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Recensione: Il destino dell'orso, di Dario Correnti

Recensione: Il destino dell'orso, di Dario Correnti

Libri Recensione di Davide Dotto. Il destino dell'orso di Dario Correnti (Mondadori). Dopo Nostalgia del sangue, tornano Marco Besana e Ilaria Piatti, giornalisti di cronaca nera: una coppia non convenzionale di investigatori.

Non è mica facile immaginare il male, dargli una concretezza. Forse è l’istinto di conservazione, forse è una difesa: il male tende a risultare irreale, dunque lontano. Anche a chi ci sta dentro.
Dario Correnti, Nostalgia del sangue
Un piccolo ago di conifera cadde. L'aquila lo vide, il cervo lo udì, l'orso lo fiutò.
Dario Correnti, Il destino dell'orso

Chi ha già letto Nostalgia del sangue di Dario Correnti  ha già preso confidenza con Marco Besana e Ilaria Piattigiornalisti di nera. Ilaria muove i primi passi nell'ambiente della carta stampata e ha bisogno di un buon mentore per mettere a frutto il talento di cui non difetta.
Ne Il destino dell'orso si è fatta più sicura, anche se è ancora fragile e impressionabile. Non è più una stagista, è una cronista d’assalto che, però, difficilmente uscirà dal precariato: «Con i complimenti non si pagano le bollette» le sfugge tra sconforto e rassegnazione.
Non ha il sufficiente distacco che esige la professione.
Chi è lei davanti al male? Prima era una vittima, punto. Adesso no. È diventata una persona che vuole raccontarlo. Ma deve farlo con distanza o con partecipazione? E fino a che punto con partecipazione?
Dario Correnti, Nostalgia del sangue
Un bravo cronista non dovrebbe provare empatia nei confronti di nessuno.
Dario Correnti, Il destino dell'orso

Se da una parte Ilaria Piatti «non capisce quale sia il suo ruolo nella vita», ha necessità di metabolizzare le fratture irreparabili e indelebili che il suo vissuto le ha lasciato dentro. 

Ciò la rende assai simile «a un astuccio che le avevano regalato, con molte tasche, che lei apriva e chiudeva in continuazione»Per questo desidera – avendone le capacità – entrare nel mondo del giornalismo, anche a rischio di porsi in situazioni senza apparenti via d'uscita: teme di confondersi con la vittima, di essere presa di mira, e spesso è soggetta a debilitanti malesseri.
Non sono migliori le prospettive di Marco Besana, ormai in pensione: se Ilaria ha tutto da imparare, il giornalismo è cambiato, proiettato nell’era digitale, dei social media, delle interviste confezionate via mail.
Poi ci sono gli infiltrati, quelli che navigano tra controinformazione e fake news. O chi mescola giornalismo e scrittura, quasi fosse la stessa cosa «riempire due colonne di giornale e trecento pagine di un romanzo».
Per entrambi, insomma, è difficile ritagliarsi il proprio spazio o rispondere al prepotente invito a mutare pelle, natura, personalità. 


Non è la classica coppia d’investigatori, né l’uno fa da spalla all’altro, il loro rapporto è assai più articolato e problematico.

Il loro compito è inseguire la realtà dei fatti da raccontare ai lettori. Alle forze dell’ordine spetta l’ardua impresa di individuare il colpevole da assicurare alla giustizia.
È sin troppo semplice sconfinare trattandosi, a ben vedere, delle facce di un'unica medaglia.
Se nel romanzo precedente si evocava il modus operandi di Vincenzo Verzeni (1849-1918), primo serial killer della storia, ne Il destino dell’orso di Dario Correnti i delitti richiamano Giovanna Bonanno (1713-1789), un'avvelenatrice seriale di fine Settecento.
Sarà l’intelligenza emotiva e l’intuito a indurre Ilaria a cedere alla suggestione di sconcertanti coincidenze. Coglierà in sottofondo causalità sorprendenti che, come una camicia di Nesso, non le risparmieranno tormenti, ansie, dubbi e attacchi di panico.
Le stesse la metteranno sulla strada giusta prima che emergano indizi sufficienti ad aprire un'inchiesta, o che i nodi – quelli veri – vengano al pettine. Solo allora capirà – e noi con lei – cosa va cercando dall’inizio.

Il destino dell'orso

di Dario Correnti
Mondadori
Thriller
ISBN 978-8804718451
Cartaceo 16,57€
Ebook 10,99€

Sinossi

In una valle svizzera, un giorno di luglio, un industriale milanese viene sbranato vivo da un orso. Marco Besana, giornalista di nera con troppi anni di lavoro alle spalle e altrettanta disillusione addosso, è costretto controvoglia a occuparsi di quella strana morte. Sarebbe facile archiviare il caso come un incidente di montagna se Ilaria Piatti, giovanissima reporter, perennemente precaria, non fosse convinta di avere davanti un serial killer. Molto più feroce di qualunque animale. Ilaria e Marco, accompagnati dal cane Beck's, lasciano Milano e partono per l'Engadina. E lì scoprono una catena di morti orribili e misteriose, tutte apparentemente accidentali: un uomo caduto in un crepaccio, uno carbonizzato nel suo aereo privato, un altro mummificato in un bosco. La sequenza non può essere casuale. Anche se la polizia locale non collabora e in redazione nessuno crede in loro, i due cronisti non si danno per vinti. Sono sicuri di avere di fronte un soggetto molto pericoloso, che uccide le sue vittime con armi non convenzionali, in modi originali e sofisticati. E sembra ispirarsi alla più famosa avvelenatrice seriale del Settecento, Giovanna Bonanno, conosciuta come la Vecchia dell'Aceto.

Davide-Dotto

Davide Dotto
Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie.
Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni.


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