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Recensione: La morte di Penelope, di Maria Grazia Ciani

Recensione: La morte di Penelope, di Maria Grazia Ciani

Libri Recensione di Davide Dotto. La morte di Penelope di Maria Grazia Ciani (Marsilio). Il mito, se interrogato, risponde rivelando personaggi che sono archetipi, e archetipi che diventano personaggi.

La morte di Penelope è un romanzo che si muove all’interno del mondo classico. Opera un disvelamento progressivo delle vicende tramandateci assecondando la natura del mito il quale, se interrogato, risponde.
Vi è, nel racconto di Maria Grazia Ciani una moltiplicazione di punti di vista che ruotano intorno ad alcune possibilità:
  • Ulisse è tornato o non è tornato in tempo
  • Ulisse è tornato immediatamente prima o immediatamente dopo l’avvenuto spodestamento
  • Penelope ha aspettato o non ha aspettato Ulisse fino all’ultimo.
Si approfondiscono le pieghe dei personaggi a noi noti, rispettando i ruoli ed evitando di dar voce a chi non la merita. Ciò perché il mito classico non ha velleità democratiche; se si dà voce ad Antinoo, gli altri Proci è bene che tacciano. E tacciono pure le ancelle le quali, si dice, Penelope non sopportava.
Se chiunque e tutti calcassero la scena, troppi pretenderebbero il proprio quarto d’ora di attenzione «domandando giustizia e presentando ricorso», come avviene del resto in un libro di Margaret Atwood.


Se non Omero ma Shakespeare avesse scritto di Ulisse e di Penelope, vedremmo sulla scena autentiche calamite che attrarrebbero su di sé caratteristiche (complesse ma non multiformi) di cui non potrebbero mai spogliarsi. 

È il caso di Otello che non può svestirsi dei suoi panni, di Jago, di Amleto. Qualcuno ha parlato di caratteri senza volto (così W.H. Auden, Lezioni su Shakespeare, Adelphi ).
Così argomentando, Ulisse sarebbe stato sempre Ulisse, Penelope non sarebbe mai andata oltre Penelope.
Quelle di Omero sono invece figure assai plastiche. Alcune indistinte e indistinguibili. Altre sono Ulisse, Penelope, Antinoo, Euriclea, persino il vecchio cane Argo.
Antinoo si confronta con Ulisse fino a confondersi nel ruolo di sovrano di Itaca qualora questi non tornasse. Penelope può incoraggiare o no le pretese dell’uomo, detronizzando (con un nuovo matrimonio) il marito: un vero gioco di ruoli in cui noi stessi, nel corso della nostra esistenza, considerando eventi e circostanze, potremmo essere Antinoo, ma anche Ulisse, oppure Proci, ancelle o membri di equipaggio. Dinamici, complessi, a volte interscambiabili sono i rapporti tra:
  • Antinoo e Ulisse
  • Antinoo e Penelope
  • Penelope e i Proci
  • Penelope e Ulisse

Una domanda urgente serpeggia tra le righe: «Chi aspetta, Penelope, veramente?»

Antinoo può diventare il nuovo Ulisse grazie all’ambivalenza di Penelope, donna, regina e isola al tempo stesso. Se Ulisse non dovesse tornare le conquisterà in un colpo solo.
Non si deve dare per scontato ciò che Penelope ha in comune con il maestro d'inganni:
Furba sì, mai ingenua o impacciata. Una sorta di compensazione, forse, per un'apparenza modesta. Che però non mi impediva di affascinare, a mio modo con la parola, e di conquistare, con l'astuzia, gli uomini.
Con il consorte condivide non la doppiezza ma un genere di ambiguità tinta di un’astuzia che la spinge a soppesare le possibilità e le consentono di governare a lungo l'isola.

Tergiversano, comunque, entrambi: Ulisse non torna e lei procrastina a lungo la scelta dell’unico pretendente. 

Quelli che si danno ai bagordi «e si abbandonano agli istinti più bassi», in combutta con le ancelle, non contano. Al contrario di Antinoo non vedono e nemmeno cercano la donna dietro il velo.
Penelope può scegliere se continuare a giocare d’astuzia o d’azzardo, magari spodestando il re che non torna divenendo usurpatrice a sua volta, meritandosi una delle frecce scoccate.
In conclusione, questo è un assaggio del continuo e costante disvelamento di personaggi che si trasmutano in archetipi. O di archetipi che diventano personaggi quando cade un velo e si riconoscono palesandosi, più che agli altri, a loro stessi.


La morte di Penelope

di Maria Grazia Ciani
Marsilio
Romanzo breve
ISBN 978-8829700684
Cartaceo 10,20€
Ebook 7,99€

Sinossi

La storia si svolge a Itaca, il tempo è quello del mito; ogni notte la tela, come una quinta teatrale, unisce e separa, incessantemente. Più ossessione che pazienza. Tre personaggi si muovono in questo romanzo di Maria Grazia Ciani. Penelope, Antinoo e Ulisse. Non ombre, ma corpi. Corpi che esitano. Penelope è rimasta, Antinoo è arrivato, Ulisse è tornato. Penelope l'ha aspettato. Ma l'attesa, più che un tempo, si è rivelata uno spazio, e lo spazio è stato occupato da Antinoo, principe e pretendente. Che cosa succede quando l'ospite si sostituisce all'atteso? Che cosa accade ai miti, a Penelope e Ulisse, e a noi? Dell'uomo Ulisse sappiamo molto, della donna Penelope - che se ne sta, impenetrabile e irraggiungibile, a guardia della fedeltà coniugale - assai meno. Eppure, quando Ulisse parte, lei non ha nemmeno vent'anni, e come tutti, a un certo punto, dovrà pure aver cercato un sorriso... Riprendendo e ampliando una versione narrata da Apollodoro, Maria Grazia Ciani, grecista e traduttrice dell'Odissea, ci regala una Penelope inedita e segreta, attraverso il volto, i gesti e il desiderio di una delle figure più celebri e affascinanti della mitologia.
Davide-Dotto

Davide Dotto
Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie.
Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni.


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