Palcoscenico Di Tamara Marcelli. Il monologo teatrale di Winnie, dal dramma in due atti del 1961 Giorni felici, di Samuel Beckett. «Un'ennesima straordinaria esplorazione beckettiana della vita, ai margini della follia.»
Giorni felici, di Samuel Beckett, Einaudi 1997 cartaceo 8,50€
Samuel Beckett. Dublino 13 aprile 1906 - Parigi 22 dicembre 1989.
Scrittore, drammaturgo, sceneggiatore irlandese, rappresentante del "Teatro dell'assurdo", genere teatrale e filosofico che rompe gli schemi del costrutto drammaturgico razionale, che scombina i naturali percorsi logico-mentali. Gli eventi, i dialoghi, i pensieri dei protagonisti si susseguono in maniera scomposta, apparentemente senza alcun filo che li leghi. In realtà quel filo, seppur labile e sottilissimo, esiste, nascosto tra una emozione e una tragica risata. L'inazione diventa il fulcro della condizione umana espressa con continue e granitiche metafore che rendono il dramma quasi intellegibile. Nel teatro beckettiano le parole stridono contro l'immagine.
Samuel Beckett scrisse romanzi, drammi, poesie, racconti, traduzioni, sceneggiature. Nel 1969 vinse il Premio Nobel per la Letteratura. Famoso per la sua opera principale "Aspettando Godot" (Waiting for Godot) del 1952.
Il critico Vivian Mercier scrisse:
In Italia questa opera fu allestita straordinariamente nel 1982 da Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano (da lui stesso fondato nel 1947, primo Teatro stabile italiano) con gli attori Giulia Lazzarini e Franco Sangermano.
Scrittore, drammaturgo, sceneggiatore irlandese, rappresentante del "Teatro dell'assurdo", genere teatrale e filosofico che rompe gli schemi del costrutto drammaturgico razionale, che scombina i naturali percorsi logico-mentali. Gli eventi, i dialoghi, i pensieri dei protagonisti si susseguono in maniera scomposta, apparentemente senza alcun filo che li leghi. In realtà quel filo, seppur labile e sottilissimo, esiste, nascosto tra una emozione e una tragica risata. L'inazione diventa il fulcro della condizione umana espressa con continue e granitiche metafore che rendono il dramma quasi intellegibile. Nel teatro beckettiano le parole stridono contro l'immagine.
Samuel Beckett scrisse romanzi, drammi, poesie, racconti, traduzioni, sceneggiature. Nel 1969 vinse il Premio Nobel per la Letteratura. Famoso per la sua opera principale "Aspettando Godot" (Waiting for Godot) del 1952.
Il critico Vivian Mercier scrisse:
Beckett ha realizzato il teoricamente impossibile, un'opera in cui non succede nulla, ma che tiene incollati gli spettatori ai loro posti. In più, considerando che il secondo atto è una ripresa leggermente differente del primo, ha scritto un'opera in cui non succede nulla, due volte.
- Articolo pubblicato su "Irish Times" il 18 febbraio 1956
Giorni felici è un dramma in due atti del 1961.
Prima assoluta il 17 settembre 1961 al Cherry Lane Theatre di New York.In Italia questa opera fu allestita straordinariamente nel 1982 da Giorgio Strehler al Piccolo Teatro di Milano (da lui stesso fondato nel 1947, primo Teatro stabile italiano) con gli attori Giulia Lazzarini e Franco Sangermano.
Quando mi viene chiesto da quanto sono io qui, io rispondo "Un secondo..." o "Un giorno..." o "Un secolo". Tutto dipende da che cosa io intendo per "qui" e "io" e "sono".
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Monologo di Winnie
[Alza la mano, libera di sotto il cappello una ciocca di capelli, se la tira verso gli occhi, cerca di sbirciarla, la lascia andare, abbassala mano]
Li hai chiamati d’oro, quel giorno, dopo che l’ultimo invitato era partito…
[alza la mano nel gesto di levare un calice]
Ai tuoi capelli d’oro… che possano sempre…
[con voce rotta]
… che possano sempre…
[abbassa la mano, abbassa la testa, abbassa la voce]
Quel giorno.
[voce bassa]
Che giorno?
[alza la testa, voce normale]
Questa poi.
Le parole mancano, ci sono delle volte in cui perfino loro mancano.
[voltandosi un poco verso Willie]
Non è vero, Willie?
[voltandosi un po’ di più]
Non è vero, Willie, che perfino le parole mancano, a volte?
[si volta verso la sala]
E che cosa si deve fare, allora, aspettando che tornino? Strigliarsi il pelo, se non è già stato fatto, o se c’è qualche dubbio, tagliarsi le unghie se hanno bisogno di essere tagliate, sono tutte cose che ti aiutano a tirare avanti.
È questo che voglio dire.
È solo questo che voglio dire.
È questo che trovo meraviglioso, che non passa giorno…
[sorride]
… per dirla nel vecchio stile…
[il sorriso cade]
… senza qualche benedizione…
Tamara Marcelli |
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