Viaggi Di Luigi Lazzaroni. Orchha, nella regione del Madhya Pradesh, nel cuore dell'India, tra palazzi e templi: il Jahangir e il Raj Mahal, il Laxmi e il Ram Raja Temple. E molto altro.
Aiuto mi assalgono! — gridano gli occhi di mia moglie. Loro sono una ventina di ragazzine scatenate che brandiscono il cellulare e la maestra invece di predicare la calma spinge per mettersi davanti.«Vogliono fare una foto con voi, ci dice ridendo la nostra giovane guida — ma non siamo persone famose!? — per loro siete come degli alieni, vengono da un qualche villaggio sperduto nella pianura del Gange, probabilmente non vedono mai degli stranieri.»
Per la verità è con mia moglie che vogliono i selfie, lei è bionda (tinta) e pallida, loro, capelli nero corvino e pelle scura, la circondano e cliccano a più non posso, anche la maestra.
A Orchha, nella regione del Madhya Pradesh, una cittadina nel cuore dell’India, ci siamo arrivati quasi per caso, sei-sette ore di macchina dal forte di Gwalior ai templi di Kajuraho sono tante – non c’è niente da vedere per strada? – e il nostro tour operator indiano ha organizzato una sosta di alcune ore. Ne è valsa la pena.
Fatte felici le ragazzine, finalmente il Jahangir Mahal, un palazzo incredibile.
Mura giallo indiano, balconate chiuse da grate scure di pietra traforata, torrette e torrioni sormontati da chioschi con cupole a cipolla, insomma una tipica architettura indo-islamica, bello come i forti del Rajasthan ma dall’aspetto decadente perché abbandonato per decine di anni.Fu fatto costruire dal Rajput di Orchha nel 1699 d.C. per l’imperatore Moghul Jahangir che doveva venire in visita, ma in realtà non è mai stato usato, ci dice il nostro accompagnatore. Una vasca al centro del cortile e quattro pozzetti che non ho capito a cosa servissero, archi polilobati, scale strette e ballatoi pensili – su cui si disperdono le ragazzine –, sale vuote e operai che trafficano con lastre di pietra. Dal cammino di ronda tra le cupole la pianura verde si perde nella foschia.
Devo scendere, c’è altro da vedere.
Il Raj Mahal, dall’altra parte della piazza, era il palazzo vero dei Rajput.
Mura robuste alte sul fiume, meno scale, loggioni e fronzoli, cavi volanti, due operai che ci scrutano sorpresi, stanze vuote, nicchie nelle pareti, nessun arredamento ma gli affreschi, che raccontano episodi dei poemi hindu e le gesta dei guerrieri rajput, conservano intatti memorie e colori.La nostra guida ha premura, c’è altro da vedere.
Cinque minuti di macchina, una bassa collina – basta fortezze e palazzi, mormora sottovoce mia moglie. Ma il cartello è chiaro: Laxmi Temple. Anche se in effetti sembra un forte, con quelle torrette agli angoli e i muri merlati. All’interno un guardiano sdraiato al fresco su una panchina, ponteggi e carrucole dei soliti lavori in corso. Ma sono gli affreschi che il nostro accompagnatore vuole farci ammirare: sui soffitti e le pareti dei corridoi Krishna suona il flauto per le gopi (pastorelle) mentre il dio scimmia Hanuman combatte contro il demone Ravana, l’esercito rajput sfila orgoglioso con cavalli ed elefanti mentre ballerine sinuose danzano tra i fiori – salgo di sopra a fare foto, sì ma in fretta perché c’è altro da vedere, dicono in coro moglie e guida.
Dalle terrazze panorama sorprendente sulle guglie e i palazzi di Orchha.
Dalle terrazze panorama sorprendente sulle guglie e i palazzi di Orchha.
Se il Laxmi Temple sembra un forte, l’ingresso del Ram Raja Temple sembra quello di un hotel e se al Laxmi non c’era nessuno, qui c’è un gruppo numeroso di fedeli in attesa di entrare.
È interessante la storia di questo tempio – ci spiega la guida. Una regina stava portando una statua di Rama da Ayodhya a Orchha e, in attesa che venisse finito il tempio che avrebbe dovuto ospitarla, l’hanno depositata in questo palazzo. Ma poi quando il tempio è stato pronto, il Chaturbhuj – e lo indica lì di fianco –, la statua, non si è più voluta muovere e il palazzo è diventato il suo tempio. Morale, il Ram Raja è tutto giallo e arancio allegro visitato da migliaia di fedeli che qui vengono in pellegrinaggio per riverire Rama. Il Chaturbuj se ne sta sulle sue, rabbuiato e triste, i cani sonnecchiano all’ingresso e i fedeli dormono sugli ampi davanzali delle eleganti finestre ad arco moresco. In realtà il Chaturbuj è unico, ha l’anelito verso l’alto delle cattedrali gotiche, l’inconfondibile eleganza delle linee moghul ma è in realtà un tempio hindu, un insieme difficile da dimenticare.C’è altro da vedere?
No, è ora di andare.E le altre guglie che si vedevano dal Laxmi?
Sono le Royal Chhatris, le tombe dei sovrani di Orchha ma non abbiamo tempo.
Solo una foto?
Sulle rive del Betwa donne che sbattono sui sassi panni colorati, ragazzini che si tuffano chiassosi nella corrente, sull’altra riva, lontane, le tombe come tanti Chaturbuj in miniatura.
Un sola foto.
Se ci andate, non fate come noi, c’è altro da vedere a Orchha!
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Luigi Lazzaroni Non credo nell’astrologia ma mi ritrovo in alcune caratteristiche del mio segno, ovviamente quelle che mi fanno più comodo: l’Acquario ama sentirsi libero e sente il bisogno di spostarsi continuamente, adora viaggiare, è attratto da tutto ciò che è nuovo, ha idee continue che gli girano in testa, gli Acquario sono sognatori. Confermo al cento per cento. Per il resto studi classici, laurea scientifica giusto per cambiare, pittura nei periodi di meditazione, fotografia sempre, in montagna da solo o con gli amici, in giro per il mondo con una moglie che mi tiene nel mondo reale tranne che in Amazzonia dove non vuole proprio venire. |
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