La Santa piccola, di Vincenzo Restivo, Milena edizioni, 2017. Mario, Lino e Assia: diciassette anni, tre realtà differenti, in una Napoli dove la violenza è l’unica alternativa di sopravvivenza.
Oggi nel mio salotto è presente un uomo di carne, ossa e sangue. L’immaginazione rende tutto possibile, quindi invito Vincenzo Restivo, scrittore classe 1982, a sedersi accanto a me, sul divano, e ad assaggiare i famosi biscotti che non preparo io, ma che si materializzano con la sola forza del pensiero.
«Benvenuto Vincenzo, mi raccomando: non ti distrarre. Se dubiterai della magia del luogo ti ritroverai seduto per terra e con in mano solo aria! Ho appena concluso la lettura del tuo ultimo romanzo, “La Santa piccola”, edito da Milena nell’anno in corso. Un libro forte e tenero al contempo, ambientato a Napoli, nel quartiere di Forcella, in cui la purezza di tre adolescenti e di una bambina viene messa a dura prova da una società corrotta.»
«Benvenuto Vincenzo, mi raccomando: non ti distrarre. Se dubiterai della magia del luogo ti ritroverai seduto per terra e con in mano solo aria! Ho appena concluso la lettura del tuo ultimo romanzo, “La Santa piccola”, edito da Milena nell’anno in corso. Un libro forte e tenero al contempo, ambientato a Napoli, nel quartiere di Forcella, in cui la purezza di tre adolescenti e di una bambina viene messa a dura prova da una società corrotta.»
«Ti porrò domande atipiche, che permetteranno, però, di cogliere l’essenza del tuo libro e di conoscere la tua fucina letteraria. Iniziamo, dunque. Caro Vincenzo: scrivere è un atto di denuncia o di rivoluzione?»
«Grazie, Emma, per avermi invitato nel tuo salotto virtuale. Chi denuncia, in qualche modo, fa rivoluzione e la scrittura è lo strumento più adeguato a tali fini. Da lusofonista so bene quanto la scrittura abbia rappresentato questo binomio imprescindibile, come con i Boletins de Propaganda e Informação negli anni del dominio Salazarista in Portogallo quando a un negro non era permesso di rapportarsi alla cultura, e alle “Novas cartas portuguesas”, libro provocatorio e per questo di denuncia e rivoluzione, scritto da tre donne che del loro corpo ne fecero strumento di potere e riscatto, in risposta a una realtà troppo maschilista, misogina, claustrale.
Le mie storie denunciano sempre qualcosa. Che facciano anche rivoluzione, beh me lo auguro, ma in quel caso vorrà dire essere riuscito a fare della letteratura strumento di massa. Purtroppo, oggigiorno, il mezzo visivo riesce lì dove le parole scritte non bastano. Siamo più portati a un messaggio diretto, sintetico, immediato e al potere dei libri pochi ancora ci credono.»
«Che differenza c'è fra sesso e amore se si hanno 17 anni come i tuoi protagonisti?»
«A diciassette anni, amore e sesso sono un iperbato, una confusione. Difficilmente si riesce a scindere e spesso si cade nel tranello dell’abbaglio. Un bacio a diciassette anni è qualcosa di più di un bacio e, se si arriva al sesso, la situazione si complica ulteriormente. “Io a Lino me lo voglio sposare” dice Assia, che con Lino ci fa sesso regolarmente “e gli voglio anche dare dei figli, a Lino”. E chi può mettere in dubbio il sentimento? Chi può dire che due ragazzini non possano amarsi come due adulti in questo marasma che tutto confonde, anche le cose più pure?»
« Cosa è l'innocenza?»
«L’innocente è chi non è ancora volontariamente compromesso dalla cultura del plagio, del dolore, del ricatto. L’innocente è chi mantiene ferme le sue posizioni nonostante la degradazione che la realtà impone. Fare sesso non ti rende meno innocente di chi sesso non lo fa. E vale lo stesso per chi, per sopravvivere, è costretto a difendersi, in un modo o nell’altro. L’imposizione della corruzione non può né deve intaccare l’innocenza. E spesso è sempre questione di priorità e valori soggettivi.»
