Gli scrittori della porta accanto

Recensione: Il piano inclinato, di Matteo Di Pascale

Recensione: Il piano inclinato, di Matteo Di Pascale

Libri Recensione di Giulia Mastrantoni. Il piano inclinato di Matteo Di Pascale (Las Vegas). Un romanzo ambientato ad Amsterdam che sfata molti falsi miti sulla vita da expat.

Limitiamoci a dire questo: Francesco è un esperto di marketing che vive ad Amsterdam. Come molti suoi connazionali, ha deciso di lasciare Milano per andare alla ricerca di qualcosa di meglio. Ma cosa?
Il piano inclinato di Matteo Di Pascale sembra la storia di un ragazzo che ha scelto uno stipendio dignitoso, una vita serena e la prospettiva di una vita stabile. Non ci sarebbe nulla di male, no? In fondo, oramai abbiamo tutti almeno un amico o un familiare che vive la quotidianità da expat in una qualche parte d’Europa, se non addirittura oltreoceano. Possiamo capire tutti la voglia di andare a vivere in un luogo dove gli stipendi permettano di affittare un appartamento, uscire la sera e non chiedersi costantemente se il contratto verrà rinnovato dopo sei mesi.
E invece non è così, perché man mano che i pensieri di Francesco ci diventano più familiari, scopriamo che lui un lavoro ben pagato a Milano ce l’aveva. Aveva anche una fidanzata, Renata, con la quale condivideva un rapporto perfetto (o quasi). La famiglia del ragazzo, inutile dirlo, vive in Italia. Ma allora, se Francesco aveva tutto, perché ha deciso di lasciare Milano?

Quando si confida con Christos, un trentenne greco impiegato nella stessa agenzia di marketing, Francesco dichiara apertamente di aver deciso di traslocare ad Amsterdam con un solo pensiero in mente: dissetarsi. 

E questo, purtroppo o per fortuna, è un istinto che non tutti possiamo capire. Esistono giovani che hanno voglia di mettersi alla prova, di vedere cos'è che succederà se si prova a ricominciare da zero. Insomma, esistono giovani che decidono di dire addio (o almeno arrivederci) al proprio Paese perché la necessità di scoprire cos'è che ci porterà la vita è più forte del resto. Chi ha voglia di mondo deve semplicemente partire.
Sono particolarmente significativi i dialoghi tra Francesco e i suoi amici expat, in particolare Giorgio. Giorgio è solito lamentarsi degli stage pagati per finta, del governo che ha rovinato l’Italia, di quanto ormai nulla funzioni più e di come la vita all’estero sia certamente migliore di quella che si può avere in Italia. A Francesco, però, le lamentele sterili non piacciono: se Giorgio vuole lamentarsi, che lo faccia pure, ma che ne ammetta l’inutilità. Giorgio, dal canto suo, pensa che sarebbe importante cambiare le cose: ma come? Come Francesco fa notare a più riprese, chi vuole cambiare l’Italia resta in Italia ed entra in politica. Ma entrare in politica risolve qualcosa?

Il piano inclinato di Matteo Di Pascale è un romanzo che va letto con distacco, perché a immedesimarsi troppo in uno dei personaggi si rischia di incazzarsi sul serio. 

Io me la sono presa sia con Francesco che con Giorgio. A Francesco, mio malgrado, ho “rimproverato” quel suo modo decisamente poco elegante di scoparsi tutto ciò che respira. Perché lo fa? La risposta arriva presto: perché, tutto sommato, si sente solo. Durante i miei anni all’estero, ho conosciuto un ragazzo expat molto simile a Francesco: «tutto ciò che è scopabile va scopato». Il giorno in cui questo ragazzo ha commesso l’errore di portarsi al letto una psicologa (anch’essa expat) con la paura dell’abbandono i guai sono iniziati sul serio: lei lo intimava a farsi curare e lui la esortava a «non dare tutto ‘sto peso al sesso». Questo atteggiamento proprio di Francesco e del ragazzo expat che ho realmente conosciuto è qualcosa che, a mio parere, vale la pena osservare più da vicino (niente battutine). Il rapporto sessuale casuale non placherà mai quel senso di vuoto che in molti, e in particolare gli expat, percepiscono. Non so se esistano studi in merito, ma si tratta di un fenomeno che chiunque abbia avuto occasione di trascorrere del tempo all’estero ha potuto osservare: in individui come Francesco il sesso casuale diventa una “medicina” inutile. Con Giorgio, invece, me la sono presa per i motivi per cui anche Francesco gli ha dato contro: se pensi che l’Italia abbia qualche speranza, datti da fare, ma non lamentarti perché è inutile.

