoltà: un grande aiuto per il futuro.
Le donne del libro, in conclusione, non mi sono sembrate mai pentite delle loro scelte, e le più parlano di solidarietà tra le altre expat incontrate. Tra l’altro ormai Skype e Whatsapp aiutano e riducono le distanze per le più nostalgiche.
A volte poi capita anche che dopo anni una donna debba rientrare, che debba cancellarsi dall’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero. Ma rientrare in Italia non è banale come può pensare chi ci è sempre rimasto. Quando rientri ti capita di guardare la gente che parla di nuovo la lingua conosciuta, ma non ti riconosci più in quegli sguardi, hai davanti agli occhi altri paesaggi, altre realtà, e ti senti una volta di più incompresa.
Ho guardato con attenzione da dove scrivono tutte queste donne che si raccontano: molte sono in Europa, Svezia, Finlandia, Irlanda, Germania, Gran Bretagna, Spagna. Ma sono in crescita anche quelle che vanno più lontano: alcune si trovano in Africa, Marocco, Tanzania, Angola, altre sono a Tokio, in Cina, in India. Sono affascinata da tutte queste vite stra-ordinarie. Non nel senso comune che si dà al termine, ma davvero al di fuori dell’ordinario! E trovo che non siano mai esperienze negative. Io ora mi trovo in Francia da tre anni, ma ho abitato per otto anni in Sudafrica e quattro in Mozambico. Sono partita per l’Africa con mio marito e due bimbi di uno e tre anni. Ricordo la gente che mi metteva in guardia: non uscire, non fare questo, non fare quello. Attenta! Che coraggiosa! Povera te! Che brava! Ma perché lo fai?
Poi in realtà ci si abitua, si apprezza piano piano tutto ciò che ogni luogo offre se non si vive con un paraocchi.
Tutte le donne del libro hanno condiviso in parte il loro percorso e raccontano cose emozionanti e a volte commoventi. Potrebbe capitare a tutte di scegliere o di dover partire: allora leggete "Donne che emigrano all’estero". Io lo consiglio!
Il libro vuole dare un messaggio positivo di forza ed energia creativa a tutte le altre donne, e addirittura gli introiti derivati dalla vendita sono devoluti in beneficenza alla Onlus AiBi che si occupa di sostegno all’infanzia e di adozioni internazionali.
Si tratta quindi di una raccolta di storie divertenti, commoventi, appassionanti. Un modo alternativo per conoscere il mondo attraverso gli occhi di chi ha scelto di esserne cittadina, per viaggiare dovunque grazie a tutte le donne emigrate.
Con le sue storie vere di donne vere, "Donne che emigrano all'estero" è un libro corale, dove donne coraggiose si raccontano. Leggendo questo libro si sogna con loro, si scoprono nuove culture, ci si sentirà un po’ parte del loro mondo e, magari, ci si renderà conto che è venuto davvero il momento per allargare i propri orizzonti e - perché no? - mettersi in gioco.
“Un libro super adatto a chi vuole andare, fare, vedere, parlare! Ma anche a chi semplicemente ama leggere. Differenti, molteplici voci femminili hanno presentato il loro modo di emigrare. Si può farlo per studio, per necessità di lavoro o per amore. L'estero può essere uno Stato con cultura e lingua più o meno distante dalla nostra e con differenti difficoltà di integrazione. Mi hanno poi rivelato che il mondo, l'estero, il differente, può essere visto non solo come turista o come viaggiatore, ma anche come immigrato in tutte le sue diverse sfaccettature” ha scritto una lettrice.
“Ho fatto il giro del mondo seduta alla mia scrivania” ha scritto un’altra.
“Mi hanno messo una gran voglia di visitare tutti i luoghi che descrivono: leggendo, ho fatto la spesa a Berna, ho visitato la meravigliosa natura della Nuova Zelanda, sono stata al parco a Vancouver, ho preso il sole lungo le strade del Messico, ho sentito il vento gelido della Finlandia sul viso, ho visto i miei bambini crescere nella splendida Svezia, ho fatto un giro a Berlino, mi hanno messo un po' di timore con i ragni in Australia" ha scritto un’altra ancora.
