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Recensione: L'isola del Tonal, di Carlos Castaneda

Recensione: L'isola del Tonal, di Carlos Castaneda

Libri Recensione di Andrea Pistoia. L'isola del Tonal di Carlos Castaneda (BUR). Un libro che risulta per certi versi illuminante e coinvolgente, specialmente nelle scene d’azione, mentre per altri un po’ troppo lento.

Dopo la trilogia sull’apprendistato di Carlos Castaneda, non potevo esimermi dal leggere questo quarto libro.
Ma prima di entrare nel vivo della recensione, una premessa: la trilogia si conclude con i botti e un finale che parrebbe chiudere degnamente tutta la saga (resto sul vago per non spoilerare). Ergo, pensavo che questo quarto libro fosse un approfondimento delle tematiche accennate nella trilogia. In realtà è il seguito cronologico, ovvero parte da dove termina il terzo, abbracciando quindi gli anni successivi al 1971. Si scopre così che il suo apprendistato con don Juan e don Genaro non è ancora concluso e che lo aspettano altre avventure magiche e mistiche.


L'isola del Tonal di Carlos Castaneda è un romanzo di quasi quattrocento pagine suddiviso in svariati capitoli, anche se grossomodo la prima parte è incentrata sul Sognare mentre la seconda sul Tonal e sul Nagual.

Tonal e Nagual, tuttavia, non possono essere spiegati in poche righe in una recensione, quindi bypasso la cosa.
Abbandonate quindi le droghe psicotrope del primo libro (ovvero il peyote e la mescalina), allievo e maestro si concentrano su altri modi per entrare in uno stato alterato di coscienza e per interrompere il dialogo interiore, in modo tale da percepire la realtà a più largo spettro.
L'isola del Tonal alterna lunghi dialoghi chiarificatori a episodi di azione pura in modo da dimostrare come la realtà sia ben al di là di come la vediamo solitamente.


A questo punto, però, veniamo ai pro e contro dell’Isola del Tonal di Carlos Castaneda.


Pro:
  • È Carlos Castaneda, quindi chi ha letto i precedenti libri troverà la famigliarità del suo stile narrativo atto a riportare su carta esperienze e nozioni illuminanti.
  • Il piacere di trovare concetti spirituali orientali re-interpretati dalla cultura messicana. Per intenderci, la kundalini loro la chiamano “La breccia” e l’aura intorno alle persone viene definita come “Essere luminoso”.
  • Alcuni concetti sono affascinanti, ovvero il significato di essere un guerriero senza macchia e l’arte di Sognare.
  • Il fatto che certi episodi riportati nella trilogia vengano chiariti in questo libro. Tante prove che Carlos Castaneda ha affrontato in passato, e motivate in modo a volte superficiale e sbrigativo, qui hanno una spiegazione esaustiva, mostrando così come certe verità non potevano essere fornite senza un adeguato bagaglio di sapere (per intenderci, è come quando si dà ad un bambino una spiegazione fantasiosa perché non ha ancora le nozioni e la capacità per comprendere le leggi che governano il mondo). Ne sono esempi lampanti certe prove o rituali, quale l’usare droghe psicotrope per raggiungere stati alterati di coscienza o le sfide contro la strega Catalina. Stesso discorso vale per certi concetti (ad esempio il “Vedere”) che adesso vengono approfonditi chiarendo dubbi e perplessità dell’autore e del lettore. Tutto ciò fa ottenere ulteriori punti all’opera.
  • Il finale aperto e poetico è con i botti; spiazza e incanta il lettore, lasciandolo col quesito: “E adesso cosa accadrà?”. Infatti, dato che non è chiaro se l’episodio sia una metafora o la realtà, si è inevitabilmente invogliati a leggere il romanzo successivo per scoprirlo (ovvero Il secondo anello del potere).


