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Recensione: Le fedeltà invisibili, di Delphine de Vigan

Recensione: Le fedeltà invisibili, di Delphine de Vigan

Libri Recensione di Elena Genero Santoro. Le fedeltà invisibili di Delphine de Vigan, Einaudi 2018. Un romanzo di una tensione e di una forza devastanti, che incalza e lascia con il fiato in gola come un thriller ma tocca le corde profonde e segrete che legano genitori e figli.

Le fedeltà invisibili di Delphine de Vigan è un libro che fa male, che si tollera a piccole dosi. Ci ho messo diversi giorni per terminarlo e non perché si tratti di un volume corposo (non lo è) o perché sia scritto in modo contorto. È il contrario: senza aver letto il libro in lingua originale, dalla traduzione emerge una scrittura snella, semplice nell’accezione di essenziale e facilmente fruibile. La narrazione è delicata, mai morbosa. Ma la storia, con protagonisti credibili e ben delineati che potrebbero essere i nostri vicini di casa, è terribile.
È un romanzo a più voci che si alternano nei capitoli. 
Parla Hélène Destrée, professoressa delle medie, che si è accorta che il suo alunno Théo ha qualcosa che non va, ma nessuno le crede. Parla Mathis, l’amico di Théo, che lo segue dappertutto. Parla la madre di Mathis, che si è sempre sentita in difetto verso il marito colto e ora ha scoperto che gestisce un profilo su internet in cui sfoga una bestialità che fino a quel momento aveva nascosto. E infine parla anche Théo.
Théo è figlio di genitori separati che hanno smesso di parlarsi da anni. La madre, gretta e arrabbiata, odia il padre a tal punto da non voler sapere più nulla di lui. Invece il padre, che Delphine de Vigan guarda con dolcezza, ha perso il lavoro, lentamente è scivolato nella miseria, vive chiuso in casa nella sporcizia, non vede più nessuno, prende psicofarmaci e quasi non mangia. Thèo trascorre una settimana con la madre e una col padre e quando sta da lui deve occuparsi di tutto e arriva a soffrire la fame. Ma non dice niente a nessuno, per non tradire i segreti a cui è fedele (le fedeltà invisibili), la pietà che prova verso il padre, il timore che sente verso la debolezza della madre. In compenso, a dodici anni ha iniziato a bere e vorrebbe arrivare al coma etilico per smettere di esistere e cadere nell’oblio.

Le fedeltà invisibili di Delphine de Vigan è un romanzo angosciante con un retrogusto kafkiano, che parla di povertà, violenza e abusi sui minori, di profonda incomprensione e incomunicabilità e di ipocrisia borghese.

È anche un libro che parla di maternità, a suo modo. 
Le due madri, quella di Théo e quella di Mathis, non sono adeguate. La prima è divorata dal rancore al punto da non vedere più nulla di tutto il resto. Non ha la minima percezione del disagio del figlio. La seconda è troppo presa da se stessa, dal proprio senso di inadeguatezza, dalle delusioni che le riserva il marito. È seguita persino da un terapeuta. Quando finalmente capisce qualcosa dei problemi di Mathis, non agisce nel modo corretto, arriva tardi, si preoccupa solo del suo piccolo nucleo familiare.
L'unica che si comporta da madre è invece la professoressa Destrée: intuisce il malessere di Théo, perché suo padre durante l’adolescenza l’ha picchiata a tal punto da averla resa sterile e lei non ha mai avuto il coraggio di chiedere aiuto. Ma non riesce a dimostrare a nessuno i suoi sospetti, e quando ci prova le circostanze sono così avverse da mettersi tutte contro di lei.

Alla luce delle ultime proposte del governo di modificare la legge sui figli dei separati, questo libro è di un'attualità sconcertante. 

