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Recensione: La vita gioca con me, di David Grossman

Recensione: La vita gioca con me, di David Grossman

Libri Recensione di Davide Dotto. La vita gioca con me di David Grossman (Mondadori). Inquadrature, monologhi, discorsi si snodano in una sceneggiatura intesa a decifrare, dall'inizio alla fine, una storia comune.

Caro quaderno di settantadue pagine con carta senza pasta di legno, ti ho già riempito per un quarto e non ci siamo ancora presentati come si deve.
Io sono Ghili.
David Grossman, La vita gioca con me
La vita gioca con me, l’ultimo romanzo di David Grossman, è un dialogo simultaneo fra tre generazioni e gli eventi della storia che le riguardano. Procede tra gli strascichi del conflitto arabo israeliano, le guerre dei Balcani e l'isola Calva  (Goli Otok) di Tito.

Qualcosa, simile a una tara ereditaria, si proietta da una progenie all'altra come un incantesimo o una maledizione, al principio di difficili rapporti e speculari tensioni.

Ciascun personaggio, nello sbirciare l’animo e il passato dell’altro, porta alla luce i reciproci traumi da superare. Un indefinibile collante tiene questo "quadrilatero" (nonna Vera, la figlia Nina, il figliastro Rafael, la nipote Ghili), dando origine alle rispettive storie.
A tenere le fila di ognuna è Ghili, voce narrante, regista, pastore che raggruppa un gregge impegnativo da gestire.
Ghili racconta di sé, di Vera («Nonna e lupo nella medesima pelle»), della presenza e assenza di sua madre (Nina) e il rilevante confronto con la di lei fisicità:
E, a proposito, scopro che è leggera da far paura. A quanto pare non solo non ha cuore, probabilmente le mancano anche altri organi. E pensare a quante tonnellate pesava quando non c’era.
David Grossman, La vita gioca con me

Il racconto, di episodi e ricordi immortalati da una cinepresa, è molteplice. Inquadrature, monologhi, discorsi si snodano in una sceneggiatura intesa a decifrare, dall'inizio alla fine, una storia comune.

Ciascuno è sotto i riflettori accesi del romanzo, ma è Vera la «regina indiscussa dell'alveare».
«Piazziamo Vera davanti a una telecamera per due o tre ore, magari anche di più, e tu le fai delle domande. Tutto qui. E anch’io, di tanto in tanto.»
David Grossman, La vita gioca con me

Quali istanti – e quanto terribili – verranno immortalati per sempre nella pellicola e nel ricordo?

Tutto si gioca nell’unico luogo in cui si ha «la percezione quasi fisica di quando il semaforo sta per scattare», la loro madrepatria comune. Da cui il viaggio in Jugoslavia, il documentario da girare in cui trapelano drammatiche verità sepolte, ed emerge la figura di Milos Novak, marito di Vera, padre di Nina e nonno di Ghili.
Ma ciò che più colpisce sono gli occhi. Sembrano quelli spalancati di un cieco, di un’anima complessa, acuta, e racchiudono qualcosa che trascende l’età...
David Grossman, La vita gioca con me
Raggiungono un’isola, visitano il gulag in cui Vera ha trascorso due anni e mezzo ai lavori forzati.



Al fine di riannodare e ricongiungere il passato e rinsaldare un presente in frantumi, la narrazione mette in luce i corrispondenti destini.

Fino ad arginare un senso di straniamento che da Nina si è trasmesso a Ghili: «Tu, sostanzialmente, anche se magari lo neghi, appartieni a qualcosa».
Importanti i fuori scena, pensieri, confessioni, i cruciali i segreti confidati.
Le parole stesse, davanti alla telecamera, sembrano pronunciate per la prima volta, le vicende che da esse prendono forma si rischiarano e assumono il loro autentico significato. Ma sono pure la risolutiva assunzione di responsabilità che purifica e si ritorce contro. Nessuna conversazione rimane intima; è una confessione condivisa, messa a verbale.
Si avverte – in Vera, Nina, Rafael e Ghili – una trasformazione, un  progressivo cambio di registro, un’apertura e una ritrovata consapevolezza nel comune e inesorabile inizio.


La vita gioca con me

di David Grossman
Mondadori
Narrativa
ISBN 978-8804719793
Cartaceo 17,85€
Ebook 11,99€

Sinossi 

"Tuvia era mio nonno. Vera è mia nonna. Rafael, Rafi, mio padre, e Nina... Nina non c'è. Nina non è qui. È sempre stato questo il suo contributo particolare alla famiglia", annota Ghili nel suo quaderno. Ma per la festa dei novant'anni di Vera, Nina è tornata; ha preso tre aerei che dall'Artico l'hanno portata al kibbutz, tra l'euforia di sua madre, la rabbia di sua figlia Ghili, e la venerazione immutata di Rafi, l'uomo che ancora, nonostante tutto, quando la vede perde ogni difesa. E questa volta sembra che Nina non abbia intenzione di fuggire via; ha una cosa urgente da comunicare. E una da sapere. Vuole che sua madre le racconti finalmente cosa è successo in Iugoslavia, nella "prima parte" della sua vita, quando, giovane ebrea croata, si è caparbiamente innamorata di Milos, figlio di contadini serbi senza terra. E di quando Milos è stato sbattuto in prigione con l'accusa di essere una spia stalinista. Vuole sapere perché Vera è stata deportata nel campo di rieducazione sull'isola di Goli Otok, abbandonandola all'età di sei anni e mezzo. Di più, Nina suggerisce di partire alla volta del luogo dell'orrore che ha risucchiato Vera per tre anni e che ha segnato il suo destino e poi quello della giovane Ghili. Il viaggio di Vera, Nina, Ghili e Rafi a Goli Otok finisce per trasformarsi in una drammatica resa dei conti e rompe il silenzio, risvegliando sentimenti ed emozioni con la violenza della tempesta che si abbatte sulle scogliere dell'isola. Un viaggio catartico affidato alle riprese di una videocamera, dove memoria e oblio si confondono in un'unica testimonianza imperfetta. Con "La vita gioca con me" David Grossman ci ricorda che scegliere significa escludere e vivere è un continuo, maldestro tentativo di ricomporre.
Davide-Dotto

Davide Dotto
Sono nato a Terralba (OR) vivo nella provincia di Treviso e lavoro come impiegato presso un ente locale. Ho collaborato con Scrittevolmente, sono tra i redattori di Art-Litteram.com e curo il blog Ilnodoallapenna.com. Ho pubblicato una decina di racconti usciti in diverse antologie.
Il ponte delle Vivene, Ciesse Edizioni.


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