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Essaouira, viaggio in Marocco

Essaouira, viaggio in Marocco

Viaggi Di Luigi Lazzaroni. Essaouira, il Marocco che non ti aspetti: turismo non ancora di massa, artisti, artigiani e il festival della musica gnawa.

Mogador, l’antico nome della città, è carovane di cammelli carichi d’oro dalla mitica Timbuctu, schiavi incatenati dall’Africa nera, caravelle portoghesi in viaggio verso l’India.
L’Essaouira del secolo scorso è quella degli hyppies, di Jimi Hendrix, Frank Zappa e Bob Marley, e dei film famosi, Otello di Orson Wells, Alexander di Oliver Stone, Le crociate di Ridley Scott.
L’Essaouira di oggi è turismo non ancora di massa, artisti, artigiani e il festival della musica gnawa. Era ovvio che ci si dovesse andare.
Avevamo letto delle capre che si arrampicano a brucare sugli alberi di argan e, con una certa sorpresa, ci sono davvero, addirittura otto sullo stesso albero, quello più vicino alla strada per Essaouira, ognuna con la sua bella pedana di rami secchi per stare più comoda. Pochi dirham ai due pastori che stanno lì di fianco e si possono fare foto — adesso capisco a chi telefonava Issa, il nostro accompagnatore, mezz’ora fa.

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"Dove stai andando?"
"A fare un giro, dormi che è presto."
Sei e mezzo del mattino, aria frizzante, gabbiani infreddoliti sul bastione che corre lungo il mare, figure intabarrate nella djellaba scura, cappuccio abbassato, chine nei loro pensieri, in fondo le mura e la torre del forte portoghese illuminate dal sole ancora basso, mi sono risvegliato nel medioevo? Il porto non è grande ma in piena attività, pescherecci ancorati e decine di barche blu che ondeggiano leggere, sui moli si contratta il pescato, sulle bancarelle si vendono pesci esotici, i gabbiani litigano rumorosi per gli scarti.
"Posso fare qualche foto?", chiedo a gesti a due carpentieri che stanno lavorando su un grande scafo in legno.
"Mais oui", sembra di capire. Basta pagare, e questo lo si capisce subito.

Capre che si arrampicano a brucare sugli alberi di argan e il forte Portoghese di Essaouria

"Cosa hai visto?"
"Il porto"
"Dove andiamo?"
"Al porto."
Il forte portoghese vigila coi suoi cannoni da film dei pirati sui pescherecci e sulle barchette blu ma all’orizzonte nessuna vela da prendere a bordate. Dalla torre, splendida inquadratura fotografica: onde bianche di schiuma si frangono sugli scogli neri che affiorano dalla bassa marea, le case bianche della medina si sporgono dai lontani bastioni di pietra scura, nel cielo strie di cirri ventosi e gabbiani silenziosi — mi manca tanto il cavalletto.
La scelta di dove mangiare pesce è tutta una questione di battute e sorrisi, inviti e dinieghi tra mia moglie e i camerieri della varie griglierie che si trovano appena prima del forte. Alla fine la vince quello col sorriso più ammiccante.

Essaouira. Stradine strette, muri scrostati, porte e finestre blu, è facile perdersi nella medina.

Essaouira. Stradine strette, muri scrostati, porte e finestre blu, è facile perdersi nella medina.

Soprattutto se si va a zonzo tra negozi di articoli per turisti, alla ricerca di non si sa cosa regalare a casa, e laboratori artigiani dove si fanno scatole porta tutto e scacchi di radica — l’olio di argan no, già preso, e le tajine non sono granché. Alcune gallerie d’arte espongono dipinti e oggetti interessanti — "Quanto costa?", troppo per il nostro budget. 
Fa un certo effetto vedere sugli architravi di molte porte la stella di David. Dovremmo essere nel mellah — "Nel cosa?", "Il mellah, l’antico quartiere ebraico" —, ma ormai quasi tutti gli ebrei sono emigrati in Israele — non ricordi quello che ci ha detto la guida a Marrakech?
È l’ora del tè e del tramonto. Prima il tè per scaldarci perché l’aria comincia ad essere fresca. Ho sempre creduto che in Africa facesse sempre caldo ma questi giorni in Marocco mi hanno fatto cambiare idea. Sui bastioni che proteggono la città verso il mare sono tutti lì ad aspettare: le turiste occhi chiusi faccia inebetita aspettano il tramonto, i cannoni di bronzo antico aspettano da secoli il nemico, le donne col velo in testa aspettano le amiche per chiacchierare, i ragazzi dai baffetti appena accennati aspettano furtivi di finire la sigaretta, i bambini nelle vie di sotto giocano a calcio indifferenti a tanta bellezza, tutti tranne uno che siede solitario a guardare il mare.
Il tramonto dalle mura di Essaouira è qualcosa che ti ricordi.

Essaouira: forte portoghese e medina


Luigi Lazzaroni

Luigi Lazzaroni
Non credo nell’astrologia ma mi ritrovo in alcune caratteristiche del mio segno, ovviamente quelle che mi fanno più comodo: l’Acquario ama sentirsi libero e sente il bisogno di spostarsi continuamente, adora viaggiare, è attratto da tutto ciò che è nuovo, ha idee continue che gli girano in testa, gli Acquario sono sognatori. Confermo al cento per cento. Per il resto studi classici, laurea scientifica giusto per cambiare, pittura nei periodi di meditazione, fotografia sempre, in montagna da solo o con gli amici, in giro per il mondo con una moglie che mi tiene nel mondo reale tranne che in Amazzonia dove non vuole proprio venire.


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