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Viaggio a Bali, dove l'acqua è sacra

Viaggio a Bali, dove l'acqua è sacra

Viaggi Di Luigi Lazzaroni. Bali, in Indonesia, tra templi patrimonio dell'UNESCO e cascate, dove l’acqua è sacra.

Se ci sono le scimmie io non vengo! È la prima cosa che mia moglie dice non appena vede il muro di alberi giù nella forra dove dobbiamo scendere, figurati, non ci sono scimmie, siamo a cento metri dal villaggio! È incredibile ma bastano davvero pochi metri di discesa e si passa dal mondo dell’uomo, case templi strade canali risaie, al mondo della natura, alberi felci bambù cascate e scimmie. Il primo a vederle dall’alto è Wayan, il nostro accompagnatore, facciamo finta di niente, lei non le ha ancora viste.

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Pancoran Solas: la fonte sacra famosa per le sue virtù taumaturgiche.

In fondo alla lunga scalinata, appena sopra il torrente che scorre nascosto tra i bambù, c’è Pancoran Solas, una fonte sacra famosa per le sue virtù taumaturgiche che hanno guarito anche un re di Bali. Quattro ombrellini bianchi e gialli a riparare dieci cannelle da cui zampilla un’acqua gelida, una vasca per le abluzioni e una terrazza per i riti sacri, tutto qui, ma la semplicità del luogo e la pace che si respira valgono la fatica.
Wayan ha portato un’offerta e l’ha depositata sul muretto inginocchiandosi a pregare. Un paio di settimane fa qui c’è stata una grande cerimonia religiosa notturna, ci dice, mi immagino nel buio una fila di torce scendere il sentiero sinuosa come un serpente mentre le nenie cupe dei bramini salgono nella foresta misteriosa, in sottofondo il gorgoglio sacro delle fontanelle, sui parapetti il tremolio delle candele votive, le… io comincio la risalita, dichiara impaziente mia moglie, non si può più nemmeno sognare a occhi aperti.
E le scimmie? Le ha viste, le ha viste, le ha anche fotografate sull’altra riva del torrente dove sono fuggite saltando da un bambù all’altro, è proprio vero che la paura affascina. E la risalita uccide.

La discesa a Pancoran Solas e la fonte sacra

Kuning waterfalls: l’acqua è sempre sacra.

Giro pomeridiano in solitaria alla ricerca di una cascata, l’idea di morire una seconda volta risalendo dal torrente in fondo al burrone mia moglie non l’ha nemmeno sfiorata. Mezz’ora di camminata tra le risaie, poi un cippo nero con una svastica dorata e un nome, Dusun Kuning, la cascata è qui.
Di fianco a un tempio deserto, un sentiero si imbuca giù nel folto degli alberi, nessun rumore rompe la penombra silenziosa, uno slargo, un altarino, per terra offerte abbandonate, getti d’acqua vigorosi da tubi inseriti nella parete rocciosa, non sono solo, una donna e un ragazzino stanno riempiendo d’acqua un boccione da ufficio, quello da 18 litri?! Ancora giù per ripidi gradini e sentieri scivolosi, foresta sempre più cupa, acqua che trasuda da tappeti di muschio, acqua che gocciola da foglie enormi, acqua che scivola in cascatelle filiformi tra le radici degli alberi, acqua che salta e rumoreggia sui sassi del torrente giù in fondo, acqua che cade in un fiotto bianco sulla parete nera, è la cascata, finalmente.
Seduto a riposare. In alto una striscia di nuvole scure che minacciano acqua, di fianco una stele riparata da un ombrello giallo a ricordare che l’acqua è sempre sacra, in basso una pozza d’acqua verdastra che non invita a un bagno solitario, deluso? Un po’, ma passerà tutto durante la risalita, anche senza un bottiglione d’acqua da 18 litri da riportare su.

