Inediti d'autore Racconto di Claudia Gerini. Non siamo soli. Spesso nella vita ci si sente soli ad affrontare alte montagne. Ma in realtà nessuno è solo. Basta tendere la mano.
Dalla finestra la vista era mozzafiato, monti altissimi si stagliavano verso un cielo azzurro, le cime ancora innevate nonostante fossimo ormai a maggio inoltrato rendevano il paesaggio quasi surreale. Più in basso pascoli di un verde brillante e boschi che si rincorrevano a perdita d'occhio. Qua e là i piccoli paesini di montagna sembravano incastonati nel verde dei boschi e dei frutteti come piccoli diamanti su anelli scintillanti.Era appena arrivata e già sentiva di adorare quel posto. In realtà adorava solo quello che riusciva a vedere fuori dalla finestra mentre odiava già quello che c'era dentro la finestra, ovvero la casa di cura. Certo era bella, nuova, ultramoderna e dotata di ogni confort, il personale gentilissimo l'aveva subito messa a suo agio. Ma c'era qualcosa che la rendeva irrequieta. Non sapeva spiegare bene che cosa, forse erano i soffitti così bassi che quasi poteva toccare se solo si alzava un po' sulle punte dei piedi, o forse le luci asettiche dei neon che le ricordavano di non essere lì per una gita di piacere. O magari era l'idea di restare chiusa dentro quelle mura per tre lunghi giorni, senza poter uscire a prendere nemmeno una boccata d'aria. Restava il fatto che mentre percorreva il corridoio dalle pareti color ruggine e grigie aveva provato una sensazione quasi claustrofobica.
Aveva riposto i suoi pochi effetti personali nel piccolo armadio che le era stato indicato, aveva salutato il marito desiderando che restasse con lei per tutta la durata della degenza invece dei trenta minuti al giorno che gli erano consentiti. Forse, pensandoci bene, era stato soprattutto questo a scatenare la sua reazione negativa appena messo piede in reparto. Ma poteva farci ben poco, la vita è fatta di regole da seguire e quel posto non era decisamente da meno. Anzi di regole sembrava ce ne fossero davvero tante. Avrebbe fatto la brava e avrebbe cercato di seguirle alla lettera come una bambina diligente. Per far questo, quindi, aveva dovuto congedare a malincuore Simone e si era sdraiata buona buona su quello che sarebbe stato il suo letto per i prossimi tre giorni.
È strano quanta vita passi nei corridoi di un ospedale.
Vita e morte.
La sala relax era diventata per lei un crocevia di persone ognuna con una storia diversa da raccontare. I dialetti si sovrapponevano l'uno sull'altro. Le persone che erano ricoverate arrivavano un po' da tutta Italia. La parlata trentina si mescolava a quella romana, napoletana, veneta formando un vocio colorato ed allegro. Ma dietro l'apparente allegria si nascondevano storie ed esperienze diverse.
Marcellina, il cui nome stonava assai col suo aspetto robusto, l'aveva accolta in camera con una specie di grugnito al posto del ciao. Taciturna e solitaria aveva passato la prima parte della giornata stesa a letto col telefonino in mano e sonnecchiando di tanto in tanto. Soltanto la sera, condividendo la cena allo stesso tavolo, aveva scoperto essere in realtà una persona solare e divertente, pronta sempre alla battuta e alla chiacchiera. Ma anche tutta questa allegria nascondeva delle ombre. Marcellina aveva disturbi comportamentali con il cibo, era bulimica. Si abbuffava fino a che non si sentiva piena come un uovo e poi correva a vomitare. Quello che colpì Marta fu la naturalezza e la quasi rassegnazione con cui le raccontava la sua storia. Quasi come se fosse normale infilarsi due dita in gola e vomitare.
Sara era una ragazzona grande e grossa che si aggirava per il corridoio del reparto barcollando qua e là. Era sempre tutta infagottata, vestita di nero e rivolgeva solo mezzi saluti a chi incrociava il suo cammino. Sara aveva iniziato a mangiare dopo la morte dell'anziana madre che viveva con lei. Da quel giorno aveva mangiato, mangiato e mangiato finché quasi non si era più potuta alzare dal letto. La zia l'aveva portata lì nella speranza che qualcosa scattasse nella testa della nipote e che iniziasse a reagire per il suo bene.
Adriana arrivava da Ostia, la sua parlata schietta e genuina si sentiva fin dal fondo del corridoio mentre passeggiava con il bicchiere di caffè in mano. Sempre allegra e positiva si era ricoverata, come le altre, per un percorso di rieducazione alimentare della durata di un mese. Durante il percorso i pazienti si sottoponevano ad una dieta ferrea e a diverse attività fisiche. Inoltre imparavano a convivere in gruppo e a supportarsi a vicenda. Proprio quel giorno l'aveva sentita parlare al telefono dicendo che non ne poteva proprio più e che non vedeva l'ora di tornare a casa. Allora Marta aveva visto una cosa che non avrebbe mai immaginato. Sara aveva lasciato cadere la sua corazza dura e le aveva stretto la mano sussurrandole che ce l'avrebbe fatta, proprio come lei.
Sara, così insicura e bisognosa d'aiuto, che incoraggiava la compagna all'apparenza così forte e determinata.
Un'ondata di tenerezza invase il cuore di Marta. E si ritrovò a pensare che spesso nella vita ci si sente soli ad affrontare montagne, alte come quelle che vedeva adesso dalla finestra. Ma che in realtà nessuno è solo finché riusciremo a tendere la mano al prossimo, a provare a metterci nei panni degli altri, ad essere gentili. Alcune persone indossano delle maschere solo per trovare la forza di sopravvivere, altre invece sono semplicemente loro stesse con le loro paure e debolezze. Ma tutti possiamo farcela, che si debba affrontare una pianura sconfinata, scavalcare una piccola collina o scalare una montagna altissima.
Claudia Gerini Claudia Gerini nasce a Pontedera negli anni ’70. Completa il liceo linguistico e collabora saltuariamente con un’importante testata giornalistica. Poi abbandona gli studi e le passioni per un impiego fisso. Da più di 15 anni infatti lavora nel reparto gastronomia di un supermercato. Adora la sua famiglia ed è ciò a cui si è ispirata per scrivere il suo primo romanzo, uscito in prima edizione per Lettere Animate. Il sogno di Giulia, Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione). |
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