Pagina 69 #128 | La casa nel bosco, di Gianrico e Francesco Carofiglio, BUR Rizzoli, 2016. Un memoir a quattro mani: amicizie perdute, affetti e rivalità, in un ricettario metaforico che parla dell’infanzia, dell’adolescenza e di un’età adulta ancora capace di riservare sorprese.
Ci andavamo a pranzo quasi ogni domenica, dai nonni paterni. Abitavano in una casa con tanta luce e i soffitti alti. Era piena di cose interessanti: armadi da esplorare, scaffali carichi di libri misteriosi, cassapanche con i diavoli intagliati nel mogano, ripostigli inaccessibili. Soprattutto, oggetti proibiti di cui impadronirsi quando il nonno dormiva: il binocolo, il sestante, un coltello a serramanico dall'aria pericolosa, il cappello con la visiera, le spirali di carta che si muovevano al calore del termosifone, il barattolo di vetro con quelle caramelle di zucchero colorate che avevano tutte lo stesso sapore, di sapone.
E poi c'era la dispensa. Quasi nascosta, proprio in fondo al corridoio, dietro una madia, con una porta bianca sempre chiusa a chiave. Nella dispensa era tassativamente vietato entrare, o anche solo sbirciare. Dunque per noi era diventata una questione di di principio, violare quel divieto.
Una domenica pomeriggio, mentre il nonno sonnecchiava e la nonna al suo fianco leggeva il "Radiocorriere tv", dissi a Francesco di seguirmi. Mi chiese perché e io bisbigliai che, spiando la nonna, avevo scoperto il nascondiglio della chiave della dispensa. Era dentro un vaso enorme di Amarena Fabbri, di quelli bianchi e blu, zeppo di cianfrusaglie: monetine, penne senza inchiostro, graffette, viti e bulloni, un taglierino arrugginito. Era giunto il momento di aprire quella porta, conclusi con tono drammatico.
Così recuperammo la chiave, ci avvicinammo alla porta con circospezione e la aprimmo cercando di ridurre al minimo l'inevitabile cigolio.
Una volta all'interno, quello che vedemmo ci lasciò senza fiato. Era una stanza a pianta quadrata con i muri così alti da perdersi nell'oscurità, o almeno così mi parve in quel momento di sovraeccitazione. Su ciascuna parete scaffali stracolmi di barattoli, scatole di latta, contenitori di paglia intrecciata, vasi di conserve. Ciliegie, gelsi, albicocche, e ancora pomodori sott'olio, melanzane, carciofini, peperoni, lamponi, lampascioni; e poi dolci di mandorla, agrumi canditi, frutta secca, caramelle, cioccolatini e decine di bottiglie di salsa.
Dopo qualche istante di smarrimento diventammo pratici e, devo dire, piuttosto efficaci.
Ci riempimmo le tasche, senza esagerare, dolcetti, caramelle e cioccolatini. Scivolammo fuori, chiudemmo la porta attenti a non far rumore, riponemmo la chiave al suo posto e tornammo nella zona abitata della casa. Senza guardarci, consapevoli di avere un segreto e una risorsa in comune.
Non ne parlammo mai, neanche tra noi, come se temessimo che parlarne potesse rompere un incantesimo, ma per anni - insieme o ciascuno per conto proprio - attingemmo con discrezione ai tesori della camera segreta.
I nonni non se ne sono mai accorti, ma sono sicuro che non se la prenderanno.
E poi c'era la dispensa. Quasi nascosta, proprio in fondo al corridoio, dietro una madia, con una porta bianca sempre chiusa a chiave. Nella dispensa era tassativamente vietato entrare, o anche solo sbirciare. Dunque per noi era diventata una questione di di principio, violare quel divieto.
Una domenica pomeriggio, mentre il nonno sonnecchiava e la nonna al suo fianco leggeva il "Radiocorriere tv", dissi a Francesco di seguirmi. Mi chiese perché e io bisbigliai che, spiando la nonna, avevo scoperto il nascondiglio della chiave della dispensa. Era dentro un vaso enorme di Amarena Fabbri, di quelli bianchi e blu, zeppo di cianfrusaglie: monetine, penne senza inchiostro, graffette, viti e bulloni, un taglierino arrugginito. Era giunto il momento di aprire quella porta, conclusi con tono drammatico.
Così recuperammo la chiave, ci avvicinammo alla porta con circospezione e la aprimmo cercando di ridurre al minimo l'inevitabile cigolio.
Una volta all'interno, quello che vedemmo ci lasciò senza fiato. Era una stanza a pianta quadrata con i muri così alti da perdersi nell'oscurità, o almeno così mi parve in quel momento di sovraeccitazione. Su ciascuna parete scaffali stracolmi di barattoli, scatole di latta, contenitori di paglia intrecciata, vasi di conserve. Ciliegie, gelsi, albicocche, e ancora pomodori sott'olio, melanzane, carciofini, peperoni, lamponi, lampascioni; e poi dolci di mandorla, agrumi canditi, frutta secca, caramelle, cioccolatini e decine di bottiglie di salsa.
Dopo qualche istante di smarrimento diventammo pratici e, devo dire, piuttosto efficaci.
Ci riempimmo le tasche, senza esagerare, dolcetti, caramelle e cioccolatini. Scivolammo fuori, chiudemmo la porta attenti a non far rumore, riponemmo la chiave al suo posto e tornammo nella zona abitata della casa. Senza guardarci, consapevoli di avere un segreto e una risorsa in comune.
Non ne parlammo mai, neanche tra noi, come se temessimo che parlarne potesse rompere un incantesimo, ma per anni - insieme o ciascuno per conto proprio - attingemmo con discrezione ai tesori della camera segreta.
I nonni non se ne sono mai accorti, ma sono sicuro che non se la prenderanno.
Quarta di copertina
"La casa nel bosco" di Gianrico e Francesco Carofiglio, BUR Rizzoli.
Vite diverse, caratteri diversi e forse anche qualche lontano rancore lasciato covare sotto la cenere per troppo tempo: due fratelli che non si frequentano molto, anzi, che forse nemmeno si sopportano, sono costretti a stare insieme, almeno per qualche ora, nella casa di villeggiatura della loro infanzia, prima di consegnare le chiavi al nuovo proprietario. Ma in questa casa nel bosco ha inizio un viaggio nella memoria, un inventario buffo e struggente di oggetti, luoghi, odori, storie, sapori, che li conduce verso il principio di una riconciliazione. Un memoir a quattro mani che racconta di amicizie perdute, di amori rubati, di affetti e rivalità, in un ricettario metaforico, ma non solo, che parla dell’infanzia, dell’adolescenza e di un’età adulta ancora capace di riservare sorprese.Leggi le altre pagine 69:
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