Le storie che scelgono liberamente di raccontare le protagoniste partono da qualcosa di caratteristico del luogo in cui si trovano, un elemento che le ha colpite più degli altri: le bellezze naturali, i rischi legati alla criminalità (Guatemala, San Paolo in Brasile) o alle malattie, le difficoltà di integrazione, il razzismo, il dolore e la malinconia, il distacco, il concetto di “casa”, le reazioni dei bambini, dei propri figli. In tutti i racconti io ho sentito il coraggio e la tenacia, la forza delle proprie decisioni. Perché, come dice il motto creato dall’ideatrice del Blog, del sito web, del libro, Katia Terreni, “Il Bello delle Donne è che hanno paura, ma alla fine trovano il coraggio di fare tutto”, e con questo vuole dire che le donne possono essere coraggiose, intelligenti, passionali, avventurose. Ma anche no. Però non si tireranno indietro.
Le donne che si sono raccontate hanno spesso dovuto prendere decisioni difficili: non è facile lasciare le certezze della propria casa, del luogo dove si è vissuta gran parte della vita, le radici, i genitori che invecchiano.
Perché?
I motivi possono essere tanti, e non diversi da quelli che spingono gli uomini a partire. Solo che questa volta l’ideatrice ha scelto di vedere e conoscere il punto di vista delle donne.
Non si decide di partire in viaggio solo perché ci piace viaggiare o visitare posti nuovi. A volte lo si deve fare. A volte si deve migrare alla ricerca di un lavoro che meglio ci rappresenti. Parlo di “noi” invece che di “loro” perché, anche se grazie al libro le ho incontrate da poco, mi sento una di loro: sono fuori da “casa”, dalla mia città e dal mio Paese da oltre 20 anni. Sono una expat che vent’anni fa non aveva scelto di partire. Cos’è poi la “casa”? Il concetto diventa profondo, di certo non è solo il tetto sopra la testa, non è house, non è solo home. “La casa siamo noi stessi, è il luogo in cui trovano posto i nostri sentimenti e i nostri pensieri, dove costruiamo la rete di persone a cui vogliamo bene. Possiamo costruire la nostra casa ovunque, anche senza appartenere al paese in cui viviamo”, scrive Paola dalla Svezia, se non sbaglio. Il mondo è la loro casa.
Una di loro scrive: “Viaggiare è vivere due volte”. Anche Mark Twain ha scritto: “Il viaggiare è fatale ai pregiudizi, ai bigottismi e alle menti ristrette”. Ma ci sono tanti altri motivi: alcune partono sole, altre in compagnia, per seguire l’uomo che amano, o il lavoro che amano.
Alcune ricevono proposte di lavoro che non riceverebbero mai in Italia: sono le emigranti delle scienze, quelle che anni fa erano i ‘cervelli in fuga’. O solo quelle che si sono rese conto che la meritocrazia in Italia non è ancora: ma fuori esiste!
Ci sono donne che cercano un paese in cui i diritti civili permettano loro di avere la relazione o il matrimonio con la persona che amano, senza pregiudizi: basta andare in Spagna perché una donna possa andare in giro mano nella mano con la propria fidanzata, fuori da un’Italia che non le ha comprese, aiutate, sostenute ma che anzi le prendeva in giro.
E la sensazione di libertà, di dignità diventano valori forti da stringere a pugni chiusi.
Di certo si legge tra le righe spesso anche la parola solitudine, a volte si perdono amicizie importanti.
Poi ci sono i figli: ci sono quelli che stanno bene, specie se si parte quando sono piccoli. Ma se stanno male? I sensi di colpa non se ne vanno, ma non si può cambiare idea da un giorno all’altro solo se un paese non ha l’abitudine di avere il bidet o se usano cuscini o letti o ingredienti differenti da quelli con cui si è cresciuti.
Ci sono libri e libri ormai sui Third Culture Kids, vi sono psicologi che seguono i bambini o i ragazzi che hanno vissuto gran parte della propria vita fuori dall’Italia. La mia esperienza anche riguardo a questo è estremamente positiva, e i ragazzi si ritrovano bi o trilingue senza difficoltà: un grande aiuto per il futuro.
Le donne del libro, in conclusione, non mi sono sembrate mai pentite delle loro scelte, e le più parlano di solidarietà tra le altre expat incontrate. Tra l’altro ormai Skype e Whatsapp aiutano e riducono le distanze per le più nostalgiche.
A volte poi capita anche che dopo anni una donna debba rientrare, che debba cancellarsi dall’AIRE, l’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero. Ma rientrare in Italia non è banale come può pensare chi ci è sempre rimasto. Quando rientri ti capita di guardare la gente che parla di nuovo la lingua conosciuta, ma non ti riconosci più in quegli sguardi, hai davanti agli occhi altri paesaggi, altre realtà, e ti senti una volta di più incompresa.