Kuning waterfalls: le cascate sacre

Gunung Kawi: cinque monumenti Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Anche oggi burrone? Sì ma non ci sono le scimmie, ho capito, sarà come ieri, e quanto c’è da scendere? Sono 371 gradini, l’ha scritto uno in internet, di sicuro un ingegnere il suo commento.
La discesa inizia tra bancarelle di souvenir e venditori di sarong, dall’alto le risaie disegnano i fianchi di una valle stretta e profonda, tra le palme si intravedono i tetti scuri di un tempio, un ponticello sul torrente rumoroso ed eccolo il Gunung Kawi, cinque grandi nicchie scavate nella bancata rocciosa, al loro interno cinque monumenti antichi e misteriosi, sembrano altari delle nostre chiese con i busti reliquiario dei santi, cosa sono? Non c’è Wayan ma mi sono preparato, sono le tombe di un re e delle sue regine, mille anni fa, è un sito Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, promosso.
Pochi turisti, i gruppi organizzati ascoltano in silenzio le guide, anche i bambini che giocano con l’acqua delle fontanelle non fanno chiasso, si respira quell’aria di rispetto e attenzione che aleggia attorno ai luoghi sacri. C’è anche un tempio di fianco alle tombe, un tempio indonesiano con padiglioni aperti, statue di guardiani muniti di clava, offerte abbandonate un po’ ovunque, sacerdoti vestiti di bianco seduti a chiacchierare, vecchiette intente a preparare con foglie di palma i cestini delle offerte e a scherzare sui turisti come noi che chiedono il permesso di fare foto, sì, però le voglio vedere ci fa capire la vecchietta più vispa, ci sei anche tu, indica a quella di fianco, e giù tutte a ridere.
Ti è piaciuto? Sì, se sopravvivo alla risalita.

Gunung Kawi: cinque monumenti Patrimonio Mondiale dell’UNESCO

Tirtha Empul: l’acqua trasparente e i colori dei mille sarong.

Il Tirtha Empul potrebbe essere un posto mistico se non fosse invaso da turisti cavallette, comunque è tutto in piano, non ci credo.
Un enorme baniano protende i suoi rami sopra la vasca delle abluzioni, bocche d’acqua generose benedicono in modo imparziale fedeli indù in canottiera e turisti a torso nudo, donne locali in maglietta e turiste in sarong, un bambino infreddolito in braccio al papà, tre panzoni baffuti con tatuaggi misteriosi sul collo, due ragazze occidentali in un angolo sedute a occhi chiusi nella posizione del loto bastoncini d’incenso in mano e io col costume pronto sotto il sarong, ma non volevi fare il bagno? Troppa gente e poi non hai visto quanti pesci!?
Più avanti nell’acqua limpidissima di una piscina quadrata di fianco al tempio vero e proprio fluttuano erbe verdi e ombrellini gialli, nel cortile una decina di fedeli inginocchiati a pregare, foto a due ragazze sorridenti che stanno preparando offerte, foto a due bramini che ridono di gusto dopo essersi scambiati una battuta su di me, sono sicuro, foto al lavandaio che stende ad asciugare sarong verdi e rossi, lui sì che sorride sincero, nella scala sociale indù dovrebbe essere sul fondo, altra foto, la merita.
Cosa ti è piaciuto di più? L’acqua trasparente e i colori dei mille sarong.

Tirtha Empul: l’acqua trasparente e i colori dei mille sarong.



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Luigi Lazzaroni

Luigi Lazzaroni
Non credo nell’astrologia ma mi ritrovo in alcune caratteristiche del mio segno, ovviamente quelle che mi fanno più comodo: l’Acquario ama sentirsi libero e sente il bisogno di spostarsi continuamente, adora viaggiare, è attratto da tutto ciò che è nuovo, ha idee continue che gli girano in testa, gli Acquario sono sognatori. Confermo al cento per cento. Per il resto studi classici, laurea scientifica giusto per cambiare, pittura nei periodi di meditazione, fotografia sempre, in montagna da solo o con gli amici, in giro per il mondo con una moglie che mi tiene nel mondo reale tranne che in Amazzonia dove non vuole proprio venire.


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