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Chernobyl, una serie TV Sky original: la verità sul disastro nucleare

Chernobyl, una serie TV Sky original: la verità sul disastro nucleare

Serie TV Recensione di Stefania Bergo. Chernobyl, la serie TV originale Sky Atlantic, boicottata dalla Russia di oggi, racconta la verità sul disastro nucleare del 1986, attingendo a confessioni coraggiose e reali dialoghi dei processi e delle narrazioni dei protagonisti, con un forte messaggio ambientalista.

Chernobyl, prodotta in collaborazione con HBO è una miniserie di sole cinque puntate Sky Atlantic, per la regia di Johan Renck, e si è aggiudicata il Golden Globe 2020 come miglior serie TV e per il miglior attore non protagonista a Stellan Skarsgård, nel ruolo del vice primo ministro sovietico Boris Shcherbina.
Chernobyl è il racconto del disastro alla centrale sovietica di Černobyl', in Ucraina, avvenuto la notte del 26 aprile del 1986 all'1:23.
La prima puntata, narra fin da subito i minuti immediatamente successivi lo scoppio del nocciolo del reattore 4, e racconta fedelmente i fatti. Quei fatti che a lungo sono stati manipolati sapientemente riducendone la portata, mentre la gente moriva per le radiazioni – immediatamente o per le loro conseguenze – o metteva al mondo figli malformati – ancora oggi.

Chernobyl, la serie TV Sky original, mette a nudo le responsabilità dell'allora Unione Sovietica e di alcuni degli operatori della centrale che, in una folle corsa al titolo di prima superpotenza nucleare, si sono persi per strada sicurezza e buonsenso.

Potremmo dire che la serie TV punta il dito, processa nuovamente i responsabili di uno dei più gravi disastri nucleari della storia in termini di costi e di vite umane, classificato come evento a livello 7 dell’International Nuclear Event Scale (INES) al pari di Fukushima – il numero massimo di livelli è otto. È abbastanza chiaro, quindi, perché in Russia Chernobyl sia stata accolta come un'offesa, tanto che, si dice, i russi risponderanno con una loro serie TV in cui daranno la colpa del disastro nucleare addirittura ad agenti della CIA infiltrati nella centrale stessa con l'intento preciso di sabotare l'Unione Sovietica.
La serie, andata in onda a giugno 2019 su Sky Atlantic, ma disponibile ancora adesso grazie al servizio on demand per gli abbonati Sky, va dalla notte del disastro al processo a porte chiuse per criminale negligenza, in un sistema fatto di menzogne, repressione e segreti a favore del potere. Il filo conduttore della narrazione, infatti, è una onesta e doverosa ricerca della verità, personificata nella figura di un personaggio inventato appositamente per la serie, che rappresenta tutti i fisici che a vario titolo hanno concorso all'indagine. Si tratta della fisica nucleare Ulana Khomyuk (Emily Watson).

Stellan Skarsgård, Jared Harris e Emily Watson

Chernobyl inizia con un suicidio. Per rimorso, per amore della verità e senso di colpa verso le vittime e il mondo intero.

Tutto quello che conosciamo sulla realtà dei fatti è dovuto a Valery Legasov (Jared Harris), il vicedirettore dell’Istituto di Energia Atomica di Kurchatov, che realmente due anni dopo l'incidente affida a dei nastri registrati la verità e poi si impicca.
Alcune cose sono imprecise o rielaborate per esigenze narrative, ma i fatti narrati in Chernobyl corrispondono alla realtà. In particolar modo l'attitudine dell'Unione sovietica di occultare o trascurare verità scomode. Le incoerenze introdotte sono espedienti narrativi atti a spiegare, anche a chi non ha una laurea in fisica, come funziona un reattore nucleare e cos'è accaduto quella notte e nei mesi  successivi.
Dai difetti di progettazione sottaciuti all'errore umano dovuto alla sottovalutazione dell'effettivo rischio cui quella notte gli operatori della centrale andavano incontro, Chernobyl è come un nuovo processo all'Unione Sovietica, colpevole di aver voluto correre una gara, quella verso la superpotenza nucleare, senza avere ancora la forma "fisica" appropriata. Molti erano gli errori di progettazione dei loro reattori e alcuni incidenti prima di quella fatidica notte lo testimoniavano. Peccato che le informazioni fossero sapientemente state occultate dai servizi segreti.

Chernobyl, la serie TV Sky original, ci fa respirare l'aria radioattiva russa. Non quella della centrale esplosa, ma quella di uno stato che cerca di nascondere la verità, il suo fallimento agli occhi del mondo.

I motivi dietro il catastrofico evento dell'86 – il reattore RBMK costruito con materiale scadente e progetti inesatti, le menzogne, gli operai accondiscendenti in cerca di promozione – sono quelli raffigurati nella serie TV, che racconta, quindi, la verità sul disastro nucleare. Ma ci sono anche tante storie di umanità ed eroico coraggio, in Chernobyl, alcuni spontanei, alcuni forzati dal regime, all'insaputa delle persone coinvolte. La serie TV racconta le loro storie con tratto documentaristico ma soffermandosi sui loro volti, sulle loro esitazioni subito scansate dal senso del dovere verso la comunità. Rende la loro umanità, di persone comuni, e il loro moto eroico, facendoci sentire parte della scena, come se dovessimo noi decidere il da farsi, lasciandoci tempi fisiologici di riflessione.

Chernobyl è incredibilmente fedele ai dettagli e accurata nella descrizione dei fatti, utilizzando nella sceneggiatura addirittura i dialoghi originali riportati dalla letteratura del tempo e dagli atti giudiziari.

Girata prevalentemente in Lituania, nella centrale di Ignalina in disuso, la serie merita assolutamente di essere vista. Non scade mai nella spettacolarizzazione del disastro o del dolore dei protagonisti, ma cerca di andare a fondo nella loro caratterizzazione psicologica.
Le ambientazioni sono ovviamente anni '80, eppure la forza della produzione è quella di riuscire a essere attuale e al passo con i tempi: Chernobyl fa riflettere su come anche oggi stiamo continuando ad avvelenare il nostro pianeta e privare i nostri figli di un futuro. Il messaggio ambientalista, dunque, è forte e di grande impatto, molto più di quello politico che accusa la Russia di allora.
Al disastro alla centrale sovietica di Černobyl' non si potrà mai più porre davvero rimedio, nemmeno tra centinaia d'anni. Il processo ai colpevoli, quindi, non può che lasciare l'amaro in bocca, perché non c'è un lieto fine. Ma si può imparare anche dagli errori ed evitare i disastri futuri. Lo gridano da anni gli ambientalisti, lo dice la scienza, e lo narrano serie TV eccellenti come questa.




Stefania Bergo


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