Cinema Recensione di Stefania Bergo. Coraline e la porta magica: dall'autore di Nightmare Before Christmas, Henry Selick, un film in stop motion dalle atmosfere dark tratto dal romanzo di Neil Gaiman.
A dieci anni dalla sua prima uscita nelle sale cinematografiche italiane, Coraline e la porta magica di Henry Selick – che ha co-diretto anche Nightmare Before Christmas assieme a un certo Tim Burton – mantiene inalterata la sua quota artistica e originale nel mare di film d'animazione a tinte pastello per bambini, anche se, dobbiamo ammetterlo, le storie stereotipate di balocchi e palline colorate sono ormai una minima parte delle proposte per l'infanzia. Al giorno d'oggi, ogni film pensato per i bambini è in realtà stratificato e godibile anche da un pubblico adulto, e quando questo non succede – vedi ad esempio Hotel Transilvania 3, di cui vi parlerò la prossima volta – stride come eccezione.Henry Selick confeziona un film psichedelico e al contempo noir, addirittura orrorifico a tratti, che combina stop motion e stereo 3D – posso solo immaginare come sia stato vederlo al cinema – per raccontare la storia di una bambina di undici anni, Coraline, che si trasferisce con i genitori a Pink Palace, in un posto un po' fuori città.
Con il suo impermeabile giallo – sì, come quello di Greta –, Coraline, che si definisce "strega dell'acqua", inizia subito a perlustrare i dintorni della casa in un'atmosfera grimy, data dal grigiore di una giornata di pioggia.
E incontra due nuovi amici: un gatto nero spelacchiato e un bambino eccentrico e un po' inquietante a cavallo di una bicicletta che pare rombare. È Wybie – diminutivo di Wyborn, why born... – nipote dell'anziana vicina di casa che in gioventù ha perduto la sorella, scomparsa improvvisamente.Coraline ha due genitori, entrambi scrittori di libri e riviste sul giardinaggio, troppo impegnati per accorgersi del suo bisogno adolescenziale di attenzioni e stimoli, e viene spesso invitata ad occuparsi da sola di se stessa e soprattutto a non disturbare il loro lavoro. E credo che ogni genitore, anche il più presente, si riconosca in loro: quante volte abbiamo risposto con un vacuo «mmh mmh» ad una domanda insistente dei nostri figli, senza nemmeno capire davvero cosa volessero? Una leggerezza che diviene il fulcro su cui poggia la storia...
Annoiata e trascurata dai genitori, esplorando la casa, Coraline scopre una porta magica nel soggiorno, chiusa a chiave e ricoperta con la carta da parati, col preciso intento di nasconderla.
Cosa cela quella porta? Apparentemente nulla, solo un muro di mattoni. Ma poi, una sera, risentita per le continue mancate attenzioni parentali, e soprattutto incuriosita, come solo i ragazzini in cerca di avventure sanno essere, apre la porta chiaramente magica e intravede un tunnel vibrante che pare fatto di gommapiuma colorata. Senza nemmeno porsi un ragionevole dubbio sul da farsi, lo attraversa e sbuca... nel suo soggiorno di casa! Si affaccia in cucina e vede sua madre – stranamente – intenta a cucinare, come raramente fa di solito. Con voce cinguettante la invita ad accomodarsi, pronta a gustare il suo piatto preferito. Ed è allora, quando glielo porge, che Caroline si accorge che sua madre ha un paio di bottoni neri cuciti al posto degli occhi. Una visione inquietante, se si pensa che in passato venivano posate sugli occhi dei defunti delle monete per agevolarne il trapasso. Inquietante anche se li si considera come i consueti occhi delle bambole di pezza...Non voglio svelarvi di più di Coraline e la porta magica, un film che vi consiglio di scoprire e gustare colpo di scena dopo colpo di scena.
Da qui in poi la narrazione si fa onirica, psichedelica, burtoniana quanto basta per renderlo un film adatto ai bambini dagli otto anni in su, possibilmente insieme ai genitori – Emma lo ha visto due anni fa e ne è rimasta un po' turbata, mentre ora, che di anni ne ha appunto otto, lo ha rivisto con piacere, cogliendone alcuni dei messaggi. I colori tetri si alternano a sprazzi scintillanti ma mai glitterati, si tratta più di un gioco di luci e, soprattutto, ombre – date non solo dalla mancanza di luce, ma anche dalla pioggia, dalla nebbia, dall'atmosfera lugubre in genere.Il gatto e Wybie giocheranno un importante ruolo nella storia e condurranno Coraline, novella Alice nel paese delle Meraviglie – grottesche –, alla scoperta della verità.
Il messaggio che domina su tutti è che non è tutto oro ciò che luccica – la famiglia del Mulino Bianco non esiste. La felicità immaginata è solo apparente, quella reale è altra cosa e non necessariamente è scevra di momenti difficili in cui pare allontanarsi irreversibilmente. Quanto siamo disposti a sacrificare per inseguire un miraggio? Siamo sicuri di volere ciò che desideriamo? Perché, a volte, i sogni possono celare incubi spaventosi e gli incubi, se si ha pazienza, acquistare splendidi colori e fiorire come un giardino. In altre parole, «facciamo attenzione a ciò che desideriamo»...
Stefania Bergo |
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