Gli scrittori della porta accanto

Il giocatore randagio, intervista a Fabio Cozzi

Il giocatore randagio, intervista a Fabio Cozzi - Scrittori

Scrittori A cura di Silvia Pattarini. Un caffè (letterario) con Fabio Cozzi e il suo romanzo d'esordio Il giocatore randagio, disponibile in crowdfounding per bookabook edizioni.

Fabio Cozzi è nato e vive a Roma dove si occupa di formazione. Scrive soprattutto racconti. Alcuni sono stati pubblicati in antologie: uno, dal titolo Dove per il West?, è apparso in "Amore e sesso fantareale" di Omero edizioni. Il racconto La strada e Mamma Roma è stato premiato nel concorso "Note a margine. Premio letterario per le periferie romane". Collabora con il blog www.sulromanzo.it scrivendo recensioni di libri.

Benvenuto nel nostro caffè virtuale. Per rompere il ghiaccio, posso offrirti qualcosa di fresco, una bibita, un caffè o qualcosa d’altro?

Grazie mille, è un piacere essere qui con voi. Un caffè va benissimo.

Fabio Cozzi il ghiaccio è rotto, o si è sciolto, visto le alte temperature, ora raccontaci brevemente di te: quando hai iniziato a scrivere e cosa?

La passione per la scrittura è derivata da quella per la lettura. Sono sempre stato un lettore onnivoro ma esigente e fatalmente mi è venuta voglia di prendere in mano una penna per “restituire” quello che avevo dentro. Ho poi iniziato a frequentare un corso di scrittura creativa che teneva Francesco Piccolo alla Scuola Omero di Roma (allora aveva appena pubblicato il suo bellissimo libro di racconti, Storie di primogeniti e figli unici). Scrissi un racconto durante il corso influenzato da un altro libro molto importante per me: Diario di un millennio che fugge di Marco Lodoli. A Francesco piacque e mi disse che c’era della qualità in quello che avevo scritto. Questo mi diede il coraggio di continuare. Nel 2008 il mio La strada e Mamma Roma è stato uno dei tre racconti premiati nel concorso “Note a margine. Premio letterario per le periferie romane” (presidente della giuria era Fulvio Abbate). Un altro mio racconto, dal titolo Dove per il west?, è stato inserito nell’antologia Amore e sesso fantareale di Omero edizioni. Diversi miei racconti sono presenti in antologie edite dalla casa editrice Full Colour Sound. 

Fabio Cozzi ha un sogno nel cassetto con scadenza a breve? 

Ho appena iniziato la campagna di crowdfunding sul sito della casa editrice Bookabook per il mio romanzo appunto, Il giocatore randagio. Il mio sogno è di vederlo pubblicato.

Per chi avesse le idee un po’ confuse, ci spieghi come funziona il tuo progetto di crowdfunding? 

Occorre andare sul sito di Bookabook e acquistare una o più copie del libro in pre-vendita (non fa differenza se in forma cartacea o e-book). Sul sito sono disponibili le prime venti pagine del romanzo, così ognuno può farsi subito un’idea di quello che potrà leggere. Al momento dell’acquisto riceverà per e-mail una ricevuta con il pdf dell’intero romanzo non ancora editato. La campagna dura 100 giorni (è partita alla metà di giugno); se le copie acquistate arriveranno alla quota di 250 il libro verrà pubblicato e sarà distribuito nelle librerie e piattaforme on line di vendita (oltreché spedito a chi ha partecipato alla campagna). Se arriverà almeno a 60 copie, verrà comunque fatto avere a chi ha effettuato il pre-ordine. Se rimane sotto tale quota gli acquirenti saranno tutti rimborsati. È la sfida bella e impegnativa di creare una comunità di lettori che creda e si appassioni al tuo progetto, che lo sostenga con convinzione.

Quindi, in ogni caso, il lettore non perde i soldi, nella malaugurata ipotesi in cui, il progetto non dovesse andare a buon fine, ma ti auguriamo vivamente di riuscire a realizzare il tuo sogno. Invitiamo i nostri lettori a prendere visione del libro e magari a sfogliarne alcune pagine e, se di loro gradimento, a pre-ordinarlo sul sito dell'editore. Come è nata l’idea de Il giocatore randagio? È nata prima la trama o prima il titolo?