«Cosa è, invece, lo scandalo?»
«È vergogna, pura e sporca vergogna. La frattura di un equilibrio di facciata fedelmente costruito. E lo scandalo, l’intralcio, l’inciampo, serve a rivelare il marchingegno, le quinte macchinose, la nudità concreta che fa sempre male. Ed è indispensabile.»
«Grazie Vincenzo. L’incantesimo continua… sta per essere servito il tè.»
«Grazie, Emma, per avermi invitato nel tuo salotto virtuale. Chi denuncia, in qualche modo, fa rivoluzione e la scrittura è lo strumento più adeguato a tali fini. Da lusofonista so bene quanto la scrittura abbia rappresentato questo binomio imprescindibile, come con i Boletins de Propaganda e Informação negli anni del dominio Salazarista in Portogallo quando a un negro non era permesso di rapportarsi alla cultura, e alle “Novas cartas portuguesas”, libro provocatorio e per questo di denuncia e rivoluzione, scritto da tre donne che del loro corpo ne fecero strumento di potere e riscatto, in risposta a una realtà troppo maschilista, misogina, claustrale.
Le mie storie denunciano sempre qualcosa. Che facciano anche rivoluzione, beh me lo auguro, ma in quel caso vorrà dire essere riuscito a fare della letteratura strumento di massa. Purtroppo, oggigiorno, il mezzo visivo riesce lì dove le parole scritte non bastano. Siamo più portati a un messaggio diretto, sintetico, immediato e al potere dei libri pochi ancora ci credono.»
«Che differenza c'è fra sesso e amore se si hanno 17 anni come i tuoi protagonisti?»
«A diciassette anni, amore e sesso sono un iperbato, una confusione. Difficilmente si riesce a scindere e spesso si cade nel tranello dell’abbaglio. Un bacio a diciassette anni è qualcosa di più di un bacio e, se si arriva al sesso, la situazione si complica ulteriormente. “Io a Lino me lo voglio sposare” dice Assia, che con Lino ci fa sesso regolarmente “e gli voglio anche dare dei figli, a Lino”. E chi può mettere in dubbio il sentimento? Chi può dire che due ragazzini non possano amarsi come due adulti in questo marasma che tutto confonde, anche le cose più pure?»
« Cosa è l'innocenza?»
«L’innocente è chi non è ancora volontariamente compromesso dalla cultura del plagio, del dolore, del ricatto. L’innocente è chi mantiene ferme le sue posizioni nonostante la degradazione che la realtà impone. Fare sesso non ti rende meno innocente di chi sesso non lo fa. E vale lo stesso per chi, per sopravvivere, è costretto a difendersi, in un modo o nell’altro. L’imposizione della corruzione non può né deve intaccare l’innocenza. E spesso è sempre questione di priorità e valori soggettivi.»
«Cosa è, invece, lo scandalo?»
«È vergogna, pura e sporca vergogna. La frattura di un equilibrio di facciata fedelmente costruito. E lo scandalo, l’intralcio, l’inciampo, serve a rivelare il marchingegno, le quinte macchinose, la nudità concreta che fa sempre male. Ed è indispensabile.»
«Grazie Vincenzo. L’incantesimo continua… sta per essere servito il tè.»
Emma Fenu Nata e cresciuta respirando il profumo del mare di Alghero, ora vive, felicemente, a Copenhagen, dopo aver trascorso un periodo in Medio Oriente. Laureata in Lettere e Filosofia, ha, in seguito, conseguito un Dottorato in Storia delle Arti. Scrive per lavoro e per passione. Mito e devozione nella figura di Maria Maddalena, Abel Books. Vite di Madri. Storie di ordinaria anormalità, Echos Edizioni. Le dee del miele, Milena Edizioni. Il segreto delle principesse, Milena Edizioni. |
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