Ho guardato con attenzione da dove scrivono tutte queste donne che si raccontano: molte sono in Europa, Svezia, Finlandia, Irlanda, Germania, Gran Bretagna, Spagna. Ma sono in crescita anche quelle che vanno più lontano: alcune si trovano in Africa, Marocco, Tanzania, Angola, altre sono a Tokio, in Cina, in India. Sono affascinata da tutte queste vite stra-ordinarie. Non nel senso comune che si dà al termine, ma davvero al di fuori dell’ordinario! E trovo che non siano mai esperienze negative. Io ora mi trovo in Francia da tre anni, ma ho abitato per otto anni in Sudafrica e quattro in Mozambico. Sono partita per l’Africa con mio marito e due bimbi di uno e tre anni. Ricordo la gente che mi metteva in guardia: non uscire, non fare questo, non fare quello. Attenta! Che coraggiosa! Povera te! Che brava! Ma perché lo fai?
Poi in realtà ci si abitua, si apprezza piano piano tutto ciò che ogni luogo offre se non si vive con un paraocchi.
Tutte le donne del libro hanno condiviso in parte il loro percorso e raccontano cose emozionanti e a volte commoventi. Potrebbe capitare a tutte di scegliere o di dover partire: allora leggete "Donne che emigrano all’estero". Io lo consiglio!
Nei tempi dell’era digitale, dove tutto corre veloce, trentaquattro donne italiane emigrate all’estero si fermano e si raccontano.
Ognuna lo fa a proprio modo, in un divenire anarchico di istantanee che danno vita al mosaico delle loro esistenze nei luoghi più disparati della terra.
Capita così di essere trasportati nelle viuzze di Zanzibar piuttosto che nella selvaggia Lapponia, o di trovarsi tra la folla di Hong Kong per poi approdare, qualche pagina dopo, tra i fiordi della Nuova Zelanda.
Succede anche di trovarsi faccia a faccia con le varie autrici che si interrogano sulle realtà dei loro paesi d’adozione: dalle diseguaglianze sociali, ai diritti civili; dalla difficoltà di integrazione ai momenti di inevitabile nostalgia. Ma non smettono mai di mettere in evidenza l’assoluto pregio dell’espatrio: quello di offrire un’opportunità unica di arricchimento interiore e culturale.
Dedicato a chi ama viaggiare e scoprire il mondo in cui viviamo, questo libro rappresenta un ponte tra le donne che vivono all’estero e quelle rimaste in patria: un intreccio di mani, un susseguirsi di consigli, un invito a seguire il loro esempio.
Il libro-manuale sull’espatrio al femminile che tutte noi aspettavamo.
Disponibile sia in formato digitale e-book sia in formato cartaceo. Spedizioni in tutto il mondo.
Ognuna lo fa a proprio modo, in un divenire anarchico di istantanee che danno vita al mosaico delle loro esistenze nei luoghi più disparati della terra.
Capita così di essere trasportati nelle viuzze di Zanzibar piuttosto che nella selvaggia Lapponia, o di trovarsi tra la folla di Hong Kong per poi approdare, qualche pagina dopo, tra i fiordi della Nuova Zelanda.
Succede anche di trovarsi faccia a faccia con le varie autrici che si interrogano sulle realtà dei loro paesi d’adozione: dalle diseguaglianze sociali, ai diritti civili; dalla difficoltà di integrazione ai momenti di inevitabile nostalgia. Ma non smettono mai di mettere in evidenza l’assoluto pregio dell’espatrio: quello di offrire un’opportunità unica di arricchimento interiore e culturale.
Dedicato a chi ama viaggiare e scoprire il mondo in cui viviamo, questo libro rappresenta un ponte tra le donne che vivono all’estero e quelle rimaste in patria: un intreccio di mani, un susseguirsi di consigli, un invito a seguire il loro esempio.
Il libro-manuale sull’espatrio al femminile che tutte noi aspettavamo.
Disponibile sia in formato digitale e-book sia in formato cartaceo. Spedizioni in tutto il mondo.
di AA. VV. | StreetLib | Saggio, racconti, non-fiction
Paola Casadei In origine farmacista e direttore tecnico di laboratorio omeopatico, ha lasciato Forlì per trasferirsi prima a Roma, poi a Montpellier, quindi per dodici meravigliosi anni in Africa (otto in Sudafrica e quattro in Mozambico), dove ha insegnato musica e italiano. Ora risiede a Montpellier con la famiglia. L'elefante è già in valigia, Lettere Animate Editore. Malgré-nous. Contro la nostra volontà, traduzione, Ensemble Edizioni. Dal buio alla luce. Il bisso marino e Chiara Vigo, traduzione, Cartabianca Editore. |
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