Viaggi Di Alessandra Nitti. A Kiev, la casa di Michail Bulgakov, scrittore e drammaturgo russo. Nel museo, un’alternanza di fiction e concretezza, tra gli oggetti personali di famiglia e quelli dipinti dei personaggi del suo romanzo, La guardia bianca.
In un bel lunedì mattina di sole, sono andata a visitare la casa d’infanzia di Michail Bulgakov – autore di Il maestro e Margherita – qui a Kiev. L’abitazione si trova al numero 13 della discesa di Sant’Andrea, nel cuore della capitale ucraina nel vecchio quartiere di Podil. Con la ruota panoramica da un lato e la chiesa turchese bordata d’oro sulla cima della collina, questa zona è la mia preferita.Dal boschetto di Sant’Andrea, dove gli artisti dipingono, i musicisti suonano e le persone si rilassano in compagnia, si ha una bella vista su Kiev e sul fiume Dnipro. È qui che inizia la discesa di Sant’Andrea, dove Michael Bulgakov trascorse gli anni dal 1906 al 1919, fino a che partì per il Caucaso arruolato come medico militare. Non avrebbe mai più fatto ritorno nella sua città natale, se non con il cuore. È infatti proprio in questa casetta che ambientò il suo unico romanzo pubblicato mentre era ancora in vita: La guardia bianca.
La casa museo di Michael Bulgakov è uno dei must se si visita Kiev.
Non è la solita esposizione di oggetti personali dell’autore, ma un curioso mix tra la vita vera dei bambini Bulgakov a quella fantasiosa del romanzo. Infatti la bella casetta da famiglia perbene dei Bulgakov racchiude in sé la gioventù dell’autore e la ricostruzione degli ambienti de La Guardia Bianca.Per inglobare entrambe le storie, quella reale e quella immaginaria, ogni stanza è raddoppiata: nella stanza del pianoforte, dalle finestre con i vetri blu per ricreare il crepuscolo della prima scena del romanzo, sono messi insieme l’arredamento dei Bulgakov e quello dei Turbin, i protagonisti: quest’ultimo è totalmente dipinto di bianco per distinguerlo dai mobili della realtà. Da un lato vediamo un pianoforte dell’inizio del secolo con le foto di Michail e dei suoi fratelli da piccoli, dall’altro uno dipinto di bianco con due sedie a indicare lo strumento utilizzato dai Turbin.
Tutta la casa è così, in un’alternanza di fiction e concretezza.
Dallo studio da lavoro dell’autore-medico – dove visitava i pazienti affetti da sifilide – alla libreria di Akeksej Turbin. Nella camera da letto di Elena, ricostruita nella stanza delle quattro sorelle Bulgakov, appare l’icona davanti la quale l’eroina del romanzo prega per la vita del fratello; nella stanza dei bambini, invece, c’è il tavolo da lavoro di entrambi, i Bulgakov e i Turbin.Sul cortile interno al primo piano affaccia una bella veranda con vetrata nella quale una volta al mese gli amanti di Bulgakov si riuniscono per parlarne e per bere un tè.
Insomma, una tappa da fare se si visita Kiev. E se non si può viaggiare fisicamente, non si può non leggere questo romanzo ambientato nell’inverno del 1918-1919, nel pieno della Rivoluzione russa e di una Kiev accerchiata dai cosacchi e dai bolscevichi.
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