Gli scrittori della porta accanto

[Scrittori] Intervista a Matteo Astone, a cura di Ornella Nalon

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Un caffè con Matteo Astone, in tutti gli store online con il suo ultimo romanzo La bambina dietro allo specchio, edito da Zerounoundici.

Ciao Matteo, sono molto contenta di averti nostro ospite. Di solito chiedo ai miei intervistati di raccontare qualcosa di sé ma, nel tuo caso, mi piace riportare, pari pari, la presentazione della tua pagina autore Facebook:
Mi chiamo Matteo e... sono uno che scrive. Che scrive libri, che scrive racconti, ma prima di tutto che scrive storie. Storie per bambini. Per quegli esemplari piccoli, carini, sorridenti e coccolosi, sì, quelli che poi urlano, che fanno i capricci, che non ti ascoltano, che hanno sempre ragione, che bisticciano e litigano e si picchiano. Che hanno occhi diversi per guardare il mondo. Che chiedono, che scoprono. Che si meravigliano. Che guardano dentro, che vedono oltre. Che hanno 5 anni, oppure 8, oppure più di 20. Capita, a volte. Anche a me. Perché è con quegli occhi che voglio vedere le persone, i colori, le parole, i suoni, i segreti... Per afferrarli e cucirli insieme con la fantasia. E per farli vivere. Perché per me è così... che nasce una storia.
Ami davvero così tanto i bambini?
Sì, credo di sì. Abbiamo molto da imparare dai bambini. La cosa strana è che anche noi siamo stati bambini, ma sento e vedo spesso il rischio di perdere capacità semplici e meravigliose che avevamo da bambini. Il potere di meravigliarsi delle piccole cose, di esclamare di gioia, di arrabbiarci e di fare la pace dopo due secondi, di correre sotto la pioggia, di ridere, di rotolarci per terra se semplicemente ci viene voglia di farlo... Questo è l’aspetto magico dell’infanzia che me la fa amare. Ma c’è anche l’aspetto meno magico. Che me la fa amare ancora di più. Perché i bambini non sono solo questo. Abbiamo anche molto da insegnare ai bambini. È questa la sfida che amo. Educare i bambini con il nostro esempio, e allo stesso tempo imparare da loro per sorridere e giocare un po’ di più, perché noi e loro possiamo crescere e diventare grandi rimanendo bambini. Le persone più belle che conosco hanno questa straordinaria capacità. Molti sono miei compagni clown di corsia: allegri, giocosi, buffi e ridicoli, se volete, eppure sono fra le persone più serie che conosco. Perché, come dice F. Chopin: “Chi non ride mai non è una persona seria.

Infatti, dopo aver scritto “Ciò che è strano è ciò che c'è” e “Johnny, porcello volante” ecco che scrivi un terzo libro rivolto all'infanzia: “La bambina dietro allo specchio”. 

Ce ne puoi parlare un po'?
La bambina dietro allo specchio” vuole essere una storia senza tempo che parla tanto ai bambini quanto ai grandi, con la forza e la capacità di emozionare che solo la semplicità del linguaggio e delle storie per bambini hanno. La storia nasce e ruota intorno a una frase, che è risuonata con forza nella mia mente e nel mio cuore e mi ha spinto a scrivere questa storia: “Ci sono cose che sono vive, e poi ci sono i riflessi...
È la ricchezza viva e vera della nostra unicità, la bellezza nasconda in ciascuno di noi, a partire dagli ultimi, dagli esclusi, opposta alla vita fatta di maschere, di apparenze, di riflessi che spesso viviamo. La storia è ambientata in un villaggio da favola alle soglie del bosco, che prende il nome dallo specchio d’acqua che si apre in una radura poco lontano dal castello del re e della regina. È la sorgente che attraverso i suoi riflessi parla alla zingarella senza nome e senza passato giunta in paese. La sorgente sa consolare come una mamma e ferire come un coltello, ma in realtà non fa altro che leggere dentro di noi e mettere a nudo le nostre verità e i nostri riflessi. E ha un segreto nascosto per ciascuno di noi, se come la zingarella abbiamo il coraggio di guardare oltre la superficie dell’acqua, in profondità nelle cose e nelle persone che ci circondano.