Contro:
  • L'isola del Tonal consta di circa quattrocento pagine. Personalmente le ho trovate eccessive, dato che in certi punti si dilunga in spiegazioni che lasciano il tempo che trovano. Lo dimostra il fatto che, ripensando a certi capitoli (in special modo quando spiega il Tonal e il Nagual o il “doppio” di ogni stregone), ho il vuoto totale.
  • Tonal e Nagual: quasi tutto il libro è incentrato su questi concetti. Il problema è che sono concetti così lontani dalla nostra realtà (anche per chi da tempi immemori ha dimestichezza con certi concetti filosofici) che fanno fatica ad essere compresi e accettati. Senza contare che l’autore vi si dilunga per pagine e pagine intere, risultando nel complesso un po’ noioso e monotono.
  • Si torna ancora una volta a parlare di morte durante le pratiche magiche. Come nei precedenti libri, i maestri di Carlos Castaneda tirano in ballo ad ogni prova il rischio di decesso nel caso l’autore non esegua alla lettera certe indicazioni e rituali. Di conseguenza, anche qui il lettore resta perplesso: sarà veramente pericoloso o è solo un astuto escamotage per indurre Carlos Castaneda a comportarsi in maniera impeccabile? Tra l’altro, durante la lettura si scopre come alcune raccomandazioni fornite all’allievo nei precedenti libri non erano atte a evitare all’apprendista una morte prematura ma erano solo un modo per metterlo alla prova e sfruttare la sua paura per superare le difficoltà. Al che viene spontaneo chiedersi se anche in questo libro valga lo stesso “approccio educativo”.
  • Ho trovato fastidioso quel continuo prendersi beffa di Carlos Castaneda da parte dei suoi maestri. Non solo, ma questi ultimi spesso ridono, scherzano e fanno cose da pazzi. Specialmente don Genaro risulta irritante nel suo vestire costantemente i panni del buffone (anche se un attimo dopo passa in “modalità saggio”, spiazzando autore e lettore). Diciamo che chi si aspetta dei maestri in versione monaco zen pacato e saggio resterà deluso dalla cosa. Di contro c’è che ad ogni comportamento inusuale ne scaturisce una spiegazione plausibile (offerta da Don Juan) che chiarisce il tutto.
  • Sembra una sciocchezza ma, per quanto mi riguarda, il fatto che si diano tutti del lei (al contrario dei precedenti libri in cui si davano del tu) mi ha lasciato molto perplesso. Non so per quale ragione sia stata fatta questa scelta stilistica ma preferivo di gran lunga quella confidenziale e amichevole dei precedenti romanzi.

In definitiva, L'isola del Tonal di Carlos Castaneda è un libro che risulta per certi versi illuminante e coinvolgente, specialmente nelle scene d’azione, mentre per altri un po’ troppo lento per i miei gusti. 

Come ogni libro di Carlos Castaneda, il lettore attento troverà in modo molto approfondito verità e concetti affascinanti ma in chiave stregoneria messicana; ciò risulta un valore aggiunto a tutta la lettura. Sfortunatamente, essendo concetti fuori dalla nostra prospettiva abituale della realtà, a volte sono di difficile comprensione. Non di meno, il fatto che vengano così sviscerati da ogni angolazione, invece di aiutare nella comprensione diventano dispersivi e impegnativi da assimilare.
Di contro, il finale e certe parti del libro valgono l’intera lettura.
Vi chiederete: "Quindi ce lo consigli o no?"
Lo consiglio a tutti coloro che hanno già letto la trilogia, che vogliono scoprire i retroscena di quei libri e approfondire certi concetti fuori dall’ordinario. Se poi si soprassiede a certe spiegazioni prolisse, risulta comunque scorrevole, specialmente nei momenti in cui si passa all’azione.
Lo sconsiglio a chi invece è al suo primo libro di Carlos Castaneda: c’è una continuità serrata da seguire e L’isola del Tonal diventa incomprensibile se non si ha il background dei precedenti. Ergo, partite da A scuola dallo stregone (primo della saga, nonché il più famoso).


L'isola del Tonal

di Carlos Castaneda
BUR

ISBN 978-8817127516
Cartaceo 9,35€
Ebook 7,99€

Sinossi 
Un docente universitario di etnologia decide di apprendere le arti esercitate dagli stregoni ma, per ben dieci anni, ha l'impressione di essere preso in giro da loro. Solo alla fine scoprirà che questo "imbroglio" è in realtà una tecnica di insegnamento, un modo diverso per avviarlo alla conoscenza. Questo libro narra la fase conclusiva dell'imbroglio e forma la sintesi dell'apprendistato.

Andrea Pistoia


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