Meditare non è solo stare seduti ad occhi chiusi. Esiste anche la meditazione dinamica, inventata da Osho, ma praticata inconsapevolmente dai runner o dai viandanti.
L'immagine che abbiamo di un meditatore è quella di una persona seduta in posizione del loto, occhi chiusi, profumi d'incenso, pace assoluta tutto intorno. Ma c'è anche un mondo di meditatori che hanno imparato la meditazione da un maestro stravagante.Osho é morto nel 1990 perciò siamo ancora in molti ad averlo conosciuto dal vivo, oltre a moltissimi ad aver assaporato la sua saggezza attraverso i molti libri tratti dai suoi discorsi giornalieri (Gli scrittori della porta accanto - 27 anni fa moriva Osho ma i suoi libri, al di là delle presunte "frasi", continuano a essere letti in tutto il mondo). Lui aveva capito bene che quando noi Occidentali arrivavamo in India, nell'Ashram di Poona, con la pretesa di meditare eravamo totalmente inadatti ad immergerci nell'immagine che descrivo all'inizio: la nostra mente piena di desideri, di passioni, di repressioni, amori andati storti, politica e di tutto un po', non ce lo permetteva. Così, Osho ha inventato per noi delle tecniche che ci avrebbero aiutato ad avvicinarci poco a poco, al momento magico della meditazione. Lui aveva capito molti anni fa ciò che adesso tanti psicologi usano come metodo, seguono il suo esempio magari senza nemmeno saperlo. Hanno capito che il paziente ha bisogno di scaricarsi e sfogarsi prima di ogni terapia.
Una delle tecniche più intense che Osho ci ha lasciato è “la meditazione Dinamica”: cinque stadi scanditi da musica che iniziano con dieci minuti di respirazione forzata; poi dieci minuti nei quali si lascia esplodere tutta l’energia accumulata nel primo stadio, ci si lascia andare, impazzendo, urlando, piangendo, ridendo, buttando fuori tutto ciò che si può; altri dieci minuti di salti sul posto, si deve sfinirsi, esaurirsi completamente; poi stop, 15 minuti di immobilità assoluta e vanno assaporati, sono questi il nucleo della meditazione. Gli ultimi 15 minuti servono ad esprimere quello che si sente ascoltando una dolce musica: ci si può muovere, ballare o starsene in silenzio a godere di tutto ciò che abbiamo messo in moto, (provate quando nessuno vi vede).
La stessa cosa succede per i grandi pellegrinaggi, oggi di gran moda: i camminatori, senza nemmeno saperlo, entrano nello stesso stato meditativo.
Camminare per giorni a volte in situazioni estreme, ti porta proprio in uno spazio dove a volte la mente si perde, a volte si rifiuta persino di collaborare ma vai avanti lo stesso e la forza arriva da qualche riserva dentro di te e a un certo punto sei fuori dalla mente e vai avanti senza pensare, senza ragionare, vai col passo vai col respiro.
Uguale è per i runner: all'inizio correre è un impegno che uno si prende per tenersi in forma, ma piano piano diventa una gioia. Sudare, respirare, sentire la vita che scorre dentro il corpo. Il filosofo-runner Luca Grion dice:
Il susseguirsi dei passi sul terreno mette ordine alla confusione dei nostri pensieri.E dopo aver fatto ordine la mente ad un certo punto se ne va e ti lascia tranquillo con te stesso. Le sensazioni più belle, le idee più importanti ti arrivano in questi momenti e non arrivano dalla mente arrivano da più sotto. Provare per credere.
Angelo Gavagnin |
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