Loredana-Redavid-illustrazioni

Quando l'hai scritto ti eri prefissato di insegnare qualcosa, di lasciare un messaggio oppure di regalare solo un po' di evasione ai tuoi giovani lettori? Come è stato accolto dal pubblico?
Io credo che la scrittura abbia il potere di trasmettere qualcosa che va oltre la comunicazione di un messaggio. Quando scrivo lo faccio per emozionare il lettore, per provocare quel brivido interiore che sento quando leggo i libri che mi restano dentro. Se attraverso una mia storia non passa almeno un po’ di questa magia, non credo di aver scritto un buon libro. Questo non significa che non cerchi di regalare anche un po’ di evasione, di divertimento ai miei piccoli e grandi lettori. Credo che le storie più belle nascano quando si riescono a fondere insieme il divertimento, la leggerezza e la semplicità con la profondità, l’emozione, la riflessione anche su temi grandi e importanti. E son convinto che le storie per bambini siano avvantaggiate nel raggiungere questo obiettivo. Ho presentato “La bambina dietro allo specchio” a molte classi di bambini nelle scuole e nelle biblioteche, ma qualche volta anche agli adulti. Gli adulti mi hanno lasciato recensioni che mi hanno reso particolarmente felice, perché sottolineano proprio quello che ho cercato di spiegare qui (e lo fanno meglio di quanto l’abbia fatto io!). Bambini e maestre hanno sempre accolto con entusiasmo la storia, divertendosi ma anche cogliendo a fondo i significati dentro il romanzo. In alcuni casi, oltre a leggere il libro, hanno fatto dei disegni sulle scene della storia e riflettuto sui suoi messaggi immaginando e scrivendo finali alternativi come lavoro di gruppo in classe. Sono piccole soddisfazioni che premiano la dedizione che ho messo nel pensare e scrivere questa storia a cui tengo moltissimo.

Attualmente hai in corso qualche altra stesura? Se sì, di quale genere?
Negli ultimi tempi ho vissuto esperienze di volontariato che mi hanno portato lontano, geograficamente e non solo, dalla mia vita quotidiana precedente. Sono state esperienze importanti e piene, che mi hanno però tolto il tempo necessario alla scrittura. Non significa tuttavia che il desiderio di inventare e scrivere nuove storie non sia sempre vivo e forte, anzi. Ci sono piccole idee ferme da tempo, e forse la voglia di raccontare con una storia per bambini la realtà in cui sono entrato attraverso la mia ultima esperienza di volontariato fra i bambini di strada nelle Filippine.

Ecco, appunto, un'ulteriore, tangibile prova del tuo amore per i bambini è dato dalle tue opere di volontariato rivolte proprio a loro. 

Matteo-Astone Quali sono state, in ordine di tempo?
A Padova dal 2012 sono volontario in una comunità mamma-bambino e dal 2013 sono clown di corsia dell’associazione Viviamo In Positivo VIP Padova Onlus. All’estero sono stato volontario in una missione che accoglie bambini orfani e abbandonati a Kinshasa, R.D. Congo nel 2010; in un progetto per bambini orfani, abbandonati e abusati di minoranze etniche birmane perseguitate e rifugiate oltre confine a Sangkhlaburi, in Thailandia, nel 2013; in Croazia, nel 2015, come volontario clown di un progetto VIP nell’ospedale pediatrico di Gornja Bistra, che ospita minori e non solo con disabilità molto gravi. A metà del 2015 sono partito come Casco Bianco per un anno di Servizio Civile Nazionale in Georgia, per un progetto di assistenza ed educazione in due case famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII e nella baraccopoli di Batumi. Sono tornato a giugno di quest’anno e ad agosto sono partito con altri amici clown di corsia per la Grecia, per una settimana di animazione clown in sei campi profughi nei dintorni di Ioannina, che accolgono in maggioranza rifugiati siriani. Due settimane dopo sono partito, questa volta da solo, alla volta di Manila, nelle Filippine, in un centro per bambini di strada, proponendo un progetto di circo sociale per i bambini accolti nel centro e i bambini di strada incontrati dagli educatori in diverse aree della città. Sono appena tornato e sono di nuovo in partenza, questa volta però per tornare al mio lavoro di ricercatore biomedico!

Soffermiamoci un po' sulla tua ultima esperienza:  un progetto dal nome: Artisti di strada, non bambini di strada! Di cosa si occupa? In cosa consisteva la tua attività? 
Artisti di strada, non bambini di strada! è un progetto di circo sociale che ho proposto e portato al Kuya Center for street children a Manila, nelle Filippine, un centro che si rivolge ai bambini di strada degli slum di Manila, in cui sono stato ospite per cinque settimane. Il Kuya Center si propone di togliere dalla strada il maggior numero possibile di bambini, assicurando il ritorno a scuola e dove possibile il reinserimento familiare. Il circo sociale è una metodologia basata sull’arte-educazione, che utilizza l’insegnamento delle arti circensi come strumento pedagogico alternativo per lavorare con i minori in situazioni di vulnerabilità e rischio sociale. In parole povere io insegnavo giocoleria e un po’ di equilibrismo e clownerie ai bambini accolti nel centro e a quelli che gli educatori di strada del centro incontrano ogni settimana in tre diverse aree di strada. È stato un gioco, ma anche un impegno che ha richiesto allenamento, costanza, concentrazione, che un po’ alla volta anche i bambini di strada hanno saputo dimostrare, grazie al fascino che le arti circensi ispirano. Nonostante il poco tempo a disposizione, siamo riusciti anche a preparare uno spettacolo di circo al centro, che è stato un bel momento per valorizzare l’impegno dei bambini.

Hai aperto un blog in cui raccoglievi, giorno per giorno, le tue esperienze di vita a Manila. 