Nel romanzo Le fedeltà invisibili di Delphine de Vigan la soluzione adottata per il piccolo Théo è quella della bigenitorialità totale. Il bambino resta una settimana esatta con la madre e una settimana esatta con il padre. Ognuno dei due ex coniugi spende soldi per lui solo nel momento in cui lo ha in carico.
La bigenitorialità totale di per sé non è sbagliata, anzi, sarebbe la soluzione ideale in un mondo ideale. Purtroppo, però, non sempre è praticabile, perché i figli a volte si trovano meglio con uno solo dei genitori, perché le condizioni al contorno sono più complicate. E allora non si deve pretendere che sia il bambino ad adeguarsi in nome di una ipotetica parità di diritti dei genitori, ma bisogna sostenere le famiglie disgregate, cercare di capire se c'è stata alienazione familiare, cioè se uno dei due ex coniugi ha messo il figlio contro l'altro genitore, e, se c'è stata, lavorare sul superamento dei rancori, sulla possibilità di tornare al dialogo e alla collaborazione. Bisogna cercare di capire perché un ragazzino rifiuta di stare col padre, se ci sono cause esterne che nulla hanno a che vedere con lo stretto rapporto coi genitori. Non è mezza giornata in più con mamma o con papà a fare la differenza, ma la comunicazione
Le fedeltà invisibili di Delphine de Vigan ci mette in guardia proprio da questo, dalle insidie di una giustizia che è giusta solo sulla carta. E ci ricorda che ai bambini deve essere data la possibilità di esprimere i loro disagi.
Il finale è aperto perché Théo si caccerà in guai seri e sarà la professoressa ad accorrere per salvarlo. Non posso fare spoiler sulla conclusione perché non c’è. Al lettore sta scegliere se Théo sarà finalmente riuscito a farsi notare e qualcuno risolverà i suoi problemi o se invece sarà arrivato al punto di non ritorno.


Le fedeltà invisibili

di Delphine de Vigan
Einaudi
Narrativa
ISBN 978-8806238520
cartaceo 15,19€
ebook 9,99€

Sinossi
Cosa succede se le fragilità dei genitori ricadono sulla vita dei figli? Come può un bambino non restare fedele all'amore per la madre e il padre, malgrado ogni errore, malgrado ogni mancanza? E quando una situazione famigliare complicata rischia di esplodere e diventare un dramma? Theo ha dodici anni e i suoi genitori sono separati. Nella madre brucia un rancore cieco per l'ex marito e non fa che denigrarlo di fronte al figlio. Il padre è un uomo distrutto; lasciato dalla nuova compagna ha perso il lavoro, si è lasciato andare e vive in uno stato di abbandono. Mathis è l'unico amico di Theo. Insieme iniziano a bere di nascosto superalcolici durante le ore di scuola. Cécile è la madre di Mathis, è preoccupata dell'amicizia di suo figlio con quel bambino pieno di problemi - ma ancora di più è sconvolta dallo scoprire che suo marito di notte, su internet, dà sfogo ai suoi demoni di rancore e di rabbia. Hélène è l'insegnante di scienze di Theo e Mathis, il suo passato è segnato in modo indelebile dalle violenze paterne, che l'hanno portata a non poter avere figli. È lei la prima ad accorgersi dei problemi di Theo e a cercare di avvisare la scuola e la famiglia, ma nessuno la prende sul serio: agli occhi di tutti sembra solo che abbia maturato una malsana ossessione per quei due ragazzini.
Elena Genero Santoro

Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag.
L’occasione di una vita, Lettere Animate.
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni.
Gli Angeli del Bar di Fronte, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione).
Il tesoro dentro, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione).
Immagina di aver sognato, PubGold.
Diventa realtà, PubGold.


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About Elena Genero Santoro

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2 commenti
  1. Trovo il giudizio sulle due madri indelicato, superficiale un po’ grossolano. “Inadeguate”, fino ad arrivare “è seguita persino da un terapeuta”, come se questo fosse segno di gravità della propria condizione e non, al contrario, di tentativo di migliorarsi.

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  2. Ma tu lo hai letto il libro? Le due madri rappresentate non sono adeguate affatto e infatti i figli hanno un mare di problemi a causa loro. Il che non è un giudizio sulla maternità in generale o su chi va dallo psicologo, ma proprio sui due personaggi.

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