People A cura di Claudia Gerini. Intervista a Saverio Tommasi, giornalista, scrittore e fondatore della neonata associazione di volontariato Sheep Italia: «Cerchiamo di creare relazioni tra persone e lavoriamo sull’autostima e sull’autodeterminazione, attraverso i ferri da calza e la lana, per “filare la vita”».
Sheep Italia è un’associazione neonata fondata dal giornalista Saverio Tommasi. Ne ho sentito parlare sul web e mi ha molto incuriosita. Prima di tutto perché si parla di rapporti umani. La seconda cosa che mi piace molto è che riguarda inciampi e ripartenze, perché, diciamocela tutta, chi tra di noi non ha mai avuto un intoppo, non ha mai fatto uno sbaglio che ha cambiato, anche di poco, la sua vita? Perché a volte si riesce a ripartire, alle volte è come se ci arenassimo su una spiaggia, senza la forza di trovare una via d’uscita. Personalmente, penso che Saverio Tommasi sia una persona rara, sempre attenta a far conoscere storie di vita e pensieri positivi. Cosi mi sono fatta raccontare proprio da lui di che cosa si tratta e che cosa sia Sheep Italia.Intanto, grazie a Saverio Tommasi per avere accettato di parlarci della tua associazione. Sono contenta di poterla far conoscere ai lettori degli Scrittori della Porta Accanto.
Ho conosciuto Sheep Italia attraverso i social dove tu l’hai presentata poco tempo fa. L’hai descritta come un pensiero fisso che da tempo ti era entrato in testa e al quale poi sei riuscito a dare vita. Di cosa si tratta? Ti sei imbarcato da solo in questa nuova avventura?
Sheep è un’associazione senza fini di lucro che ha lo scopo di provare a costruire insieme qualcosa di caldo e di piacevole. Attraverso i ferri da calza e la lana insegniamo a realizzare capi di abbigliamento partendo dalla sciarpa, che è la più facile da realizzare, fino ad arrivare ad un maglione. Attraverso lo stare insieme, ha lo scopo di accarezzare le difficoltà che le persone hanno incontrato nella vita. Provare, attraverso la figura di un educatore o un’educatrice professionale, ad accarezzare le fragilità delle persone partendo dalle parole, dai ricordi, dalle immagini. Proveremo a dare valore alle storie personali e proveremo a farlo in una maniera collettiva molto simile allo andare a “veglia” che usava un tempo nelle grandi cucine, oppure nell’aia del borgo, dove le persone, principalmente donne, si riunivano e chiacchieravano lavorando a maglia. Sheep ha lo scopo di provare a dare dignità alle storie; durante gli incontri la figura dell’educatore, che non è psicologica, proverà a restituire il piacere della ripartenza. Tutti abbiamo avuto qualche caduta, qualcuno di questi inciampi si è protratto per troppo tempo. Ed è lì che Sheep vuole arrivare, per cercare di stare insieme aiutandosi e per cercare di “filare la vita”. Pensavo a questo progetto da ormai quattro anni e finalmente a giugno è diventato realtà. Non sono solo in tutto questo. Stiamo provando a crescere, sedimentandoci per diventare terreno fertile su cui continuare a costruire.Il nome di questa associazione, che ci tengo a sottolineare come hai sempre fatto anche tu è senza fini di lucro e dalla quale, quindi, non ricaverai un euro, è molto evocativo. Sheep in inglese significa pecora. Perché proprio questo nome? E più che altro, perché proprio il lavoro a maglia come punto di ripartenza?
Il nome ha a che fare con la lana e con lo stare in gruppo. Ci siamo ispirati alla pecora, un animale che di solito è presentato come pavido, impaurito, sciocco, che sta in gregge. Io credo, invece, che sia un animale simpaticissimo che ci dona uno dei materiali più preziosi, la lana, e dal quale ci piaceva ripartire. È un animale caldo, che dà tanto e ci chiede poco. Ci piaceva questa cosa “chiede poco, dona tanto”. Noi proviamo ad essere meravigliosi quasi quanto una famiglia di pecore. E poi sono sorprendenti, non è vero che se una si butta dal burrone tutte le vanno dietro! Le pecore ti sorprendono ed è quello che proviamo a fare anche noi.Quando ho pensato questo progetto ho pensato alle vite. Alla mia, a chi mi sta intorno e alle persone che ho incrociato una volta e poi non ho più rivisto. Ma alcuni pezzetti delle loro storie mi sono rimasti appiccicati addosso. E perciò con loro in mente, e pensando che tra me e loro non ci fosse poi alcuna differenza, ho pensato che era possibile fare qualcosa in maniera calda, colorata e divertente.
Il lavoro a maglia, i gomitoli di lana mi ricordano tanto la mia nonna. Ricordi di casa, di nonna sulla sua poltrona che mi faceva i maglioni e che ogni tanto, anche se protestavo, me li provava durante la lavorazione per vedere se erano giusti. Quali sono i ricordi che ti hanno ispirato nella creazione di Sheep?