Matteo-Astone-Manila
Dai tuoi brevi racconti traspaiono energia, entusiasmo ma anche tanta tristezza nel constatare condizioni di vita che a noi occidentali sembrano disumane. È così? Cosa provavi alla fine di ogni giornata? Cosa ti resta, alla fine di ogni viaggio?
Il dramma dei bambini e della gente di strada nelle Filippine, e a Manila in particolare, è difficilmente concepibile, anche se ce l’hai sotto gli occhi, per quanto è assurdo che possano anche solo esistere bambini che vivono per strada da soli, senza famiglia, senza casa, senza scuola. Detto questo, però, io sono andato a Manila con il mio naso rosso al collo, per portare almeno ad alcuni di questi bambini qualche occasione diversa di divertimento, e per giocare insieme a loro a diventare piccoli giocolieri e artisti di circo. E questo è in fondo quello che hanno visto i miei occhi e ha vissuto il mio cuore. Così, alla fine di ogni pomeriggio in strada, rientravo stanco ma con il sorriso che rifletteva la gioia provata e vista in quei bambini. E così alla fine di ogni viaggio: la consapevolezza di aver forse gettato una goccia di colore nell’oceano, ma di aver fatto un passetto nella direzione giusta, e la gioia di sapere che qualche altra goccia intorno a me si è colorata. Se posso, inviterei i vostri lettori che volessero saperne di più a leggere il mio blog dallaltraparteblog.wordpress.com

Sei laureato in biotecnologie Mediche. Probabilmente, la realtà attuale italiana del mondo del lavoro non ti avrebbe offerto una enorme e facile carriera, ma non ritieni di averla quasi certamente pregiudicata dedicandoti a tutte queste opere benefiche? Perché lo fai? Quando sarai anziano e ti guarderai indietro, ritieni che condividerai ancora le tue scelte?
Grazie per questa domanda, perché è simile a quella che tempo fa mi sono fatto molte volte anch’io. La mia però è rovesciata: hai studiato, ti sei laureato, hai preso un dottorato... non credi che andando avanti così, seguendo come un treno prima la formazione e poi la carriera scientifica non rischi di perderti qualcos’altro? Non rischi di vivere solo per te? Non rischi di ritrovarti un giorno anziano e con il rimpianto di non aver osato rischiare? Di non aver osato rallentare un po’ per esplorare nuove strade e scendere un po’ più in profondità? Un treno ad alta velocità arriva per primo e più lontano ma non vede il paesaggio, non si gusta la bellezza che c’è intorno, non vede gli sfortunati che hanno perso il treno, o meglio che non avranno mai la possibilità di permetterselo, un viaggio su quel treno. Non voglio vivere così. Anche se questo dovesse in parte pregiudicare la carriera scientifica. Per il momento però sono fortunato, perché sono in partenza per gli Stati Uniti con un buon assegno di ricerca da postdoc, intanto per un anno, in un centro di ricerca sul cancro. Spendermi per gli altri e mettere al servizio le mie abilità e le mie passioni ha un significato profondo nella mia vita, che mi dà grande gioia. È anche un semplice atto di giustizia verso chi nella vita non ha avuto la possibilità di scegliere. Io amo essere un clown e giocolare, così cerco di donare ai bambini un sorriso e di insegnare loro a giocolare, tutto qui. Fare del bene divertendosi è il miglior modo per farlo, per te stesso e per gli altri.

Caro Matteo, è arrivato il momento di salutarci. Oltre a farti un enorme in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti futuri, ti ringrazio di cuore per la tua profonda generosità e per ciò che fai. 

La bambina dietro allo specchio

C’è un piccolo villaggio alle soglie del bosco.
C’è un castello, ci sono un re e una regina e una principessa il cui ricordo si smarrisce nel tempo.
C’è una sorgente meravigliosa e terribile, che parla attraverso i riflessi di chi vi si specchia. La sua magia nasconde mille segreti e conosce la storia della principessa perduta.
C’è un matto – tutti sanno che è matto – che porta sempre con sé una scatola vuota, perché tutti sanno che è vuota.
E c’è una zingarella senza nome, che ha il dono di parlare con la sorgente e forse può aiutare a svelarne il messaggio che essa ripete ogni giorno.
“Perché ci sono cose che sono vive... e poi ci sono i riflessi.”





di Matteo Astone | 0111 Edizioni | Narrativa per infanzia 8+
ISBN 978-8863077575 | ebook 2,99€ | cartaceo 15,70€ Acquista


Ornella Nalon
I miei hobby sono: il giardinaggio, la buona cucina, il cinema e, naturalmente, la scrittura, che pratico con frequenza quotidiana. Scrivo con passione e trasporto e riesco a emozionarmi mentre lo faccio. La mia speranza è di trasmettere almeno un po’ di quella emozione a coloro che leggeranno le mie storie.
Quattro sentieri variopinti”, Arduino Sacco Editore
Oltre i Confini del Mondo”, 0111 Edizioni
Ad ali spiegate”, Edizioni Montag
Non tutto è come sembra”, da 0111 Edizioni.


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