Insomma, Il piano inclinato di Matteo Di Pascale non è un romanzo che si manda giù facilmente. 

Gli expat ci ritroveranno tantissimi aspetti della propria vita, mentre gli italiani che hanno scelto di (o dovuto) restare in Italia ci vedranno riconfermati tutti quei miti secondo cui «Eh, all’estero è tutta un’altra cosa». È vero, all’estero le cose funzionano diversamente, ma non necessariamente meglio: questo è un disclaimer che aggiungo per tutti coloro che pensano che noi expat ci troviamo tutte le porte spalancate non appena atterriamo in terra straniera. Non è così. Posso garantirvi che veniamo discriminati, che ci facciamo la guerra tra expat e che nulla ci arriva senza un notevole impegno. Provare per credere, oppure leggere Il piano inclinato e in particolare i dialoghi tra Francesco e Giorgio. Francesco, in alcuni casi un grillo parlante in versione umana, fa notare a Giorgio che gli stage mal pagati esistono anche ad Amsterdam, che gli affitti sono esorbitanti e che il costo della vita all’estero è solitamente proporzionato allo stipendio che si percepisce. Insomma, El Dorado non esiste, e ognuno deve farsi i conti in tasca, valutando dove vivere, come sostentarsi e in che modo giocarsi le opportunità che gli si presentano.

Che dire? Il piano inclinato di Matteo Di Pascale non vi lascerà indifferenti.

Perché è una storia attuale che vuole “dare fastidio” a chi la legge, mettere alla prova i falsi miti e mostrare alcuni aspetti della vita all’estero che non sono sempre così visibili a chi non la sperimenta. È una doccia fredda, ma anche un romanzo che si legge d’un fiato. Fatemi sapere cosa ne penserete.


Il piano inclinato di Matteo Di Pascale

Il piano inclinato

di Matteo Di Pascale
Las Vegas
Narrativa
ISBN 978-8895744483
Cartaceo 15,00€

Sinossi
Francesco, pubblicitario di successo da cinque anni in Olanda, non sa ancora di essere come una biglia d'acciaio in bilico. Di giorno lavora in un'agenzia in cui guadagna più soldi di quanto riesca a spendere, di sera passa da un locale all'altro a caccia di alcol e ragazze. Le sue vicende si mescolano a quelle dell'olandese Nicky, dell'americana Julia, del greco Christos, e di molti altri "expat" che come lui cercano di ammazzare la noia in una festa infinita tra i canali. Ma quando cerca di ricordare il vero motivo per cui se ne è andato via da casa, accade l'inevitabile. Il piano inizia a inclinarsi, la biglia scivola, Francesco perde il controllo: si innamora di Nina, la ragazza spagnola di Christos, e questa passione illumina tutto il resto di una luce improvvisamente spietata. Il lavoro, gli affetti leggeri, le sbronze, niente ha più senso. Dentro un'Amsterdam fatta di eccessi, dove la vita sembra un'esperienza di passaggio e perdersi è sempre concesso, Francesco ha forse l'ultima occasione per non precipitare.



Giulia Mastrantoni
Da quattro anni collaboro all’inserto Scuola del Messaggero Veneto, scrivo per il mash up online SugarPulp e per la rivista dell’Università di Trieste Sconfinare.
Dopo aver trascorso un periodo in Inghilterra, ho iniziato un periodo di studi in Canada, ma, dovunque sia, scrivo.
Misteri di una notte d’estate, ed. Montag.
One Little Girl – From Italy to Canada, eBook selfpublished.
Veronica è mia, Pensi Edizioni.
La forma del sole, Gli scrittori della porta accanto Edizioni.


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