Volevo scrivere una serie di racconti che parlassero del mondo del calcio, forse perché il calcio è una delle poche manifestazioni contemporanee che riescano ancora a ridestare quella forza che può appartenere soltanto al mito. Oggi siamo immersi in una società totalmente desacralizzata (sia dal punto di vista religioso che laico), eppure la sfida su un campo di calcio mette in moto tutta una serie di questioni “esistenziali” che esulano dal semplice sport. I mondiali di calcio appena conclusi ne sono stati uno splendido esempio. Ho iniziato questo racconto, ma era troppo “randagio”. Andava per i fatti suoi, allora l’ho assecondato. Ed è diventato un romanzo.

E.M. Cioran affermava: “I libri andrebbero scritti unicamente per dire cose che non si oserebbe confidare a nessuno”. Ci anticipi qualche indiscrezione sulla trama di Il giocatore randagio, quanto basta per incuriosire il lettore?

Il libro nasce da una suggestione molto forte avuta leggendo il racconto dal titolo Dove stai andando, dove sei stata? di una formidabile scrittrice americana, Joyce Carol Oates. Racconta la storia di una ragazza che rimane da sola in casa e viene improvvisamente minacciata da un bad boy, un balordo che la vuole far uscire dal suo appartamento per farle del male. Uno dei racconti più inquietanti che abbia mai letto. Ho messo all’inizio del mio romanzo proprio una citazione tratta da questo racconto: «Il posto da cui sei venuta non esiste più e quello in cui avevi intenzione di andare è annientato». Volevo proprio parlare di questa sorta di sradicamento. Volevo scrivere di un “uomo puro”, un calciatore che non ha più una terra (se non quella d’origine ma che non può far nulla per renderlo famoso perché appartiene al “Sud del mondo”), e va alla ricerca di un posto sicuro che riconosca le sue qualità di giocatore. Il calciatore viene però continuamente scacciato da uomini che usano il loro potere per fare del male. In qualche modo lui è il portatore anche inconsapevole di un’utopia, forse è l’essenza stessa dell’utopia. Lui come altri calciatori e allenatori di cui parlo nel corso del romanzo.

Il giocatore randagio è di genere fantastico. Ci sveli qualcosa sui “luoghi del libro”, ti sei ispirato a ambienti reali o sono puramente fittizi?

Mi sono ispirato ad ambienti reali, ma naturalmente li ho trasfigurati attraverso l’uso del genere fantastico. Nel libro parlo ad esempio della grande squadra di calcio del Nord, ma non indico mai il suo nome, proprio perché questo non è un romanzo realistico. È un romanzo allegorico che si nutre anche dei luoghi di altri romanzi, perché prima di tutto sono un lettore: ad esempio, il Sudamerica raccontato da Bolaño, Soriano e Galeano; oppure i luoghi inquieti dei libri di Burgess (soprattutto Arancia meccanica) o di Bret Easton Ellis; o ancora la Russia di Vasilij Grossman. Potrei dire che questo libro raccoglie le tante suggestioni che da lettore ho ricevuto e ricevo ancora.

Stralci d’autore: Fabio Cozzi, lasciaci uno spaccato accattivante tratto dal tuo romanzo Il giocatore randagio.

