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Le mille vite di Dante Alighieri, biografie a confronto

Le mille vite di Dante Alighieri, biografie a confronto

Professione Lettore Di Davide Dotto. Le mille vite di Dante Alighieri: il “personaggio storico”, il “poeta” e il “protagonista della commedia” nelle biografie pubblicate nel corso dei secoli.

Non si contano le vite di Dante Alighieri scritte nei secoli. Chi volesse orientarsi in qualche modo è destinato a perdersi in un intricato labirinto. Scriveva infatti Giuseppe Lando Passerini, nel 1929:
La storia delle vite di Dante è una matassa così arruffata, che sarebbe temerarietà ridicola lo accingersi a dipanarla.
Tuttavia qualche riflessione in merito si è in grado di farla. Per esempio si potrebbe pensare, per liberarsi dall'impiccio, che le memorie più prossime al poeta siano le più affidabili. Nulla di più fallace: la vita di Dante scritta da Giovanni Boccaccio è più un elogio che una biografia, non poco viene taciuto, anche per proteggere il poeta dall'accusa di eresia. Lo stesso Dante, in fondo, di sé tace molto. Non è loquace quando si tratta di parlare della moglie Gemma, dei figli o di altri parenti. Se qualcosa dice, è per rispondere a Farinata quando gli domanda, nel canto X dell’Inferno, «Chi fuor li maggiori tui?»
Non meno problematiche appaiono le biografie che, con mero intento compilatorio, si rifanno alle antiche, perpetuando errori e imprecisioni, fino a impegolarsi nel campo malfido delle ipotesi o inventando di sana pianta.
La vita di Dante di Giuseppe Lando Passerini

La vita di Dante

di Giuseppe Lando Passerini
Vallecchi editore
1929
ASIN B002KO9VX6
cartaceo 9,10€

Ogni biografia fa storia a sé, insieme al periodo e al contesto in cui è stata scritta. Dante diventa, di volta in volta, personaggio storico e non solo letterario, paladino dei movimenti risorgimentali.

Non manca chi, in maniera oggettiva e distaccata, ritiene che Dante in fondo sia un personaggio letterario anagraficamente accertato e storicamente irrilevante (Giampaolo Dossena). E sembra proprio così: prima del Risorgimento Dante aveva un peso più letterario che storico. È tramite il primo (il peso letterario) che di generazione in generazione è nato l’interesse ad approfondire la conoscenza di molti personaggi giunti fino a noi (Cacciaguida, Farinata degli Uberti, Brunetto Latini –  costui «più grammatico e uomo di stato che non buon poeta», scriveva Cesare Balbo).
Dante di Giampaolo Dossena

Dante

di Giampaolo Dossena
Longanesi
1995
ISBN 978-8830412811
cartaceo 15,50€

Con gli ideali risorgimentali il vento cambia: non solo i poeti, anche gli storici si interessarono a lui.

Così scriveva per esempio Cesare Balbo nella sua Vita di Dante del 1852:
Se Dante non fosse stato altro che poeta o letterato, io lascerei l’assunto di scriverne a tanti, meglio di me esercitati nell’arte divina della poesia… Ma Dante è gran parte della storia d’Italia, l’italiano che più di niun altro raccolse in sé l’ingegno, le virtù, i vizi, le fortune della sua patria…
Vita di Dante  di Cesare Balbo

Vita di Dante 

di Cesare Balbo
Rondinella editore
1852
ASIN B07KCK3PHG
cartaceo 30,00€
Nella biografia di Giuseppe Lando Passerini si leggono, invece, passi di questo tipo (edizione Vallecchi, anno 1929):
Utopia, dunque – se così piace chiamarlo – l’Impero dantesco: fallito come vedremo tra poco, con gli amari disinganni del 1313, ma al quale il cuore del Poeta, dovea tuttavia serbar fede sino alla morte: utopia derivata dalle idee del tempo; ma utopia soltanto in quanto l’Alighieri dovea ingannarsi nello sperare che Arrigo o altri potessero allora rendere al mondo e all’Italia, non ancora a ciò ben preparata e disposta, la molt’anni lagrimata pace: non in quanto la dottrina dantesca ha ancora vivo per noi, in quanto essa contiene già il principio dell’autonomia dello Stato moderno, vi si intravede anzi lo Stato che si sta oggi per grazia di Dio formando in Italia, auspice il vero Veltro dantesco, meravigliosamente.

Vita di Dante, una biografia possibile di Giorgio Inglese, ne fa soprattutto una questione di fonti e di ricerca storiografica. 

L’intento è quello di mettere da parte voci, congetture – impossibile non farne – per lasciar parlare i documenti d’archivio, i riferimenti e le allusioni autobiografiche, e in parte le vite di Dante tramandateci dagli scrittori più vicini a Dante stesso.
Impresa sicuramente non facile perché, pur basandosi su dati solidi e in apparenza incontrovertibili, si deve prendere atto di una cronologia di massima piuttosto scarsa. Inoltre si dovrebbe, ora come allora, scartabellare parecchio per vagliare fatti di pubblico dominio o addirittura fatti notori (o almeno tali all’epoca). Potremmo per esempio dubitare dell’esistenza dello stesso Cacciaguida per mancanza di un atto di nascita, se non fosse per un contratto giunto fino a noi. Ma a distanza di settecento anni, anzi, di settecentocinquanta dalla nascita di Dante, cosa possiamo pretendere?

