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Bohemian Rhapsody, un film di Bryan Singer: la recensione

Bohemian Rhapsody, un film di Bryan Singer: la recensione

Cinema Recensione di Elena Genero Santoro. Bohemian Rhapsody, del regista Bryan Singer: la musica dei Queen, sovrana, ricrea la magia della loro vita e del celeberrimo Live Aid, il momento della massima consacrazione di Freddie Mercury e del gruppo.

Correva l'inizio degli anni Novanta ed ero su un pullman, di ritorno da una gita scolastica, quando udii per la prima volta una canzone che catturò la mia attenzione per la sua originalità e la sua energia: We are the champions.
Avevo appena ascoltato i Queen e ancora non lo sapevo. Freddie Mercury era mancato da poco.
Da quel momento fu tutta una scoperta, a partire dal fatto che mia sorella, più giovane di me di tre anni, sui Queen era molto più informata di me. Con le mie compagne ci scambiavamo le cassette e registravamo ogni album. Nel giro di pochi mesi li avevo collezionati praticamente tutti, da A night at the Opera in poi, passando per i Greatest Hits. Era un periodo in cui cantavo in un coro gospel, tutto un altro genere di musica, in verità, ma mi cimentavo con le note da soprano e l'estensione vocale di Freddie era per me parecchio affascinante.
I Queen hanno accompagnato la mia giovinezza dal liceo all'università e anche se poi mi sono orientata su altro, non li ho mai dimenticati.

Con lo spirito della nostalgia adolescenziale mi sono approcciata al film Bohemian Rhapsody e con lo spirito della nostalgia me lo sono gustato dalla prima all'ultima scena e dalla prima all'ultima nota. 

Non solo: ci ho portato anche i miei figli e li ho fatti innamorare di quello che per le generazioni che li hanno preceduti è stato un vero e proprio mito.
Bohemian Rhapsody è un film che, pur essendo stato prodotto con il grosso contributo di Brian May e Roger Taylor, si prende alcune licenze nella storia. Freddie Mercury non sapeva di essere sieropositivo prima del concerto di Wembley, per esempio. Non è vero che i produttori abbiano mai osteggiato i Queen con tanta acrimonia e neanche che i Queen si siano mai sciolti, anche se in certi momenti ognuno ha preso la propria strada artistica. Ma non è questo il punto.
Nel film, Freddie Mercury, al secolo Farruk Bulsara, viene ritratto, non sappiamo se a torto o a ragione, come una ragazzo di fondo molto timido e insicuro, che aveva grosse difficoltà ad amare se stesso. La sua origine parsi e i suoi gusti estrosi gli creavano molti disagi in quel di Londra dove viveva con la sua famiglia immigrata.

Al centro del mondo di Freddie Mercury i suoi due amori. 

Il primo: Mary Austin, la donna di cui è stato sempre innamorato e che ha sempre considerato come sua moglie, anche se strada facendo Freddie ha preso coscienza della propria omosessualità. Mary Austin ha continuato ad avere un rapporto stretto con lui, gli è stata accanto fino alla fine. Il secondo amore è ovviamente la musica. Il film lascia grande spazio alla storia del gruppo, al suo estro creativo, alla nascita dei brani più famosi. Bohemian Rhapsody, concepito in un casolare di campagna, registrato con strumenti non convenzionali e innovativi, Love of my life dedicato da Freddie a Mary Austin, We will rock you, nato per coinvolgere il pubblico.
Freddie Mercury viene raccontato anche nella sua intimità, mentre sulla vita degli altri tre componenti non viene detto nulla. Si intuisce solo che il successo del gruppo si basava sull'estro di Freddie Mercury calmierato dalla flemma e dalla pazienza degli altri tre, soprattutto di Brian May.

Bohemian Rhapsody

Bohemian Rhapsody

REGIA Bryan Singer
SCENEGGIATURA Anthony McCarten
FOTOGRAFIA Newton Thomas Sigel
MUSICHE John Ottman
DISTRIBUZIONE 20th Century Fox
ANNO 2018

CAST: Rami Malek, Lucy Boynton, Gwilym Lee, Ben Hardy, Joseph Mazzello

In Bohemian Rhapsody la musica dei Queen è sovrana, ed è grazie a essa che viene ricreata la magia. 

Chi ha seguito e amato i Queen non potrà che appassionarsi, vedendoli rivivere (questa è la vera magia) sullo schermo e cantare insieme a loro.
La scelta della regia di Bryan Singer è poetica: viene portata in primo piano la storia della musica dei Queen, viene raccontata la fragilità del loro frontman, e non c'è nessuna morbosità quando si parla dei "famosi" festini di sesso e droga di Freddie Mercury che rimangono sullo sfondo, destinati solo a mostrare la solitudine del protagonista in alcuni passaggi della vicenda. Il resto rimane mito e magia. Proprio per questo il film è adatto alla visione anche da parte dei minori.
Gli ultimi venticinque minuti ripropongono la sequenza del concerto di Wembley, il concerto di beneficenza per combattere la fame in Africa, il Live Aid organizzato da Bob Geldof, e lì il film è identico alla realtà. Tutti i movimenti dei quattro artisti, tutte le note suonate e cantate sono state riprodotte in modo perfetto dagli attori. Chi non ci crede controlli su YouTube con l'originale. Quindi i Queen vengono fatti letteralmente risorgere, il finale è in gloria, Bohemian Rhapsody si chiude non con la morte di Freddie Mercury, ma nel momento della massima consacrazione del gruppo a mito di fama mondiale, con uno spettacolo coinvolgente e appassionante che cattura lo spettatore di oggi come quello di allora.
E infatti ci riesce perché anche il giovane spettatore che scopre i Queen oggi non può che uscire dalla sala cinematografica cantando, come hanno fatto i miei figli che, raccolto il mio testimone, ora mi chiedono di ascoltare i Greatist Hits e cantano Galileo Figaro Magnifico...



Elena Genero Santoro

Elena Genero Santoro
Ama viaggiare e conoscere persone che vivono in altri Paesi. Lettrice feroce e onnivora, scrive da quando aveva quattordici anni.
Perché ne sono innamorata, Montag.
L’occasione di una vita, Lettere Animate.
Un errore di gioventù, 0111 Edizioni.
Gli Angeli del Bar di Fronte, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione).
Il tesoro dentro, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione).
Immagina di aver sognato, PubGold.
Diventa realtà, PubGold.


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