Mi hanno ispirato proprio questi ricordi. La mia zia Lisina e le copertine che mi faceva per una quaglia che avevamo a casa e che usava per depositare le sue piccole e preziose uova. La zia Lisina è ancora viva ed è molto anziana. Tecnicamente non è una zia di sangue ed ha avuto sempre con sé un sacco di malattie. Anche nel lavorare la lana sbagliava spesso e allora tornava indietro, a volte su suggerimento della mia nonna che le diceva: rifalla. Magari lei sbagliava di nuovo e tornava ancora indietro fino a che non lo faceva bene. Allora era tutta contenta e ci donava queste coperte per la quaglia. La copertina era una scusa per creare qualcosa di gentile per i nipotini. Era un atto di gentilezza estremo che partiva dal lavoro delle mani e dalla voglia di fare del bene. E allora, partendo dal lavoro delle mani e dalla voglia di fare del bene, vogliamo insegnare a fare qualcosa di caldo, che possa restare alle persone. Non sono corsi professionali ma alla fine si insegna un mestiere che può essere utile alle persone per vestirsi, per creare qualcosa da regalare a chi ami o perché no, anche rivendere.Cerchiamo di creare la relazione tra le persone e si lavora sull’autostima e sull’autodeterminazione, cioè il poter scegliere. Loro scelgono, ed è bellissimo perché, quando una persona attraversa un momento di difficoltà, perde la facoltà di scegliere. Anche a questo miriamo, “all’autodeterminazione con bellezza”.
Questa associazione è appena nata. Hai già dei progetti in cantiere? Che cosa ti aspetti da Sheep?
I progetti in cantiere sono iniziare a lavorare in questi gruppi. E sta avvenendo, siamo alle porte e manca davvero pochissimo per l’inizio effettivo degli incontri. C’è un misto di ansia e di emozione. Chissà come andrà? Andrà meravigliosamente bene perché non può andare in un’altra maniera.
Sheep ha lo scopo di provare a dare dignità alle storie. Tutti abbiamo avuto qualche caduta, qualcuno di questi inciampi si è protratto per troppo tempo. Ed è lì che Sheep vuole arrivare, per cercare di stare insieme aiutandosi e per cercare di “filare la vita”.
Saverio Tommasi
Chi volesse contribuire o dare una mano come può fare?
Abbiamo bisogno di un sostegno sia sentimentale che economico. C’è bisogno che le persone ne parlino, raccontino queste storie e le facciano girare e per questo ringrazio anche voi con affetto. Ma c’è anche bisogno di un sostegno economico con donazioni singole o regolari che ci danno la possibilità di poter programmare le varie attività. Una donazione piccola, nove euro al mese, circa 30 centesimi al giorno, che ci servono davvero a progettare gli interventi nei gruppi, a pagare le varie spese come gli educatori, il sito internet o il commercialista. Né io né gli altri soci guadagneremo mai un centesimo da tutto questo e il tutto sarà fatto in modo totalmente trasparente. In questa associazione ho messo i primi 5.000 euro a fondo perduto per dare le prime gambe su cui partire. Ma è un fondo perduto a livello tecnico perché sono a fondo di meravigliosa crescita. Sono proprio felice, altro che fondo perso, sono a fondo che per me ha un valore inestimabile. Abbiamo una pagina Facebook Sheep Italia e un sito internet www. sheepitalia.it e faremo anche degli incontri aperti nei gruppi. Si può anche contribuire in altre maniere. Ad esempio se uno abita in zone limitrofe rispetto a quelle da cui partiremo, e sa lavorare a maglia, può diventare volontario e venire con noi in questi gruppi. Che poi sarà una modalità per filare, per stare insieme proprio come una “veglia” lavoreremo in cerchio piano piano, sorseggiando del buon caffè o tè. Avremo molta cura della lentezza perché curiamo la lentezza nei rapporti, nello stare insieme.Un’ultima curiosità. Ci avviciniamo al Natale, che regalo chiederesti per Sheep? E per te?
Il regalo migliore per me sarebbe quello di dare a Sheep delle gambe più solide sulle quali vivere. Ce le stiamo costruendo ma non è facile, né scontato che ci si riesca. Noi ci vogliamo distinguere per la totale trasparenza e per il fatto che non verrà sprecato neanche un centesimo. Fate un regalo anche voi ai progetti, alle persone a cui riusciremo a dare un’autonomia nel lavoro, nella relazione e nella gestione dei propri sentimenti. La cosa migliore è fare una donazione partendo da sheepitalia.it, quella può essere un modo per regalare ai progetti, alle persone e ai sentimenti autonomia, facendo un regalo anche a noi stessi. Perché noi non siamo altro che le storie e le persone che ogni giorno incrociamo e perciò regalando agli altri è come regalare un pezzettino a noi stessi. Perché, in fondo e all’inizio, non c’è differenza tra se stessi e gli altri.Grazie Saverio Tommasi, per il tempo che ci hai dedicato e per quello che provi a fare ogni giorno: rendere il mondo intorno a noi un po’ più gentile. In fondo può essere una bellissima idea donare del tempo e un pensiero agli altri, che potremmo essere noi.
Claudia Gerini Claudia Gerini nasce a Pontedera negli anni ’70. Completa il liceo linguistico e collabora saltuariamente con un’importante testata giornalistica. Poi abbandona gli studi e le passioni per un impiego fisso. Da più di 15 anni infatti lavora nel reparto gastronomia di un supermercato. Adora la sua famiglia ed è ciò a cui si è ispirata per scrivere il suo primo romanzo, uscito in prima edizione per Lettere Animate. Il sogno di Giulia, StreetLib – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni (seconda edizione). Telma, PubMe – Collana Gli Scrittori della Porta Accanto Edizioni |
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