Il giocatore randagio, a quel tempo ancora bambino, si divertiva a tirare calci a una palla mezza sgonfia di vecchiaia sul lungomare del suo paese. Immaginava di essere un giocatore brasiliano che si allenava in qualche spiaggia meravigliosa, affacciata sull’Atlantico luccicante di allegria e voglia di vivere. Molto spesso il giocatore randagio, quando toccava la palla lamentosa di vecchiaia si battezzava, sempre nella sua testa infantile, con un nome nuovo e affascinante. “Sono Rivelino”, diceva mentre la palla rotolava già sfiancata verso il mare. “Sono Zico”, mentre cercava di dribblare i cani randagi che infestavano la zona e che gli correvano incontro, abbaiando feroci, per mordergli la palla. Ma quei cani non eran veramente dei cani per lui, per la sua mente di bambino. Erano i difensori italiani, oppure quelli tedeschi, oppure ancora argentini (la razza di difensori più bastarda della storia del calcio mondiale): così immaginava ancora il giocatore randagio. Uno di questi cani, il più cattivo e insistente, una specie di cane lupo con il pelo slabbrato, chiazzato per qualche malattia, era quello che si avventava con più frequenza sulla palla, sbavando di rabbia. Era una mattina stranamente buia, con un principio di foschia in mare, quella in cui il giocatore randagio, quel giorno ribattezzatosi “Socrates”, si parò davanti al cane lupo malato, per l’occasione soprannominato “Stielike”, per fargli una finta e dribblarlo, ma il cane era più rabbioso del solito e gli si lanciò addosso mordendogli una gamba. Il giocatore randagio si accasciò sulla spiaggia con la gamba che perdeva sangue, mentre Stielike si allontanava verso l’orizzonte nebbioso, la palla che faceva scorrere avanti con il muso fremente. Il cane lupo e il pallone, nella visione ormai compromessa dal dolore del giocatore randagio, si mischiarono poi all’orizzonte e diventarono punti indistinti, quasi miraggi intravisti dalla sua mente.

Fabio Cozzi, Il giocatore randagio si fa portavoce di qualche messaggio particolare, o si propone esclusivamente di intrattenere piacevolmente il lettore?

Mi vergogno a citare uno scrittore per me irraggiungibile come Kafka, ma sono molto affezionato alla sua frase: «Il libro dev’essere un’ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi». La letteratura a mio avviso deve turbare, “destabilizzare”, rendere inquieti, perché soltanto attraverso l’inquietudine possiamo arrivare a capire veramente noi stessi e il mondo che ci circonda. Il messaggio del libro è quello di cercare di capire, comprendere l’altro, lo straniero che abita dentro e fuori di noi. Soltanto tale comprensione può aiutarci a riscoprire la solidarietà (una parola così ingiustamente squalificata in quest’epoca dall’individualismo sfrenato) e quindi la bellezza del mondo. Solo aiutando gli altri possiamo aiutare noi stessi a vivere veramente una vita degna e giusta. 


Grazie Fabio Cozzi per essere stato con noi, ci auguriamo che il tuo progetto vada a buon fine e invitiamo i nostri lettori a sostenerti, in bocca al lupo per nuovi progetti futuri.

Il giocatore randagio

Il giocatore randagio

di Fabio Cozzi
Fantastico
ebook 5,99€
cartaceo 16,00€

Sinossi
Il giocatore randagio nasce in un paese del Sud ed ha un sogno: diventare un calciatore famoso... Sulla sua strada troverà un cane lupo malato e la Legge della più potente società calcistica nazionale per la quale i giocatori “devono soltanto giocare, non pensare”. Chi non si adegua ai voleri della società viene trasferito nell’"Albergo provvidenza" dove gli spiriti ribelli avranno quel che si meritano. Nel frattempo sul palcoscenico del romanzo si alterneranno altre figure randagie: il portiere Ivan Selbin che si scontrerà con l’Uomo Diabolico del Paese del Male, l’allenatore serbo Bruno Paletic con il suo rivoluzionario schema di gioco (un solo difensore e nove attaccanti), l’allenatore italiano Tommaso Bernardi che insegna ai suoi giocatori la fratellanza e la solidarietà, unico mezzo per poter vincere con merito a pallone…
Una favola nera sempre dalla parte dei visionari, dei ribelli.

Silvia Pattarini

Silvia Pattarini
Diplomata in ragioneria, ama scrivere racconti e componimenti poetici, alcuni dei quali compaiono in diverse antologie. Partecipa a concorsi letterari di poesia, prosa e premi letterari per narrativa edita.
Biglietto di terza classe,  0111Edizioni.
La mitica 500 blu,  Lettere Animate.
Il tempo di un caffè, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni.


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