Come Dio comanda di Niccolò Ammaniti, Einaudi, 2015, Premio Strega 2007. Un padre, un figlio, un amore feroce e commovente.
Colizzi sembrava un vecchio. Si muoveva come un vecchio. Teneva tutto preciso sul banco. E scriveva con la penna stilografica senza sbavare mai. La cosa che gli piaceva di più nella vita erano le cartucce di turchino chiaro che usava per la sua Mont Blanc. A una nullità come quella non valeva neanche la pena di menarlo, perché appena lo sfioravi si buttava a terra e faceva come certi scarafaggi che quando li tocchi fanno finta di essere morti.
“Cazzo vuoi, Colizzi?”
Il resto della classe era piegato sul foglio a fare il compito in classe di storia. La professoressa leggeva “Gente” seduta in cattedra. Non volava una mosca.
“Guarda che manca…” Colizzi guardò il suo gigantesco orologio con la calcolatrice “…solo un’ora e sei minuti. Non hai scritto niente.”
“Scusa, ma a te che cazzo te ne frega?”
Colizzi si ritirò sulla sedia come un granchio nella fessura di uno scoglio. “No… Niente… Era solo…”
“Ecco. Non perdere tempo. Scrivi, che è tardi. Anzi, visto che sei un genio il tuo lo avrai già finito; se lo scrivi anche per me ti regalo un videogioco.”
Gli occhi del granchio furono attraversati da un lampo di vita e poi Colizzi si spalmò sul tavolo e bisbigliò arricciando il naso: “Tu non ce li hai, i videogiochi.”
“Ma posso andare al centro commerciale e fregarli. Basta che mi dici quale vuoi.”
Colizzi ci pensò un istante stropicciandosi nervoso la bocca con una mano. “Ma poi me lo dai? Non fai il bastardo come al solito?”
Cristiano si mise una mano sul cuore: “Fidati.”
“Va bene. Ma poi tu devi ricopiarti il tema. Perché ci becca.”
“Chiaro.”
“Cazzo vuoi, Colizzi?”
Il resto della classe era piegato sul foglio a fare il compito in classe di storia. La professoressa leggeva “Gente” seduta in cattedra. Non volava una mosca.
“Guarda che manca…” Colizzi guardò il suo gigantesco orologio con la calcolatrice “…solo un’ora e sei minuti. Non hai scritto niente.”
“Scusa, ma a te che cazzo te ne frega?”
Colizzi si ritirò sulla sedia come un granchio nella fessura di uno scoglio. “No… Niente… Era solo…”
“Ecco. Non perdere tempo. Scrivi, che è tardi. Anzi, visto che sei un genio il tuo lo avrai già finito; se lo scrivi anche per me ti regalo un videogioco.”
Gli occhi del granchio furono attraversati da un lampo di vita e poi Colizzi si spalmò sul tavolo e bisbigliò arricciando il naso: “Tu non ce li hai, i videogiochi.”
“Ma posso andare al centro commerciale e fregarli. Basta che mi dici quale vuoi.”
Colizzi ci pensò un istante stropicciandosi nervoso la bocca con una mano. “Ma poi me lo dai? Non fai il bastardo come al solito?”
Cristiano si mise una mano sul cuore: “Fidati.”
“Va bene. Ma poi tu devi ricopiarti il tema. Perché ci becca.”
“Chiaro.”
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Quarta di copertina
"Come Dio comanda" di Niccolò Ammaniti.
Rino e Cristiano Zena sono padre e figlio. Rino ha trentasei anni ma ne dimostra cinquanta, è ostinato, violento e xenofobo, ma adora suo figlio. Cristiano ha tredici anni, è timido, alto e sottile, e sa che quel padre ubriacone e "buono a nulla" è la sola persona su cui può contare. Vivono in una periferia del nord-est, tra desolazione e centri commerciali. Soli contro il mondo, hanno per amici due tipi strani, Quattro Formaggi e Danilo. È con questi che Rino organizza la rapina che dovrà riscattare le loro vite. La notte del colpo, però, si scatena un furioso temporale, e una ragazzina bionda apparsa dalle tenebre e dal fango fa deviare i destini di tutti.Leggi le altre pagine 69:
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