Distinguere tra il terreno del possibile e quello delle congetture (se non del pettegolezzo) può apparire un’impresa disperata. 

Sono cambiati la lingua, il lessico; il significato delle stesse parole pronunciate è rimasto sepolto nel sedimento di “significati secondi, terzi e quarti” aggiunti nel frattempo.
Un solo esempio. L’Italia per Dante era un modo diverso di chiamare il Lazio. La parola italiano era perlopiù sinonimo di latino. Per contro Dante non sarebbe stato in grado di comprendere parole come Stato, nazione, sovranità, trattandosi di concetti nati molto più tardi e cioè con le identità nazionali.
Vita di Dante Una biografia possibile di Giorgio Inglese

Vita di Dante
Una biografia possibile

di Giorgio Inglese
Carocci
2018
ISBN 978-8843092512
cartaceo 15,00€

Va da sé che il libro di Giorgio Inglese Vita di Dante – Una biografia possibile accetta, in fondo, una sfida impegnativa. 

Quella che si porta dietro tutta una serie di implicazioni che rischiano di porre il personaggio Dante in secondo piano. Perché non c’è solo il “personaggio storico”, e nemmeno solo il “poeta”, ma anche il “protagonista della commedia” (il personaggio di chi scrive, come lo chiamava Contini), cioè colui che ha affrontato il viaggio ultraterreno e al quale Beatrice si rivolge nel canto XXX del Purgatorio (vv. 55-57):
Dante, perché Virgilio se ne vada, /non pianger anco, non piangere ancora;/ ché pianger ti convien per altra spada.

Non va taciuto nemmeno che la vita di Dante sia per forza di cose storia di città.

La sua figura fa da sfondo a Firenze, Pisa, Pistoia, ma anche a Bologna, Verona, Treviso, Ravenna, con il loro stuolo di antefatti per chi abbia la pazienza di seguirne gli sviluppi. Antefatti che partono da beghe, brighe e contese personali che diventano questioni di carattere generale e di governo.
Non è certo cosa trascurabile sapere com’era e come stava diventando la Firenze che ha dato i natali al Poeta. Essa stava vivendo un periodo di grandi trasformazioni: si sviluppavano i commerci, il credito, le attività bancarie (e la connessa finanziarizzazione dell’economia). Stretta tra le sue cerchie di mura, Firenze aveva bisogno di uscire dalle sue porte, non solo di allargarle. Basti pensare che la Firenze di Cacciaguida era sui seimila abitanti, quella di Dante ne conteneva cinque volte di più. Emergevano a poco a poco coloro che vivevano nei borghi, artigiani, commercianti (la borghesia). Insomma, era destino che Firenze si allontanasse sempre più da quello che era un tempo: sobria e pudica.
Firenze era luogo di passione politica, culturale, religiosa, di conseguenza in guerra permanente, testimone di golpe, rovesciamenti, giri di boa spaventosi, tra Guelfi sempre più forti e Ghibellini in lotta contro la supremazia di quelli, tra le discordie di Cerchi e Donati (di casata in casata) giunti alle vie di fatto, senza contare le macchinazioni di papa Bonifacio VIII.

Come si vede è un po’ arduo distinguere tra personaggio storico e personaggio letterario. Così facendo dovremmo fare i conti con un Dante dimezzato.

Mettiamoci il cuore in pace: le fonti storiche non ci diranno granché del Poeta, e le fonti letterarie ci diranno ben poco del Dante storico. Ciò che va assolutamente evitato è slegare il poeta dall’uomo che è stato (del suo tempo). La sua passione letteraria e culturale è un tutt'uno con quella politica e civile, tanto che la prima non può prescindere dalla seconda.
Sarà proprio l'esilio a restituirci il Dante che conosciamo, a dargli gli strumenti che gli consentiranno di porre mano alla Commedia, per non parlare del De vulgari eloquentia.
Con l'esilio l'uomo e il poeta si faranno le ossa: conosceranno sulla propria pelle fatiche e affanni, e impareranno una lezione importante e, paradossalmente, attualissima:
Ha sperimentato come una società il cui obiettivo primario è l’utile economico non conosca altre regole che la concorrenza, e come un capitalismo che mira all'accumulo sia indifferente ai valori della cultura e dell’etica pubblica [Marco Santagata].
Dante Il romanzo della sua vita di Marco Santagata

Dante
Il romanzo della sua vita

di Marco Santagata
Mondadori
2012
ISBN 978-8804620266
ebook 7,99€
cartaceo 9,50€

Insomma, Dante vive su di sé l'archetipo dell'homo viator: per ritrovare la strada (e soprattutto il suo significato), prima deve perderla. Questo è forse il senso dell'intera commedia.

Anche il figliol prodigo, prima sulla retta via, ha dovuto abbandonarla per ritornare rinnovato e con qualche punto in più rispetto al fratello maggiore (che questo viaggio iniziatico, chiamiamolo così, non l'ha compiuto).
A un certo momento Dante guarda altrove, va alla ricerca di Beatrice: «io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d’alcuna».
Il fatto di aver perso la retta via è colpa necessaria, è l'inizio di un viaggio senza il quale non sarebbe andato da nessuna parte. Non avrebbe vissuto, se non nell'anonimato, nient'altro che un'esistenza senza merito, una tra un milione.

Davide Dotto


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