Arte Di Tamara Marcelli. Il percorso espositivo Sardegna 900: l'anima sarda in mostra al Museo Francesco Ciusa di Nuoro.
La città di Nuoro, come la Barbagia intera, è un fulcro creativo di notevole spessore, basti pensare alla più nota Grazia Deledda, Premio Nobel per la Letteratura nel 1926, figlia di questi luoghi meravigliosi. Un mondo artistico ancora da scoprire.L'Arte sarda è purtroppo poco conosciuta, pur essendo ricca e sorprendente. A Nuoro in particolare sono molto sensibili, contrariamente a quanto si pensi, alla Cultura intesa in tutte le sue innumerevoli sfaccettature.
Sarà la magia di questi posti, sarà il mare, le montagne, il sole, la natura incontaminata, ma sicuramente l'atmosfera che si respira in questi luoghi facilita l'espressione artistica.
Nuoro è chiamata scherzosamente, dai giovani artisti sardi, l'Atene della Sardegna. Infatti, relativamente, è il paese più colto e battagliero dell'isola. Abbiamo artisti e poeti, scrittori ed eruditi, giovani forti e gentili, taluni dei quali fanno onore alla Sardegna e sono avviati anche verso una relativa celebrità.
Grazia Deledda, Tradizioni popolari di Nuoro, 1894
Sardegna 900: l'anima sarda al Museo Francesco Ciusa di Nuoro.
Riaperto il 4 agosto 2016 e poi di nuovo chiuso a febbraio del 2018 purtroppo fino a data da destinarsi, il Museo Francesco Ciusa di Nuoro, affacciato nella splendida piazza di Santa Maria della Neve, di fianco alla cattedrale omonima, rappresenta una imperdibile occasione per immergersi nell’arte del 900 italiano. Gestito dal Comune di Nuoro e dal MAN – Museo d’Arte di Nuoro, raccoglie le opere del celebre scultore nuorese e di altri artisti della scuola pittorica sarda, fondendo tecnica, tradizione e diverse realtà: quella agropastorale, sempre ricca di un’anima magica e misteriosa, e quella urbana, raffigurante la vita dei piccoli centri dell’isola.Oltre 600 le opere in mostra, ognuna frutto di un percorso peculiare proprio della storia dell’arte della Sardegna, ricca di iconografie, costumi e riti quotidiani intrisi di quella tradizione unica al mondo fatta di propri valori endogeni gelosamente custoditi.
Tutto in questo mondo ci parla di un passato ancora presente, di una quotidianità immersa in paesaggi unici e talmente pieni di significati da contaminare chiunque vi si affacci. Un mondo a parte dove la Terra mantiene la sua forza creatrice, dove la Natura incontaminata pervade ogni cosa, ogni Anima e la accompagna nel percorso della Vita. La tradizione fonda la cultura e la cultura si nutre di essa, instancabilmente. Dove la Storia non si dimentica ma diventa la base su cui si regge il futuro.Contro l’arte omologante e asservita alla peggiore modernità, le opere della tradizione sarda svelano un animismo che dà voce a una intera cultura, a un popolo fiero delle proprie radici, mai stanco dei valori che lo rendono unico al mondo. E lo diversificano dalla cultura di massa.
Questa mostra ci offre uno spaccato di Arte moderna e contemporanea, tecniche, stili e temi diversi per un mondo da scoprire anche attraverso la raffigurazione di se stesso, in un continuo divenire che rappresenta il moto circolare della vita.
Sarà un viaggio sorprendente.
Francesco Ciusa (Nuoro 1883 – Cagliari 1949).
Figlio di un ebanista, studiò nella prestigiosa Accademia delle Belle Arti di Firenze dove ebbe modo di perfezionare la propria tecnica scultorea, ma anche apprendere la xilografia e pittura da maestri indiscussi dell’epoca come De Carolis e Giovanni Fattori. Tornato in Sardegna, prima a Sassari e poi a Nuoro, frequentò altri artisti e iniziò ad esporre le sue opere.È del 1907 la sua opera scultorea più nota, La madre dell’ucciso che presentò alla Mostra della Biennale di Venezia e che lo fece conoscere al mondo. L’intellettuale ed editore Ettore Cozzani lo descrisse efficacemente così: «Ciusa non era allora un sardo: era la Sardegna».
La sua opera aveva qualcosa di tragico, fiero. Ipnotico. Rappresentava il silenzio del dolore. Un vero capolavoro.
Era la madre che, da quando le hanno sgozzato il figlio, s'è seduta sulle ceneri del suo focolare, e non s'è mossa più: le ginocchia alzate al petto, le braccia intorno alle ginocchia, il busto eretto, la testa alta; ma, indimenticabilmente, la bocca chiusa, come sigillata, che tirava a sé tutte le fibre del viso, convogliando sulle labbra sottili tutta la raggiera delle rughe: e gli occhi che guardano immobili il dolore e il mistero.I dettagli così finemente realistici, quasi vivi; le pieghe della veste e le rughe della pelle scavata dalla morte donano a quest’opera una potenza espressiva impressionante. La guardi e il silenzio ti prende l’anima.
Realismo e simbolismo perfettamente fusi insieme in opere che lasciano trapelare un mondo carico di valori e forte tradizione. La vita rappresentata in molteplici forme, scarnificata nei sentimenti più veri.
Le sue creazioni lasciano con il fiato sospeso, l’anima rapita e il pensiero sfuggente.
Gli altri artisti in mostra.
Il percorso museale si apre con un’opera scultorea di Pinuccio Sciola, artista recentemente scomparso.Nel salire le scale che portano alla mostra di Ciusa, incombe una enorme tela di Stanis Dessy raffigurante La Giustizia, 1940. Si prosegue con Antonio Ballero (Nuoro 1864 – Sassari 1932) con il dipinto del 1908 Sa ria (la veglia funebre), Mario Delitala, pittore e incisore (1887 Orani-1990 Sassari) con il dipinto La Fede, 1924, Stanis Dessy (1900 Arzana - 1986 Sassari) , Madri , 1930 e Mauro Manco, L’ombra del mare sulla collina , 1957.
Un ambiente unico, dunque, culturalmente sensibile in cui hanno trovato espressione artisti come Antonio Ballero, Francesco Ciusa, e Costantino Nivola, e nella poesia Sebastiano Satta, nella letteratura, oltre alla mitica Deledda, anche Salvatore Cambosu e Salvatore Satta. Il fermento culturale di Nuoro e della Barbagia intera, è più che mai vivo e capace di esaltare la specificità del territorio, contribuendo a quella unicità che rende questa zona della Sardegna così speciale e artisticamente notevole.
Tamara Marcelli |
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