Libri Recensione di Davide Dotto. Il canto di Penelope di Margaret Atwood (Ponte alle Grazie). Corrispondenze e similitudini tra figure che portano in sé un archetipo, una chiave di lettura inedita che conduce il testo di Omero sul terreno della tragedia shakespeariana.
«Molti, nel tempo, hanno ritenuto autentica la sua versione degli avvenimenti, si trattasse di uccisioni, di splendide seduttrici, di mostri con un occhio solo. Anch’io gli credevo, ogni tanto (…)Del re di Itaca, signor Maestro d’inganni, perlustratore e contastorie sappiamo tutto e anche troppo. Lo scaltro Odisseo è sempre stato discusso per l’innata capacità di persuasione, l’arte del travestimento, le trovate di cui vive girovagando per anni nel Mediterraneo allora conosciuto, tanto da attirarsi l'ira di Poseidone, ma anche il soccorso di Pallade Atena.
Ora che tutti gli altri hanno parlato a perdifiato, è giunto il mio turno.»
Margaret Atwood, Il canto di Penelope
Il karma di Odisseo è talmente trasparente che non ce lo figureremmo mai in patria, in veste più casalinga.
Penelope, nel mettere su carta il suo punto di vista, non può che partire da lui, dalle storie cui credeva (ogni tanto), e dal ritratto che di lei stessa ci è stato tramandato. Le qualità che riunisce in sé sono simili a quelle del consorte, e tali da non renderla affatto un «elemento di contorno», né una pura e semplice «leggenda edificante»:
«Quanto a me… dicevano che ero bella, dovevano dirlo, prima perché ero una principessa, poi perché ero una regina, ma la verità è che, sebbene non fossi deforme e nemmeno brutta, non avevo niente da far ammirare. Ma ero intelligente: considerati i tempi, molto intelligente. Pare che fossi nota per questo, per l’intelligenza. E poi per la tela che tessevo, per la devozione a mio marito e per la mia riservatezza.»
Margaret Atwood, Il canto di Penelope
Nel romanzo di Margaret Atwood, Il canto di Penelope (Penelopiad, il titolo originale), si fa strada il ritratto di una donna sopravvissuta alle avversità, in grado di tenere in mano, governare e preservare un regno.
Ha escogitato quanto l’ingegno le suggeriva, si è presa gioco dei Proci, ingannandoli fino all’ultimo con destrezza:Eravamo – lo ammettevamo noi stessi – due esperti e spudorati bugiardi ormai da molto tempo. Ed è strano che ciascuno abbia creduto ciecamente alle parole dell’altro.
Margaret Atwood, Il canto di Penelope
Se Odisseo ha girato per anni a vuoto e quasi senza scopo, la perseveranza di Penelope ha scavato la pietra come acqua che scorre. Non per niente – si dice – è figlia di una Naiade.
In tale spirito affronta le rivendicazioni di Telemaco che si atteggia a un «Odisseo in miniatura» e, quindi, a padrone di casa. La prima cosa che egli fa, divenuto grande, è partire: per avere notizie del padre (non tanto per riportarlo indietro).
A tormentare Penelope, tuttavia, e a spingerla a raccontarsi, è l’epilogo di eventi che conosciamo, tra cui la sorte atroce delle ancelle che non ha potuto salvare, e delle quali in parte ci si dimentica. Non diversamente – del resto – accade all'equipaggio di Odisseo.
Le ancelle, almeno, intervengono e invocano vendetta attraverso l’espediente del coro:
«Anche noi volevamo cantare e ballare, anche noi volevamo essere felici.»Ciò avviene – del resto – nel distopico Il racconto dell'ancella (Handmaid's tales) che ha consacrato l'autrice all'attenzione del pubblico e da cui è tratta una serie televisiva giunta alla terza stagione.
Margaret Atwood, Il canto di Penelope
Il canto di Penelope di Margaret Atwood contribuisce a far emergere corrispondenze e similitudini tra figure che portano in sé un archetipo.
La particolarità del romanzo è quella di darci una chiave di lettura inedita, conducendo il testo di Omero sul terreno della tragedia: quella shakespeariana più che quella classica.I personaggi stessi sono equiparabili a moderne maschere teatrali, che ciascun punto di vista potrà approfondire (o far luce a livello simbolico) ma mai contraddire. A nessuna di esse si può attribuire una volontà decisiva. Nemmeno agli dei il cui agire, intervenendo a capriccio, difficilmente assume la parvenza di un ordine.
Anzi: alla lunga gli dei faticano a gestire il karma proprio di ognuno: la bellezza di Elena causa della guerra di Troia, l’astuzia di Odisseo («più intelligente di quanto gli convenga»), la lungimiranza di Penelope capace di conservare e governare un regno per decenni. L’unica, per indole, a tener testa a Odisseo e a poterne emendare le gesta.
Il canto di Penelope
di Margaret AtwoodPonte alle Grazie
Narrativa | Romanzo storico
ISBN 978-8833311326
Cartaceo 11,47€
Ebook 7,99€
Sinossi
Fedele e saggia, Penelope ha atteso per vent'anni il ritorno del marito che, dopo aver vinto la guerra di Troia, ha vagato per il Mar Mediterraneo sconfiggendo mostri e amoreggiando con ninfe, principesse e dee, facendo sfoggio di grande astuzia, coraggio e notevole fascino, e guadagnandosi così una fama imperitura. E intanto che cosa faceva Penelope, chiusa in silenzio nella sua reggia? Sappiamo che piangeva e pregava per il ritorno del marito, che cercava di tenere a bada l'impulsività del figlio adolescente, che si barcamenava per respingere le proposte dei Proci e conservare così il regno. Ma cosa le passava veramente per la testa? Dopo essere morta e finita nell'Ade, Penelope non teme più la vendetta degli dèi e desidera raccontare la verità, anche per mettere a tacere certe voci spiacevoli che ha sentito sul suo conto. La sua versione della storia è ricca di colpi di scena, dipana dubbi antichi e suggerisce nuovi interrogativi, mettendo in luce la sua natura tormentata, in contrasto con la sua abituale immagine di equilibrio e pacatezza. L'autrice di culto Margaret Atwood, con la sua scrittura poetica, ironica e anticonvenzionale, dà voce a un personaggio femminile di grande fascino, protagonista di uno dei racconti più amati della storia occidentale.
Davide Dotto Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie. Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni. |
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